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www.ildialogo.org "L'ingiustizia: il primo nemico della non-violenza".,di Mario Mariotti

"L'ingiustizia: il primo nemico della non-violenza".

di Mario Mariotti

Il contributo di Gandhi alla crescita dell'umanità nell'umanità reale, la quale, troppo spesso è disumana, è stato grandissimo, anche se i segni dei tempi ci fanno capire che la Verità, se poi non ci sono coloro che la incarnano, non solo non riesce a farsi strada, ma finisce anche per venir soffocata. Le guerre umanitarie sono il paradigma di quanto sia ancora necessario il messaggio della non-violenza e di quanto esso sia ancora inascoltato. Io però, che come al solito farei bene a starmene zitto, se rifletto su tale messaggio, che costituirebbe, qualora venisse ascoltato, un preziosissimo traguardo per l'umanità, mi accorgo che esso è importantissimo, ma ancora non esaustivo. Il contributo che mi sento di proporre non vuole togliere, ma approfondire ed aggiungere; e spero che esso venga recepito in questo senso.
Rifiutare la violenza per promuovere la nostra causa, e non partecipare a ciò che la nostra coscienza ritiene ingiusto, cioè, i principi della non-violenza attiva, secondo me non vanno ancora alla radice, ed essa, la non-violenza attiva, deve fare i conti anche col problema della ricchezza, con la cultura del "Beati i ricchi e che è il motore di tutta la violenza che incanchera il nostro pianeta e gli abitanti in esso contenuti. Probabilmente, nella figura e testimonianza di Gandhi, era implicito il messaggio della necessità di superare quel problema maligno approdando alla cultura del necessario; ma io non so se) dal movimento non-violento) sia stato recepito anche questo aspetto de1 messaggio, che, secondo me, è fondamentale. Gandhi viveva del necessario, e a ciò sottende il rifiuto dell'accumulo, della violenza del mercato, di quella della competizione. Se manca questa consapevolezza, e non si mettono in discussione i tre cancri che accompagnano l’uomo da quando è sceso dall'albero e si è messo a camminare a due zampe, non si riuscirà a tagliare la radice dell'albero della violenza, e la non-violenza continuerà a non avere futuro. E questo perché la prima delle violenze e quella che meno viene recepita come tale, è l'ingiustizia; ed è quest'ultima la causa di tutte le altre. La ricchezza, l'accumulo, sono strutturalmente solidarietà omessa o negata, il mercato e un rapporto violento fra il ricco che fa il prezzo e il povero che lo deve accettare, anche se questo implica sofferenza per lui e la sua famiglia; la competizione produce strutturalmente i vincitori e i vinti, e questi ultimi vengono a volte privati anche del diritto umano fondamentale al posto di lavoro. Questo porta miseria, sofferenza, perdita di dignità ed esposizione ai ricatti delle mafie, perché, quando non sì ha il necessario per la propria famiglia, si è costretti a cedere.
Io penso che la non-violenza attiva, seguendo il suo ispiratore e tutti gli altri profeti di tale messaggio, uno dei quali è il laico Gesù di Nazaret, si debba far carico anche della denuncia della trinità maligna, che, qualora fosse anche in pace, non ucciderebbe direttamente, ma lascierebbe morire, violenterebbe e indurrebbe sofferenza nello sterminato popolo dei non-garantiti della terra.
Le migliaia di piccini che ogni giorno vengono lasciati morire vittime della miseria, della fame, della mancanza di acqua potabile, di vaccinazioni, di quel minimo che rende possibile la vita testimoniano che i1 nostro mondo la non-violenza non è ancora riuscito a concretizzarla, e che, per farlo, deve mettere in discussione le strutture maligne che, quando non uccidono direttamente con le guerre, lo fanno indirettamente lasciando soffrire e morire gli scarti del sistemai La non-violenza. passa per il Beati i poveri per scelta, per la cultura del necessario un mondo organizzato secondo un'economia di comunione.
Poi si passa al rispetto di ogni vita e non si uccidono più le bestioline per nutrirci; poi ci si accorge che noi viviamo recando dolore, perché la vita, per sussistere, deve far morire altra vita, e questo non lo dobbiamo accettare come un dato irreversibile.
Poi ci rendiamo conto della dimensione unica della realtà, che è quella laica; che Dio è nel profondo di noi, stessi; che l'unico miracolo è quello della Vita, che noi siamo la possibilità di Dio di esistere nel mondo. La non-violenza attiva può essere il motore generatore di questa preziosa evoluzione.
Non solo la guerra è violenta, ma anche la pace lo può essere, violenta, perché, se accompagnata dall'ingiustizia, diventa più micidiale della prima: le migliaia di piccini lasciati morire lo dimostrano. Cibo, lavoro, salute, lasciati alla logica di mercato, riempiono il mondo di fame, miseria, sofferenza, differenze blasfeme fra i primi e gli ultimi. Essendo la prima violenza l'ingiustizia, essa deve diventare il primo nemico della non-violenza attiva, il rifiuto della violenza dove andare di pari passo con quello dell'ingiustizia e la pedagogia necessaria per cambiare la nostra cultura maligna deve formare la persona a costruire il “Beati i poveri per scelta”.
Questa scelta, oltre alle altre, quelle di rifiutare la violenza e di non partecipare a ciò che lui riteneva ingiusto, Gandhi, anche se in forma implicita, l'aveva fatta e la viveva. Essa, secondo me, era la premessa alle altre, ed è una premessa fondamentale, perché compone quell'unità e quella coerenza sulle quali costruire il nostro futuro.



Domenica 27 Novembre,2016 Ore: 08:47
 
 
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