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www.ildialogo.org SULLA COMPETENZA RELIGIOSA DEI SEDICENTI LAICI,di Giovanni Varanelli

SULLA COMPETENZA RELIGIOSA DEI SEDICENTI LAICI

di Giovanni Varanelli

Se “nulla è impossibile a Dio”, ( se non fosse così, che Dio sarebbe?), come afferma il Vangelo, che forse i laici non hanno letto interamente, o con la dovuta attenzione, significa che l’onnipotenza di Dio non può ritenersi condizionata alla condivisione della logica umana, per trascenderla d’incensurabilità nella distribuzione dei Suoi doni, senza doversi attenere alla moda che potrebbe farLo sembrare medievale, per niente in linea con la mentalità moderna, e senza violare criteri di giustizia con la creazione dei privilegiati; se non volesse incorrere in detti inconvenienti, appiattirebbe il miracolo, o favore, come qualcuno ritiene, di razionalità umana, rendendolo uguale per tutti, come di un diritto.
Dispensando il Suo, Egli non arreca torti, essendo Suo scopo, com’è rivelato dalle Scritture, assicurare a tutti la via del Cielo, non l’uguaglianza dei godimenti terreni, solo strumentali alla prima, anzi un “sovrappiù”; pertanto, ciò che per l’uomo può essere di estrema importanza, per Lui è solo un bene da usare come mezzo, e con rendiconto. D’altra parte, il valore delle cose è determinato da Dio, secondo quanto valgono al Suo cospetto per sempre, senza variare di valore nel tempo, in adeguamento alla circostanze, l’uomo può solo indicare la loro utilità nel tempo, ritenendole suscettibili di continua variazione. Se il miracolo, o favore, fosse per tutti, diventerebbe un’operazione matematica per la quale non ci sarebbe bisogno di intervento divino, e la stessa vita sarebbe diversa, mentre Dio cesserebbe di essere tale.
Essendo questo ragionamento inconcepibile alla logica umana, questa, conseguentemente, ha escluso il miracolo, o favore (roba da medioevo!), dall’agiografia, e persino dallo stesso Vangelo, riportando qualsiasi evento al naturale umano. In tal modo si riduce l’onnipotenza divina, per sua natura libera, in quanto non soggetta ad alcun codice comportamentale, alla modesta capacità umana, dovendosi adattare ai tempi. Il Vangelo, così, diventa un codice sociale, sul quale tutti possono convenire, per cui, come affermava Benedetto Croce: “tutti non possiamo non definirci Cristiani”, senza tener conto che scopo primario del Vangelo è di favorire la salita al Cielo attraverso l’amore di Dio “ con tutte le forze”, eseguendo i Suoi comandamenti, il più alto codice di morale umana, oltre che sociale.
Concedendo il miracolo, o favore, a chi ritiene, Dio compie atti che suscitano gratitudine, dà il gusto della sorpresa, se non del premio, e tiene legati a Sé con la preghiera, come appunto richiede il Vangelo, nel nostro interesse visto dall’alto, che coincide con il regno di Dio e la Sua giustizia. D’altra parte, non essendo la Sua condotta condizionata, del Suo operato non risponde ad alcuno, essendo Lui legislatore per gli altri, non per Sé.
O si crede nell’esistenza di Dio (non Quello dei filosofi, ma della Bibbia), e che anche Gesù è Dio, ed allora il Vangelo va attuato in ogni sua parte, attraverso l’amore a Dio e poi al prossimo come a se stesso; o non si crede, ed allora il Vangelo, che ha segnato il cammino storico in millenni, incidendo sulla storia universale e nella condotta personale, non è altro che un testo di sociologia o filosofia al quale si deve l’attenzione che si dà agli analoghi libri, letteratura per gli addetti ai lavori.
Pertanto, sembra assurda l’ingerenza dei laici sui temi religiosi, come si ostina a proporci la nostra televisione, in quanto costoro, nei loro interventi, hanno per scopo di ridurre i temi religiosi in sociologia.
E’ vero che per curarsi bisogna recarsi negli ospedali, ma questi respingono o non accolgono i casi disperati, sui quali può operare solo la mano divina, per cui l’unica speranza è recarsi ai santuari per ottenere le finora “inspiegabili” guarigioni, come l’esperienza continuamente dimostra.
Filosofia e scienza possono rendere scettici, ma non cancellare l’idea di Dio che è fondamento della vita intima, parallela, se non guida, alle congiunture pratiche della vita. Tuttavia l’interessamento dei laici ai temi religiosi, anche se trattati senza competenza, valga a spingerli sulla soglia della fede che, da dono, può diventare conquista logica, smettendo di condizionare Dio a quello che essi ritengono ingiusto comportamento.
Per Dio non esiste il tempo, ma l’eternità, e se anche essi si aprono all’eternità, senza limitarsi alla attualità delle contingenze, avranno della vita una concezione più profonda, più umana e più divina.
Giovanni Varanelli



Lunedì 22 Giugno,2015 Ore: 18:15
 
 
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