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www.ildialogo.org "L'ateismo fondato sulla Parola",di Mario Mariotti

"L'ateismo fondato sulla Parola"

di Mario Mariotti

 
Se io dico ad un credente che non credo all'esistenza di Dio e quindi sono ateo, nessun problema per lui: lui: è credente, io ateo, o perché non ho ricevuto il dono della fede, o perché l'ho rifiutato, siamo due mondi separati e ognuno va per la sua. strada. Se io dico allo stesso credente di dubitare sull'esistenza o non esistenza di Dio, e quindi di essere agnostico, ancora nessun problema per lui: anche qui due mondi separati; il primo dei quali, quello dei credenti, quando va bene compatisce il secondo, e quando va male lo disprezza, ne ha paura, a volte ascrive a lui buona parte del negativo esistente nel creato.
Ma se io dico al credente che sono ateo sulla Parola di Dio, che io riesco a fondare l'ateismo su di Lei, che questa è la posizione perfetta di tralcio della Vite, i microprocessori del suo cervello vanno in tilt, e lui pensa di attivare il 118 trovandosi di fronte ad un'emergenza psichiatrica: sto dando i numeri! E d'altra parte questa sua reazione naturale e fisiologica: Finché gli dicevo che a Dio del suo credere niente glie ne cale, perché Lui lo giudicherà sul rapporto che ha posto in essere nella sua vita con l'affamato e l'assetato, questo poteva anche digerirlo. Intuiva che era vero, che Dio ci giudicherà sulle opere e non su quello che noi credevamo di credere; e pensava di adeguarsi alla volontà dell'Altissimo praticando qualche opera pia nella dimensione dell'elemosina e affidandosi all’infinita misericordia di Lui concentrata nella pillola del sacramento della confessione, dispensata dalla farmacia della Chiesa, aperta con il capitale degli infiniti meriti di quell’Uno che paga per tutti, di quell'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
Ma che si possa fondare sulla Parola da. Dio l'ateismo, questa è un'assurdità che non sta da nessuna parte! Se Dio ci dice di essere atei, il fatto che Lui lo dica dimostra che Lui c'é.
Ecco invece quello che, secondo me, si 'può evincere se si riflette su quell'enunciato che troviamo nel Vangelo nel quale il Signore dice che fa la volontà del Padre gli è padre, madre, fratello e sorella.. Essendo la volontà del padre che noi amiamo e condividiamo, ed essendo il destinatario di tale amore e condivisione il nostro prossimo, perché il Figlio dell'Uomo è venuto non per essere servito ma per servire, da questo ne consegue che noi quando amiamo e condividiamo siamo genitori del Signore come lo è Dio; che noi siamo figli di Dio come Lui; che noi siamo la Sua Resurrezione ed esistenza nella concretezza storica di questo nostro mondo da trasformare in Regno; che noi siamo come Maria che da esistenza all'Amore incarnato nella terra dei viventi.
Quando noi amiamo e condividiamo e lavoriamo per il bene comune, Dio non è più un'alterità rispetto a noi. Noi siamo in Lui e Lui in noi; Lui è lo Spirito e noi Suo corpo, che Gli rende possibile il portare a compimento la creazione secondo Amore, secondo Sé stesso, se noi facciamo di noi stessi le mani del Suo amore per noi.
Ecco allora la qualità del nostro ateismo secondo la Parola: essendo noi in Dio, non abbiamo un Dio fuori di noi stessi, e quindi siamo atei come lo è Dio.
Siccome poi l'amare ed il condividere, per raggiungere la purezza cristallina dell'acqua di fonte, devono esplicarsi nella dimensione del "gratuito", senza secondi fina, ma per valore intrinseco a loro stessi, questa dimensione sembra avere come precondizione proprio la nostra collocazione in Dio, che esclude la nostra alterità da Lui.
Noi siamo atei perché non abbiamo un Dio essendo noi in Lui, e l'essere in Lui implica l'esercizio dell'amare e condividere nella gratuità più completa, secondo l'immagine del Padre che ci viene data dal Signore nella parabola del Figliuol prodigo: il Padre ama incondizionatamente le proprie creature, anche se non 1o meritano, proprio perché è padre.
Il non avere un Dio perché si è in Lui, perché si è la parte materiale di Lui necessaria a Lui per riempire la materialità del creato di amore, di serenità, di giustizia, di condivisione del necessario e della gioia per tutte quante le Sue creature, e il vivere l'amare ed il condividere nella pura gratuità, semplicemente perché si è mossi dalla compassione per la sofferenza universale, e dall'indignazione per la mancanza di giustizia non è un compito facile. Con più si aprono gli occhi, più bisogna avere le spalle robuste. Se esageriamo nel caricarci del negativo, di quello ontologico del dolore innocente, e di quello dovuto alla cattiveria, alienazione, irrazionalità degli uomini, rischiamo di esserne travolti. Ogni giorno la sua pena, e il nostro futuro è dall'alba al tramonto.
Ma se noi riuscissimo a capire e a far capire al prossimo che Dio non ha bisogno di mani giunte di credenti in preghiera ad aspettare la Sua misericordia, ma di mani operative che materializzino il Suo amore nella terra dei viventi, potremmo passare dalla speranza alla certezza dell'incarnazione del sogno di Dio: il necessario e la gioia per tutte le Sue creature, anche per le piccole vite.
Anche sull'ateismo, quindi, dovremo abituarci a riflettere. Ci sono i capital-atei ed i social-atei: i primi sono i credenti in Dio ma praticanti mammona; i secondi credono di esserlo, atei, ma sono, se amano e condividono, tralci perfetti della Vite.



Sabato 18 Novembre,2017 Ore: 17:02
 
 
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