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www.ildialogo.org Il Gallo canta ancora (1946-2013) – Il rapporto tra i credenti e la società: dal parroco di San Terenzo al cardinal Bagnasco,di  Daniela Patrucco

Il Gallo canta ancora (1946-2013) – Il rapporto tra i credenti e la società: dal parroco di San Terenzo al cardinal Bagnasco

di  Daniela Patrucco

E' con piacere che riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'autrice, dal blog http://speziapolis.blogspot.it/

giovedì 24 gennaio 2013

Alla fine degli anni '20 G.B. Montini, futuro Papa Paolo VI, manda in dono ai genovesi un oratoriano di Brescia, padre Giuseppe Acchiapati. E' seguito dai servizi segreti e intorno a lui si aggrega il primo debole dissenso genovese. Nel 1946, terminata la guerra, tra deportazioni e censure, un nucleo di questi "dissenzienti" si interroga sulle responsabilità individuali e collettive: nasce Il Gallo, inizialmente più letterario e via via più attento ai problemi di fede e di cultura; molto attento alle voci nascoste, europee e oltre.

Infuriano guerra fredda, scomuniche e ghetti: al "Gallo" ci s’incontra, credenti e agnostici, ebrei e marxisti, protestanti, donne, clero e laici. I temi che esploderanno con il Concilio Vaticano II° sono all'attenzione di tutti: sessualità, mondo operaio, colonialismo, tortura, razzismi... momenti di crisi e repressione, sotto il vigile sguardo del cardinale Siri.

Il prossimo 2 Febbraio, la giornata di studi "Il gallo canta ancora" (1946 - 2013) in programma a Genova, Palazzo Ducale Sala del Camino, dovrebbe portare questa storia fuori dal cono d'ombra in cui è vissuta e vive dal 1946.


Tra gli interventi, quello di Paolo Zanini, cultore di Storia Contemporanea all'Università degli Studi di Milano e autore del volume La rivista "il Gallo", dalla tradizione al dialogo (1946-1965) (Edizioni Biblioteca Francescana – 2012). Pietro Lazagna (Movimento nonviolento,) che parteciperà alla tavola rotonda, è autore con Carla Sanguineti del volume “Pasolini ultimo traguardo” - Centro Full Service, Udine - 2011, riedizione aggiornata di “Pasolini di fronte al problema religioso”, pubblicato nel 1970. Nel corso degli anni '60, si legge nel libro, la produzione cinematografica pasoliniana (Accattone, Mamma Roma, La ricotta, Il Vangelo secondo Matteo) rappresenta "per il settore di cristiani che aveva creduto in certe battaglie sociali e culturali... uno stimolo a cercare, oltre le frontiere artificiose della cultura cattolica, il rapporto con i non credenti che rivendicavano gli stessi valori di un umanesimo di rottura, critico nei confronti della società sedimentata sul disordine costituito". Insieme alla compagna Carla Sanguineti, Lazagna è parte di quel "settore di cristiani" tuttora attivo nelle battaglie sociali e culturali.
A Pietro Lazagna ho chiesto quale evoluzione vede oggi nel rapporto tra credenti e non credenti?
"Il clima e i contesti sono molto cambiati rispetto agli anni pre e post conciliari. Alle conferenze genovesi di Palazzo Ducale (in onore di Antonio Balletto recentemente scomparso), su questi e analoghi temi, il Salone del Maggior Consiglio non basta a contenere i presenti, non tutti credenti e assai differenziati. Il clima è attento, curioso, meditativo, la polemica scarsa. Naturalmente varia da relatore a relatore, Mancuso è stato bravissimo e apprezzato. Se ci fosse stato un dibattito sarebbe stato difficile individuare le diverse scuole di appartenenza e di formazione. Direi che ci si misura e ci si confronta di qua e di là delle frontiere tradizionali. Forse siamo tutti un po' cresciuti e quindi più consapevoli e più cauti. Ognuno sa di avere scheletri nel proprio armadio e conosce quelli dell'interlocutore. Non penso che settarismo e fanatismo siano spariti ma penso che queste posizioni, ben presenti, facciano fatica a offrirsi come interlocutori presentabili. Siti, giornali e testi tradizionalisti restano numerosi ma non riescono a richiudere le finestre di edifici storici che hanno gustato l'aria pura e sconfitto il fetore mefitico, un tempo dominante incontrollato. Credenti e non credenti sanno che le frontiere del fondamentalismo, del clericalismo e del settarismo, vere pesti del nostro tempo, sono fluidificate e il malo germe è diffuso in tutte le famiglie storiche culturali, indipendentemente dal marchio d'origine. Oggi fra persone libere e adulte ci si confronta sui problemi, si deve e si può dissentire, si riducono le reciproche scomuniche".
Nell’attuale clima che definisce “scarsamente polemico”, come si colloca il recente "caso" del parroco di San Terenzo - in un primo tempo sospeso e proprio in questi giorni ritornato al suo incarico - che aveva chiesto alle donne di fare autocritica rispetto alle loro responsabilità nei casi di femminicidio?
"Le reazioni per l'episodio di San Terenzo avrebbero potuto essere pretesto di una crociata che invece non ha avuto luogo, almeno per ora. Naturalmente le corride televisive inguardabili sono sotto gli occhi di tutti, ma lo spettacolo squallido appassiona sempre meno e i protagonisti non sono definiti sulla base di appartenenze. Salvo eccezioni, oggi credenti e non credenti sono molto più attenti e preparati ed è difficile sentire ciò che negli anni passati era maggioritario in Italia”.
Torniamo al Gallo. Qual è oggi il senso della lettura del rapporto tra credenti e non credenti, alla luce di quell'esperienza?
"Case editrici e pubblicazioni oggi sono presenti in gran quantità, con un pubblico impensabile alla vigilia del Concilio. Allora le riviste contigue al Gallo per qualità e tipologia di lavoro si contavano sulle dita di una mano. Quest'Italia a Venezia, Testimonianze a Firenze, Il Regno a Bologna, Il Tetto a Napoli. Al Gallo ho conosciuto questo universo, cui si aggiunge quello di un ricco repertorio europeo e oltre. Uomini e donne portatrici e portatori di una fede adulta, attenti alla condizione umana e alle culture fuori dei propri confini. Al Gallo ho imparato che non esiste alternativa al dialogo anche duro, se si intende mantenere un rapporto umano divenendo adulti nella fede. Al Gallo ho scoperto che uomini e donne di fedi e culture altre possono cominciare a parlare, a rispettarsi e a conoscersi. Lì ho conosciuto l'espressione "laicità ed ecumenismo".
Cosa sono e cos'è stato delle frontiere artificiose della cultura cattolica?
"Considero frontiere artificiose quelle definite dagli idoli del teatro della piazza e della tribù, che creano e sanciscono gabbie volte a impedire lo scambio e la comunicazione. Nazione, religione, genere, colore della pelle, accento, censo, hanno separato e separano per il loro portato di esclusione, odio, guerra, razzismi. In molte circostanze le religioni hanno santificato, se non creato, tali frontiere. Se si prende coscienza delle proprie specificità etnoculturali e si accende la fiducia e la curiosità dello scambio, si spezzano le barriere e si progetta nell'accoglienza e nella solidarietà. Oltre i ghetti, in frontiere porose che consentono e favoriscono comunicazioni umane. Restano questioni drammaticamente presenti oggi, ma i credenti non sono più identificabili in quanto schierati dalla parte di ciò che Emanuel Mounier chiamava il disordine costituito. Finita la mitica monolitica unità dei cattolici, nella diaspora ogni gruppo deve scegliere i propri compagni di strada. Non sulla base di categorie di identità sociologica, religiosa o meno, ma sulla base di argomentazioni esposte alla dialettica del confronto".
Quella del “Gallo” è la storia, e l’attualità, del complesso rapporto tra i credenti e la società, vissuta e raccontata da Genova, la città del cardinal Angelo Bagnasco. In un'intervista rilasciata a Famiglia Cristiana non mancano sue prese di posizione piuttosto puntuali, anche sui temi della famiglia e dell’omosessualità. “I cattolici hanno contribuito alla costruzione del Paese, in forme diverse, a seconda delle stagioni storiche. La presenza di esponenti cattolici in schieramenti differenti dovrà accompagnarsi a una concreta convergenza sulle questioni eticamente sensibili». Così il Cardinale, che invita i cattolici a non astenersi alle prossime elezioni politiche, di fatto “benedicendo” la partecipazione anche attiva all’interno dei diversi schieramenti, con qualche raccomandazione. «In concreto – continua Bagnasco - un cattolico che sta a destra dovrà farsi riconoscere proprio quando si tratta di fare pressione per i valori della solidarietà. E se sta a sinistra verrà allo scoperto proprio quando sono in gioco i temi della bioetica». Di stretta attualità, come "Il Gallo". Chissà se ci sarà modo di parlarne il 2 Febbraio a Genova?



Martedì 29 Gennaio,2013 Ore: 16:17
 
 
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