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www.ildialogo.org NESSUNA COLPA !,di Mario Setta

Peccato originale
NESSUNA COLPA !

La più grande truffa ideologica, lasciataci in eredità


di Mario Setta

PER L’UMANITÀ LIBERA
Documento da sottoscrivere per chi condivide
Da secoli e millenni, secondo la cultura religiosa occidentale, Eva, la prima donna è responsabile d’una colpa, il peccato originale, che si tramanda di generazione in generazione. Una colpa che riguarda tutto il genere umano. La cattiva volontà espressa da Eva-Adamo resta in tutta la natura umana (vitium naturae humanae). Questo, quanto affermato dalla teologia.
Una simile interpretazione del mito della Genesi e del gesto di Eva non si regge su prove oggettive, ma su deduzioni fantasiose, su una cosiddetta “rivelazione” che poco ha a che fare col Dio-Amore e che appare come la più grande truffa ideologica, lasciataci in eredità. Eva non ha commesso un peccato, ma ha realizzato il primo impulso verso la conoscenza.
Ha ragione Kant quando dice “sconveniente” l’idea che il male ci venga per eredità dai nostri progenitori. Anzi col gesto di Eva nasce la filosofia, l’amore del sapere. E Schelling scrive: “lo scopo ultimo della storia umana, tutta intera, è che tutte le realtà umane ritornino all’universale sovranità della ragione”.
Una serie di posizioni in contrasto con la linea dogmatica delle chiese-istituzioni sembra ora montare come un terremoto ideologico, che ribalta l’antica interpretazione per fare di Eva il modello dell’umanità, liberata dalle catene d’un Eden mai esistito. E’ stato Erich Fromm a dire: “l’atto di disobbedienza di Eva è l’inizio della storia umana, perché è l’inizio della libertà umana”. E con lui, Margherita Hack: “La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l’insegnamento calato dall’alto; in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede”. E Paul Ricoeur: “Non si dirà mai abbastanza quanto male ha fatto alle anime, durante secoli di cristianesimo, l’interpretazione letterale della storia di Adamo”.
Oggi sembra diventato il vero “punctum dolens” della storia religiosa occidentale, tanto che sono numerose le interpretazioni di vari autori e teologi che lo ritengono: “insulto alla vita” (Mancuso), “dottrina di cui dobbiamo assolutamente liberarci” (Delumeau), “qualcosa di perverso” (Maggi) “dottrina inesistente nel Vecchio Testamento” (Haag), “disobbedienza mai esistita” (Castillo), “dottrina devastante” (Fox), “priva di fondamento l’accusa di un’offesa a Dio” (Valerio). L’elenco potrebbe proseguire citando i volumi che, negli ultimi tempi, sono stati pubblicati sul problema (Domiciano Fernandez, André-Marie Dubarle, Luciano Cova, ecc.).
Nell’esegesi dei testi biblici, è notorio che i quattro evangelisti non citano mai Eva, né parlano d’un peccato originale. Solo una volta viene citato Adamo in Luca 3.38: nella genealogia di Gesù che per ultimo risale ad Adamo, figlio di Dio.
La tematica del peccato originale si intravvede in vari passi delle lettere di S. Paolo (II Cor. 11.3; I Tim. 2.13; I Cor. 11, 7). Anche se il passo più significativo è nella lettera ai Romani (5,12). Ma è Agostino che svilupperà la concezione del peccato originale in maniera categorica tanto da diventare dogmatica, in quanto colpa non solo dei progenitori ma di tutto il genere umano, che solo il battesimo può eliminare. Per i bambini che muoiono senza battesimo c’è l’inferno, sia pure con una pena addolcita. Le parole di Agostino non permettono dubbi: “Si può perciò dire giustamente che i bambini che escono dal corpo senza il battesimo si troveranno nella dannazione, benché la più mite di tutte” (De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum, I, 16.21).
Per Agostino il peccato originale è fondamentalmente la trasgressione, la disubbidienza all’ordine di Dio, e come conseguenza la pena della concupiscenza. “Quando dunque Adamo peccò non obbedendo a Dio, allora il suo corpo perse la grazia per la quale, pur essendo animale e mortale, obbediva completamente alla sua anima. Allora venne fuori quel movimento bestiale e vergognoso per gli uomini per il quale egli arrossì nella sua nudità” (De peccatorum meritis et remissione et de baptismo parvulorum, I, 16.21). La pena del peccato originale, per Agostino, resta la concupiscenza, la libido, come un retaggio pressoché impossibile da dominare. Appare, con evidenza lapalissiana, che Agostino, pur conoscendo di conoscenza biblica la donna, resta legato alla concezione maschilista del rapporto sessuale. Non parla di orgasmo femminile, come se la donna fosse solo l’oggetto di piacere per l’uomo, tanto da affermare: “quel piacere che è il più grande tra i piaceri del corpo” (De Civitate Dei, XIV,16). Si parla anche di abbozzo agostiniano di psicologia dell’orgasmo, ma bisognerà arrivare ai tempi nostri, alla psicanalisi e alla rivoluzione femminista (“Psicoanalisi e femminismo” di Juliet Mitchell), per tentare di capire la funzione della clitoride e della vagina nell’orgasmo femminile. Con la ricerca psico-fisica del corpo umano, la leggenda del peccato originale tenderà a scomparire definitivamente.
Contro la tesi di Agostino, già allora, si schierò il monaco della Britannia Pelagio e il suo discepolo Celestio. Nel 417 il papa Zosimo si dichiara favorevole alle tesi di Pelagio e Celestio, ma l’anno successivo, al concilio di Cartagine (418) che accoglie le tesi di Agostino, il papa ritratta, condividendo il documento antipelagiano.
Oggi, molti teologi ritengono che l’interpretazione agostiniana sia insostenibile dal punto di vista filologico ed esegetico; una ipoteca da cancellare proponendo un Cristianesimo ripulito del peccato originale. L’interpretazione agostiniana è rimasta sostanzialmente inchiodata, passata dal concilio di Cartagine a quello di Orange (589) fino al Concilio di Trento (17 giugno 1546). Perfino il Concilio Vaticano II, pur evitando di trattare espressamente questioni dogmatiche, ne ribadisce la dottrina: “Quel che ci viene manifestato dalla Rivelazione divina, concorda con la stessa esperienza. Infatti se l’uomo guarda dentro al suo cuore si scopre anche inclinato al male e immerso in tante miserie…” (Gaudium et Spes, n.13).
Una recente analisi approfondita su Agostino e il peccato originale è quella di Luciano Cova, docente di Storia della filosofia medievale all’Università di Trieste, “Peccato originale, Agostino e il medioevo” (Il Mulino, Bologna 2014). Al capitolo terzo Cova esordisce con l’affermare: “Nascere colpevoli, “rei ab exordio” (De nuptiis et concupiscentia, I,33.56): qualunque sia stato il suo ruolo, come abbiamo visto controverso (cfr. cap.2, par. 1), nella genesi di questa idea in relazione al background patristico orientale e occidentale, Agostino certamente ne è perlomeno il grande sistematizzatore, e da lui hanno preso avvio una precisa dottrina ma anche un modo di pensare che, attraverso il Medioevo latino e la Riforma protestante, ha influenzato profondamente la cultura europea” (pag. 101).
Il caso più singolare di critica al peccato originale resta quello di Teilhard De Chardin che lo affronta già nel 1920, tornandoci nel 1947 con uno scritto specifico, che fu subito censurato. E lo stesso Teilhard fu punito dalla sua comunità religiosa, i gesuiti, allontanato da Parigi e mandato in Cina.
L’idea dogmatica del peccato originale sta alla base della struttura teologica, attraverso le tre tappe del processo naturale: - natura pura (in Paradiso); - natura decaduta (“lapsa”, dopo il peccato originale); - natura decaduta e riparata (“lapsa reparata”, con la salvezza operata dalla redenzione di Cristo). C’è una concezione pessimistica dell’Uomo alla base del “peccato originale”; espressione che oggi va sempre più trasformandosi in “peccato del mondo” (Ligier, Schoonenberg), secondo cui l’eredità del peccato non risale ad un’unica trasgressione, ma ad una massa indefinita di peccati, che interagiscono nel corso del tempo (cfr. André-Marie Dubarle, “Il peccato originale, prospettive teologiche”). In sintesi è la classica concezione dell’uomo “naturaliter”cattivo, a causa del male umano. Una concezione pessimistica e spregiativa, che permea da sempre la “weltanschauung” dell’uomo e del mondo.
Con questa visione si è creato un Cristianesimo imprigionato nelle strutture ecclesiastiche che offrono ai loro fedeli grazia e salvezza, tradendo in questo modo il messaggio universale di Cristo. Cristo si è rivolto agli uomini. Tutti, non ad alcuni soltanto. Il superamento dello scoglio del peccato originale minerebbe certamente la concezione della storia della salvezza, ma ridarebbe alla missione di Cristo il suo valore profondo e autentico: l’esemplarità umana. Cristo non è venuto per redimere da una colpa mai esistita, ma per elevare la natura umana al suo grado più alto. Cristo, modello universale di HOMO: “Homo Homini Deus”.
Dare la centralità a Eva-Adamo significa costruire l’Uomo senza specificazioni: non europei-asiatici-africani-americani-australiani, né ebrei-musulmani-cristiani-buddisti-shintoisti-ecc., ma semplicemente: UOMINI.
 
9 aprile 2017, Domenica delle Palme
 
Firme:
Mario Setta


Martedì 02 Maggio,2017 Ore: 19:10
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Maria Grazia Palestra Como 03/5/2017 20.35
Titolo:MI SEMBRA CHE IL RITENERE EVA LA CAUSA DEL PECCATO ORIGINALE EREDITATO DA TUTTO

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