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www.ildialogo.org La ridefinizione del Padre nostro,a cura di Mario Mariotti

La ridefinizione del Padre nostro

a cura di Mario Mariotti

Ipotizziamo una entità che contenga tutto il sapere medico dai primordi alle ultime conquiste scientifiche. Avrebbe senso se noi, davanti ad un malato, ci mettessimo a pregare: Scienza medica che sei nei testi che ti contengono, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la
tua volontà, e poi ci mettessimo ad aspettare? Il malato chiederebbe subito un telefonino per mettersi in contatto con le pompe funebri! É evidentissimo, infatti, che se le acquisizioni della medicina non vengono a far parte dei microprocessori del nostro cervello, e, da qui, attraverso le nostre mani, non si materializzano nelle cure di cui il malato, ha bisogno, povero malato, la sua sorte è segnata!
Ipotizziamo ora un progetto economico, politico, culturale formalizzato in una-Carta costituzionale, che tracci le linee-guida dell'economia, della politica e della cultura di un Paese. Nel nostro caso questa non è una ipotesi, perché l'Italia ha la propria Costituzione.
Avrebbe senso se, davanti alle scelte e decisioni che il potere dovrebbe ed i cittadini mettere in atto, questi soggetti si mettessero a pregare: Costituzione nostra che sei nel Testo entrato in vigore il primo gennaio del 1948, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, e poi ognuno continuasse a vivere seguendo le pulsioni del proprio io e ignorando volutamente di far parte di un ecosistema, di una comunità di concittadini?
É evidentissimo che il nostro Paese sarebbe messo proprio come di fatto è messo: un perfetto italico casino! Infatti, se le linee guida dell'economia, della politica e della cultura non vengono, a far parte dei microprocessori della zucca del potere legislativo, esecutivo e giudiziario, e da qui non si traducono in leggi che poi dovranno essere rispettate e materializzate dai cittadini, esse linee guida rimangono dei puri enunciati, mentre la realtà se ne va per conto suo. Esempio classico ed incontrovertibile: i milioni di disoccupati in una Repubblica, la nostra, fondata sul lavoro, valore primario del vivere civile!
  1. ora al nocciolo del problema. Ipotizziamo l'esistenza di una Entità, di un Dio, che si sia fatto conoscere ed abbia dettato le sue linee-guida, in modo da creare la felicità per le proprie creature se esse vi si adeguano e le materializzano nella propria esperienza esistenziale.
È chiaro che, per i credenti, questa non è un'ipotesi, ma la realtà in cui essi appunto credono. Arrivati qui, ha senso che loro si mettano a pregare: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, e poi aspettino fiduciosi l'intervento di Dio?
Se il Padre è nostro, è Padre di Gesù ed anche nostro quando, come Gesù, noi amiamo e condividiamo; “venga il tuo regno” non lo dobbiamo chiedere a Lui perché lo dobbiamo costruire noi; "sia fatta la tua volontà" non ha senso come preghiera perché sta chiedendo ad Uno di fare quello che Lui tesso vuole fare, e quindi è fuori dalla logica. È nella logica invece "sia fattala tua volontà da noi" dato che siamo noi a dover-materializzare giustizia solidarietà, amore e condivisione; e quindi il destinatario della preghiera siamo noi stessi; e quindi, e per finire, per non entrare nel popolo, perpetuo degli ipocriti, la dobbiamo piantar di pregare e dobbiamo metterci e condividere, cioè a fare la volontà del Padre, dato che noi, quando amiamo e condividiamo, siamo le mani di Lui, e genitori come Lui, del Signore, cui diamo resurrezione nel qui ed ora della nostra esperienza esistenziale come operai del cantiere del Regno.
Ecco, quindi, una ridefinizione del Padre nostro, che io penso sia stato messo in bocca al Signore, ma che sicuramente non venga da Lui, ma dalle prime comunità cristiane che, proprio come noi, volevano delegare a Lui i propri compiti.
“Padre nostro che sei nel profondo di noi stessi, Tu in noi, noi in Te; siamo noi a dover santificare il tuo Nome, a dover costruire il tuo Regno, a dover fare la tua volontà amando e condividendo. Aiutaci a capire che il pane è il necessario alla vita, che tu sei presente nello spezzare il pane, nel condividere il necessario e la gioia con ogni vivente, che siamo noi quelli che il pane lo devono spezzare”. Il pane è il sostantivo, lo spezzare è il Verbo, lo "spezzare il pane”, il condividere il necessario alla vita, è la sintesi dell'evento-messaggio dell'Incarnazione.
“Il Verbo si fece carne ed abitò fra noi” il Verbo si fa carne ed abita nel nostro amare e condividere...



Sabato 03 Giugno,2017 Ore: 17:29
 
 
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