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www.ildialogo.org "Riflessioni sul Crocifisso".,di Mario Mariotti

"Riflessioni sul Crocifisso".

di Mario Mariotti

Non sarebbe male, quando ci troviamo davanti ad un'immagine del Crocifisso, o a quei crocifissi lignei che vengono esposti il venerdì santo, o a quelli che sono collocati sugli altari delle nostre chiese, se noi ci mettessimo a riflettere sul significato di quello che è davanti ai nostri occhi. La sequenza potrebbe essere questa: Chi è; chi è stato; perché? Sul "chi è", nessun dubbio, dei credenti: è Gesù, il Figlio di Dio fattosi uomo e venuto ad abitare fra noi. Anche sul "chi è stato a crocifiggerlo" non dovrebbero sorgere dei dubbi; perché il soggetto è preciso: sono stati i sacerdoti del Dio di Mosè a farlo. Ma è rarissimo che i credenti si pongano il problema di individuare gli autori. Sul perché, invece, sorgono i problemi. Fino ad oggi ha largamente prevalso la visione religiosa del "perché", ma nella zucca di qualcuno si vanno affacciando altre ipotesi che potrebbero avere delle implicazioni dirompenti rispetto al comune sentire dei credenti stessi.
Partiamo dalla visione religiosa: l’evento tragico è stata volontà del Padre, che si placa e perdona i nostri peccati attraverso il sacrificio del Figlio; quest'Ultimo è l'Agnello di Dio che toglie peccati del mondo, è l'Uno che paga per tutti; la crocifissione è un suicidio assistito, per il quale bisogna ringraziare sia i sacerdoti del Dio di Mosè, che la manovalanza romana perché lo hanno reso possibile e concretizzato sul Golgota; la croce è simbolo dell'ubbidienza del Figlio al Padre, della condizione esistenziale umana, che deve passare per le croci della sofferenza, della vecchiaia, della morte; è il riassunto del significato del mondo: la redenzione, la salvezza, la vita eterna, passano per la sofferenza della croce.
Ora passiamo alle altre ipotesi sul "perché" e sul significato. L'evento tragico non é affatto volontà del Padre, che non vuole né essere placato né essere pregato, perché Lui ci ama di amore incondizionato; Lui la crocifissione del Figlio, che è un assassinio, non la vuole, ma la deve subire; il Figlio non è l'Agnello di Dio o il Salvatore, ma il Paradigma, il Modello dei giudizi, delle scelte e dei comportamenti che, se adottati da noi, tolgono le croci dal mondo e lo riempiono d'amore; la crocifissione è un omicidio operato su mandato dei sacerdoti del Dio di Mosè perché costoro avevano capito che quello che il Signore diceva e faceva avrebbe chiuso il loro futuro di sfruttamento della Verità per averne prestigio, ricchezza e potere.
La croce è simbolo della cattiveria e della crudeltà del potere, che non serve, ma si serve della Verità per sacralizzare sé stesso ed il proprio accumulo; non è simbolo della condizione esistenziale umana, esposta alla sofferenza, alla vecchiaia ed alla morte; ma della sofferenza, della violenza, della crudeltà che si incontrano se ci si impegna a trasformare il mondo per farne una casa dove tutti possano fruire del necessario e della gioia.
Queste due letture radicalmente diverse e contrastanti, sono esemplificate chiaramente dai due diversi modi di concepire la Pasqua. I credenti vedono in Essa un miracolo sul quale fondare la loro speranza di sfuggire alla morte nell'al di qua, e di passarsela bene nell'al di là; secondo l'altra lettura dell'evento, la Pasqua non è un miracolo, ma un compito nostro, perché siamo noi i soli che possono far rivivere il Signore nella concretezza storica; perché solo noi possiamo incarnarlo attraverso il nostro amare e condividere; perché solo noi possiamo essere Suoi genitori per farlo risorgere, esistere ed operare,al fine di costruire il mondo secondo Amore.
Provo a concludere con la seguente ipotesi: forse non si è tanto lontani dalla Verità se si riassume il significato-messaggio, che si può evincere dal Crocifisso, in questo modo: Dio è Spirito ed è Verità; quando la Verità di Dio prova ad incarnarsi fra noi, viene soffocata e crocifissa dalle nostre verità, fra le quali anche quelle delle varie religioni, che pensano di essere la Verità, e vedono, nella Verità di Dio una bestemmia delle loro verità.
Non va dimenticato che chi riteneva sé stesso detentore della Verità, i sacerdoti del Dio di Mosè, accusò il Signore, la Verità di Dio incarnata fra loro e fra noi, proprio di blasfemia, di bestemmia, e per questo Lo fece uccidere; sulla croce.
Questa per me non è soltanto un'ipotesi, ma il significato che noi possiamo dare a ciò che accade nella storia umana, nella quale il lento e faticoso progresso verso la Verità, che a sua volta equivale alla Giustizia, all'Egualitarismo, alla Solidarietà, viene sistematicamente ostacolato e violentato dai ricchi e dai potenti, che da quando mondo è mondo la inchiodano, la violentano, la trasformano e la usano per sacralizzare sé stessi, la loro verità.
Ora, perché questi ultimi non l'abbiano vinta loro per l'eternità, bisogna che noi, con le nostre scelte, giudizi, comportamenti ci decidiamo finalmente a fare di noi stessi la resurrezione del Signore. Se accadesse questo, sarebbe l'unico e vero, miracolo possibile; però esso passa solo dalle nostre mani, ... solo noi possiamo esserne gli autori... solo noi possiamo far rivivere il Signore, che è la Verità.



Sabato 14 Maggio,2016 Ore: 19:22
 
 
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