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www.ildialogo.org La logica non basta,di Mario Mariotti

La logica non basta

di Mario Mariotti

Se io dico che ad invitarmi ad essere ateo, è la Parola di Dio quando mi invita a fare come il Buon Samaritano, che appartiene alla famiglia dei “social-atei” ostaggi della compassione, se io dico che ad invitarmi ad esserlo è Dio stesso, questo enunciato può sembrare semplicemente assurdo se a dirmi di essere ateo e Dio, vuol dire che Colui che me lo dice esiste, e quindi che, esiste Dio! Qui Aristotele è andato a farsi benedire! Però, finita la benedizione, lo stesso Aristotele potrebbe mettersi a riflettere: Se Dio visto come un’alterità rispetto all'uomo, il discorso è assurdo, ma se è visto come un'Entità di cui io sono parte, le cose cambiano radicalmente. Essendo io in Dio, io sono ateo come Lui, che è ateo perché non ha un dio essendo Lui stesso Dio; ed allora prende consistenza l'ipotesi che io sono in Dio, Lui è nel profondo di me stesso, Lui è lo Spirito, io il Suo corpo; corpo che rende possibile a Lui di interconnettersi alla concretezza storica nella quale io e Lui viviamo, e di agire per portare a compimento una creazione che è ancora, un terribile caos!
Bisogna poi dire che, essendo Dio in me ed io in Lui, io però ho la libertà di determinarmi in modo da staccarmi da Lui, che è Spirito-Amore- Condivisione e mettermi a praticare egoismo e strumentalizzazione del prossimo, per accumulare ricchezza, potere e piacere.
Quando invece io pratico amore e condivisione, e Lui-Amore-Condivisione che con le mie mani, porta il necessario e la gioia a tutti i viventi che riesce ad accostare. A questo punto io e Lui siamo una cosa sola, ed a diventare Dio per noi devono essere tutte le creature della terra dei viventi, le quali diventano le destinatarie, l'oggetto sul quale si riversa il nostro Amore tradotto in Condivisione
C'è poi anche da dire che questa possibile unità fra Dio e noi, che siamo le mani di Lui, implica il superamento della distinzione sacro-profano; e la determinazione della laicità come unica dimensione della realtà. Il sacro si dematerializza perché diventa laico; ed è la laicità a sacralizzarsi: per l'uomo deve essere sacro ogni uomo; ed anche tutte le altre creature, esposte come lui al dolore, alla paura della morte, alla ricerca d'affetto. Tutto questo implica anche il superamento di ogni religione, che separa la creatura dal Creatore e le creature fra loro, e spinge l'uomo a guardare al cielo, riempirlo con l'Altissimo, ad usare l'Altissimo stesso per sacralizzare la propria volontà ed il proprio egoismo ad usarLo come Alleato nell'esercizio della propria volontà di dominio di ricchezza, di strumentalizzazione degli altri.
Quanto scritto più sopra include un'altra tesi essendo la laicità l'unica dimensione della realtà, quello che attiene a Dio può anche essere formalizzato in Giustizia, Solidarietà, Egualitarismo, Fraternità;
e questi Valori ne posso sostituire il nome in quanto ne costituiscono la Sostanza. Ecco che noi, facciamo scelte di giustizia, solidarietà e via di seguito, in quel momento siamo le mani della Giustizia, le mani della Solidarietà, i costruttori dell'ugualitarismo, gli operatori della Fraternità. Quando noi facciamo il Bene, siamo il Bene che si materializza, e trasforma la realtà in senso positivo.
A questo punto la distinzione credente-non credente, o fede-laicità perdono il loro significato perché la dimensione è una sola, il verbo “credere” diventa accessorio, il verbo fondamentale diventa il "fare", dato che, se manca la materializzazione di ciò in cui noi pensiamo di credere, tutto rimane sul piano dell'intenzionalità, del virtuale, del puro suono.
E quest'ultimo è il punto fondamentale: se noi non diamo corpo, le nostre mani, ai Valori, o a Dio che è la- stessa cosa, non cambia niente: ci affidiamo al "credere", Dio-i Valori rimangono trascendenti, il creato rimane il casino che è, la fede rimane una favola, la laicità segue la stessa sorte.
Il passaggio dal “credere” al “fare” passa per la compassione; per lo scandalo davanti all'ingiustizia; per la resistenza all'omologazione alla cultura maligna che mette l'io al centro dell'universo; per l'impegno a togliere sofferenza, a mitigare l'inferno in cui siamo immersi e più o meno coinvolti, a portare il necessario e la gioia ai viventi che ci troviamo ad accostare.
La logica, confermata dalla Parola, ci dice, che quando noi amiamo e condividiamo, siamo Dio che sta generando il Signore; ma essa non basta: il motore dell'incarnazione è la "compassione; ed è lei che connette lo Spirito con noi Suo corpo, e spinge le nostre mani al "fare".
Il mondo ha una sete inestinguibile di Amore, ma ricchezza, mercato e soprattutto competizione stanno soffocando la compassione. Il nostro futuro, se non apriamo gli occhi ed il cuore, sarà l'inferno!



Domenica 28 Gennaio,2018 Ore: 21:10
 
 
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