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www.ildialogo.org IL POETA MASOLI (2ª parte),di Masoli Franco

IL POETA MASOLI (2ª parte)

di Masoli Franco

Nella 1ª parte ho presentato il poeta Masoli Lucennio, così come lui si presenta attraverso le sue rime pubblicate nel libro “Passioni Poetiche”.
Oggi voglio presentare due perle: “I nemici di Dio” pubblicata nella parte chiamata ‘Le sferzate’ e “Notte di Primavera” che si trova nella parte “De umanitade”. Sono due fotografie della poliedrica personalità del Masoli: Il polemico ed il fantasioso sognatore della natura.
I Nemici di Dio è la poesia più conosciuta nel suo Fiesso Umbertiano e quando lui declama i suoi versi al Centro Sociale, sempre la richiedono. Si lamenta dicendo che ha scritto anche altre rime importanti. Lo stesso succede quando grida i suoi scritti nelle strade principali del paese, specialmente in piazza. Vogliono sentire la solita poesia e ne richiedono il bis.
La gente pensa che il poeta si rivolga a tutti quelli che vanno in Chiesa perché, dicono, sono peggio degli altri. Il Masoli non intende “tutti”, ma solo quelle determinate persone che lui conosce e che credono in un dio etereo, che sta in cielo e basta. Un dio fuori dalla realtà, dimenticandosi dell’uomo concreto, esattamente come fanno loro.
Li chiama così:
Baciapile disonesti,
o strozzini di buon conio,
indossando false vesti
v’intendete col demonio.
Si lamentano i preti per questa strofa:
Vi chiamate religiosi,
ma in voi nulla v’è d’umano;
siete rettili schifosi
che strisciate nel pantano.
In un pomeriggio estivo arrivano i carabinieri in casa e li ho visti anch’io. Mio padre si difende dicendo che nelle sue poesie non ci sono nomi e che se qualcuno si offende, meglio così, ciò “significa che ho detto la verità”, ed aggiunge, “Non credo che si possa condannare la verità”. Se ne vanno.
Qualche giorno dopo, riceverà una multa, perché mentre si accende la sigaretta nel cortiletto di casa sua, si accorgono che il suo accendino non ha il bollo. Altra volta, di notte, mentre declama le sue poesie, viene portato in caserma e richiamato per ‘schiamazzi notturni’.
“Che non succeda mai più!” Ma lui non ce la farà.
I NEMICI DI DIO
Vi son certi bigottoni,
veri stampi da galera,
che si spaccian per santoni,
pur avendo l’alma nera.
Aggravata la coscienza,
dai non pochi lor peccati,
essi fanno penitenza
con bocconi prelibati.
E per far la digestione
ch’è piuttosto, ahimè, pesante,
hanno pronta l’orazione
che a lor serve da purgante.
E se tale medicina
non solleva quel gonfior,
pronta v’è ‘salveregina’
od un atto di dolor.
Ma se l’alma di quei mostri,
nulla sente, nulla teme,
vani sono i ‘paternostri’
e i rosari messi insieme.
Per aver l’assoluzione
da quei preti un po’ indulgenti,
falsa è inver la confessione
come pure i pentimenti.
E sì bene preparati
da bugiarda confessione
con aumento di peccati
fan la Santa Comunione.
Quando il Pan del Sacramento
in quei corpi è ben entrato,
peggio ancor d’altro momento
il Signor è profanato.
Baciapile disonesti,
o strozzini di buon conio,
indossando false vesti
v’intendete col demonio.
Vi chiamate religiosi,
ma in voi nulla v’è d’umano;
siete rettili schifosi
che strisciate nel pantano.
E quel Cristo che baciate
che ognun di voi n’è sì indegno,
vi caccerebbe a pedate
se non fosse, ahimè, di legno.
Pur la bocca volentieri
schiuderebbe il Padre Eterno,
sol per dirvi: ‘O bei messeri,
pronto è già per voi l’inferno.
Io son morto sulla croce,
ma risorto, e dal mio regno
un dì udrete la mia voce:
or non son più di legno.
Tutti i baci sputacchiati,
che mi deste sulla terra,
non v’assolvon dai peccati
perché a me faceste guerra.
E Lucifer col forcone
Or v’attende, o alme nere,
per scagliarvi, e con ragione,
nell’eterno suo braciere’.
A proposito dell’inferno, io, giovane seminarista, discuto fortemente con mio padre fino al punto di sfidarlo: “Quando sarai là, chiamami”. Quando me lo ricordo, piango. È una sfida tra il buono e il cattivo: niente di peggio! È l’atteggiamento di tanti cristiani che l’inferno lo pensano solo per gli altri.
Mio padre pensa che la misericordia di Dio non può permetterlo. Se Cristo è stato mandato per salvare tutti, perché non ce l’ha fatta? È così debole o è il Figlio dell’onnipotente?
Perché, allora il poeta manda all’inferno i nemici di Dio? È solo un modo di svegliare le coscienze di quelli che vogliono mandarvi gli altri, escludendosi perché loro sono i buoni. Visto che ci credono, che ci vadano!
Passiamo ora all’uomo che ama la natura e il suo Creatore. Il poeta non frequenta la chiesa, ma ha un contatto continuo con Dio attraverso la preghiera quotidiana. Nella vita, pur essendo povero, non mancherà mai di aiutare le persone.
Dio, lui lo vede nel fiore, nell’onda del mare, negli astri, nelle persone… Non riesce a pensare alla bellezza della natura senza ricordarsi di Dio.
Notte di primavera
Notte di sogno e di poesia,
parla l’alma, ascolta il cuor:
s’ode un canto, un’armonia,
inneggiante al dolce amor.
Il cielo ha tutto l’incanto
degli astri in pieno splendor;
è la terra tutto un manto
che rigurgita di fior.
E l’acque azzurre del mare,
sussurrano dolcemente;
di barche lo scivolare,
di tanto in tanto si sente
L’onde con fare scherzoso,
or danzano allegramente,
vagando senza riposo,
s’accarezzan lievemente.
Dalla rugiada bagnato,
olezzante sboccia il fior
e tutto sembra fatato,
la luna sorride ancor.
Al chiarore delle stelle
che nel cielo stan brillanti
le gentil fanciulle belle
or sorridono agli amanti.
O quanta armonia di pace,
di gioia, di dolcezza!
La natura si compiace
rivestirsi di bellezza.
La brezza piega ogni fiore,
come segno di preghiera,
rivolta al divin Creatore,
nella notte di primavera.
Questo è il poeta dell’armonia tra la natura e Dio. Il poeta che accarezzando la natura si ritrova tra le braccia dell’Eterno.
 (by Masoli Franco)



Giovedì 05 Maggio,2016 Ore: 20:09
 
 
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Poesia

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