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www.ildialogo.org "Il gratuito: più raro del diamante!",di Mario Marotti

"Il gratuito: più raro del diamante!"

di Mario Marotti

Io non ho mai capito, e qualcuno me lo dovrebbe spiegare, perché dove c'é' della povertà, delle disgrazie, cioè dei poveri, dei disgraziati, dei colpiti da malattie genetiche, cioè alla fine, dove c'é dell'umanità sofferente, umiliata, violentata, ebbene lì ci dovrebbe essere il Signore, la cui presenza, invece, per me, non può che essere dove ci sono la sérenità, la pace, il necessario e la gioia per tutti.
Il qualcuno che me lo dovrebbe spiegare mi direbbe subito che questo è scritto nel Vangelo e che è stato Gesù stesso, a dire che tutto il bene che noi faremo ai piccoli, ai poveri, agli scarti sarà come se lo avessimo fatto a Lui.
A questo punto il credente doc si riterrebbe soddisfatto della risposta, e porterebbe i propri pensieri a pascolare altrove. Io, invece, che mi sono reso conto che, in varie occasioni, nei Vangeli sono state messe in bocca al Signore delle parole che Lui mai avrebbe pronunciato, rimango perplesso. secondo la mia logica, che si inquadra nella teologia dell'Incarnazione, non solo tutto il negativo che esiste non è volontà di Dio come ci raccontano coloro che coltivano un concetto religioso di Lui, ma tale negativo, i poveri, i disgraziati, gli affamati, gli assetati, i malati e tutto il resto non manifestano la presenza, ma l'assenza o la negazione di Lui, e l'incompiutezza della creazione; ed é per questo che io non capisco perché il Signore avrebbe detto di essere presente in loro.
Nella logica dell'Incarnazione, infatti, il povero non è il frutto del destino crudele, ma il prodotto dell'omissione o del rifiuto ad incarnare amore e condivisione da parte di chi potrebbe e dovrebbe farle, cioè del ricco. Per questo motivo il povero è la conseguenza del nostro peccato di omissione, o rifiuto ad amare e condividere. Se noi avessimo fatto questo, lui non esisterebbe più in quanto povero; e noi e lui vivremmo una uguale condizione di fratelli di Figli di un unico Padre. Il negativo,quindi non è portatore della presenza, ma il prodotto dell'assenza dell'Amore incarnato, e quindi dell'assenza di Gesù.
Ci sono poi anche i limiti di una creazione che è ancora da portare a compimento, e anche questo avviene attraverso di noi. Gesù poi, cioè lo Spirito, cioè Dio, si trova nel profondo di noi stessi; e siamo noi le mani del Suo amore per il povero, l'affamato, l'assetato, il malato e via di seguito. La visione religiosa quindi va rovesciata: il Signore non é nel povero, ma in me che soccorro il povero.
Quando io amo e condivido, sono un figlio di Dio come il Signore, sono il Signore risorto che, attraverso di me, ama il povero e soccorre l'affamato e l'assetato.
Quando nei Vangeli viene riportato che è proprio Gesù a dire di essere in chi soffre, subisce ingiustizia e via di seguito, probabilmente il motivo per cui Gli sono state attribuite quelle parole é il fatto che il "gratuito" è l'oggetto più misterioso e più raro che esista sul nostro pianeta; ed allora il collocare il Signore nel povero da parte degli Evangelisti, dovrebbe spingere il prossimo a soccorrerlo in vista di un premio futuro. Se nel povero, nel malato, nel sofferente io so che è presente Gesù, e mi dà da fare per soccorrerli, alla fine ne avrò un premio, e quindi Lui sarà così riconoscente da accogliermi presso di Lui, nella casa del Padre.
Proseguendo nell'indagine e secondo quanto detto fin qui; potrebbe affacciarsi l'ipotesi che il povero in un certo senso sia escluso dalla presenza del Signore in quanto frutto, la sua condizione, dell'assenza di Lui incarnato. Non è così. Il Signore abita nel profondo di noi stessi, di tutti quanti, e quindi anche dei poveri; ed essi stessi, quando amano e condividono, si ritrovano ad essere il Signore che soccorre il povero, quando trovano un povero che lo sia più di loro o quando si trovano talmente poveri da non poter fare niente per gli altri poveri.
La presenza del Signore nel povero, quindi, diventa una presenza potenziale in quanto, come tutti, anche lui può amare e condividere; e al tempo stesso però anche un'assenza reale dovuta ad una colpa da parte nostra in quanto, avendo noi omesso o rifiutato di amare e condividere, l'abbiamo abbandonato nella sua condizione di povero.
Tutta questa riflessione può sembrare talmente complicata da spingere il lettore ad interrompere, ma il suo scopo include due preziosissimi messaggi: noi siamo le mani dell'amore di Dio per noi, e se non amiamo e mettiamo a punto gli strumenti per superare il negativo del creato si produce tutto il negativo che abbiamo sotto gli occhi e che stiamo subendo; e inoltre, perché l'amare ed il condividere siano perfetti, bisogna che si colorino della luce del "gratuito". Solo così saremo tralci perfetti della Vite, e come Lei gratuitamente ci ama, così noi gratuitamente dovremo amare.



Sabato 29 Ottobre,2016 Ore: 19:52
 
 
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