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www.ildialogo.org Cercasi Profeta,di Antonio Miniutti

“Firenze2” e dintorni
Cercasi Profeta

di Antonio Miniutti

Due incontri davvero sintomatici


Il 5 e 6 febbraio scorsi si sono svolti a Firenze due incontri davvero sintomatici riguardo allo stato di salute della chiesa italiana. Il primo era promosso dagli amici di tre sacerdoti, appartenenti alla diocesi di Firenze, a vario titolo e in diversi momenti finiti in rotta di collisione con l'autorità ecclesiastica. Il loro impegno è stato considerato “deviante” nella benpensante comunità fiorentina. “Compagni di viaggio” era il titolo dato ad un film-intervista, proiettato in un cinema di Firenze gremito all'inverosimile di giovani e giovanissimi. Erano convenuti in quel luogo non per la curiosità di incontrare don Luigi Verdi, don Andrea Bigalli, don Alessandro Santoro, tre sacerdoti assai noti nell'ambiente ecclesiale fiorentino per il loro impegno senza riserve. A quell'incontro inusuale, erano stati richiamati per ascoltare “parole di fede” coerenti con i percorsi di vita di quei tre sacerdoti, la cui fedeltà al Vangelo non si era adeguata al conformismo in cui da tempo è piombata la chiesa fiorentina. Al contrario, quella fedeltà alla Parola ha liberato in loro slanci di “fantasia” nel portare l'annuncio del Cristo, soprattutto là dove esso incontra l'umanità sofferente e in vario modo offesa nella sua dignità. E' una Parola meditata nella serenità e nel raccoglimento della Pieve Romena, che don Luigi offre, nella calda accoglienza della sua “Fraternità”, a chi si sente sperduto nella propria comunità ecclesiale e cerca un appiglio per non lasciare il Vangelo di Gesù. E' il puntiglioso invito allo studio, alla conoscenza, all'approfondimento della “parola che rende uguali”, con cui don Andrea cerca di attirare i giovani, modellando l' “I care” di Don Milani ai difficili tempi del multiculturalismo e del pluralismo religioso. Infine, è l'ostinata e “compassione” per il povero, l'emarginato, lo sconfitto di questa società, che spinge don Alessandro a sprigionare ogni sua energia alle Piagge, puntando a portare il dolore, le sofferenze, l'emarginazione al centro della comunità ecclesiale fiorentina, che va ormai scivolando nell'assuefazione e nell'indifferenza.
Di tutt'altra natura la seconda iniziativa, con la quale si è voluto mantenere l'impegno a dare continuità al primo incontro nazionale di “comunità di base” provenienti da tutta Italia, richiamate dalla famosa “Lettera alla chiesa fiorentina” e già confluite lo scorso maggio a Firenze. L'intento di “Firenze 2” era quello di assumere sino in fondo le ragioni della crisi che investe la comunità ecclesiale nel mondo attuale. Una crisi di “identità”, che si manifesta nel crescente malessere che suscita tra i credenti il divario tra le immagini della fede che essi ricevono dalla gerarchia ecclesiastica e le domande che emergono nella quotidianità della loro esperienza umana. “Il Vangelo ci libera, e non la Legge”: questo il titolo inequivocabile e forte dell'incontro, che nella sua proiezione prospettica manifesta quanto sia ormai penetrata nell'area del nuovo, anche se frammentato dissenso cattolico, l'idea che sia in atto uno “scisma silenzioso” nella chiesa, di cui si vanno accentuando segnali inconfondibili.
Convocato nella parrocchia di un popoloso quartiere fiorentino, il convegno accoglieva gruppi di persone tra l'adulto e l'anziano, coesi nei propri convincimenti di fede. Ciascuno di essi era portatore di una   esperienza, un impegno, una situazione particolari, in cui trovano espressione pratiche di fraterna solidarietà, spesso corroborate da incontri di preghiera e di meditazione comunitari intorno al Vangelo. Il Concilio Vaticano II è un punto di riferimento per loro imprescindibile, sempre ripercorso e continuamente interrogato nella fedeltà alla Parola, da cui sono espunte le “torsioni dottrinarie” con cui la gerarchia ecclesiastica sta affrontando le sfide che il terzo millennio lancia alla chiesa e ai credenti in Cristo. Per questo “popolo di Dio”, queste nuove sfide non sono imbrigliabili entro canoni ecclesiastici riesumati dal passato e riadattati al presente. Ed è con la convinzione tratta dal Vangelo vissuto nel nostro tempo che oppongono un netto rifiuto a “dettami” desunti da un pensiero teologico pre-conciliare, che pretende di ripristinare nella chiesa-istituzione un magistero ecclesiale gerarchicamente rifondato. In questo modo, il “popolo di Dio”, che il Concilio ha fatto protagonista in tutti i momenti, anche sacramentali, della vita della Chiesa, torna ad essere semplice gregge. Pur se numericamente ridotto, esso apparirà così più coeso e obbediente, ciò che permetta al “pastore” di accudirlo con maggiore e più ostentata benevolenza.
E' un ritorno alla tradizione che trova numerosi sostenitori, non solo nella gerarchia ecclesiastica. Per questi, la giustificazione è relativamente semplice. In una società sempre più secolarizzata, la chiesa deve in qualche modo premunirsi per mantenere un ruolo efficace e credibile. Non solo nei confronti dei fedeli. per quanto attiene al piano religioso, ma più particolarmente nei confronti del potere politico, che necessita dell'”assistenza” della chiesa-istituzione, attraverso i laici impegnati nella politica, nel legiferare in materie che hanno attinenza con l'etica e la morale cattoliche. Non solo. Di fronte alle diverse “identità religiose”, che si vanno innestando nel tessuto sociale del nostro paese attraverso l'integrazione dei flussi migratori, la chiesa cattolica sembra   ben decisa ad assumere il ruolo di “ente morale” di riferimento nei confronti della società civile, rivendicando una nei confronti del potere politico una primazia nel contesto del pluralismo etnico e religioso cui il nostro paese è destinato. In questo modo, essa sembra indicare una via in cui il suo ruolo potrebbe essere quello di promuovere una omologazione in senso culturale e civile, operando in stretta in collaborazione con il potere politico. A questo fine, non sembra estraneo il processo di arroccamento ideologico, cui si sta assistendo, costruito attorno a ”norme di fede” e a “comportamenti morali” a sostegno di una “ortodossia religiosa ” che si pretende adeguata ai tempi. Alla coerenza con quei principi e con quelle direttive viene quindi richiamata la comunità dei credenti, vincolati dalla loro appartenenza identitaria a promuoverne la diffusione in qualunque luogo e in qualsiasi circostanza si trovino ad operare. E non importa se ciò si impone, sovrastandola, sulla “libertà di coscienza” del credente, poiché la chiesa deve tornare ad essere la sola interprete della Parola, fornendo la giusta chiave di lettura del Vangelo. Il quale sarà riproposto ripulito dalle contaminazioni sociologiche pre e post-conciliari, che hanno consentito “incursioni” teologicamente illegittime in particolare negli atti del Vaticano II.
Stando così le cose, quali parole evangelicamente ispirate offre la chiesa ai partecipanti ai due incontri di cui abbiamo dato conto? Quale conforto di fede invia a quanti reclamano un cenno di misericordia là dove, inoltrandosi nel mistero della vita e della morte, è l'opera di carità e di umana pietà cui il messaggio evangelico vincola il credente in Gesù? Forse, ai suoi vertici, la Chiesa romana sceglie oggi la garanzia della Legge per meglio ripararsi dai colpi di una modernità che travolge molte certezze e ne mette in discussione molte altre. Ma è certamente possibile che ciò avvenga intralciando l'azione dello Spirito, che traccia i sentieri della Profezia. In tal caso, silenzioso o meno, lo “scisma” non potrà che continuare!
 
Antonio Miniutti (Firenze)

Articolo tratto da:

FORUM 190 (21 febbraio 2010) Koinonia

http://www.koinonia-online.it

Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046



Lunedě 22 Febbraio,2010 Ore: 15:43
 
 
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