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www.ildialogo.org Notizie dall’ Italia,di Gabriel Impaglione

Poesia
Notizie dall’ Italia

di Gabriel Impaglione

Tutte le italia dalla gonna sfilacciata mi vengono incontro.

Dietro le occhiaie stupefatte

le reti indurite dalla frusta di sole e salmastro

Pastori arrampicati alla pendenza della collina solitaria

si guardano le braccia

fino ad aprire la ferita dove pasteggia soltanto lo sconforto

Saltano all’occhio le mensole vuote dei poveri negozi

in paesi fantasma

L’erbaccia divora i segnali che non portano a nulla

E le fontane che prima cantavano con corda d’argento

profondamente

zittiscono sotto un velo freddo di muschio marcio

Ho visto paesi di querce pinete erba folgorante

ardere come se un vento d’ odio

celebrasse con rossa festa l’ immolazione della terra

e sotto bui capannoni dove si congrego’ l’uomo

a partorire il giorno

di ossido in ossido pendere la trappola della cupidigia.

Polvere intristita da ancestri meraviglie di pietra su pietra

caduta

Nel dolore la bellezza e’ un geranio nel balcone deserto

Fin qui e’ arrivata la civilta’ con la saggezza?

Un pugno di cravatte

ha avvilito il coraggio dell’uomo!

Affondarono l’unghia nella folla, lucrarono, scavarono

nelle loro viscere

per strappare parole che si pronunciano in notti di vigilia.

Quale folgore paralizzo’ i compiti del passero e le formiche?

Ha prezzo il prossimo?

Quanti giri di chiave l’ indifferenza?

Ogni urlatore da fiera pascola questo gregge! Al pastore

domando, al suo fischio saggio d’intemperie

non c’e’ per ogni bestia un nome rifugio sostento?

La folla stride come nebbia di uccellacci in aria

ma non si ascolta

sotto la grande festa che piove dal palco scenico!

Dove va questo fiume di pecore se non verso l’abisso.

Dove le italia

dalle sfilacciate gonne. Mille campanili segnano il silenzio

e non resta aria dove condividere l’idea, troppo rumore!

Sottomissione e scampanio!

e al fuoco il bosco il migrante l’altro della parola urgente!

Ho visto giovani domandare un venerdí di faló o chi

era il Morto

e difendere con la loro fame i privilegi dei pochi.

E uomini e donne brillanti guardare da un’ altra parte

continuare la fila

lasciare ad altri la pagina di una storia inconclusa.

Fu paese di emigranti diventato paese di emigranti.

No c’e’ un altro popolo cosí

lontano dalla patria! Andavano via senza nulla, e la tristezza.

Anche oggi dietro l’ immoralitá della fame e davanti

la malinconia.

Ogni italiano e’ straniero. Questo paese gia’ non gli appartiene.

Un branco di cravatte assalto’ la Repubblica e in una banca

prigionero giace il futuro.

Chi alza la voce per fucilare l’ indifferenza?

Patria di pace e lavoro, ah saggia Costituzione lacerata!

arrivare a colonia

per piangere il diritto alla mollica, la sua razione di servitu’!

Chi offre una goccia di sangue per una goccia di luce?

Dov’è l’aria

per oggi e domani e per il volo delle voci e i pugni in alto?

vedo chiudere scuole e aprire cause per corruzione minorile,

vedo l’ usura

dell’esattore delle tasse portare al suicidio all’ innocente

e migliaia di innocenti confondersi nella foschia della angoscia

e osannare al boia.

Ho visto il boia mosso rozzamente da fili verticali.

Le italia dalle sfilacciate gonne fuggono dalla casa, offrono

la bocca per un po’ d’alcol

un biglietto un vestito un telefono per chiedere aiuto.

Dalle crepe della storia affacciano i musi insolenti

i portatori di peste

e non c’e’ legge né convinzione che li riporti al loro ossario.

Le cravatte viaggiano sul treno imperiale del nuovo secolo.

Attraversera’ moltitudini

Schiacciera’ popoli questo piccolo treno scuro

Senza patria né onore. Fino a che in qualche stazione

finisca il binario

e non resti né dietro né avanti se non un vento di fuoco.

Chi chiede elemosina? Chi la mano annerita dall’oblio

stende sul marciapiede?

É madre italia a chiedere elemosina! Puzzolente, scarna

madre italia da strada, abbandonata contro il muro

di una chiesa, guarda

l’ indifferenza della folla che va verso il proprio ombelico.

Pero’ c’e’ tanto buon democrata! Con finissime cravatte

e culi enormi

dettano moda e leggi e crociate di oil/pax e telegiornali!

Cosí republicani e gravi e cattolici i privilegiati!

Tanto   imperiali!

Per loro lunghe code sotto le cravatte di seta americana

li distinguerete. Per l’impronta di bava e le vergogne cadute.

Per lo sguardo inafferrabile

che ha il colore delle gesta del tradimento e la codardia.

Per le parruche di aureola bancaria e l’odore e la scenografia

li distinguerete

e la solenne ipocrisia e lo spreco di parole guaste!

Quella casta grave ti ha rubato il canto, italiano!

Si e’ portato via la tua macchina la tua zappa

I tuoi figli l’acqua l’aria! Alzati! Ancora il sole non cade ma

la notte si approssima inesorable. Affacciati oltre il muro

guarda il tuo vicino

tradito, cerca nella terra l’antico onore barattato.

Viene un giorno di povere italia col sole nelle mani.

Una lenta riunione di bandiere

si annuncia nel vento che comincio’ a cantare negli alberi.

Gabriel Impaglione
 




Sabato 08 Agosto,2015 Ore: 19:18
 
 
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