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www.ildialogo.org PER AMELIA ROSSELLI,di Sebastiano Saglimbeni

PER AMELIA ROSSELLI

di Sebastiano Saglimbeni

Alcuni anni fa  avevo  pubblicato sulla Gazzetta del Sud di Messina un mio breve testo sulle poesie di Antonia Pozzi  ristampate da  Garzanti.  Questa  editrice, che continua a credere nel prodotto della  poesia, nonostante l’arduo consumo, aveva come reso un consistente e dovuto tributo alla poetessa lombarda morta nel 1938 suicida, all’età di 26 anni. Così le  poesie di Antonia Pozzi, dal titolo PAROLE, e la sua immagine  hanno potuto per un po’  rivivere presso le nuove generazioni di lettori.

  Allora quella fragile donna  mi aveva pure ricordato altre parole di poesia scritta e altre simili morti di  donne poetesse. Mi riferisco, come esempio, alle morti di Sylvia Plath e di Amelia Rosselli. La poetessa statunitense Sylvia Plath aveva detto no alla sua esistenza all’età di 31 anni, mentre  la poetessa Amelia Rosselli, all’età di 66 anni. Un’esistenza, quest’ultima, durata doppiamente, rispetto a quella di  Sylvia,  e tutta racchiusa in una  costante di sofferenze devastanti. Amelia era figlia di Carlo, trucidato assieme al fratello Nello in Francia dagli sgherri del regime fascista. Su questa poetessa provo ora ad incentrare  questa  nota, pure motivato dalla circostanza dell’uscita, qualche tempo fa, di un titolo particolare editato  dalla fiorentina editrice Le Lettere. Voglio dire del titolo La furia dei venti contrari, un volume di una rara finezza editoriale, di trecento pagine, a cura di Andrea Cortellessa, con dentro diverse illustrazioni eloquenti  e un documentario in dvd, realizzato da Rosaria Lo Russo e Stella Savino e un cd audio “che  riporta una formidabile lettura integrale del poemetto La libellula ”. Vi si leggono nel libro pure riprodotti 15 disegni e  acquarelli di  Amelia a cura di Stefano Giovanuzzi e  scritti sulla stessa a firma di  più autori.

  E qui - se può giovare al lettore - viene trascritta la nota che si legge sul secondo risvolto dell’opera e che riguarda la protagonista e le sue opere. “Dopo traversie di ogni  genere si  stabilisce  in Italia nel 1948. Studi musicali in Inghilterra e in Germania, frequenti ricoveri psichiatrici (...). 

La sua opera poetica è unica e di eccezionale valore. Esordisce sul “Menabo”, fondato dal siciliano Elio Vittorini, nel 1963, presentata da Pier Paolo Pasolini. Al primo libro, Variazioni belliche,  edito l’anno successivo da Garzanti, seguono nel 1969 dal Saggiatore Serie Ospedaliera  (comprendente il poemetto La libellula), nel 1976 Documento di nuovo da Garzanti, nel 1980 Primi Scritti da Guanda, nel 1981 Impromptu da San Marco dei Giustiniani, nel 1983 Appunti sparsi e persi da AElia Laelia (nel 1997 da Empiria), nel 1989 le prose di Diario Ottuso presso l’Istituto Bibliografico Napoleone (nel 1996 da Empiria). Garzanti nel 1987 pubblica anche un’Antologia Poetica a cura di Giacinto Spagnoletti, nel 1992 Sleep, una scelta dalla ricca produzione poetica in inglese a cura di Emmanuela Tondello e nel 1997, a cura di questa stessa, la raccolta delle Poesie. Nel 2004 Interlinea pubblica una Scrittura plurale. Saggi e interventi critici, a cura di Francesca Caputo”.

  Di qui, da questa messe di scritture, come terapia per una mente offesa ed indebolita, il lettore può intendere quanto sia stata feconda di produttività quella vita  di Amelia Rosselli.

  Le illustrazioni? Ce n’è una  che deve trasmettere in tanti una ferma ripugnanza nei confronti di quella  dittatura fascista. Riguarda l’immagine che riproduce i  cadaveri dei due fratelli Carlo e Nello Rosselli ritrovati l’11 giugno del 1937 a Bagnoles-de-l’Orne, in Francia. Quando i due intellettuali esuli vennero assassinati, Amelia contava appena 7 anni di vita. Una tenera età che rimase marcatamente segnata.

  La poesia  di Amelia Rosselli “ unica e di  eccezionale valore”. Ma proprio così, con questa valutazione? Forse - si può osservare - quella  sua vita di orfana, nell’accezione più estesa, chiusasi l’11 febbraio del 1996 (la donna si era  gettata dalla finestra del suo appartamento romano in Via del Corallo), dètta in chi scrive sulla  poesia  valenze così indiscutibilmente alte. Indubbiamente  originale la  sua scrittura poetica, una produzione sofferta che, in qualche modo, rievoca quella

di Dino Campana, ma mutila spesso di una linearità e di una creatività musicale. O è  qui il pregio?.

  Amelia Rosselli - va ricordato - pervenne alla poesia  in lingua italiana  tardi, avendo scritto prima in  inglese, la lingua della madre. Sicuramente,  se si saprà eseguire una  scelta, tra la diversa produzione poetica, si  potrà leggere una  poetessa. 

         Il delirio mi prese di nuovo, mi trasformò

          stancata e ebete in un largo pozzo di paura...

scriveva Amelia, mentre veniva estremamente lacerata da una depressione cronica e, come tale, letale.

  Ma la poetessa è come se fosse ritornata in vita. E si può osservare in questo  titolo dell’editrice Le Lettere e in questa sua proposizione  che recita:

  Scrivere è chiedersi come è fatto il mondo: quando sai come è fatto forse non hai più bisogno di scrivere.

Chi oggi potrebbe  rilasciarci un contributo singolare  sulla figura umana e poetica di  Amelia e delle altre due donne è - a mio vedere - lo studioso di poetiche contemporanee e di altro Michele A. Nigro,



Mercoledì 27 Giugno,2012 Ore: 15:10
 
 
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