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www.ildialogo.org Gli occhi dal cielo alla terra,a cura di Mario Mariotti

Gli occhi dal cielo alla terra

a cura di Mario Mariotti

Se uno pensa che questo nostro mondo sia solo un periodo di prova, superato il quale si ha accesso alla nostra vera patria, al Regno dei Cieli, costui è uno di quei soggétti che, assieme a miliardi di suoi simili vive il cristianesimo in termini religiosi. L'umiltà, l'ubbidienza, la rassegnazione sono le virtù necessarie per meritare l'al di là. Preghiere, liturgie, sacramenti, la stessa vita monastica sono le vie d'acceso alla felicità eterna; sono gli strumenti per accedere al perdono di Dio; per purificare sé stessi dalla contaminazione dei peccati; per rendere, sé stessi puri e degni di presentarsi davanti, al trono dell'Altissimo.
Preghiere, digiuni, astinenze, pellegrinaggi, penitenze varie, persino la castità, oltre al voto dell'ubbidienza, hanno fatto parte, e lo fanno tutt’ora, della fenomenologia del cristianesimo reale vissuto come religione. Il fine ultimo di tutto il movimento è quello della salvezza eterna della propria anima, che ha l'orrore del nulla, della morte, e terrore dell'eterno castigo alias nominato inferno. Se uno invece pensa che l'evento Gesù includa il messaggio che è possibile, oltre che necessario, incarnare l'amore in questo nostro mondo, per trasformarlo in Regno, tutto il precedente apparato salta, assume una dimensione diversa.
Le virtù diventano “disubbidienza” a ciò che forza la nostra coscienza, resistenze alla cultura maligna che ha come idolo mammona impegno per trasformare l'esistente secondo giustizia e solidarietà.
All'interno di questo progetto il "credere" diventa irrilevante ed il "fare" determinante, e diventa anche determinante la virtù della "povertà", che va definita in "cultura del necessario" ed implica la condivisione di quanto eccede con chi manca del necessario stesso.
L'ansia di purificare sé stessi, cioè la stessa malattia che avevano il sacerdote ed il levita che temevano di contaminarsi se aiutavano il disgraziato vittima dei briganti, per cui delegarono l'esercizio della solidarietà al Buon samaritano, non ha più senso, va messa in cassa-integrazione. Noi diventiamo la risposta di Dio alle nostre preghiere, per cui la piantiamo, pregando, di delegare a Lui ciò che è compito nostro, ciò che passa per le nostre mani. Ci mettiamo quindi a riparare il male che abbiamo fatto al nostro prossimo; invece di dedicarci alla contemplazione di Colui che ci ha detto che era venuto non per essere servito, ma per servire, ci dedichiamo a cercare gli strumenti che possono rendere efficace il nostro amare, e poi ci impegnamo ad amare e condividere, per far avere al prossimo, a tutti i viventi, il necessario a la gioia, cioè ci dedichiamo a servire non Dio, ma il prossimo.
Il pensiero sul nostro futuro eterno deve lasciare il posto alla ricerca degli strumenti per togliere 1a sofferenza da questo nostro mondo, ed all'impegno per un mondo senza dolore. Noi infatti, siamo le mani dell'amore di Dio per noi, e se le nostre mani restano chiuse, o congiunte in preghiera, e rifiutano di condividere il necessario e la gioia, Dio si ritrova "distrofico", e noi ci godiamo l'inferno già in questo mondo, in attesa dell'altro…


Sabato 14 Ottobre,2017 Ore: 11:41
 
 
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