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www.ildialogo.org Io non ho paura,di Mario Mariotti

Io non ho paura

di Mario Mariotti

Ho davanti a me la foto di un piccino ospite del reparto di oncoematologia pediatrica dell'Ospedale S.Orsola di Bologna.
Vorrei che i miei lettori lo potessero vedere. Il bambino sembra avere cinque o sei anni, ma potrebbe averne di più, perché non ha capelli e può sembrare più giovane di quanto non lo sia veramente. Vorrei che i miei lettori potessero vedere il suo sorriso, che è accompagnato dalla scritta: Io non ho paura. Il sorriso è pensoso, profondo; gli occhi fanno trasparire la determinazione che, sua volta, ispira il sorriso. Lo sguardo è sereno; al tempo stesso triste, al tempo stesso interrogativo, al tempo stesso serio, pensoso. “Non ho paura”, non voglio aver paura; posso fidarmi a non aver paura? Sì, puoi, devi fidarti a non aver paura: sei piovuto nella terra dei viventi fra i viventi che lottano per vivere, e la determinazione del tuo sguardo è una terapia più che necessaria per mantenere saldo il filo della vita, la paura che abita in tè vorrei prendermela tutta io e aggiungerla alla mia, che è enorme, che incombe, che preme, che insiste, che non riesco a rimuovere, che è sempre sul punto di travolgermi, perché provo ad immaginarmi a mettermi dalla tua parte, a farmi carico della tua situazione, a mettermi dietro la retina dei tuoi occhi.
Ed eccoci, allora, davanti al mistero della vita, ad imporre a noi stessi di non avere paura, a sorridere davanti a lui, al mistero della vita, col sorriso velato di tristezza e al tempo stesso interrogativo sul futuro, e determinato a resistere......
La situazione mi provoca, mi spinge a riflettere, a cercare un senso che dia senso al non senso del dolore innocente, al dolore delle piccole vite. Ed ecco una sequenza di pensieri che mi ribollono dentro, e cercano di organizzarsi per trovare delle risposte e che rimangono il più delle volte delle domande che si ripresentano e mai diventano risposte.
Prendiamo il piccino che ha imparato a dire che non ha paura; prendiamo Dio creatore responsabile anche del piccino; prendiamo me, che da quando ho cominciato a capire qualcosa mi sono sempre arrovellato per cercare risposte al dolore innocente. Posso dire una cosa che viene dal più profondo di me stesso: non posso pensare al piccino che cerca di sorridere da una parte, e al Dio onnipotente e buono della religione dall'altra. Il primo starebbe ancora scontando le conseguenze di una creazione inquinata dal peccato di Adamo ed Eva; il Secondo riuscirebbe a tenere separata la sua bontà dalla sua onnipotenza, e riuscirebbe a resistere alla compassione per il piccino aggredito dal cancro senza intervenire.
L’ho già scritto in altre occasioni: se Dio si configurasse in questo modo, non sarebbe il mio Dio, e il mio paradiso sarebbe l'inferno pur di non averlo, questo Dio, davanti agli occhi.
Voglio, mi piace, non posso vederla in modo diverso: il piccino è di fianco a Dio, Dio è dalla sua parte, è buono ma non onnipotente, soffre come il piccino, si sforza di sorridere come fa il piccino, ha in comune con lui la tristezza e la determinazione a non accettare la situazione come irreversibile, sta dicendo a me di aiutarlo a gridare la Sua non-onnipotenza, sta dicendo a me che la creazione è ancora un cantiere, e che lo scopo della nostra vita è quello di portare a compimento un mondo senza dolore, senza i reparti di oncologia pediatrica, senza la sofferenza indotta dall'egoismo e dalla cattiveria degli uomini, senza la grande favela del Sud, dove il piccino muore ancora per mancanza di uno spicciolo. E tu, papa Francesco, piantala di presentanti col millantato credito della religione, che chiede preghiere e promette miracoli e salvezze che restano in perpetuo solo virtuali.
Spiega ai credenti come Dio, che è laico, interviene nella storia degli uomini, per portare loro il necessario e la gioia. Spiega che l'unico e vero miracolo è la vita, e che gli altri miracoli li fanno gli uomini quando, amando e condividendo, impegnandosi nella ricerca, nella scienza e nella solidarietà che ne metta in comune i frutti, i risultati, i successi fanno dei miracoli che, come ha detto i Signore, sono più grandi dei Suoi. Spiega ai credenti che noi siamo le mani dell'amore di Dio per noi, e che il suo amore per noi passa solo attraverso di noi.
Tu ci inviti continuamente alla preghiera: dimostri in questo modo di non conoscere Dio e di non credere in Gesù che ci ha detto che Lui ci è padre. I padri-madri tutto quello che possono fare lo fanno senza bisogno di essere pregati, perché lo fanno per amore; inoltre non trattano le proprie creature concedendo una grazia ad uno e non concedendola ad un altro; inoltre non cambiano idea per l'insistenza delle preghiere; e, infine, si indignano se uno li accredita di poter fare quello che possono fare solo coloro che li stanno pregando. É Gesù a dirci che Lui ha resuscitato Lazzaro, ma che gli antibiotici: hanno impedito a milioni di persone di fare la fine di Lazzaro. É Gesù a dirci che i risultati della scienza, i progressi della medicina le terapie antidolore, i trapianti, le vaccinazioni, sono gli strumenti messi a punto dagli uomini per rendere efficace l'amore, cioè per rendere presente ed operativo Lui stesso nella terra dei viventi. É Gesù a dirci che, quando noi amiamo e condividiamo, siamo Suoi genitori come Maria, siamo "corpus Domini" come Lui, siamo le mani del Suo amore per noi.
E il dolore innocente, allora, si rivela avere un unico scopo: quello di determinarci a costruire un mondo senza dolore; quello di costruire un mondo senza i reparti di oncologia pediatrica, senza le malattie genetiche, senza il cancro e tutto il resto. Prova a riflettere, caro Papa, su questo messaggio, e prova ad approfondire la tua conoscenza del laico Gesù.
I risultati potrebbero essere stupefacenti: liquidazione del Vaticano perché peccato storico scandaloso; riconversione dello IOR in Banca Etica; la catechesi come educazione civica; il lavoro come condizione eucaristica; i presbiteri laici ex sacerdoti a organizzare i poveri contro il capitalismo, il mercato e la competizione, cioè a far i sindacalisti; il superamento delle religioni, che dividono il genére umano; la "Laica Sede" come centro di coordinamento internazionale delle iniziative per creare finalmente un mondo fraterno, un'economia di comunione, un futuro senza ricchi e poveri, senza servi e padroni, dove tutti possano sperimentare il necessario e la gioia.
Ecco allora, in quel futuro, lo sguardo del bambino che non ha paura, senza più tristezza senza le ombre della possibile tragedia che incombe, con la serenità è la gioia di essere entrati in un mondo d'amore.
Mario Mariotti



Mercoledì 09 Settembre,2015 Ore: 19:57
 
 
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