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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org E Se… cristo fosse nato donna? Elucubrazioni di Franco Masoli,di Franco Masoli

E Se… cristo fosse nato donna? Elucubrazioni di Franco Masoli

di Franco Masoli

Note introduttive.


Leggendo il libro di Mauro Corona ‘Favola in bianco e nero’, scopro alle pagine 43-46, che Berlusconi in una intervista televisiva si pone questo problema: se Gesù fosse nato bambina e magari nera, cosa sarebbe successo?
Mi affascina l’idea della bambina nera, ma ci troviamo in Israele e scelgo di immaginare una Gesùa ebrea.
Mi rivolgo a Matteo e leggo la genealogia di Gesù nel suo Vangelo. Con mia meraviglia, mi imbatto su quattro nomi di donna: una giudea, tre straniere e non esattamente così esemplari secondo i canoni della chiesa.
1Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, 13Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
 
Vado a Wikipedia e leggo:
Tamar è colei che si unì incestuosamente con Giuda per avere una discendenza (Gn 38:12-26) e il cui nome passò nella tradizione biblica (Rut 4:12; 1Cro 2:4). Le altre tre donne non sono ebree. Raab era una cananea divenuta modello di fede (Gs 2:11; Eb 11:31); Rut era una moabita che abbandonò la sua stirpe per entrare in quella giudaica (Rut 1:16,17;2:12); Betsabea era probabilmente proveniente dall’Asia Minore in quanto sposa dell’ittita Uria. – 2Sam 11.
Queste donne hanno avuto figli in situazioni irregolari. Tamar per incesto, Raab come prostituta, Rut per “acquisto”, Betsabea per adulterio. Yeshùa ebbe quindi tra le sue antenate delle donne non ebree e delle donne peccatrici. In questo modo, nominandole nella genealogia, Matteo rende Yeshùa solidale non solo con i giudei, ma con tutte le nazioni e con il mondo del peccato. Yeshùa, di nobile stirpe davidica (si vedano i nomi scelti da Matteo), figlio per eccellenza di Davide (14 generazioni; 14=Davide), è pure presentato come il salvatore dei peccatori e delle genti oltre che del popolo ebraico.”
Vaneggia la mia testa e mi chiedo: ‘E se…’
E SE CRISTO FOSSE NATO DONNA?
Dio esiste, io penso e spero. Come pure sono convinto che sia colui che pone la cellula iniziale e la sua energia che produce il BIG BANG.
Lo spazio, la natura, è in continuo movimento e sempre nuove creature e nuove situazioni si susseguono, cambiando continuamente e completamente il volto iniziale dell’universo.
Evidentemente non possiedo foto, neppure in bianco e nero, che testimonino tutta l’evoluzione, ma di fatto ad un certo momento appare la razza umana, che prima non esisteva, o per lo meno era diversa. Gli ebrei rivoltano la storia e la descrivono in modo maschilista. La donna nasce dall’uomo.
Da che mondo è mondo, io dico, si nasce da una femmina, questa è la nostra esperienza e questo sembra dimostrare qualsiasi scoperta archeologica.
Comincia la storia. Dio fa esistere una creatura bella, sinuosa e sorridente: un capolavoro. Si chiama Eva, cioè donna. Vive in un bel giardino che lei, con le sue capacità e la sua operosità, fa risplendere.
Un giorno, stanca di zappare e di piantare, si rivolge a Dio:
  • Papà, tu mi hai generato e ti ringrazio. Alla sera, però, mi sento stanca e sola. La solitudine è una brutta bestia e neanche tu la vuoi. Tu sei padre, Figlio e Spirito Santo. Io, invece, sono Eva, Eva e solo Eva. Non potresti darmi una compagnia intelligente, magari più muscolosa, che viva accanto a me per aiutarmi nel lavoro? Non solo per questo, sento anche la necessità di stare con lui, alla luce del tramonto, mentre le nuvole si colorano come l’arcobaleno fino allo scendere della notte. Mi piacerebbe poggiare la mia testa sul suo petto, lasciarmi accarezzare e dargli qualche bacio.
  • Tutto qui? – esclama il Padre. -
  • Non solo. Sento un desiderio di qualcosa che non capisco, che vorrei crescesse dentro di me.
  • Che nome daresti a questo desiderio?
  • Non so, dimmelo tu che sei Dio e sai tutto!
  • Che ne dici della parola ‘figlio’ o ‘figlia’.
  • Indovinato! A volte mi sorprendi… Che dico, tu sei Dio!
  • Partiamo dall’inizio e ascolta: la luna splende argentea nel cielo e le stelle stanno a guardare la terra… perché non ti metti a dormire?
  • Buona notte – risponde lei sbadigliando. –
Dio non ci mette tanto e, al suo risveglio, Eva si trova accanto il primo uomo.
  • C…ciao, saluta Eva un po’ confusa – chi sei?
  • Come chi sono? Sono il frutto del tuo desiderio.
  • Che desiderio? Che ne sai tu?
  • È il tuo amore che mi ha fatto nascere e Dio l’ha realizzato.
I due passano giornate meravigliose e si aiutano nel coltivare il loro orto. Si guardano spesso negli occhi che diventano dolci, dolci. Preparano insieme il pranzo e la cena. A volte Adamo si alza per primo e porta la colazione ad Eva che si sta ancora stiracchiando. Un abbraccio, un bacetto sulla bocca e via a lavorare insieme.
Una notte d’inverno si avvicinano, si mettono sotto delle lunghe e larghe foglie di piante che crescono lì intorno, si stringono forte, forte, si accarezzano e si ‘conoscono’, come si dice nella Bibbia. Dio li guarda e sorride.
Passano i giorni e i due non ci capiscono niente. Continua il desiderio che in futuro si chiamerà sesso, ma intanto la pancia cresce. Adamo diventa sempre più avvinto da questa donna tanto bella e sempre più dolce. La vede stanca e cerca di aiutarla.
  • Adamo –dice Eva – non ce la faccio più. Camminare non posso con questa pancia, qualcosa si muove dentro di me, cosa faccio?
  • Cosa ti sta succedendo? – bofonchia Adamo – Che ne so io!
  • Stai aspettando un figlio o figlia – tuona la voce del Padre. –
  • Quello del mio desiderio? – grida meravigliata Eva. –
  • Sì, del vostro desiderio!
Eva, più che Adamo, ha il senso della curiosità che sempre la spinge ad un grande desiderio di conoscere, di saperne di più. Passati nove mesi nasce Caino, che piange disperato perché certamente avrà pensato:
  • Chi mi ha fatto uscire? Stavo così bene nel calore del seno di mia madre.
Eva lo fa tacere mettendogli la bocchina al suo seno. Ne esce latte caldo e così buono che Caino mostra subito di apprezzare questa mamma.
  • Come è successo questo? Adamo, io voglio sapere, voglio capire.
  • Lascia stare – interviene Adamo - è un dono di Dio e basta.
  • Sì è un dono, ma come ha fatto?
  • Eva, Eva, sempre curiosona! È stato il vostro amore – interviene Dio - a dar la vita ad un altro essere.
  • Papà, io mi chiedo tante cose, sento il desiderio della conoscenza, ma non capisco. Come ho fatto a far nascere questo figlio mio?
  • Non l’hai fatto nascere tu, ma voi due insieme. Lo vuoi capire o no? È nato dal vostro amore, senza escludere il mio che vi ha dato l’energia procreativa.
  • Va bene, ma io voglio sapere di più. Perché il sole viene e se ne va? Da dove vengono la luna e le stelle e dove vanno quando arriva il sole? Come fa un granellino a far nascere una pianta?
Dio non si arrabbia per queste domande, al contrario sorride pensando: - me la son voluta! –
Nascono altri figli e pensano di essere gli unici umani esistenti. Non è così! Un giorno di pioggia, Eva vede i figli correre per andare a ripararsi sotto la tettoia di erba posta intorno alla capanna.
  • Quanti figli ho? – si chiede Eva, guardando da una finestra senza vetri. - Il conto non torna!
Strabuzza gli occhi quando vede anche degli adulti che cercano di aiutare i ragazzi e le ragazze a ripararsi. Li vuole chiamare dentro alla capanna, ma non ci stanno tutti. Aspetta che termini la pioggia, esce e chiama Adamo, che sta lavorando al campo. Adamo corre e si ferma di stucco…
  • Chi sono? - chiede ad Eva. -
  • Che ne so? Non siamo gli unici umani, noi?
Una donna avanza e si presenta:
  • Siamo una famiglia che vive a due giorni di cammino da qui. La terra è secca e non dà buoni frutti, così abbiamo pensato di cercarne una buona e generosa che Dio ci ha promesso.
  • Siate i benvenuti, qui c’è posto per tutti – afferma dolcemente Eva.
  • Cosa dici? – interviene Adamo – la terra non è sufficiente per tutti.
  • Non preoccuparti Adamo – le sussurra Eva col suo solito spirito pratico - la terra c’è ed è buona, perché la vuoi solo per te? Non ti sembra di essere egoista? Dai, prepara qualcosa da mangiare che io accudisco qualche giaciglio per tutti.
  • Ma…
  • Non c`è ma che tenga! Dio ci ha regalato tutto e noi lo condivideremo.
Inizia la storia degli uomini e delle donne che, ‘conoscendosi’, danno corso alle generazioni future.
Le famiglie crescono sempre più numerose. Anche il colore cambia, come pure la storia e la cultura. Diventeranno popoli e si allontaneranno, si ameranno e si odieranno.
Questa è la storia ‘umana’ ( da homo: uomo) o ‘muliebre’ (da mulier: donna): è la nostra storia.
Durante i secoli nascono nuovi e perniciosi concetti: mio, proprietà esclusiva e privata, denaro, borsa, rubare, violenza… Ogni popolo vuol essere unico e mette le frontiere. I poveri si spingono alla ricerca di un pezzo di pane e della parità dei diritti. I popoli ricchi si chiudono e disprezzano gli altri. Nascono le ideologie e le guerre stremano le genti. Nascono nuovi ‘dei’ che vogliono sacrifici di sangue, anche umano. Dei sanguinari, proprio così!
Un giorno, un uomo che si chiama Abramo decide di uccidere suo figlio Isacco su un altare di pietra per offrire il suo sangue a Dio.
  • Cosa fai? - lo rimprovera il Padre – uccidi tuo figlio per onorarmi?
  • Sì, lo fanno anche i popoli qui vicini per i loro ‘dei`.
  • Quegli ‘dei’ sono falsi, non esistono. Non può esistere un Dio sanguinario. Il sangue che scorre nelle vene per riscaldare i vostri corpi, mi rappresenta come fonte di vita. Non si deve disperderlo sulla terra. È sacro!
Succede pure che l’uomo e la donna cerchino di vivere una vita sana e bella e per questo seminano il grano e mangiano il pane che risulta essere così buono che non stanca mai. Manca qualcosa che non solo dia sazietà, ma anche allegria. Lo scopre, senza volere, un uomo che si chiama Noè ed è un grande amico della natura, delle persone e degli animali. È agricoltore e tenta di fare sempre nuovi esperimenti. Trova una pianticella che produce un frutto che si chiama uva. La mangia e la trova buonissima. Gli salta in testa l’idea di spremere i grappoli e di lasciare il succo a fermentare. Il vino è buono e se lo beve a garganella. All’inizio scivola giù facile e gradevole, ma poi lui comincia a vacillare ed allora scappa dentro una tenda e, non essendo cosciente di quello che fa, si mette tutto nudo. Un suo parente lo vede e lo prende in giro e sghignazzando lo racconta a due figli del povero ubriaco. Questi non capiscono cosa stia succedendo, ma non vogliono che il padre sia visto in quelle condizioni. Si mettono uno davanti e l’altro dietro e in mezzo il padre per nascondere la sua nudità e lo portano a casa. Proveranno anche loro a fare il vino e scoprono che, limitandone l’uso, dona tanta allegria. Pane e vino, simboli di vita e allegria.
Intanto l’umanità è stanca, non ce la fa più. Messaggi di violenza e di odio si allargano a macchia d’olio. Dio si accorge che lo spirito della sua creazione non è più quello di una volta.
  • Devo far qualcosa - pensa - …ecco sì, mando un messaggio di pace ed amore agli uomini e alle donne.
Ne parla con la Figlia Gesùa e con lo Spirito Santo.
  • Come fai a mandare un messaggio - interviene lo Spirito Santo - se le poste del cielo sono rifiutate dalla terra.
  • Sì, è vero - dice la Figlia – le lettere tornano sempre indietro con la scritta: destinatario sconosciuto.
  • Anche il mittente si vuole dimenticare - dice lo Spirito Santo – infatti scrivono pure questo: mittente sconosciuto!
  • Invece di mandare una lettera – dice quasi sobbalzando il Padre – perché non mandiamo una persona?
  • Potrei essere io, Padre? – chiede Gesùa con la sua solita generosità. -
  • Sì – afferma lo Spirito - perché no? Una donna è sempre meglio accolta.
  • Se siete d’accordo voi, mi va bene - dice pensoso il Padre. -
  • Come vado? - Chiede Gesùa -
  • Non a cavallo – ride lo Spirito.
  • Non fare lo spiritoso – incalza Gesùa.
  • Devi nascere – si intromette il Padre.
  • Nascere? - esclamano all’unisono Gesùa e lo Spirito.
  • Se l’elemento primordiale è la donna, posso mandare la mia unica figlia Gesùa. Da donna nasce donna e così da Maria nasce Gesùa.
  • Maria?
  • Sì, ho deciso che sia lei. È una donna ebrea della stirpe di Davide, già promessa come sposa a Giuseppe, un bravo ragazzo, di buona famiglia e falegname provetto.
  • Come nasco?
  • Giuseppe ‘conoscerà’ Maria, io metterò la mia energia divina e tu nascerai come figlio mio, come pure di Maria e Giuseppe.
  • E Maria che ne sa? – chiede lo Spirito.
  • Legge e medita molto la Bibbia, è generosa e servizievole, si comporta bene ed è bene accetta da tutto il popolo. Maria, la nuova Eva, capirà completamente solo se tu, caro Spirito Santo, intervieni nella sua mente e nel suo cuore.
Maria è pronta a capire. Giuseppe un po’ meno, ma sa che lo spirito di conoscenza della sua Maria è un marchio di sicurezza. Lo Spirito Santo si mette al lavoro e prepara la ragazza ebrea aiutandola a capire i sacri testi e a donarsi agli altri, cominciando da sua cugina Elisabetta che aspetta un figlio che verrà chiamato Giovanni Battista. Maria fa suo il progetto di Dio.
Natale. Maria resta incinta e si prepara alla nascita del ‘suo’ Figlio di Dio. Giuseppe si lamenta di essere nato in un momento di crisi economica e non sa come sbarcare il lunario. Guarda sua moglie che si accarezza dolcemente la pancia e le sorride.
L’attesa procede bene, ma un intervento dell’imperatore di Roma, complica un po’ la situazione. Nella piazza di Nazaret, piccolo paese palestino, un uomo acculturato proclama, ad alta voce, l’editto cesareo:
  • Cittadini! Cittadini! Ascoltate bene la parola del nostro imperatore…
L’editto ordina a tutti di andare alla città o villaggio di nascita per il censimento di tutti i cittadini dell’impero.
  • Come faccio - si lamenta Maria con Giuseppe - con le poche forze che ancor mi restano?
  • Non preoccuparti, amore, ci sono io!
Nonostante le attuali ristrettezze economiche del momento, Giuseppe possiede un mulo. Raccoglie in un fardello le poche cose necessarie per il viaggio, e mette Maria sull’animale. Il cammino, lungo e impervio, mette a dura prova la resistenza di Giuseppe che accompagna a piedi per lasciare il posto alla moglie. Soffre Maria che si sente ormai vicina alle doglie del parto.
Arriva il buio della notte e Maria non sopporta più i dolori.
  • Amore, fermati, non posso partorire il figlio di Dio e nostro per strada! È giunta l’ora, lo sento.
C’era lì vicino una grotta che serviva da stalla, entrano e Maria si stende su un caldo e morbido mucchio di paglia. Si accascia e aiutata dal suo uomo, partorisce la meraviglia dell’universo. Il Dio fatto donna piange disperata con freddo e fame. Il pianto si perde per l’etere e i pastori che sono di guardia ai loro greggi lo odono.
Qui lo Spirito Santo li ispira, li incuriosisce e un gruppo di loro cammina verso la stalla. Si parlava in quei giorni del Messia, colui che doveva salvare Israele e rendere grande il popolo ebreo. Si illudono di trovare un bambino meraviglioso, anche se non proprio come quello dei futuri pittori, con occhi azzurri, bello bianco e con biondi ricciolini.
Chissà – si dicono l’un l’altro – che non sia davvero il salvatore d’Israele!
Arrivano, s’inginocchiano per vederlo meglio e chiedono ai genitori:
  • Che bel bambino, che nome avete posto?
  • È una bambina e si chiama Gesùa.
  • Che delusione! Pensavamo al Messia…
  • Perché ? – interviene Maria – Dio è necessariamente maschio?
  • Così è, e così sempre ci hanno insegnato i nostri padri. Almeno così dicono i farisei e compagnia bella, esattamente quelli che disprezzano noi pastori. Sono così puritani che neanche sanno pronunciare il nome di Dio.
  • Se noi siamo qui - dice uno con la chioma bianca che risponde al nome di Giosuè – vuol dire che qualcosa cambia.
  • Sì - dice Aronne un ometto piccolo e magrolino – Dio è grande e buono e magari la sua legge è diversa da quella dei nostri capi religiosi.
  • Cosa dici? – interviene Natanaele – non puoi andare contro la legge.
  • Quale legge? – si introduce Zaccheo, giovane aitante con capelli lunghi e sporchi – quella del dominio dei ricchi e dei maschi? Quella che emargina tutti noi poveracci? Questa bambina, secondo me, ci aiuterà a vedere con gli occhi di Dio. Forza ragazzi, stringete le vostre meningi e…
  • Meningi? – gridano in coro. –
  • Sì, insomma, qualcosa che ha che fare col cervello, ma anche con il cuore. Dio non ha confini e né gli uomini, né le donne li possono mettere a lui. Allora, dico io, perché non crediamo ad un suo intervento che superi tutti i nostri pregiudizi. Sì, io affermo che Dio è grande, è misericordioso, e ci ama oltre a tutti preconcetti della casta che ci comanda. Quindi penso che il primo passo del cambiamento può essere quello di mandarci sua Figlia per poter finalmente cambiare questa nostra società assurda e dominata dai tutori delle leggi e dal maschilismo imperante. Forse solo noi poveri possiamo capire, perché non abbiamo niente da perdere.
Si avvicinano a Maria e improvvisano un canto:
  • Benedetta sei tu fra le donne e benedetta la Figlia tua che Dio ci ha inviato per cambiare il mondo chiuso nel suo egoismo e nel suo maschilismo.
Non finiscono con la parola Amen, perché si inventerà più tardi.
  • Sia fatta la volontà di Dio Padre e Madre, esclama Maria a fil di voce – e mia Figlia sia segno di salvezza per Israele e tutti i popoli.
I pastori se ne vanno e raccontano agli altri quello che hanno visto, vissuto e meditato. Succede così che il primo messaggio della venuta della figlia di Dio passa attraverso gli ultimi della società. I poveri, i senza tetto, i disprezzati. Messaggio unico in tutta la storia del mondo e dell’universo.
La parola ‘universo’ mi fa ricordare che dopo pochi giorni arrivano anche degli scienziati, forse astronomi, spinti dal desiderio di capire cosa succede nel mondo e nel cielo. La gente li chiama re magi, non maghi, ma cercatori della verità. Passando di lì, sentono la novità di Gesùa e non capiscono la storia del Messia e tanto meno ‘della Messia’. Maria e Giuseppe sono ancora là, in quella stalla, forse puzzolente, ma resa calda dalla presenza degli animali e delle persone. Entrano e vedono Gesùa che dorme nelle braccia di Giuseppe mentre Maria sta pulendo l’ambiente per renderlo più accogliente.
I tre ospiti parlano con Maria e cercano di capire la situazione.
  • Di dove siete? – chiede Melchiorre a Maria.
  • Di Nazaret, un paesino qui della zona. E voi da dove venite?
  • Da lontano, molto lontano. Ci chiamano orientali.
  • Perché siete venuti in questo tugurio? Avete dei vestiti sporchi di polvere, ma molto eleganti.
  • Sì, ‘firmati’ dirà qualcuno fra molti secoli – interviene Baltazar. – In realtà, sì siamo dei nobili nel nostro paese, ma questo non è importante. Dimmi piuttosto chi è la bambina? Qui stanno dicendo che potrebbe essere la figlia di Dio che si è fatto donna, la Messia che era attesa da secoli e secoli per rendere importante il popolo israelita.
  • Veramente – interviene Gaspare – si aspettavano un uomo e non una donna.
  • Dio – afferma Maria – scrive dritto sulle righe storte e colpisce là dove le persone sono confuse. Ha scelto me, semplice donna e, in più, moglie di un povero, per accompagnare sua Figlia verso la salvezza definitiva dell’umanità. Hai capito Melchiorre?
  • Per niente! Di che salvezza parli?
  • Non vedete che le persone e i popoli sono in continuo disaccordo? Nostra Figlia è anche Figlia di Dio che è stanco di vedere l’odio, il razzismo e la mancanza d’amore nell’umanità. Dio si è fatto carne in lei. Vuole farsi conoscere tale e quale è.
  • E come è? – interroga Baltazar. –
  • Dio non si vede, ma attraverso la figlia lo vedi con i tuoi occhi, la tua mente, il tuo cuore.
  • Ma io – insiste Baltazar – voglio sapere, o per lo meno intuire, chi è questo dio di cui tanto parli. Qual è la sua essenza?
  • L’AMORE, amici miei. Lui è spirito e lo si vede solo nell’esercizio dell’amore.
  • Chi esercita questo amore? La donna quando si mette con un uomo?
  • Non è una semplice questione di sesso – interviene Giuseppe mentre appoggia delicatamente la bimba nel grembo di Maria – è l’attuazione dell’uomo che si mette a servizio dell’altro perché la comunità trovi pace e armonia, capisci?
  • Dove abita questo vostro Dio? – chiede Melchiorre. –
  • Qui con noi.
  • Come?
  • Con l’amore vissuto dall’umanità – interviene Maria.
Baltazar chiama in disparte i suoi compagni e propone:
  • Credo che dovremo pensare e studiare su questa esperienza. Sentite un po’, dobbiamo andare via, ma non voglio lasciarli a mani vuote.
  • Cosa proponi? - Chiedono gli altri due. –
  • Oro, non vale la pena, che se ne fanno? Sembrano schivi e la povertà a loro non dà fastidio. Incenso con questa puzza peggiorerebbe l’ambiente. Mirra si mette ai morti, ma questa bambina è appena nata.
Lasciamo dei pezzi della nostra stoffa per coprirsi o per farne dei pannolini. Cose concrete ed utili, cari i miei dottoroni! Che ne dite?
Così fanno e partono non sicuri di aver compiuto la loro ricerca. Una figlia di Dio femmina cosa c’entra con le stelle? Eppure loro si trovano in giro per carpire alcune notizie su una stella con la coda che in futuro chiameranno cometa.
Fatti i primi passi, Gaspare si rivolge ai compagni:
  • Quanto è cosciente la bambina di quel che è successo?
  • Niente - risponde Baltazar meravigliato da quella domanda così assurda – è appena nata e…
  • Sì, va bene, ma lei è figlia di Dio, avrà capito tutto.
  • Ma no - insiste Baltazar – si è incarnata ed è una donna come tutte. Forse crescendo capirà la portata della sua missione di mostrare Dio all’umanità.
  • Come? – interviene Melchiorre. –
  • Con una vita d’amore concreto e universale, ma non l’hai ancora capito quello che hanno detto i suoi genitori?
Se ne vanno definitivamente verso altri lidi, alla continua ricerca delle stelle e della verità della scienza nei secoli dei secoli. Amen. Non dimenticando Gesùa.
Gesùa cresce.
La bambina si rivela intelligente, ma per niente diversa dagli altri bambini e bambine. Gioca, corre e disobbedisce..
Maria è paziente, ma non risparmia critiche sagge e pedagogiche. Giuseppe è meno portato al dialogo e, quando la bambina si incaponisce nel voler la ragione, arriva al castigo, mai violento, ma inflessibile.
Gesùa cresce fisicamente e diventa una ragazza mica male e lei lo capisce dallo sguardo dei suoi coetanei e dallo sviluppo di un corpo sempre più bello. Gradisce la compagnia dei suoi amici e amiche, ma si sente un po’ diversa. Non sa di essere la figlia di Dio, questo lo deve capire con il tempo, aiutata dalle scoperte ed intuizioni che rendono effervescente la giovane galilea.
È una ragazza tuttofare ed aiuta la madre nella gestione della casa e, perché no?, anche nel laboratorio paterno. Deve sforzarsi, e lo fa, di immergersi nella convivenza umana, per scoprire la sua essenza messianica. Preghiera, lettura e studio della Bibbia, servizio per gli altri, il tutto in comunione con Dio Padre. Assimila tutto con tanta facilità, con buona memoria, ma anche con una sapienza non comune. Lo sanno pure i grandi maestri d’Israele che restano confusi dalla conoscenza e dalla genialità della ragazzina appena dodicenne.
Gli anni passano e diventa donna, senza pensare di sposarsi. Dopo i vent’anni sente parlare di suo cugino Giovanni, che la gente chiama il “Battista”, perché battezza lungo le rive del Giordano. Vive nel deserto, e le persone si rivolgono a lui per avere una illuminazione su come spendere la propria vita. Non è molto alto, una corporatura fragile, dovuta ad una vita di penitenza. Veste male e mangia quel che trova in giro. È colui che grida nel deserto parole dure contro coloro che disprezzano gli altri, coloro che godono la vita dimenticando gli altri e lo stesso Dio. Predica penitenza e conversione. Il ‘cambiamento’ è il succo di ogni sua predicazione.
Gesùa lo saluta, si inginocchia ai suoi piedi e gli chiede la sua benedizione. Giovanni la fa entrare nel fiume Giordano, la immerge dentro l’acqua e la incita a continuare il suo viaggio nella vita umana e di capire di essere la Messia, la donna che Israele, in tutta la sua storia, sta aspettando.
Gesùa e la sua missione.
L’incontro con il cugino è uno scossone per Gesùa e finalmente capisce che ormai è arrivata la sua ora. L’insegnamento di Giovanni si insinua nella mente e nel cuore e le fa capire chi è lei e qual è la sua missione. Interviene la ispirazione dello Spirito che sempre la segue, e la spinge a viaggiare e predicare la fede nel Dio buono e misericordioso che desidera la felicità di tutte le
persone, senza alcuna distinzione di razza, di ceto sociale e neppure di religione. Grande, profondo rispetto per tutti. Un debole ce l’ha ed è per gli ultimi, futura chiesa permettendo.
Capisce che la sua missione è grande e non ce la fa da sola. Vagabondando per la Galilea trova amici e amiche che decidono di vivere comunitariamente con lei. Sono uomini e donne di ogni grado sociale che, spinti dal fascino di questa giovane donna, si incamminano verso nuove avventure della vita. Dopo un periodo di noviziato, Gesùa sceglie coloro che la devono seguire fino alla morte. Ci sono sette donne che rispondono al nome di Maria, sua madre; Maria di Cleofe; Marta e Maria, sorelle di Lazzaro suo grande amico; Maria detta Maddalena, donna sensibile e avvincente.; Veronica ed Elisabetta. Un giorno, passando dal lago di Genezaret, trova alcuni pescatori che rispondono al nome di Pietro e suo fratello Andrea; Giovanni e suo fratello Giacomo; per ultimo inserisce Giuda, uomo esperto nel fare i conti. Il gruppo prende il nome di apostoli/e.
Gesùa pretende dai suoi amici e amiche, per prima cosa la conversione come voleva Giovanni il Battista, e poi fedeltà e tanta, tantissima umiltà. Solo così si diventa amici di Gesùa, di suo Padre e dei poveri, i prediletti di Dio.
La predicazione di Gesùa crea disappunto tra i sacerdoti che la ritengono una bestemmiatrice e i romani che la credono una sobillatrice con l’aggiunta colpa di essere donna. Il sesso debole, non può essere, né rappresentare, la vigorosa presenza di Dio in mezzo all’umanità, o muliebrità, come dicono le donne del gruppo. Cosa predica Gesùa di così scandaloso da far arrabbiare i capi della religione e della comunità sia civile che militare? La scelta degli ultimi. Scelta controcorrente, assurda e pericolosa che solo una fragile donna si poteva inventare. Dio è maschio perché è onnipotente, è la forza dell’universo. Chi se non l’uomo può rappresentarlo? Gesùa rappresentante del ‘sesso debole’ si vuole ergere a Figlia di Dio: che sia stramaledetta!
Si arrabbiano le autorità civili e religiose quando Gesùa, circondata da una folla immensa, sale sul monte e grida ai quattro venti il suo programma elettorale. Chi mi ama, mi segua, dirà.
Ecco il nuovo progetto di Dio pronunciato da Gesùa, dopo aver fatto sedere tutto il popolo accorrente:
  • Io vi consolo e vi aiuto qui sulla terra, promettendo il regno dei cieli, luogo dove vivono donne e uomini che ascoltano la parola di Dio e la trasformano in pace e giustizia.
Questi uomini e donne sono:
* i poveri di spirito che sanno condividere le loro sostanze, materiali e spirituali;
* quelli che piangono per le ingiustizie e lottano per liberare se stessi e gli altri;
* i miti, perché solo loro sanno dialogare ed evitare i conflitti;
* quelli che hanno fame e sete di giustizia;
* i misericordiosi che sanno capire i diseredati e li consolano aiutandoli;
* i puri di cuore che non calunniano gli altri e vedono la bontà nei fratelli;
* i ricercatori di quella pace che darà felicità al mondo e salverà i bambini dalla cattiveria delle guerre;
* i perseguitati per la loro lotta contro il male;
* i perseguitati per la loro fede in Dio;
Rallegratevi ed esultate voi tutti – conclude Gesùa - perché la vostra ricompensa non vi sarà data solo nel regno di un cielo sconosciuto, ma qui in terra, dandovi la forza di superare le difficoltà e di creare un mondo nuovo.
  • Tu chi sei, per dare questi insegnamenti? – grida uno seduto lì vicino che era stato mandato dal Sommo Sacerdote. – Chi ti ha dato il potere di parlare senza permesso del Sinedrio e delle autorità civili e militari che rappresentano l’impero romano? Sei tu un loro nemico?
  • Sto parlando forte, facile e chiaro – contesta Gesùa - con la stessa semplicità del Padre mio che mi ha inviato e mi ha comandato di dare il suo messaggio inalterabile, vero ed eterno:
amare Dio e il nostro prossimo come noi stessi.
Chi non insegna questo, si allontana da Dio, anche voi che vi chiamate maestri e fate ingoiare alla gente migliaia e migliaia di leggi che incatenano le persone e le rendono vostre facili prede. Siete uccelli rapaci che opprimete il popolo in nome di Dio e di Cesare.
Gesùa percorre strade e sentieri assieme ai suoi apostoli/e a gridare questo messaggio d’amore. Crea grandi disagi e odio da parte del potere costituito, sia civile che religioso, ma allo steso tempo, dona grandi aspettative ai poveri e a tutti coloro che ricercano la verità che altro non è che l’AMORE.
Un giorno si arrabbia e scaccia dalla parte esteriore del grandioso e ricchissimo tempio di Gerusalemme, tutti coloro che si trovano lì per far denaro. La gente non capisce e la costringe a spiegare questo suo atteggiamento.
  • È presto detto – dice Gesùa – e lo capite solo se avete l’animo per capire. L’impero romano esige da voi che paghiate le tasse con il frutto del vostro lavoro. Se non volete, vedrete arrivare il luccichio delle potenti armi dei soldati dentro le vostre case. Vediamo un po’ come funziona il sistema.
Il potere romano sceglie alcuni del popolo per riscuotere le imposte. Questi, se il tributo è dieci, vi chiedono venti: dieci allo stato e dieci a se stessi. A volte c’è il daziere del daziere e si moltiplica la tassa. Tutto questo è permesso dalla legge romana. Vi ricordate la mia parabola del seminatore che disperde la semente nel terreno buono e in quello sassoso? In quest’ultimo, la semente non cade lì per caso, ma voi agricoltori, non riuscendo a pagare le tasse, dovete seminare anche in terreni quasi infruttuosi per vedere se ne vien fuori qualcosa da mangiare, dopo aver pagato le tasse. Chi non riesce, cercherà lavoro in un mercato di sfruttatori. Qualcuno si venderà come schiavo, con tutta la sua famiglia, per non morire di fame. E le donne libere eh!? Cosa sono costrette a fare se vogliono vivere? Le prostitute, ecco cosa fanno! Lo fanno nelle case dei ricchi. I latifondisti, i politici, i militari d’alto rango, però, non hanno bisogno di pagare, già hanno le loro schiave in casa. Tutto questo si chiama sfruttamento! Io sono donna e non voglio finire in quelle vostre mani, sporche del sangue dei poveri. Dio, mio Padre, vi ha creato liberi e libere: nessuno può arrogarsi il diritto su altre persone. La terra deve dare il sostentamento per tutta l’umanità, uomini e donne.
Un militare romano si avvicina una notte a Gesùa e le chiede:
  • Signora, mi chiamo Cornelio e ti chiedo che nessuno sappia che sono venuto qui a parlarti. Voglio dirti questo: Io comando ai miei soldati e loro mi obbediscono, ma da te esce una fiamma così forte che mi sento bruciare. Cosa devo fare per seguire la tua nuova linea religiosa e sociale?
  • Il rispetto, Cornelio, il rispetto per gli altri. Un consiglio te lo do ed è questo: se vuoi amare Dio e le persone, cambia mestiere!
Se ne va pensoso, Cornelio, cercando luce nella notte profonda della terra galilea, lontano dalla patria e dalla famiglia.
La situazione è sempre più difficile e la vita di Gesùa ormai corre pericolo. Il Sommo Sacerdote incita la gente perché chieda all’autorità civile, rappresentata da Erode e Pilato, di uccidere l’assatanata Gesùa perché disturba la quiete del popolo. La sua predicazione blasfema e il suo stile di vita sono un pericolo per la pax romana. Convincono Giuda, discepolo di Gesùa, a tradirla per trenta denari. Un giovedì, verso sera, Gesùa e i suoi si trovano a cena. È l’ultima volta e Gesùa lo sa. Ormai ha sempre più chiara qual è la sua missione salvatrice: spingere le persone a cercare l’amore di Dio e la felicità. Intuisce pure, che questo la porterà alla morte. Benedice il pane, simbolo della vita, e il vino simbolo dell’allegria, e li invita a continuare questo rito per tutti i secoli dei secoli.
  • Io sarò presente – afferma Gesùa – a queste cerimonie solo se c’è comunione tra di voi, uomini e donne. Se vi accorgete di non essere in pace con qualcuno, lasciate quella che si chiamerà Messa, e ritornate solo dopo un accordo fraterno. Fate così come io ho fatto con voi questa sera, quando vi ho lavato i piedi.
Il Venerdì Gesùa raccoglie gli amici e amiche e li prega di stare con lei, perché ha paura e si sente in difficoltà, dovuto al fatto che non vede la presenza del Padre. Accompagnati da Giuda, arrivano i soldati ed arrestano Gesùa, abbandonata dagli uomini. Le donne le lasciano lì perché sono esseri inutili e non pericolosi. In realtà loro sono forti e superano le difficoltà, seguendo Gesùa fino alla morte e morte di croce. Sono presenti anche dopo tre giorni, al momento della resurrezione, e sono le prime della storia a scoprirlo.
I secoli futuri continuano a mettere da parte le donne e la chiesa le userà come supporto degli uomini, gli unici che possono essere sacerdoti della donna Gesùa, Figlia di Dio, mandata sulla terra a predicare l’amore vero, eterno e universale.
Sto passeggiando con Teresa per sentieri campestri, così come sempre, assistendo al mutar del tempo e vivendo con la terra il nascere, vivere e morire delle stagioni, aspettando la resurrezione delle piante con la nuova primavera.
Con te, per sempre, Gesùa!
Masoli Franco



Giovedì 25 Maggio,2017 Ore: 18:04
 
 
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