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www.ildialogo.org Meditazione,di Aldo Antonelli

Meditazione

di Aldo Antonelli

« (Il digiuno) Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi! ”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se offrirai il pane all’affamato,
se sazierai chi è digiuno,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».
(Isaia 58,7-10)
Non c’è occasione nella quale, di fronte a queste parole, soprattutto in ambito clericale o all’interno di “gruppi di preghiera”, non si alzi qualcuno a porre il suo alt: “Ma!”.
«Qui bisogna stare attenti e non fermarsi al solo discorso “orizzontale”, cancellando la “trascendenza”!»
«La fede non è sociologia!».
Dimenticando costoro che la trascendenza più che una dimensione evangelica è una categoria filosofica. E che il mistero principale del Cristianesimo è l’Incarnazione di Dio per cui il mondo nella sua materialità più che essere invaso (nuova colonizzazione) dall’esterno e dall’alto viene animato dall’interno e dal basso.
Simone Weil, nella sua forte e radicata spiritualità ebraica, ebbe a dire: «Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell'amore di Dio» (citata da Gabriella Caramore: Nessuno ha mai visto Dio; p.67).
E, grazie a Dio, anche papa Francesco ha dovuto denunciare questa corruzione angelica della spiritualità cristiana: «Una presentazione inadeguata dell’antropologia cristiana ha finito per promuovere una concezione errata della relazione dell’essere umano con il mondo» (Laudato sì, n. 116)
«Dobbiamo riconoscere che non sempre noi cristiani abbiamo raccolto e fatto fruttare le ricchezze che Dio ha dato alla Chiesa, dove la spiritualità non è disgiunta dal proprio corpo, né dalla natura o dalle realtà di questo mondo, ma piuttosto vive con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che ci circonda». (Laudato sì, n. 216)
Da qualche tempo mi si va affacciando dentro la necessità di trovare strade nuove e nomi nuovi per comunicare questo nuovo modo di rapportarci con il mondo…. E va maturando la convinzione che invece che di trascendenza sarebbe più opportuno parlare di “ulteriorità”, quell’ “andare oltre” che impedisce alle vicende umane di appiattirsi in una sorta di autosufficienza; e al fare il risolversi in un attivismo fine a se stesso; a alla concretezza di diventare appiattimento.
Il concetto di “trascendenza”, tra l’altro, è un concetto razzista che divide la realtà tra “basso” e “alto”, istituendo differenze di classe e consacrando gerarchie; mentre la categoria di “ulteriorità” crea movimenti di circolarità comunitaria in vista di un “procedere oltre” che lega la comunità stessa ad un Futuro.
In fondo non è forse questa l’immagine del cristiano che traspare dalla confessione di Paolo: «Dimentico ciò che sta alle mie spalle e mi slancio verso ciò che mi sta davanti» (Fil. 3,13) ?
Don Angelo Casati, anche lui, lamenta: «Oggi in ambienti ecclesiastici si consuma tempo a fare lamento su una società ossessionata da una vuota esaltazione del "corpo senz’anima". E non ci si lascia nemmeno lontanamente sfiorare dal dubbio che il "corpo senz’anima" sia la conseguenza quasi scontata di una educazione all' "anima senza corpo"».
Eco a noi vicina del tuono lontano di Bossuet: «Ti avevo fatto spirituale nella carne, e tu sei diventato carnale nello spirito».
E l’indimenticabile David Maria Turoldo, in una delle sue poesie ci ricorda che:
«Fede è ribellarsi
fede è rompere le catene
credere e fare giustizia!».
(David Maria Turoldo)
Buona domenica.
Aldo Antonelli



Sabato 04 Febbraio,2017 Ore: 18:54
 
 
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