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www.ildialogo.org Dal capitalismo all’economia di comunione,di Mario Mariotti

Dal capitalismo all’economia di comunione

di Mario Mariotti

Il messaggio del Manifesto di Marx: Proletari di tutto Il mondo unitevi, per creare una società senza servi e senza padroni, se noi riusciamo a liberarci dai pregiudizi indotti dalla traduzione religiosa del Vangelo ope-rata dalla gerarchia, e se riusciamo a dimensionare iI giudizio negativo sulla sua concretizzazione storica da parte del socialismo reale, concretizzazione che ha avuto dei costi umani tremendi , ma sempre meno tre-mendi di quelli del capitalismo rea1e, col quale il cristianesimo ha sempre fraternizzato, e che a tutt' oggi, in tempo reale lascia morire migliaia di bambini ogni giorno per mancanza di uno spicciolo; se noi riusciamo a superare tutto questo non possiamo non accorgerci dell’ispirazione evangelica dello stesso Manifesto. Se ci riflettiamo, la società senza servi e senza padroni equivale ad una fratellanza universale; allude alla necessità di partire dagli ultimi, i proletari in quel momento storico; propone di fatto una società inclusiva che non generi scarti; include soprattutto il messaggio della Teologia dell’incarnazione: la giustizia, la uguaglianza e quindi la fratellanza vanno perseguite non nell’al di là, ma in questo nostro mondo. In altri termini Dio, Yavé il Giusto, va incarnato nella concretezza storica per costruire iI Regno. Inoltre, siccome il proletario è un lavoratore, io ci vedo anche l’intuizione che la sua condizione coincida con quella eucaristica di chi spende sé stesso per iI bene comune. In un certo senso si può vedere la sacralizzazione del lavoro e di chi lo esercita onestamente e professionalmente a vantaggio della collettività, mentre impresa ed imprenditore alludono ad un uso personale del frutto dei propri talenti, che ha solo come riflesso anche il bene comune, del prossimo.
Ultimi due nuclei che ne fondano iI valore, sempre del Manifesto, sono quello di una libertà che coincida con quella dal bisogno, e quindi con la giustizia; e la consapevolezza che la natura é un bene di tutti e che non va lasciata ai singoli più intelligenti -furbi e fortunati- che, come fanno da quando mondo é mondo, la sfruttano per la ricchezza ed il potere personali.
A coronare il tutto, poi, c’é l'equivalenza fra la condanna del capitalismo di Marx ed il "Guai ai ricchi" del Vangelo. Ecco allora che la dittatura del proletariato, in un certo senso, é stata prodotta tanto dall’egoismo blasfemo dei ricchi e dei potenti, quanto dall’alienazione della religione che li benediceva e ne condivideva ricchezza e potere. Se storicamente i cristiani avessero incarnato amore e quindi condivisione, i poveri, gli scarti, gli ultimi sarebbero spariti, e Marx si sarebbe potuto dedicare all’ agricoltura biologica.
Il progetto del Manifesto era ed é quindi evangelico, e lo sbaglio é stato nel volerlo imporre, e nell’usare violenza contro chi lo ostacolava; ma c’é anche da dire che i cristiani, per essere tali, avrebbero dovuto sceglierlo liberamente, alla sequela di Colui che aveva come progetto il Beati i poveri per scelta ed iI Guai ai ricchi; ma a fare questa scelta non ci pensarono affatto; anzi, la ostacolarono in tutti i modi possibili, e continuano a farlo anche oggi, -finendo per rendersi funzionali alla globalizzazione del capitalismo, del mercato e della competizione, tutte esternazioni di sua maestà mammona.
A questo punto, e venendo all’oggi per seguire le indicazioni di papa Francesco ed anche di Follereau, è necessario partire dagli ultimi, dagli scarti, dagli oppressi, dai profughi, dai migranti, dai disoccupati, dai maIati di lebbra che esistono ancora, ed incarnare amore e quindi condivisione, nei loro confronti. Questo é chiaro, soprattutto perché la credibilità si fonda sull'esempio, sulla testimonianza personale; ma tutto questo, purtroppo, non basta. Ha senso, infatti, un esercizio d’amore in rapporto agli ultimi se non ci si impegna al tempo stesso ad aggredire le cause che li generano? L’amore per essere tale, deve essere anche politico, cioè deve saper vedere la violenza del non-cambiamento, deve denunciare le strutture maligne che generano gli ultimi, gli scarti, e proporre una cultura che porti ad una società senza servi e senza padroni, che viva la cultura deI necessario, che si senta custode e non padrona del creato, che si organizzi in quella economia di comunione che ricalca quella della famiglia, luogo dove tutti hanno il necessario e gli ultimi sono al primo posto.
Aiutare il povero, il lebbroso, oggi, va fatto, perché lui é oggi che soffre; ma bisogna creare le condizioni per un futuro senza poveri, senza scarti; e finché navigheremo nel capitalismo, nel mercato e nella competizione, finché lasceremo mano libera ai ricchi ed ai potenti questo non sarà possibile. I termini comunismo, socialismo non vengono più usati sia perché ieri erano stati demonizzati dalla religione che Ii equiparava al Maligno e sia perché oggi hanno perso credibilità a seguito del naufragio del socialismo rea1e. Ma l’esercizio dell’amare e del condividere all’interno della trinità maligna finisce con l'essere funzionale a lei, e a permettere a lei di continuare ad opprimere, sfruttare, produrre scarti.
Andrà quindi usato, e non eluso, iI termine di economia di comunione, che include la condanna deI capitalismo del Manifesto ed iI "Guai ai ricchi” di Nostro Signore; altrimenti si avvererà quella Parola che dice che i poveri li avremo sempre con noi e che é stata manipolata e censurata in modo da giustificare lo sfruttamento e l’ingiustizia perpetue.
I poveri li avremo sempre con noi finché non ci decideremo ad amare e a condividere. Quando noi avremo fatto questo, loro non esisteranno più, saremo tutti all’interno dell’uguaglianza e fratellanza universali.
Ecco allora che l’economia di comunione, scelta in libertà e praticata con amore, diventerà il frutto prezioso del cristianesimo incarnato.
Mario Mariotti



Lunedì 21 Novembre,2016 Ore: 22:00
 
 
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