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ISSN 2420-997X

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Il vangelo secondo Giovanni

Trascrizione dell'incontro al centro Studi Biblici di Montefano


LV Incontro 03/02/2013 Gv. 20,1-18

20,1 Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2 Corse allora e andò da Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. 3 Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Chinatosi, vide i teli ancora lì, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simone Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e vide i teli ancora là, 7 e il sudario, che era stato sul capo, non là con i teli, ma in disparte, ripiegato in un luogo. 8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non comprendevano ancora la Scrittura, che egli doveva risorgere dai morti. 10 I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa. 11 Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12 e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato il corpo di Gesù. 13 Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. 14 Detto questo, si voltò indietro, e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15 Le disse Gesù: “Donna, perché piangi?” Chi cerchi?”. Essa pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. 16 Gesù le disse: “Maria!”. Essa, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! 17 Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. 18 Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che aveva detto.

Questa mattina dobbiamo affrontare i diciotto versetti più complicati non del vangelo di Giovanni, non dei vangeli, ma di tutto il Nuovo Testamento. Non ci si capisce niente, credo che neanche l’evangelista o chi scriveva per lui ci abbia capito qualcosa. In realtà dobbiamo trattare della risurrezione di Gesù, ma abbiamo nel sangue un’educazione a vedere i vangeli come una sorta di storia, di cronaca della vita di Gesù. Già facciamo difficoltà a capire che non è storia, questo è un insegnamento didattico per le comunità perché arrivassero a credere. Giovanni lo dice appositamente: ho scritto queste cose perché voi arriviate a credere. L’evangelista ci trasmette delle verità e prende degli elementi storici, ma li usa con piena libertà. Abbiamo completato il racconto della passione di Gesù, per chi volesse rileggere il capitolo 18 e 19 di Giovanni si trovano nel mio libro Il mandante. Il capitolo 20 è il più difficile perché è quello della risurrezione. San Paolo - molto radicale - nella Prima lettera ai Corinzi scrive: Se Cristo non è resuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede. La resurrezione di Gesù è l’elemento centrale della fede. Ma, e qui cominciano i problemi, nessun evangelista ci descrive la resurrezione di Gesù. Nessuno. L’immagine tradizionale che gli artisti ci hanno presentato della resurrezione di Gesù, non appartiene ai vangeli. Gli evangelisti non descrivono la resurrezione di Gesù, ma danno delle indicazioni su come potere incontrare il Cristo resuscitato. La descrizione classica della resurrezione di Gesù (quella dei quadri, dei santini) che esce trionfante dal sepolcro con le guardie tramortite, non è nei vangeli. È in un apocrifo (libro che la chiesa non ha riconosciuto come ispirato) che si chiama il vangelo di Pietro, è dell’anno 150 circa, contemporaneo agli evangelisti e sulla resurrezione di Gesù si legge: Durante la notte in cui spuntava la domenica, mentre i soldati montavano la guardia a turno due a due, risuonò in cielo una gran voce. Videro aprirsi i cieli e scendere di lassù due uomini in un grande splendore ed avvicinarsi alla tomba. La pietra che era stata appoggiata alla porta, rotolò via da sé e si pose a lato, e si aprì il sepolcro e vi entrarono i due giovani. A questa vista quei soldati svegliarono il centurione e gli anziani.... questa è la classica immagine: un intervento divino, la pietra che rotola, i soldati tramortiti e Gesù che esce con lo stendardo della vittoria. Questo nei vangeli non c’è. Nessun evangelista descrive la resurrezione di Gesù, ma ci dà le indicazione su come incontrare il risuscitato e lo fa contraddicendo quello che può essere la logica e la cronaca della storia. Per esempio noi stiamo commentando il vangelo di Giovanni e lo vedremo la prossima volta, si legge che Gesù la sera dello stesso giorno della resurrezione si presenta ai suoi che erano chiusi a chiave per paura di fare la sua stessa fine. Ed è la cosa più ovvia, più normale; Gesù è stato assassinato a Gerusalemme, è resuscitato a Gerusalemme, i discepoli stanno a Gerusalemme, quindi Gesù la sera stessa della resurrezione si presenta loro: guardate sono vivo! Questo è plausibile, ma se andiamo a leggere il vangelo di Matteo è tutta un’altra storia: Gesù non appare resuscitato a Gerusalemme, perché Gerusalemme in Matteo è una città sinistra, è una città di tenebre, e come la stella dei magi non ha brillato su Gerusalemme, così Gesù risuscitato, non apparirà mai Gerusalemme e manda le donne a dire ai discepoli: dite che se mi vogliono vedere vadano in Galilea, là mi vedranno. Questo è incomprensibile e perché?

Perché ritardare un elemento così importante - come la resurrezione di Gesù - di almeno 4 giorni che è il cammino che ci voleva da Gerusalemme alla Galilea! Non solo, l’evangelista Matteo continua: i discepoli andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro indicato. Ma Gesù non ha indicato nessun monte, poi non sul monte ma sul il monte e là lo videro. Cosa vuol dire l’evangelista e cos’è questo monte? È il monte delle beatitudini! L’evangelista non descrive la resurrezione di Gesù, ma dà la possibilità per sperimentare nella propria vita il risuscitato, praticando il messaggio di Gesù che è stato formulato e riassunto nelle beatitudini. Vediamo come gli evangelisti annunciano la stessa verità, ma le forme e le formule per annunciarlo sono diverse. Il più complicato, il più illogico,il più assurdo è Giovanni. Io ho già messo le mani avanti, se non ci capite non è colpa vostra che avete sonno, non è colpa mia che non mi sono applicato,anzi mi sono applicato più degli altri passi, la responsabilità è di Giovanni che… forse non ha capito niente neanche lui, ma speriamo… speriamo di si! Iniziamo il capitolo 20 dove la protagonista è una donna: Maria di Magdala. In Luca nello stesso episodio, ci sono le tre le donne, più un numero imprecisato di altre donne; in Marco ci sono tre donne; in Matteo due donne, ma l’unica cosa in comune di questi racconti è che in tutte le quattro narrazioni è sempre presente la figura di Maria di Magdala. Giovanni esclude le altre donne e ci presenta Maria di Magdala. È un testo non facile per noi, non per quella cultura, è pieno di rimandi e di richiami a testi dell’Antico Testamento e a quello che Giovanni aveva scritto.

Per comprendere la narrazione potremmo individuare tre settori: al centro c’è la resurrezione di Cristo che va letta - così l’evangelista la colloca – sia alla luce del libro Cantico dei cantici (è un inno all’amore tra lo sposo e la sposa) e sia alla luce della resurrezione di Lazzaro, che non è altro che un anticipo della resurrezione di Gesù. L’altra volta l’evangelista aveva presentato tre personaggi femminili, che sono le spose di Dio: I) Maria, la madre di Gesù che rappresenta la sposa fedele dell’Antico Testamento, da cui Gesù proviene; II) la samaritana, la sposa adultera che lo sposo riconquista con un’offerta d’amore ancora più grande; III) Maria di Magdala che rappresenta la sposa della nuova comunità. Ripeto, l’evangelista situa tutto questo alla luce del Cantico dei cantici ed è pieno di riferimenti. Andiamo al testo poi piano, piano spiegheremo i vari significati.

20,1) Nel primo dopo il sabato, Maria di Magdala viene di buon mattino essendo ancora le tenebre al sepolcro e guarda la pietra tolta dal sepolcro. Anzitutto il dato cronologico che è anche teologico, il primo dopo il sabato, l’evangelista ci parla di un giorno primo dopo la settimana, il sabato che concludeva la settimana. Il primo dopo la settimana è il numero otto. Gli evangelisti collocano la resurrezione di Gesù all’ottavo giorno e il numero otto nella simbologia biblica dei vangeli, è molto importante. Le beatitudini di Matteo sono otto, perché praticandole si fa l’esperienza di una vita capace di superare la morte. Nell’antichità i battisteri, dove i cristiani si battezzavano, avevano la forma ottagonale. Noi ci troviamo all’ottavo giorno e l’evangelista scrivendo primo dopo il sabato si rifà al racconto della creazione del libro della Genesi dove si legge: Fu sera fu mattina, primo giorno... L’evangelista vuole indicare che è iniziata la nuova vera creazione, non quella descritta dall’autore della Genesi con un uomo destinato alla morte, ma la vera creazione si realizza in Gesù, l’uomo che avendo in sé la vita divina ha una vita di una qualità tale capace di superare la morte. Ma non solo, dice dopo il sabato. Sappiamo che il comandamento del sabato era il comandamento più importante: non si potevano compiere più di tanti passi, non si potevano portare pesi.... il sabato era il giorno dell’immobilità. L’evangelista ci fa comprendere che c’è una comunità che è ancora schiava della Legge e la osserva, perché il comandamento del sabato è il più importante. Paradossalmente se Maria di Magdala o gli altri discepoli non avessero osservato il sabato e fossero andati al sepolcro la sera del venerdì, noi avremmo celebrato la Pasqua almeno un giorno prima. Quindi l’osservanza della Legge, per l’indicazione che ne dà l’evangelista, ritarda l’esperienza della vita.

Come dicevo all’inizio, l’evangelista non ci vuol trasmettere una cronaca, ma delle verità, è una sorta di catechismo per le comunità primitive e la prima indicazione di Giovanni ai credenti è questa: se ancora osservate la Legge, se ancora la vostra relazione con Dio è quella di persone che obbediscono alla sua Legge, questo ritarda, ostacola l’esperienza della vita. Gesù è venuto a proporre una nuova alleanza. Nell’antica alleanza gli uomini ubbidivano a Dio osservando la sua Legge, nella nuova alleanza gli uomini assomigliano al Padre praticando un amore simile al suo. La prima indicazione utile che prendiamo come comunità e che l’evangelista ci dà: se siete ancora di quelli che osservano la Legge attenzione, perché questa non solo non facilita l’incontro con Dio, ma l’ostacola. Il primo dopo il sabato Maria di Magdala, abbiamo trovato Maria di Magdala presso la croce di Gesù e scusate se mi ripeto - ma devo tener presente persone nuove che si aggiungono agli incontri o che sono collegate con Internet - non è in alcun modo la peccatrice di Luca.

In passato l’episodio di Luca, in cui Gesù è ad un pranzo con i farisei, arriva la prostituta del paese (perciò conosciuta) che gli si avvicina, era scandaloso. Gesù non solo non la caccia, ma quello che agli occhi della religione è considerato un sacrilegio - perché è una donna impura che va a tastare un uomo santo come Gesù – è considerato da Gesù un atto di fede e le dice: figlia va, la tua fede ti ha salvato. Questo episodio non andava giù alla Chiesa primitiva perché Gesù non ha detto alla prostituta quello che poi dirà all’adultera: va e non peccare più, non l’ha invitata a smettere quel mestiere. Verso il VI secolo un papa fuse tra loro tre donne differenti: la peccatrice anonima del vangelo di Luca, Maria la sorella di Lazzaro che unge Gesù e Maria di Magdala. Creò un’operazione fantastica di marketing tanto è vero che arriva fino ai giorni nostri come immagine della Maddalena pentita, con grande sollievo dei ben pensanti, una mignotta però finalmente convertita. La donna che noi troviamo presso la croce di Gesù, scarmigliata, è la donna peccatrice che però si è pentita. Nulla di tutto questo, Maria di Magdala nei vangeli è la donna leader della comunità e l’evangelista le attribuisce il ruolo di pastore della comunità. Maria di Magdala che abbiamo trovato presso la croce di Gesù, viene di buon mattino ed ecco la prima contraddizione, essendo ancora buio, essendo ancora le tenebre, Giovanni mettiti d’accordo! di buon mattino o è ancora scuro? Abbiamo già visto che l’evangelista non ci dà indicazioni cronologiche, ma teologiche. Le tenebre nel suo vangelo significano la difficoltà di comprendere la novità portata da Gesù; di Gesù dice: che lui è la luce che splende nelle tenebre, quindi quando parla di buio, di tenebre, l’evangelista non sta indicando un momento atmosferico o un’ora del giorno, ma la difficoltà. Le tenebre significano che la comunità è ancora condizionata dall’idea giudaica della morte. Nella dottrina giudaica c’era la vita che aveva un inizio e una fine. Alla fine tutti indistintamente buoni e cattivi, santi e malvagi finivano in una grande grotta sotterranea, il regno dei morti, in greco Ade ed era la divinità che sovraintendeva al regno dei morti, in latino Inferi da non confondere con inferno. In una delle formule del Credo si diceva che Gesù morì, fu sepolto, discese agli Inferi, non è andato all’inferno, ma nel regno dei morti. Circa cento cinquant’anni prima di Gesù, i farisei elaborarono la dottrina della resurrezione (solo per i giusti) considerata eretica e per questo rifiutata. Solo i giusti sarebbero tornati nella vita fisica. Quando? Non si sa, alla fine dei tempi, questo si credeva all’epoca di Gesù e la comunità di Gesù è ancora condizionata dall’idea dove la morte è la fine di tutto. È vero, che si dice che ci sarà la resurrezione alla fine dei tempi, però questo non consola; quando Gesù va dalle sorelle di Lazzaro e resuscita il fratello, Gv.11,23-4 Gesù dice a Marta: Tuo fratello resusciterà, e Marta gli risponde seccata: So anch’io che resusciterà all’ultimo giorno, ma è adesso che mi manca mio fratello.

Essendo ancora le tenebre e guarda la pietra tolta dal sepolcro Il fatto che ci sia l’articolo determinativo, (l’evangelista in greco adopera l’articolo determinativo) significa che è una pietra conosciuta. E la pietra conosciuta è quella che chiudeva il sepolcro di Lazzaro. Quando Gesù si reca al sepolcro di Lazzaro per primo ordina: togliete la pietra. Lazzaro era stato seppellito nel regno dei morti e la pietra che si metteva sopra significava chiudere ogni possibile comunicazione tra chi sta nel regno dei morti e chi sta tra i viventi. C’è un’espressione che usiamo anche noi: mettiamoci una pietra sopra e si rifà proprio a questi usi funerari, ci si mette una pietra sopra ed è finita. Allora Gesù dice: togliete la pietra, siete voi che avete confinato con questa pietra Lazzaro nel regno dei morti, quindi per primo dovete toglierla. Mentre nel racconto di Lazzaro sono gli uomini che tolgono la pietra, qui la pietra è stata già tolta, l’evangelista non lo dice, ma fa comprendere che viene da Dio.

La ricerca che Maria di Magdala - che adesso vedremo - fa di Gesù, si rifà al Cantico dei cantici. Leggo brevemente alcune indicazioni, è importante conoscerle, e dell’amata dice: “lo strinsi forte e non lo lascerò ( Maria di Magdala cerca di tenere Gesù) finché non l’abbia condotto nella casa di mia madre”. Poi c’è il tema del giardino: “sono venuto nel mio giardino sorella mia sposa” (la tomba di Gesù è in un giardino); al capitolo 7,1 “Voltati, voltati Sulammita, voltati, voltati, vogliamo ammirarti “ e anche Maria di Magdala si girerà. Come prima indicazione c’è Maria di Magdala che va di buon mattino al sepolcro, ma è condizionata dall’idea ebraica della morte come la fine di tutto. Però c’è un qualcosa di strano, la pietra che separava il mondo dei vivi dal mondo dei morti è stata tolta, vediamo le conseguenze. 20,2 Corre allora e viene da Simon Pietro e dall’altro discepolo, l’evangelista ci dice che i discepoli non stanno più insieme. Gesù l’aveva detto: viene l’ora in cui vi disperderete, ciascuno per conto suo. La morte di Gesù ha portato la dispersione del suo gruppo; anziché stare insieme ognuno sta per conto suo. Maria di Magdala è qui … I vangeli hanno valorizzato la figura della donna e quando finalmente la Chiesa lo comprenderà, ci sarà un cambiamento radicale, perché la donna fin ora è stata tenuta in una condizione di inferiorità, in una condizione di sottomissione. L’evangelista rappresenta Maria di Magdala nel ruolo del pastore, di colui che raduna le pecore disperse. In questa comunità non è Pietro che fa il ruolo del pastore, ma è Maria di Magdala e ci farà capire le tensioni che nasceranno nella comunità primitiva, tra gli uomini e le donne. Gli uomini capitanati da Pietro e le donne capitanate da questa donna straordinaria e tra di loro sono scintille.

Nei vangeli apocrifi, che sono meno condizionati dalla teologia, dall’ortodossia, ci son dei quadretti esilaranti che ci fanno capire meglio la tensione che si avverte nei vangeli tra le donne e gli uomini perché Gesù ha dato alle donne una dignità che non conoscevano. Addirittura ha messo le donne ad un livello superiore a quello dei maschi e questo era intollerabile. Negli apocrifi troviamo Pietro che si lamenta con Gesù e dice: Maria di Magdala parla sempre, fa che stia zitta un attimo! In un altro quadretto ancora più divertente, Pietro che non ne può più di Maria di Magdala, va da Gesù e dice: se deve stare proprio tra noi altri falla diventare un uomo, e il Signore acconsente. C’è quella frase: ogni donna che diventa uomo potrà ereditare il regno di Dio, questo è il disprezzo del sesso femminile. Qui nulla di tutto questo, il ruolo del pastore all’interno della comunità dopo di Gesù e prima ancora di Pietro, è svolto da Maria di Magdala. I discepoli sono come pecore disperse e Maria di Magdala è il pastore che le va in cerca.

Allora corre e viene da Simon Pietro e dall’altro discepolo, scusate se mi ripeto, il discepolo non è mai nominato in tutto il vangelo e non è lecito mettergli un nome. Se gli mettiamo il nome, il personaggio è impoverito, svuotato del suo contenuto. Dico questo perché tutti pensiamo che il discepolo che sta presso la croce, che è intimo a Gesù nell’ultima cena si chiami Giovanni. Nulla di tutto questo e viene presentato come una sorta di cocco bello di Gesù, il Giovannino. C’è un discepolo, che è il primo a seguire Gesù, gli è intimo nella cena, è disposto a farsi pane e servizio per gli altri, per questo gli è presso la croce pronto a morire in croce con lui e sarà il primo a sperimentarlo resuscitato. Questo discepolo non ha nome, quando un personaggio nei vangeli non ha nome significa che è un personaggio rappresentativo, nel quale qualunque persona, qualunque lettore ci si può identificare. L’altro discepolo, quello cui Gesù voleva bene. Ecco l’indicazione che l’evangelista dà di questo discepolo: è quello cui Gesù voleva bene. Questa espressione è stata data proprio per Lazzaro. Quindi se in qualche maniera vogliamo identificare il discepolo anonimo, si può arrivare a Lazzaro. Ma non è questo che l’evangelista ci vuol dire: voler bene o amare è la normale relazione che Gesù ha con tutti i suoi discepoli, Gesù amava Maria, la sorella di Lazzaro; amava Marta e così amava Lazzaro. e dice loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e poi all’improvviso parla al plurale, e non sappiamo dove l’hanno posto!” Vedendo la pietra che è stata tolta dal sepolcro, Maria non l’interpreta come doveva essere, un segno di vita più forte della morte, la vita che Gesù ha, non poteva essere chiusa nel regno della morte, ecco perché la pietra è stata tolta. Maria non riesce a vederlo come segno di vita e pensa che qualcuno ha portato via il corpo di Gesù. È interessante che parli al plurale: hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto. È lo sconcerto della comunità che è rimasta sconvolta dalla morte di Gesù e ancora più sconvolta dal fatto della resurrezione. L’evangelista in questo quadro ci presenta Maria di Magdala nel ruolo del pastore che raduna i discepoli e prende come immagine i due discepoli presentati sempre in contrasto tra loro. Li ha presentati nella cena dove, mentre il discepolo è intimo a Gesù, Pietro rifiuta di farsi lavare i piedi, non per un gesto di umiltà. Pietro forse tra i discepoli, è quello che ha capito di più il gesto di Gesù: se lui che è il Maestro mi lava i piedi significa che anche io che voglio essere il capo, dovrò lavare i piedi degli altri. E non ne vuole sapere.

Al momento della cattura, mentre il discepolo anonimo segue Gesù, Pietro è quello che lo tradisce, per tre volte (nei vangeli c’ è contrasto tra questi discepoli). Ad essi Maria di Magdala dice che hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno messo. 20,3 Uscì allora il Pietro di nuovo mi scuso se mi ripeto. C’è un discepolo, in questo vangelo, il cui nome è Simone, ma ha un sopranome che indica la sua durezza, la sua caparbietà, è un coccio, pertanto è una pietra. Quando l’evangelista presenta il discepolo solo con il nome, raramente, significa che va tutto bene, è in linea con Gesù. Quando lo presenta con il nome e il sopranome in negativo Simon Pietro, significa che vacilla tra la comprensione e l’ostilità nei confronti di Gesù. Quando lo presenta solo con il sopranome Pietro significa che sta facendo qualcosa che non è adatto. Gesù non si rivolgerà mai a questo discepolo chiamandolo Pietro, lo chiama sempre Simone. Sono gli evangelisti che usano le tre forme per far comprendere al lettore che c’è qualcosa che non va! Avevamo letto che Maria di Magdala corre da Simon Pietro. L’evangelista e ci fa capire che c’è un atteggiamento tra il buono e no e addirittura mette l’articolo determinativo, il Pietro. Pietro adesso fa qualcosa che non dovrebbe fare, cosa fa? Esce da solo. Caratteristica di Pietro che vuole essere il leader, di non agire mai in comunione con gli altri discepoli, ma vuole sempre agire da solo, vuole sempre primeggiare sugli altri. 20,3 Uscì allora il Pietro e l’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Adesso continua la cadenza dei termini del sepolcro. Mentre Gesù è stato seppellito in un giardino, simbolo di vita, il giardino non verrà mai ricordato, ma per ben nove volte si parlerà di sepolcro.

20,4 Correvano insieme i due, ma l’altro discepolo più veloce precedette Pietro e giunse per primo al sepolcro. Pietro e l’altro discepolo corrono insieme, ma il discepolo anonimo è più veloce e arriva prima. È più veloce, perché? E qui è nata la tradizione raffigurata anche nelle immagini che il discepolo anonimo era più giovane e arriva prima di Pietro che aveva un po’ d’anni. Oppure… è interessante leggere i commenti a questi brani, c’è qualcosa di esilarante. I commentatori del passato giustificavano dicendo: siccome il discepolo anonimo è celibe invece Pietro ha moglie e suocera, il peso della famiglia lo ha rallentato nella corsa.... In realtà cos’è? Il discepolo che ha l’esperienza dell’amore di Gesù, il discepolo che gli è stato intimo nella cena, disposto a farsi pane e a lavare i piedi agli altri, il discepolo che ha avuto il coraggio di presentarsi presso la croce, pronto a fare la stessa fine di Gesù, il discepolo che ha percepito l’esperienza dell’amore, va più veloce di Pietro. (Pietro all’ultima cena …, qual è il ricordino della comunione che si è portato? Una spada, è l’unico armato alla cattura di Gesù! Pietro tira fuori la spada e taglia l’orecchio al servo del sommo sacerdote, quindi Pietro non ha capito nulla.) Chi ha l’esperienza dell’amore di Gesù - avere l’esperienza dell’amore di Gesù significa essere disposti a farsi pane alimento di vita per gli altri, essere disposti a mettersi al servizio degli altri affrontando anche la croce - chi ha questo, arriva prima degli altri e percepisce la presenza del Signore nella sua vita. 20,5 Chinatosi guarda i teli, l’evangelista usa teli e non bende. Non è pignoleria la mia, ma è cercare di capire quello che l’evangelista ci vuol dire. I morti venivano avvolti nelle bende che perciò indicano la morte, addirittura Lazzaro è stato legato con le bende. Nulla di tutto questo in Gesù, in Gesù non si parla di bende che indicano la morte, ma l’evangelista indica teli, teli di lino che sono adoperati nel giorno delle nozze. Questo è strano.

L’evangelista non ha preparato un sepolcro, ma un’alcova, non un luogo di morte, ma un luogo di vita. Ricordate i profumi: mirra, aloe che nel Cantico dei cantici ritroviamo come profumi del matrimonio tra lo sposo e la sposa. L’evangelista anche se storicamente descrive una situazione di morte, in realtà ne descrive una di vita. Chinatosi guarda i teli giacenti, ma non entrò. Ecco il parallelo con la resurrezione di Lazzaro: mentre il morto, Lazzaro, uscì dal sepolcro con i piedi e le mani legate dalle bende, qui le bende sono già sciolte, nessuno è riuscito a legare Gesù nel regno della morte. Quando nella resurrezione di Lazzaro si legge che Lazzaro esce con le mani i piedi legati, i commentatori del passato dicevano: miracolo nel miracolo, perché già un morto che esce dalla tomba è un miracolo, ma che Lazzaro con le mani e i piedi legati sia riuscito ad uscire dalla tomba zampettando è un miracolo nel miracolo. Cosa vuol dire l’evangelista? L’immagine della morte nei salmi è raffigurata con i legami: mi legavano le funi della morte. Ecco che Gesù quando esce [Lazzaro] il morto con le mai e i piedi legati dà l’ordine: Scioglietelo e poi quella frase enigmatica che adesso vedremo, e lasciatelo andare. Gesù no! Gesù non è stato legato dalle funi della morte, ma è stato avvolto in teli di lino che adesso giacciono lì. Gesù non c’è più, c’è soltanto l’immagine della sua presenza. Chinatosi guarda i teli di lino giacenti, ma non entrò. 20,6 Giunse anche Simon Pietro gliela fa ad arrivare, che lo seguiva, perché segue il discepolo? Pietro ha sbagliato tutto, ha fatto un fiasco completo. Al momento della cena dice: sono pronto a dare la mia vita per te e poi tradisce Gesù. Sono pronto a dare la mia vita per te, ma chi te l’ha chiesta? Pietro non ha capito niente, non ha capito che Gesù non è la divinità dell’Antico Testamento che chiede della vita dei suoi, ma è Dio che offre la vita per gli uomini. Il credente non è colui che dà la vita per Dio, perché Dio non la chiede, ma il credente è colui che con Dio e come Dio dà la vita per gli altri, questo si! Ma Pietro non capisce. Pietro ha fallito tutto e visto che c’è il discepolo che le ha combinate tutte esatte, ha sempre seguito Gesù, Pietro per non sbagliare gli si mette dietro, così non sbaglia. Ma Gesù non lo vorrà. Quando nell’ultimo capitolo del vangelo di Giovanni troveremo lo scontro finale tra Gesù e Pietro, Gesù gli dirà chiaramente: tu segui me. Sono importanti indicazioni di vita spirituale, sono indicazioni di catechesi, non c’è una persona al mondo per quanto santa, per quanto straordinaria, da dover seguire. C’è da seguire solo Gesù, noi non dobbiamo imitare o scimmiottare il santo o i santi, o la persona che ammiriamo, dobbiamo seguire e imitare Gesù.

Per questo Gesù rifiuterà che Simone si metta a seguire il discepolo e dice: tu segui me. Adesso Simone non lo sa e seguendo il discepolo arriva anche lui al sepolcro ed entrò nel sepolcro. L’altro è arrivato e si è fermato, Simone arriva ed entra. Il primo discepolo non entra. Chinatosi il discepolo anonimo guarda i teli di lino giacenti, ma non entrò. Simon Pietro arriva ed entra. È un gesto d’amore da parte del discepolo nei confronti di Pietro, colui che ha tradito, che ha rinnegato. Il discepolo che arriva prima non se ne avvantaggia per umiliare l’altro, per indicare la sua supremazia, ma fa un passo indietro perché colui che aveva fatto troppi passi indietro, aveva rinnegato Gesù, possa finalmente entrare. Entrò nel sepolcro e osservò i teli giacenti, vi evito la spiegazione del verbo vedere per il quale l’evangelista adopera addirittura tre forme verbali differenti. Adesso c’è una cosa difficile, Giunse anche Simon Pietro, che lo seguiva, entrò nel sepolcro osservò i teli, che avvolgevano il corpo di Gesù, li vede, adesso ci mette un’altra espressione, 20,7 e il sudario, - non è una parola greca, ma è un prestito preso dalla lingua latina, sudarium, che significa fazzoletto, quello che deterge il sudore. Il sudario era un fazzoletto quadrato che si metteva sul volto del defunto per non far vedere gli effetti della putrefazione. e il sudario, che gli era stato posto sul capo, ed è la prima stranezza, il sudario va messo sul viso delle persone.

Se torniamo indietro al capitolo 11 della resurrezione di Lazzaro, si legge che il sudario copriva il volto di Lazzaro, perché qui è stato messo sul capo di Gesù? Il sudario è simbolo di morte e l’evangelista vuole in maniera assoluta fa comprendere che la morte non ha minimamente sfiorato la vita di Gesù. Non basta, non è finita qui, non giacente come i teli, ma a parte avvolto in un luogo. Il sudario al posto di essere sul volto gli è stato messo sul capo, non giaceva con i teli,ma a parte avvolto in un luogo. E che luogo è? Siamo in una camera funeraria, non c’è tanto spazio, se cerchiamo di capire razionalmente il brano non se ne esce. Il sudario è simbolo di morte, la morte non sfiora Gesù e non gli viene posto sul volto (invece nella resurrezione di Lazzaro era posto sul suo volto), ma a parte avvolto in un luogo. Nel vangelo di Giovanni il luogo è una formula con la quale l’evangelista ha indicato sempre il tempio di Gerusalemme. Il tempio era un luogo sacro, era un luogo importante perché ritenuto l’abitazione di Dio e per rispetto del tempio si evitava di usarne il termine con l’espressione il luogo. Questo luogo separato da Gesù, a cui l’evangelista allude è il tempio di Gerusalemme, centro dell’istituzione giudaica, luogo che ha dato la morte a Gesù. La direttiva di ammazzare Gesù è venuta dal tempio. Quindi la morte, il sudario, è lontana da Gesù e avvolge il tempio, la cui morte sarà definitiva, sarà completamente distrutto. La morte vinta da Gesù, minaccia senza rimedio l’istituzione che lo ha condannato.

II Parte.

Abbiamo visto che anche Pietro era arrivato al sepolcro e l’evangelista ci parla della stranezza dei teli da una parte e il sudario in un altro luogo. 20,8 Allora entrò anche l’altro discepolo, abbiamo visto che il discepolo anonimo non era entrato. È importante che Pietro, il discepolo per il quale la morte era la fine di tutto e per questo aveva rinnegato Gesù e lo aveva abbandonato, faccia per primo l’esperienza della vita. Ecco perché il discepolo senza nome aspetta che arrivi Pietro. Pietro ha tradito Gesù perché per lui la morte era la fine di tutto ed era quello che per primo doveva fare l’esperienza della vita. Il discepolo che ha esperienza dell’amore del Signore, il discepolo amato, comunica quest’amore al fratello che ha rinnegato il Cristo, perché è l’amore quello che permette di fare l’esperienza della vita. 20,8 Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto primo al sepolcro e vide e credette. Già un’altra differenza, l’evangelista ci presenta i due discepoli sempre in opposizione tra loro: in opposizione alla cena dove uno era intimo di Gesù e l’altro rifiuta di farsi lavare i piedi; in opposizione alla cattura dove uno segue Gesù e l’altro lo tradisce e anche alla resurrezione sono in opposizione, entrambi vedono, ma uno solo, il discepolo anonimo e vide e credette. Se entrambi i discepoli scorgono i teli di lino che sono il segno della vita, solo del discepolo che è giunto per primo si dice che credette. Quel discepolo intimo nella cena, vicino alla croce, comprende per primo i segni della vittoria della vita sulla morte. L’evangelista sottolinea che Infatti non comprendevano ancora la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. L’evangelista ha una forte preoccupazione, come in altre parti espressa, che si possa credere alla resurrezione di Gesù solo vedendo i segni della sua vittoria sulla morte oppure attraverso le apparizioni. Questo sarebbe impossibile perché Gesù dovrebbe continuamente apparire ad ogni generazione, o dando prove straordinarie. Per credere alla resurrezione di Gesù non c’è bisogno di prove supplementari, basta credere a quello che la Scrittura aveva annunziato. Ecco perché lo avevamo visto le altre volte, il ruolo della madre di Gesù è presente fino alla croce di Gesù, ma non c’è alla deposizione del corpo. La madre di Gesù non accoglie un cadavere perché continua a seguire un vivente, e non ci sono nei vangeli, apparizioni per Maria. Le apparizioni del Cristo risorto sono sempre per discepoli ottusi, ostinati e increduli. Maria è grande nella fede perché non ha bisogno di queste stampelle che la gente richiede: visioni, apparizioni ecc. Infatti l’evangelista dice Non comprendevano ancora la Scrittura che egli cioè doveva risuscitare dai morti, c’è tutta una serie di indicazioni sia per l’Antico sia per il Nuovo dove si parla della vita capace di superare la morte. In questo stesso vangelo 16,16, Gesù aveva detto Per un poco smetterete di vedermi, ma ancora un poco mi vedrete, oppure nel profeta Isaia si legge 26,19: Ma di nuovo vivranno i tuoi morti, rialzeranno i loro cadaveri. Si sveglieranno ed esulteranno quelli che giacciono nella polvere ed altri testi....A questo punto cosa fanno? Arrivano, vedono i segni di una vita. Maria di Magdala aveva detto: Hanno portato via il corpo del Signore. Questo non è vero. Se qualcuno voleva trafugare per motivi buoni o cattivi il corpo del Signore e doveva fare una cosa frettolosa, non si metteva a slegare il corpo di Gesù e a mettere per bene i teli da una parte e il sudario da un’altra. Avrebbero trafugato il corpo di Gesù così come era con tutti i teli. L’aver visto i teli e il sudario, è la prova che Gesù non è stato trafugato, ma che si è slegato da solo dai legacci della morte e continua a vivere. Quale doveva essere la reazione? Hanno visto la vittoria sulla morte, avrebbero dovuto andare subito dagli altri discepoli ad annunciarlo. Sarebbe stata la cosa più normale.

Niente di tutto questo e il finale clamoroso 20,10 I discepoli ritornarono dunque di nuovo da loro. Stranamente i discepoli non vanno ad annunziare agli altri quanto hanno sperimentato. L’evangelista ci vuole fare capire e introdurrà la scena seguente, che per testimoniare la resurrezione di Gesù, non basta vedere un sepolcro vuoto e sapere che Gesù è vivo, bisogna sperimentarlo presente, come avverrà per Maria, nella scena che adesso vedremo. L’evangelista la cura in maniera particolare ed è importantissimo perché l’evangelista non è interessato soltanto alla resurrezione di Gesù, ma è interessato alla nostra resurrezione e a quella dei nostri cari. Cosa ci interessa sapere se Gesù è resuscitato, se poi continuiamo a piangere i nostri cari come morti? Quello che adesso vedremo è un insegnamento, è una catechesi dell’evangelista per la comunità, per il giusto atteggiamento nei confronti delle persone che sono morte. Non soltanto verso Gesù, ma verso tutti i nostri cari. Mentre sia il discepolo amato che Pietro se ne vanno senza annunziare che Cristo è resuscitato, l’evangelista scrive che ritornarono da loro, a casa propria. 20,11 Maria invece, c’è una opposizione con i discepoli, stava presso il sepolcro fuori e piangeva. Adesso c’è un momento .... le mie non sono pignolerie, ma è la ricchezza dei vangeli. Maria piange e l’evangelista per il verbo piangere adopera due forme verbali. Quando c’è l’episodio della morte di Lazzaro, i Giudei piangono Lazzaro, lo piange la sorella Maria, lo piange Marta e l’evangelista adopera un verbo che indica un pianto di disperazione per chi non c’è più. Si piange disperati per qualcosa che non c’è più. È vero come abbiamo visto che si resuscita all’ultimo giorno, ma anche noi saremo morti e stecchiti e resuscitati, è adesso che mi manca la persona cara! Quando Gesù va a resuscitare Lazzaro, anche Gesù piange. Dal punto narrativo è incongruo, sai che stai per resuscitarlo che perdi tempo a piangere! Non c’è motivo. Il pianto di Gesù è differente. Mentre i Giudei, Maria e Marta piangono il pianto di disperazione e il termine greco è drakio, anche Gesù piange, ma non il pianto della disperazione, è il pianto di dolore per la morte fisica della persona amata. L’evangelista adopera il termine... Sono due verbi differenti e non bisogna tradurre entrambe le volte con piangere. L’evangelista ci dà il giusto atteggiamento nei confronti della morte. La morte di una persona cara non ci getta nella disperazione come quelli che credevano che la morte fosse la fine di tutto, ma certo ci lascia nel dolore, ma un dolore sereno. Potremmo dire che Gesù lacrima.

Maria sta fuori del sepolcro e piange, piange il pianto della disperazione. Ancora non ha capito la novità portata da Gesù. Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro – il sepolcro domina la narrazione, il termine è ripetuto nove volte e dentro il sepolcro c’erano i teli da una parte e il sudario da un’altra e adesso scompaiono – 12 osservò due angeli in vesti bianche seduti uno presso il capo e l’altro presso i piedi dove era stato posto il corpo di Gesù. L’evangelista prende questa descrizione (minuziosa) dall’arca dell’alleanza. L’arca dell’alleanza era un cofano di legno, nel cui interno si custodivano le tavole di pietra dei dieci comandamenti. Nel cofano di legno c’erano due cherubini, uno nel capo uno nei piedi, l’arca conteneva la Legge, espressione della gloria di Dio. (Non scambiamo i cherubini con i nostri angioletti belli, perché i cherubini erano mostri. La Sfinge era un cherubino. I mostri erano posti all’ingresso dei santuari per impedire agli spiriti del male di entrarvi). Per l’evangelista la gloria di Dio ora non si manifesta più nella Legge, ma in una vita capace di superare la morte. Questa è l’indicazione che l’evangelista vuole darci. Ma questi due angeli richiamano anche i due crocifissi con Gesù, anche loro entrati ormai nella vita definitiva e godono della pienezza della condizione divina. Quindi il sepolcro è il luogo in cui brilla la gloria di Gesù perché la vita è stata più forte della morte. 20,13 Ed essi le dicono: “Donna - si rivolgono a Maria esattamente come Gesù l’aveva chiamata. Donna significa moglie, sposata - perché piangi?” Non è una richiesta volta a sapere perché piange, è una indicazione sull’inutilità del pianto. Dice loro: “Hanno preso il mio Signore e non so dove l’hanno posto.” Maria è talmente condizionata dall’idea della morte che continua ancora a pensare ad una scomparsa da parte di Gesù e il suo pianto non è tanto legato alla morte, ma alla sparizione del cadavere di Gesù. 20,14 E detto questo, ecco l’indicazione preziosa, catechetica per la comunità. Maria piange e guarda verso il sepolcro. Nonostante veda gli angeli che le dicono l’inutilità del pianto: perché piangi? Maria continua a piangere, ma incomincia la conversione e detto questo si voltò indietro. Maria comincia a non guardare più verso il luogo della morte, comincia a guardare indietro e vide Gesù che stava in piedi, ma non sapeva che era Gesù. Vede Gesù, ma non sa che è Gesù. Com’è possibile? L’evangelista vuole dirci che questo è importante per noi, per entrare in comunione con un mondo che ci circonda, che però noi non riusciamo a vedere. L’altra volta l’evangelista ci invitava ad avere non soltanto la vista fisica, ma la vista della fede. Maria vede Gesù che è vivo, ma non sapeva che era Gesù. Era talmente forte l’idea della morte come fine di tutto che, pur vedendo Gesù, non lo vede. Questo per noi è molto importante e più volte lo abbiamo detto in questi incontri, la morte non interrompe la vita delle persone, ma permette loro di continuare in una forma nuova, piena, definitiva.

Quante volte lo abbiamo detto che non si muore, si nasce due volte e la seconda volta è per sempre! La morte non allontana da noi i nostri cari, ma li avvicina ancora di più, la loro non è un’assenza, ma una presenza. Perché allora non riusciamo a vederli?I nostri cari stanno bene, perché non riusciamo a vederli? Perché siamo come Maria, siamo talmente convinti che la morte è la fine di tutto e i nostri cari pur essendo presenti nella nostra vita, non riusciamo a vederli. È importante una conversione come quella di Maria e avere un atteggiamento diverso nei confronti della morte. I vangeli sono chiari: fintanto che piangiamo i nostri cari come morti non possiamo sperimentarli come vivi. So di toccare dei tasti delicati, delle sensibilità, non vorrei ferire nessuno, ma fintanto che si va al cimitero a piangere i propri cari, non pensiamo di sperimentarli vivi nella nostra esistenza! I fiori, ricordiamoci sempre, facciamoli ai vivi, sono loro che ne hanno bisogno! Non i nostri cari che stanno al cimitero. L’atteggiamento di Maria è importante. Maria si volta, vede Gesù, ma non sapeva che era Gesù: la comunità è talmente condizionata dall’idea giudaica della morte come fine di tutto, che non vede Gesù. Se continua a considerare Gesù morto non è possibile riconoscerlo vivo. Interviene Gesù, 20,15 Le dice Gesù: “Donna – esattamente come l’avevano chiamata gli angeli – perché piangi? Non è una domanda volta a sapere per quale motivo piangi, sottolinea l’inutilità di piangere: ma che stai a piangere, poi le chiede Chi cerchi?” È importante. Cerchi un cadavere? Non è lì. Cerca il vivo, cerca Gesù, è la stessa domanda che Gesù ha fatto ai primi discepoli che lo hanno seguito: Chi cercate? ed è la domanda che Gesù ha fatto a coloro che volevano arrestarlo. Essa, pensando che fosse il giardiniere (Giovanni,cosa c’entra adesso il giardiniere?) l’evangelista descrive la scena della nuova creazione, un contesto d’amore che abbiamo visto nel Cantico dei cantici, che parla del giardiniere. Dio aveva creato Adamo nel giardino dell’Eden e lo aveva posto come giardiniere. L’evangelista presenta una nuova creazione con una nuova coppia Gesù e Maria di Magdala, essa pensando che fosse il giardiniere gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le chiede chi sta cercando, se sta cercando un cadavere o un vivente. Se sta cercando un vivente non può certamente trovare nel luogo dei morti ed ecco il clou del racconto. 20,16 Gesù le disse: “Maria!” la chiama per nome.

Tenete presente la cultura dell’epoca in cui gli uomini erano separati dal mondo femminile. Gli uomini non rivolgono la parola ad una donna. C’è una netta separazione perché la donna è considerata un essere inferiore. Dice il Talmud: È meglio che tutte le parole della bibbia brucino nel fuoco piuttosto che essere salvate da una donna. Nella tradizione ebraica si diceva che Dio non ha mai parlato con nessuna donna; lo ha fatto una volta, poi si è pentito e da quella volta non ha parlato più perché Dio è.... Se andate a vedere la bibbia è così. L’unica volta che Dio ha parlato a una donna – Dio ha parlato a tutti santi, criminali, eroi e mascalzoni, ai maschi tutti - a Sara, la moglie di Abramo le aveva annunziato che lei in tarda età e il marito ancora di più, avrebbero avuto dei figli. Sara si è messa a ridere, il Padreterno un po’ permalosetto le dice: Sara che hai fatto, hai riso? Lei poverina, intimorita ha detto: no, non ho riso. Il Padreterno se l’è legata al dito e da quella volta non ha più rivolto la parola a nessuna donna, non solo, ma a causa di questo episodio la donna è considerata non attendibile come testimone. Le donne non possono testimoniare. Dico questo per capire quello che sta per venire. Ebbene è Gesù che si rivolge a Maria e la chiama per nome. Gesù ha detto che è il pastore e che conosce per nome tutte le sue pecore. Essa voltatasi – si era già voltata, adesso non è più soltanto un voltarsi fisico, finalmente si orienta verso Gesù, gli disse in ebraico: “Rabbuni!” che significa Maestro! Finalmente Maria quando smette di piangere e quando smette di guardare verso il sepolcro, non solo si volta - qui si volta per due volte, non si deve solo voltare le spalle alla tomba - ma deve orientare se stessa, orientare la sua vita verso il mondo dei vivi, si trova di fronte a Gesù. E lo riconosce chiamandolo rabbunì che non significava soltanto maestro, ma era un termine ossequioso con il quale i rabbini si rivolgevano a Dio stesso. Maria capisce finalmente che in Gesù c’è la pienezza della condizione divina. La prima tra tutti i discepoli. La prima in assoluto a fare questa esperienza della resurrezione.

Il versetto 17. Non ci provo neanche a spiegarlo perché io sono abbastanza pignolo, scrupoloso nel mio lavoro, sono andato a controllare tutti i commenti su questo versetto e tutti quanti si arrampicano sugli specchi. È un versetto che ancora oggi non si capisce cosa voglia dire. Qualcosa si capisce, ma non del tutto, aspettiamo in futuro che la scienza biblica trovi qualche documento che ci aiuti a capire. 20,17 Gesù le dice: “Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre, ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo dal Padre mio e Padre vostro, Dio mio, Dio vostro.” Vediamo quello che si può capire. Maria finalmente riconosce Gesù vivo e lo vuole trattenere. Gesù rifiuta perché non è alla fine della missione che deve ancora continuare. Rifiuta questo atteggiamento di intimità con Maria perché dice non sono ancora salito dal Padre, ma va dai miei fratelli, per la prima volta Gesù parla dei discepoli come suoi fratelli e dì loro: Io salgo dal Padre mio e Padre vostro, poi dopo Dio mio e Dio vostro. Vediamo di non complicare ancora le cose. Gesù invita i discepoli a non chiamare Padre quello che conoscono come Dio, ma al contrario di chiamare Dio quello che già hanno sperimentato come Padre. È importante, non sono cronache, ma catechismo. Gesù dice: Io salgo dal Padre mio e Padre vostro, quindi viene prima il Padre e soltanto dopo parla di Dio. Questa indicazione di catechesi è molto importante, ci indica l’approccio che dobbiamo avere nelle diverse persone. Gesù invita i discepoli a non chiamare Padre quello che hanno conosciuto come Dio – non bisogna presentare prima Dio e dire che è Padre, ma è il contrario, di chiamare Dio quello che già hanno conosciuto come Padre. Questa è l’indicazione teologica importante dei vangeli: non partire da verità teologiche, dalla dottrina: chi è Dio. Dai catechismi sappiamo tutto di Dio, l’essere perfettissimo .....i discepoli non chiamano Padre quello che conoscono come Dio, ma chiamano Dio quello che già conoscono come Padre. Bisogna prima fare l’esperienza di questa paternità, l’esperienza di questo amore incondizionato e poi solo dopo arrivare alla conclusione che questo è Dio. Questo è importante perché nei nostri catechismi ci viene insegnato che Dio è Padre, ma non lo sperimentiamo come tale.

L’ho provato tante volte con i gruppi: credete che Dio è Padre? Si. Allora racconta l’ultima volta che lo hai sperimentato come Padre. Ah? Che ti serve credere che Dio è Padre se poi non lo esperimenti come Padre? Questa indicazione di Gesù è molto importante. e dì loro: io salgo dal Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro. Lo ripeto perché so che non è un concetto facile. I discepoli non chiamano Padre quello che conoscono come Dio, ma chiamano Dio quello che già nella loro vita hanno sperimentato come Padre. Quando sperimenti questa assistenza, presenza del Padre, allora sai che questi è Dio. Siamo alla conclusione straordinaria, 20,18 Viene Maria di Magdala annunziando ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e anche ciò che le aveva fatto. Anche questo va inserito nella cultura ebraica in cui Dio era lontanissimo e stava nell’alto dei cieli, inavvicinabile, era il più lontano dagli uomini. Era circondato da sette angeli che lo lodavano e glorificavano di continuo. Chi erano gli esseri più vicini a Dio? gli angeli, poi c’era tutta una scala: il sommo sacerdote, i sacerdoti, gli uomini e sotto questa scala, escluse, c’erano le donne che erano perciò gli esseri umani più lontani da Dio. Ancora oggi c’è una preghiera ebraica che si recita tre volte al giorno e l’ebreo dice: ti ringrazio Signore che non mi hai creato cafone (quelli che non osservano la Legge), che non mi hai creato pagano e che non mio hai creato donna. La donna dice: ti ringrazio Signore che non mi hai creato cafona, che non mi hai creata pagana e mi hai fatto secondo la tua volontà. Poteva andare meglio ma ... è andata così. Le donne sono le più lontane da Dio, caratteristica non solo di Giovanni, ma di tutti i vangeli, che le donne considerate nella cultura giudaica le più lontane da Dio, per gli evangelisti non solo sono equiparate agli uomini, ma li superano perché nei vangeli il ruolo delle donne è quello degli angeli. Il termine angelo significa nunzio, colui che annuncia. Viene Maria di Magdala annunziando, lo stesso verbo che si adopera per gli angeli.

Nei vangeli i personaggi maschili, salvo un paio di eccezioni sono tutti negativi. I personaggi femminili nei vangeli, sono tutte personaggi positivi salvo due eccezioni e guarda caso sono le due donne legate al potere: Erodiade che detiene il potere e la madre dei figli di Zebedeo che ambisce al potere. Nei vangeli non solo le donne sono eguagliate ai maschi, ma li superano perché svolgono il ruolo degli angeli. Ma benedetto Cristo, devi far conoscere una realtà che è difficile da capire, che un morto sia vivo è impossibile da credere! Come annunziatore della verità scegliti il sommo sacerdote – se non vuoi andarci - uno scriba o un teologo, non vuoi, scegliti un discepolo. Perché non ha scelto il discepolo anonimo? È perfetto, è uguale a Gesù! Tra l’altro nella croce Gesù ha detto alla madre: Ecco il tuo figlio! Perché non è stato questo discepolo ad annunziare, sarebbe stato credibile, è stato il primo a seguire Gesù, gli è stato intimo nella cena, intimo presso la croce, per primo lo scopre resuscitato! Perché a questo discepolo Gesù non dice: va ed annunzia ai fratelli? Gesù sceglie quello che nessuna persona di buon senso e con logica avrebbe mai scelto: una donna, una persona non credibile. Andate a vedere lo stesso episodio nel vangelo di Luca, sono le donne che vanno a chiamare i discepoli che dicono:vaneggiamento di donne! Già non sono credibili e vanno a dire che Gesù che è morto, è vivo! Dicono: non credettero loro e pensarono a un vaneggiamento di donne. Ebbene i ruolo della donna in questo vangelo è il ruolo degli angeli. Maria di Magdala è la prima testimone, la prima annunciatrice della resurrezione di Gesù ed è lei che va a informare i discepoli: Viene Maria di Magdala annunziando ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che aveva fatto. Questa parte si conclude con l’esaltazione straordinaria del ruolo della donna.

Domanda: Quando tu dici che noi non riusciamo a vedere i nostri cari perché siamo soprafatti dal pensiero della morte, cosa significa il contrario? Il contrario che cos’è? Che se io non mi faccio fagocitare dal pensiero della morte, vedo i miei cari morti?

Risposta: Noi adoperiamo il verbo vedere sia per la vista fisica, sia per la comprensione interiore. Se adesso vi dico: vedete questo tondo, vi invito ad una vista fisica, se io parlando del vangelo dico: ma non vedete qui quello che Giovanni ci vuol trasmettere? Non indico la vista fisica, ma indico una comprensione interiore. Ed è chiaro che quando parlo di vedere i nostri cari, non significa che effettivamente li vediamo attorno a noi, ma è una profonda intima esperienza interiore che è più forte della vista fisica. La vista fisica può essere il prodotto di una allucinazione, può essere il prodotto di tante altre cose, la vista interiore è più vera e più profonda. Certo ci vogliono situazioni particolari, momenti particolari intensi. A volte non so se faccio bene a dire queste cose, ma tanto …Quando sono stato in ospedale ho fatto questa esperienza. Ero un po’ di qua, forse ero più di là, ho fatto l’esperienza della mia stanza piena, piena, ricolma delle persone care che sono rimaste male perché mi aspettavano per introdurmi di là e invece hanno aspettato un po’ e poi non ci sono riusciti. Sono esperienze molto, molto intime e molto più profonde, sono lampi che capitano nella nostra esistenza. Noi sappiamo, abbiamo la certezza che i nostri cari sono qui con noi, accanto a noi, come dicevo prima: la morte non è un’assenza, ma una presenza ancora più intensa e questo non dipende dalla vista fisica, ma dalla vista interiore, la vista che dà lo spirito che è molto, molto più sicura. Quando Gesù nel vangelo di Matteo dice: beati i puri di cuore, cioè le persone trasparenti, perché vedranno Dio, non li invita ad avere delle visioni, ma a fare una profonda esperienza continua di Dio nella propria esistenza.

Domanda: Quando tu parli di questa contrapposizione con Pietro che viene chiamato qualche volta Pietro a volte Simon Pietro etc. può questo significare che Cristo prefigura poi le contrapposizioni che la Chiesa, i seguaci di Pietro, avrà nel suo percorso storico? Tante volte ha contraddetto l’insegnamento evangelico, si è allontanata dalla strada dei vangeli, pensiamo all’inquisizione e a tante contraddizioni che la Chiesa ha avuto etc. può essere oppure no!

Risposta: C’è un cammino di Pietro. Adesso noi vediamo una parte di Pietro, forse quando avremo finito il vangelo, prima di iniziarne uno nuovo, faremo degli incontri su delle tematiche. È interessante vedere il cammino di conversione di Pietro che durerà molti, molti anni e alla fine veramente Pietro si converte e diventerà fattore di conversione anche per i suoi fratelli. Il primato di Pietro non è nel vangelo di Giovanni: pasci le mie pecore. Non è neanche nel vangelo di Matteo: tu sei Pietro e su questa pietra…. Il primato di Pietro è contenuto nel vangelo di Luca, quando Gesù gli dice: satana ha cercato di vagliarvi come pula, con il fuoco. Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. Quindi se la Chiesa si è affidata a Pietro è perché Pietro dopo un lunghissimo travaglio, una lunghissima sofferenza interiore finalmente… gli ci è voluto eh! Ma si è convertito, soltanto un flash. Gesù è in casa di un conciatore di pelli, ha fame, sale in terrazza per pregare, ha una visione, vede una tovaglia contenete tutti gli animali della creazione e una voce, la voce di Gesù: alzati, uccidi e mangia. Pietro: giammai Signore, non ho mai mangiato nulla di impuro. La seconda volta la voce: alzati, uccidi e mangia. E Pietro: giammai Signore non ho mai mangiato nulla di impuro. La terza volta e da quando il gallo ha cantato al numero tre il povero Pietro va un in fibrillazione e finalmente capisce e formula - se si dovesse salvare da tutto il N.T. una frase che riassuma l’annuncio di Gesù, Pietro esplode in una dichiarazione che è straordinaria e ancora oggi forse non compresa: perché Dio mi ha insegnato che nessun uomo può essere considerato impuro; non c’è nessuna persona al mondo che possa sentirsi esclusa dall’amore di Dio. Pietro ha avuto un cammino di conversione e alla fine c’è arrivato, ecco perché la Chiesa si è fondata su questo discepolo con tutte le sue debolezze, con tutte le sue contraddizioni, ma alla fine è arrivato a capire che cosa? quello che non voleva accettare, che vedremo poi nell’eucarestia: l’amore universale da parte del Signore.

Domanda: Volevo chiedere un dettaglio per me interessante. Sudario e sindone, ci può essere un collegamento o il sudario che è sul capo non può essere sicuramente quello che avvolgeva tutto il corpo?

Risposta : Non c’è nessun collegamento, per gli appassionati della sindone è una delusione, nel vangelo non ci sono indicazioni sulla sindone. Sono tutte tradizioni posteriori, ma non hanno nulla a che vedere.

Ricardo reduce dai successi di Granada per la presentazione del libro, prima di leggere le domande da Interent, fa un breve accenno su quello che Castillo ha detto di Montefano.

Ricardo: Castillo ha presentato il mio libro Le chiese dell’Apocalisse che è stato tradotto in spagnolo, e prima di parlare del libro ha fatto una presentazione del nostro Centro studi biblici di Montefano a persone che non sapevano di questa realtà. Ha parlato con parole molto generose, ha espresso amicizia, calore verso di noi che ha commosso tutti dicendo anche che Montefano è per lui la sua seconda casa. Quello che più l’ha colpito accadde la prima volta che venne da noi, anni fa. Entrato in convento Alberto lo portò subito in cucina e gli fece vedere dove c’era il caffè, da mangiare, da bere, gli aprì il frigorifero, gli fece vedere tutte le possibilità per mangiare e stare bene come a casa sua. Castillo dice: non mi hanno portato in cappella a fare la visita al Santissimo, ma mi hanno portato in cucina col caminetto dicendo: quando vuoi mangiare, qui trovi tutto. Una persona che ti offre la casa così vuol dire che è un ambiente veramente …l’ha chiamato dove si tocca con mano il vangelo, perché non basta studiare e diffondere la buona notizia, ma bisogna anche viverla. Castillo dice che Montefano esprime questi due aspetti : una parte lo studio con la ricerca e da un’altra parte un ambiente che è espressione di quello studio e di quella ricerca. Ha chiamato Montefano luogo evangelico dove veramente si vive la comunità e si vive anche il valore del Regno, ma lo ha fatto con parole che io adesso non sarei capace di ripetere, con una grande passione. C’erano anche gli altri amici che mi hanno accompagnato e possono dire che veramente è stato molto, molto generose e abbiamo capito il valore forte di amicizia che ci lega con lui. È stata un’esperienza molto, molto bella.

Alberto: Domani sera a Tolentino che cosa fai?

Ricardo: Domani sera parleremo delle beatitudini nell’Apocalisse, sarà un accenno a quest’aspetto ed è il filo logico che guida la lettura del libro. Si può leggere il libro dell’Apocalisse dalla visione, dalla posizione delle beatitudini, qualcosa che infonde un invito forte alla felicità e non come altri che possono vederevi una maniera più negativa.

Domande fatte su internet, legge Ricardo: Nella fede i nostri occhi strappano ogni velo, quindi noi possiamo vedere i nostri cari, lo stesso succede anche quando noi amiamo, nei nostri gesti d’amore ritornano tutti.

- Parlando della resurrezione allude a Bulma, grande teologo esegeta tedesco. La resurrezione è un mito come dice Bulma , ma dice Ricardo che legge la domanda fatta: io non credo che Bulma dica proprio così, ma comunque questa è una maniera per semplificare il pensiero Bulmaniano. Bulma fa un discorso molto più serio per liberare il vangelo da tutte le croste che durante i secoli si erano create e che rendevano incomprensibile anche lo stesso messaggio.(La domanda era in relazione a Bulma.)

-Un ascoltatore dice: Perché solamente Matteo, parlando della resurrezione, inserisce anche la figura dei soldati al sepolcro? non si trova negli altri evangelisti.

Alberto: Su Bulma hai risposto tu, la prima è una considerazione, la terza perché solo in Matteo ci sono i soldati. Perché Matteo mette in cattiva luce, nel suo vangelo, la potenza del denaro. Gesù è stato tradito da Giuda con il denaro; con il denaro i sommi sacerdoti tentano di occultare la notizia che la vita è più forte della morte. Per questo Matteo mette i soldati come protagonisti di quelli che prendono il denaro.




Sabato 30 Marzo,2013 Ore: 20:35
 
 
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