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www.ildialogo.org “Il miracolo era lui”,di Mario Mariotti

“Il miracolo era lui”

di Mario Mariotti

A volte mi chiedo se io stia sbagliando tutto nel mio impegno a demolire la religione. Sinistra dematerializzata; laici seguaci del comandamento di Plotino che recita: “vivi nascosto”, adesso l’unico “compagno” rimasto è il Papa, ed io me la prendo proprio con la religione! Ma poi penso alla Terra santa, che le tre religioni rendono “dannata”; penso al rapporto delle religioni col potere; penso agli alienati che spacciano come parola di Dio il suo invito al “popolo eletto” a sterminare il nemico, la moglie del nemico, il figlio del nemico, il bue e l’asino del nemico e non si accorgono che stanno bestemmiando; penso a chi crede di possedere la Verità, di essere “popolo eletto”, vedi USA, ed alle porcate che combina; penso alle conseguenze micidiali del concepire Dio come l’Altissimo, vedi arrostire coloro che Lo offenderebbero, e mi determino a proseguire il mio lavoro.
Oggi metto in mezzo anche San Francesco, come sto facendo da tempo con tutto il monachesimo, anche se mi sono già notevolmente compromesso demolendo alcune fondamentali tesi di S. Paolo e S. Agostino; le quali, secondo me, sono alienate e devianti per gli effetti micidiali che hanno prodotto sul cristianesimo storico. Devo premettere che le mie analisi riguardano lo “strutturale” e non il “soggettivo” del Santo. Il concepire Dio come ha fatto lui come persona è stato un miracoloso miracolo in rapporto al Dio che gli era stato raccontato dalla Chiesa del tempo, che teneva Lui criptato in latino e di Lui non aveva ancora capito una mazza!
Inoltre questo Santo, ed il monachesimo stesso, sono quelli che necessitano di meno di revisione e conversione: Francesco è stato il paradigma più avanzato e realizzato della compassione e dell’amore di Dio per tutte le sue creature, partendo dai poveri ed arrivando agli ultimi degli ultimi, i lebbrosi; il monachesimo è da secoli paradigma di comunismo incarnato, anche se non lo sa. C’è infine da dire che questi due soggetti, queste due esperienze, sono state le più tradite e strumentalizzate da parte della Chiesa, ed alla fine sono state e rimangono funzionali al cristianesimo vissuto come religione.
In questa occasione guardo San Francesco dalla prospettiva dell’ Incarnazione e mi sembra che la spiritualità del santo non colga ancora il senso profondo di quello che lei stessa sta vivendo, e che la stessa cosa sia per il monachesimo in generale. Dio è l’Altissimo ed è visto separato dalla creatura. Gli occhi di lei sono rivolti a Lui ed in subordine alle altre creature. Il creato viene visto perfetto e compiuto, e non un cantiere da riempire di Dio. Il mondo è un periodo di prova, e le virtù necessarie per superarlo sono l’umiltà, l’ubbidienza, la rassegnazione.
Siccome sono tutti fratello e sorella, e Dio va sempre lodato, lo sono anche, fratello e sorella, il cancro e la tubercolosi, o la lebbra, e la morte stessa non viene vista come l’ Ultimo avversario. Gesù si è suicidato per amor nostro; e non è stato assassinato perché ci voleva liberare dalla religione. La nostra paternità-maternità del Signore, quando amiamo e condividiamo, viene recepita come imitazione e non incarnazione. C’è la beatificazione della povertà, della penitenza, del sacrificio, e manca la dimensione di una cultura del necessario. C’è il corpo come fonte di peccato, e l’inutile sacrificio della castità per purificare se stessi.
C’è la richiesta alla Chiesa del permesso di vivere il cristianesimo seguendo il Vangelo, la qual cosa rivela che la Chiesa non sapeva neppure cosa fosse il Vangelo, e che ci possono essere due modi di vivere il Vangelo stesso: quello della sequela a Cristo e quello della sequela a mammona.
Della sequela al Cristo, manca la Sua condanna degli scribi e farisei; ma questa era una necessità ineludibile, data la fine che era riservata a chi si metteva contro di loro: la croce al Signore ed il rogo al poverello di Assisi se lo avesse fatto.
La condanna della ricchezza, il “Guai ai ricchi” del Signore, era vissuto dal Santo nel soggettivo; ma, per necessità, mancava nella profezia, nello strutturale, e quindi i suoi seguaci, e la Chiesa in generale, rimasero e rimangono muti, ieri come oggi, sul suddetto “Guai ai ricchi”, che era ed è il “fondamentale” dal quale non si può derogare per essere nella Verità.
A questo punto ci sono due cose da dire: il Santo è vissuto in un tempo antecedente a quello in cui chi traduceva il Vangelo dal latino nella lingua nazionale, per farlo conoscere alla gente, veniva arso vivo, per cui lui è santo due volte; ed inoltre io parlo di lui condizionato dal modo nel quale mi è stato presentato, e viene presentato in generale, dalla Chiesa di oggi, che il “Guai ai ricchi” non vuole ancora sentirlo neppure tossire.
Il “pace e bene a tutti”, per me, va cambiato in “Lotta continua e non violenta” al capitalismo, al mercato ed alla competizione; ed alla parte di noi stessi che ne è la radice; e le virtù necessarie sono, oltre la compassione, l’indignazione, la resistenza, la coerenza al “Beati i poveri per scelta”.
In Francesco l’amore di Dio per ogni creatura prende corpo ed è incarnato al massimo, ma il tutto è ancora incardinato in una visione religiosa, con l’Altissimo, con la Chiesa come unico luogo di salvezza, col sacrificio, con la penitenza, con la purificazione di se stessi, con il peccato che offende Dio, con l’inferno ed il paradiso nell’al di là, con l’imitazione del modello Gesù senza la consapevolezza di esserne il corpo. Se noi però mettiamo il Santo in rapporto al suo tempo, il miracolo risulta essere stato lui stesso, il miracolo era lui stesso!
Mario Mariotti



Lunedì 28 Novembre,2016 Ore: 19:30
 
 
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