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ISSN 2420-997X

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Italiani d’Altrove

Antologia di poeti che scrivono in altre lingue ma continuano a sentire in Italiano.


Collana Arcoiris

Traduzioni di Milton Fernàndez

ISBN 978-88-97325-02-4

Le radici, la memoria e la nostalgia per un paese mai dimenticato nelle parole di figli e nipoti di italiani emigrati Altrove.

Parole scritte “sotto altri cieli” ma tradotte nella lingua in cui hanno continuato, caparbiamente, a sentire. In qualche modo, un ritorno.

Questa antologia è un viaggio, a ritroso nella storia, con alcuni emigranti italiani che, a partire dagli ultimi decenni dell’ottocento e fino al primo dopoguerra, lasciarono l’Italia per fuggire dalla povertà, dalla paura e dalla vergogna di una vita senza dignità e senza futuro e approdarono nell’America del sud, soprattutto in Argentina e in Brasile. Ventiquattro poeti sudamericani contemporanei, di origine italiana, danno loro voce addentrandosi nella memoria delle radici, per ricostruire, immersi nella complessità della vita di oggi, una parte della loro mappa identitaria.

Leggere questo libro è partire per un’avventura linguistica e umana, consolatoria e dolorosa insieme, che intenerisce e inquieta, entusiasma e getta scompiglio. Si conosce il punto di partenza, ma non si sa dove si arriva, perché la rotta è piena di sorprese, sinuosa e in continua evoluzione. Come l’identità personale.

Ma questa antologia è anche un viaggio che ci porta a guardarci da lontano, a riscoprire le nostre radici e le nostre origini con altri occhi.

E quelli che ci prestano questi autori sono occhi pieni d’amore e tenerezza per un mondo che dovrebbe essere il nostro ma che in realtà non c’è più, è un mondo che è rimasto nella loro memoria e che con questo libro, abbiamo l’occasione di riabbracciare.

I poeti d'Altrove

Alfonsina Storni, Paola Cescon, Eduardo Espòsito, Flavio Crescenzi, Elisabet Cincotta,Gustavo Tisocco, Ana Russo, Gabriel Impaglione, Sergio Hèctor Gioacchini, Antonio Aliberti, Eduardo D'anna, Jorge Isaìas, Griselda Garcìa, Josè Marìa Pallaoro, Mario Vàzquez, Maria Teresa Andruetto, Rolando Revagliatti, Ana Maria Rivero, Marìa Lanese, Antonia Taleti, Jorge Paolantonio, Roberto Casanova Gianuzzi, Maria Marta Stanganello, Enrique Solinas.

Su “Italiani d’Altrove”

Quei poeti che cantano l'Italia lontana - Stefano Salis - da Il Sole-24 Ore - Culture & Tendenze - Lunedì 15 Novembre 2010 - N. 314

"Il filo rosso che lega questi poeti è la tensione della memoria, lo sguardo all'indietro per comprendere la storia migratoria delle loro famiglie e i percorsi sofferti di integrazione e realizzazione dei progetti di vita, e far rivivere la ricchezza del bagaglio culturale e umano che si portarno appresso". Così, nella prefazione, Elvira Marinelli presenta i 24 poeti sudamericani, soprattutto tutti argentini e brasiliani, che cantano nell'antologia Italiani d'altrove, curata da Cristiana Zamparo per le traduzioni di Milton Fernàndez. Sono infatti autori di seconda o terza generazione che appartengono a famiglie di emigrati italiani dall'altra parte del mondo. Così li tradiscono i loro cognomi: Storni (migrata dal Ticino), Cescon, Esposito, Crescenzi e via. Anche le età sono le più varie e non mancano i 30-40enni.

L'Italia è immaginata, sognata, guardata con un misto di nostalgia impossibile e di voglia di (ri) conoscerla. Di certo è nella profondità di questi autori che pur scrivendo in una lingua diversa - quasi sempre lo spagnolo - si sentono anche di appartenere alla lingua e alla cultura italiana: sradicati per destino. Scrive con intensità Mario Vàzquez in Ai miei antenati: "Le loro presenze assalgono/ gli specchi/ i libri / la pelle legata / al tempo // (...) E' da parecchio tempo che mi stanco/ di evitare i loro gesti / di essere attraverso il loro non essere / di combatterli. // Trovare nei miei occhi il loro sguardo / è l'intima forma di rimpianto" (…)

Italiani d’Altrove, recensione di Roberta Yasmine Catalano pubblicata su www.intalianetwork.it - giugno 2010

La rayuela qui in Italia si chiama il gioco della campana. Due modi diversi di nominarlo, ma il gioco è lo stesso. È proprio questo lo spirito che anima l’intrigante antologia di poesie “Italiani d’Altrove”. Si tratta di poeti latinoamericani accomunati da origini italiane, che “scrivono in altre lingue ma continuano a sentire in italiano”. Se vi capita di vederlo, vi colpirà subito: la copertina, fine ed elegante, ritrae una donna, un uomo e un bambino presumibilmente del secolo scorso, di spalle, come impietriti alla vista di un altrove, un orizzonte che non si vede, ma si può intuire. C’è una poesia, nel libro, che sembra farle da didascalia, ed è “Più in là” di Gabriel Impaglione: “Riesci a vedere la rotta che gli addii tracciarono nel tempo?/ Sale rigoroso che nella ferita/ scava con tenacia. Dove gli sguardi cercarono bastimenti orgogliosi (…)/. Nei porti tuttavia non attraccano notizie d’oltremare”. Ventiquattro figli e nipoti di italiani andati oltreoceano a cercare un’altra vita, poeti che portano inesorabile il destino di “Migranti interni”, come se quella traversata che non hanno mai compiuto fosse una stigmate indelebile, una condanna continua al viaggio, intimo e interno. I loro versi trasudano nostalgia, ostinata ricerca di ricostruirsi, attraverso le radici, quasi che solo la poesia potesse chiudere il cerchio, e dare finalmente un senso al grumo di domande e buchi di memoria. Antenati come presenze costanti, dentro di sé, a ricordare una rotta che avrebbe segnato per sempre le vite loro e delle future generazioni (…)

(…)Ogni poesia è presente in lingua originale spagnola, con traduzione italiana a fronte. L’antologia si chiude con una postfazione del traduttore, Milton Fernández, scrittore uruguayano che ha fatto il viaggio alla rovescia, vive in Italia e scrive in italiano. Divinamente. No, mi correggo, non è una postfazione: è una poesia. E una dichiarazione d’amore, alla poesia. E un invito, a tutti noi: “Proviamoci anche noi, a tempo perso. Proviamo a far uscire i poeti dalla loro tana. Adottiamone uno a distanza e portiamolo a vivere tra la gente. Trascriviamolo, traduciamolo, faxiamolo, incidiamolo; vandalizziamo i muri con la sua presenza, regaliamolo a qualcuno a cui vogliamo bene, a quelli con cui non vorremmo condividere nemmeno l’aria del pianeta; abbandoniamolo dal medico, dal parrucchiere, dal dentista (…). Non m’illudo. Lo so che la poesia non salverà il mondo. (…) Ma… se succedesse un miracolo, se trovaste per caso la frase di un poeta dietro il verbale della multa che il vigile vi ha attaccato al parabrezza, o nello scontrino del supermercato, o nel risvolto della giacca appena consegnata dalla lavanderia… vi prego, fatemelo sapere. Mi sembrerà di aver onorato una piccola rata del mio debito. E saprò cosa rispondere a quelli che continuano a ripetere: A chi interessa oggi la poesia?” (…)

he continuano a ripetere: A chi interessa oggi la poesia?” (…)



Domenica 31 Luglio,2011 Ore: 13:10
 
 
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