- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (452) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org LA FOLLIA DI DIO, DI ALBERTO MAGGI, IRROMPENELLA VITA DEL LOGOS, FATTO CARNE, DEL CRISTO DI GIOVANNI,di Carlo Castellini

LA FOLLIA DI DIO, DI ALBERTO MAGGI, IRROMPENELLA VITA DEL LOGOS, FATTO CARNE, DEL CRISTO DI GIOVANNI

CITTADELLA EDITRICE, PRESENTAZIONE E COMMENTO


di Carlo Castellini

Mi sto facendo un'idea sempre più precisa dell'autore di Montefano di Macerata, e mi dispiace di non averlo potuto conoscere prima, anche se lo avevo già collocato nella lista delle persone che avrei voluto conoscere o andare a trovare.
I suoi libretti, si fa per dire, tematici, per me e per tanti, credo, stiano diventando dei robusti e alti tralicci portanti fili di alta tensione intellettuale, emotiva ed etica; anche perchè la sua cultura biblica e teologica, cerca una sua urgente forma di attualizzazione, nella società civile, nella comunità ecclesiale, religiosa, cristiana, come suo logico corollario.
Giovanni illustra in maniera profonda, il mistero di Gesù di Nazareth, partendo dal Logos che era presso Dio; anche se Giovanni ha conosciuto, diversamente da Paolo di Tarso, da Marco,e da Luca, il Gesù in carne ed ossa; per cui la sua riflessione si basa su parole che ha ascoltato e gesti e azioni che lui ha visto e non cose sentite o ascoltate da altri, ma vissute ed elaborate in prima persona.
Anche se le parole di investitura ricevute dal Messia glorioso, ai piedi della Croce, ("Figlio, ecco tua Madre! Madre Ecco tuo Figlio"), lo hanno confermato con Maria, pilastro portante della primitiva comunità nascente di Gerusalemme, ma anche testimone di prima grandezza, di un Mistero più grande di lui.
Il Cristo di Giovanni non è facile da capire; ma l'autore te lo rende più accessibile grazie ad una competenza ermeneutica e una mediazione linguistica che non è solo sua; ma che si ricollega ad uno dei suoi grandi maestri e amici JUAN MATEOS, maestro indiscusso di altissimo valore, spesso ricordato da MAGGI come amico e maestro cui deve un grosso debito di riconoscenza.
Per questo il numero e le qualità delle citazioni, non sono mai esorbitanti, tali da scoraggiare il lettore curioso, che volesse andare oltre la lettura per cercare conferme o smentite. Ma vengono invece, riportate e ricordate, nella loro sostanza, nel segno cioè della loro natura di anticipazione o richiamo al Nuovo.
La lingua impiegata nei titoli dei vari capitoletti, è immediata immaginosa e avvincente, senza scadere nel banale; e ti facilita la comprensione del linguaggio dei segni messi in atto da Gesù, senza scadimento dalle prime alle ultime pagine, scritte con grande attenzione psicologica e pulizia linguistica anche per il lettore non erudito..
Di modo che rimani un po' sorpreso di fronte a questo discepolo, che Gesù amava, poichè ti fa scoprire un Gesù di Nazareth, fortemente giudeo, ma fuori dagli schemi culturali e religiosi del suo tempo; che si pone come persona uomo-dio, che abolisce e distrugge l'istituzione religiosa giudaica, che si definisce come mediatrice obbligata tra l'uomo, che Gesù è venuto a vivificare e il Padre suo, con cui è in rapporto vitale.
E gli argomenti, sono così urgenti, cogenti e conseguenti, che denotano l'accuratezza di prolungate ricerche di lessico, di lavoro di lima, di citazioni, con cui ha conseguito una singolare chiarezza di metodo espositivo e di limèidezza narrativa, che loro ( i biblisti di Montefano ),chiamano "lingua popolare".
Per questo motivo, libretti di questo genere, non conoscono spazi retorici, non avrebbero senso sia per la pregnanza dei contenuti, che per la precisione degli aspetti cosidetti secondari; e alla fine ci accorgiamo che il volume mette in mostra anche altre sintonie ed empatie, psicologiche, di tipo consequenziale: per l'emarginazione che i Nazarethani riservano per Gesù Messia, e da parte dei figli delle tenebre, è la stessa che ha subito il Vangelo di Giovanni nella storia della chiesa e della Tradizione; e in parte riservata anche all'autore di questo volumetto, pieno di luce, di buon senso evangelico, e sprizzante di simpatia umana e di amore alla Verità che libera.
Ma so anche, che in questa mia narrazione, non sono imparziale, perchè ho un debole per padre Alberto, che ha una sua simpatia umana non affettata, che non fa sconti a nessuno, non all'istituzione chiesa, ma nemmeno a sè stesso.
Infine, quando parla o scrive ALBERTO MAGGI, non parla o scrive solo lui: è come se fosse sempre in compagnia di JUAN MATEOS, di intelligenza indiscussa e di insuperabile competenza linguistica; ma anche emanazione di, quella spiritualità profondamente monastica ed ecumenica che irraggiava dalla persona, dalle parole e dagli scritti di GIOVANNI VANNUCCI, che ha dato il nome a questo centro di studi biblici, i quali vivono ancora in parte per la loro grande testimonianza umana, spirituale e elevatissima competenza scritturistica. Ha usato l'atifizio delle domande, a mo' di intervista per rendere più agevole la lettura.(CARLO CASTELLINI).
PRESENTAZIONE.
Anche il Vangelo di Giovanni, in passato, fu annoverato in passato trai vangeli canonici.
Ma a detta di molti, la Chiesa commise un errore. Il linguaggio e la riflessione teologica di Giovanni, ben diversa da quella degli altri evangelisti, (oggi diremmo non schierata, Ndr), suscitò una certa diffidenza, perchè evidenzia una radicale opposizione ad ogni forma di istituzione religiosa, fu accolto invece dagli eretici samaritani, e questo fatto, rese ripugnante per i Giudei, la comunità scaturita dal Vangelo di Giovanni, e riusciva sospetta agli occhi della Chiesa nascente".
Addirittura sotto il pontificato di papa ZEFIRINO (119-217), il prete romano GAIO, attribuì il Vangelo di Giovanni all'eretico CERINTO.
E COME SI SPIEGA QUESTO?
"Infatti il più antico commento al vangelo di Giovanni, è fatto risalire a ERACLEONE, un discepolo di VALENTINO, fondatore di una conosciuta setta gnostica. Singolare destino quello riservato al vangelo di Giovanni, perchè fu accolto da eretici e gnostici, ma fu visto con diffidenza dai circoli ecclesiastici, più ortodossi; perchè sospettavano che fosse un vangelo antiistituzionale, che prendeva le distanze dalla struttura gerarchica, che andava formandosi nella chiesa".
MA PERCHE' QUESTA DIFFIDENZA VERSO IL VANGELO DI GIOVANNI?
"La comunità di Giovanni è infatti formata da "un gregge", da un "Pastore"; l'esistenza della comunità dei cristiani (gregge), contiene in sè la presenza del Signore (Pastore); e forma il nuovo santuario da cui si irradia l'amore di Dio per tutta l'umanità".
E QUAL E' IL COMPITO DI QUESTA COMUNITÀ SANTUARIO?
"E' quello di andare incontro a coloro che sono stati scacciati dall'istituzione religiosa e di accogliere, quanti, per la loro condizione si sentono indegni di avvicinarsi al Signore". A tutto costoro, il Signore e il suo gregge, fanno risuonare la parola del Pastore, che invita ad unirsi in un'unica comunità, nella quale, i componenti non sono servi del Signore, ma suoi amici, fratelli tra loro, e tra loro vige un solo comandamento, quello dell'amore vicendevole".
UN VANGELO DI QUESTO GENERE FU RITENUTO.......
"....poco idoneo a disciplinare la vita dei credenti (più adatto quello di Matteo, non per nulla considerato "Vangelo della Chiesa", Ndr); quello di Giovanni fu considerato invece "vangelo spirituale", già verso il 200 da CLEMENTE DI ALESSANDRIA, come ci fa sapere EUSEBIO DI CESAREA nella sua Stporia della Chiesa. Un vangelo adattoper quanti sono attratti dalle cose del cielo e non per quelli che si sporcano le mani con le cose della terra".
CON QUALI CONSEGUENZE?
"Così che il Vangelo di Giovanni fu accompagnato nei secoli, dalla nomea di un'opera difficile, riservata come momento per le persone spirituali. E si neutralizzava così l'impatto deflagrante che questo vangelo può provocare nella vita dei credenti conducendoli alla piena libertà":
E ADESSO CHE ARIA TIRA NELLA CHIESA PER IL VANGELO DI GIOVANNI?
"L'emarginazione nella vita della Chiesa del Vangelo di Giovanni continua tuttora. Infatti a differenza degli altri vangeli, questo non ha un suo anno liturgico, ma viene offerto solo qualche frammento, in maniera incompleta e lacunosa".
NON SI CAPISCE PERCHE'?
"In questo vangelo, la comprensione di Gesù viene formulata nella maniera più profonda del Nuovo Testamento". Se infatti gli evangelisti presentano Gesù come figlio di Dio, Giovanni è l'unico che attribuisce il termine Dio a Gesù".
PUOI SPIEGARTI CON PAROLE PIÙ FACILI?
"Per Giovanni Gesù non è eguale a Dio, ma Dio è eguale a Gesù. (Cioè il punto di partenza e il punto di arrivo è Gesù, Ndr).
MA L'EVANGELISTA CON QUESTO COSA CI VUOL FAR CAPIRE?
"L'evangelista invita il lettore a sbarazzarsi di ogni immagine o concezione di Dio che non trovi riscontri nella figura di Gesù, nella sua vita e nei suoi insegnamenti".
E LE IMMAGINI, IDEE E CONVINZIONI CHE CI SIAMO FATTI DI DIO?
"Ogni immagine di Dio nata dalla tradizione religiosa dalla spiritualità che non coincide con Gesù va eliminata, in quanto incompleta, limitata e falsa".
MA ALLORA QUALE DIO CI RIVELA GESÙ DI NAZARETH?
"Il Dio che Gesù ci rivela non si può conoscere attraverso la dottrina, ma mediante le sue opere. L'unico criterio di divinità del Cristo sono le sue opere. Le stesse del Padre. E le opere di Gesù sono tutte a favore dell'uomo, della sua vita, e della sua felicità".
CON QUALE METODO E TESTI CI DICE QUESTO?
"Attraverso le tematiche della Creazione (Genesi), e della Liberazione (Esodo), Giovanni presenta Gesù come il pieno compimento delle speranze dell'antica alleanza. Il Cristo viene inffatti annunciato come pienezza di vita e di luce. Nella sua opera l'evangelista presenta un crescendo di questa vita e di questa luce, che illumina ogni uomo, attraverso opere che restituiscono, comunicano ed arricchiscono la vita di ogni persona, indipendentemente dalla sua condizione morale e religiosa".
MA PERCHE' PARLI DI FOLLIA DI DIO? DISCORSO DURO ANCHE PER NOI OGGI.
"Per l'evangelista la Legge di Dio non può manifestare la ricca realtà di un Dio che è amore e l'amore non si può esprimere attraverso le leggi, ma solo con opere che comunicano vita alle persone. Tra l'Amore del Padre e la legge di Dio non è possibile alcuna conciliazione".
PER QUALI MOTIVI? PUOI CHIARIRE?
"Per Gesù, la legge invocata dai capi del popolo, non è che un vuoto contenitore che nasconde la pretesa di dominio e di potere da parte delle autorità religiose: la prova è che essi non invocano mai la Legge divina a favore degli uomini, ma sempre a proprio esclusivo vantaggio". "La Legge di Dio viene adoperata dai capi religiosi per difendere traballanti teorie spacciate per volontà divina, per opprimere e spadroneggiare sul popolo che non può permettersi di avere altra opinione che non sia quella da loro espressa".
INFATTI GESÙ NON SI RIFÀ MAI ALLA LEGGE DI DIO MA SEMPRE ALL'AMORE DEL PADRE.......!?
"In nome della Legge, fosse pure quella divina, gli uomini, possono far soffrire e anche uccidere gli uomini, in nome dell'amore del Padre, si può solo alleviare la sofferenza e restituire vita ad ogni persona".
MI SCANDALIZZA SEMPRE IL COMPORTAMENTO DELLE AUTORITÀ!!
"Le autorità avrebbero potuto tollerare un profeta riformatore, delle istituzioni religiose, un inviato da Dio per purificare il tempio, il sacerdozio, il culto e la tal punto che neppure i fratelli credevano in lui, e abbandonato da gran parte dei suoi seguaci, per le autorità giudaiche Gesù è solo un pazzo, un ossesso". "L'accusa dei capi del popolo, che Gesù fosse un samaritano, non racchiude solo il disprezzo in quanto nemico di Dio (indemoniato), e del popolo (samaritano)".
E ALLORA?
"Solo un matto, una samaritano, indemoniato, poteva infatti denunciare i capi religiosi quali figli del diavolo e assassini per auspicare la fine dell'istituzione religiosa che si credeva voluta da Dio stesso". -------"I mortali avversari di Gesù, figlio di Dio, saranno proprio i capi religiosi, coloro che hanno fatto della religione il sistema per appagare
le proprie frustrate ambizioni e di Dio il piedistallo al proprio desiderio di prestigio".
QUALE CONCLUSIONE?
"Il vangelo di Giovanni non termina con una conclusione, ma con un invito che è il germe per un nuovo inizio. Quel che è stato scritto e offerto dall'evangelista, è frutto dell'esperienza della sua comunità. Ora accogliendo questo vangelo, la buona notizia di Gesù, ogni comunità cristiana è chiamata a scrivere la sua, e farsi buona notizia per tutti gli uomini". (Carlo Castellini).



Lunedì 27 Giugno,2016 Ore: 22:05
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info