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www.ildialogo.org Anche oggi sembra una bestemmia,di Mario Mariotti

Anche oggi sembra una bestemmia

di Mario Mariotti

Io sono di formazione cattolica. Mi era stato insegnato che l'unico figlio di Dio, l'Unigenito, era il Signore. Anche noi uomini eravamo suoi figli, ma solo nel senso di sue creature discendenti dai nostri progenitori, Adamo ed Eva. All'interno di questa formazione mi riusciva difficile capire il perché i sacerdoti del suo tempo avevano fatto assassinare Gesù. "Il figlio dell'Uomo è venuto non per essere servito ma per servire", "Il sabato è per l'Uomo", cioè la religione non è per servire Dio, ma per servire l'uomo; questi enunciati indubbiamente mettevano in crisi la casta sacerdotale, che insegnava ai credenti che essi erano sudditi, che lei stessa era accreditata del potere di mediazione fra loro e l'Altissimo, che si ingrassava in modo indegno nel pio esercizio della propria mediazione con le offerte dei Fedeli. Tutto questo però, era ancora poco.
Quello che fece scattare la decisione di mettere a tacere per sempre il Signore fu la sua affermazione che Dio era suo padre. La casta ululò che stava bestemmiando, ed ecco la sua condanna a morte, riservata, a quel tempo, non solo a chi bestemmiava, ma anche a coloro che raccoglievano legna di Sabato, secondo la legge di Mosè.
Secondo la mia sensibilità capivo che i sacerdoti si potevano incavolare se uno diceva loro che erano loro stessi a dover servire i credenti e non viceversa, ma trovavo strano che considerassero bestemmia l'enunciato del Signore che diceva che Dio era suo padre. Dio non era forse il Padre di tutti noi? Perché considerare questa verità una bestemmia? Oggi mi sembra di capire il perché, per i sacerdoti era una bestemmia, e provo a chiarirlo per me e chi vorrà seguire il mio ragionamento, che rientra perfettamente nella logica aristotelica, che è laica ed è a disposizione di tutti coloro che vogliono mettere in esercizio la parte razionale della propria zucca. Quando Gesù dice, a chi gli chiede chi sono i suoi genitori e i suoi fratelli, che chi fa la volontà del Padre gli è padre, madre, fratello e sorella, sta dicendo una verità estremamente rivoluzionaria.
La volontà del Padre, infatti, è che noi amiamo e condividiamo: chi ama e condivide si trova ad essere padre di Gesù; il padre di Gesú è Dio; chi ama e condivide è Dio che sta generando Gesù, la cui sostanza è l'Amare e Condividere. Ecco allora che il Padre non ha un Unigenito, ma ha per
figli tutti coloro che amano e condividono. Questi ultimi, cioè noi, nel momento in cui lo facciamo, di amare e condividere, siamo figli del Padre come il Signore, e noi stessi padri di Lui. Ecco, allora, che si chiarisce il meccanismo dell’Incarnazione: Dio è Spirito, lo Spirito è amare e condividere; noi siamo il tempo ed il luogo attraverso cui lo Spirito opera nel mondo, per trasformarlo secondo sé stesso, cioè per costruire il Regno dell'amore tutto compiuto in tutti.
Ecco allora che noi siamo il confine fra lo Spirito e la materia, fra Dio e il mondo; che noi siamo il Suo corpo, le Sue mani quando Lo facciamo esistere, quando Gli diamo vita amando e condividendo. Ecco infine, che salta la distinzione sacro-profano, perché la dimensione della realtà è una sola, quella laica, che vede noi stessi essere "corpus Domini", e materializzare Dio nel mondo amando ogni creatura e condividendo con lei il necessario e la gioia.
Se poi uno non crede in Dio, e invece di usare l'idea di Dio usa quelle di Giustizia, Uguaglianza, Fraternità, nella sostanza non cambia niente, dato che il binomio credenti-atei perde il suo senso, e l'importante, il determinate, è che noi stessi incarniamo o Dio, o la Giustizia,o la Solidarietà, o la Fraternità nei nostri rapporti con gli altri viventi, tutti quanti, come noi stessi, esposti al dolore, alla paura della morte, al desiderio di affetto, di amore. A questo punto balza evidentissimo il motivo per cui i sacerdoti decisero di far morire Gesù! Con Lui sarebbe finita la religione, la mediazione della casta, la mistificazione dei figli trasformati in sudditi e servi, lo sguardo rivolto al cielo e non alla terra, il senso stesso del peccato contro Dio, che nella sostanza si rivelava essere male fatto dall'uomo ai danni dell'uomo.
Niente mediazione, perché fra padri e figli non ci vuole mediazione; niente adorazione, perché al Padre niente gliene cale, come di tutte le liturgie e di tutti i sacrifici che Lo fanno incavolare perché rivolti a Lui e non ai destinatari del Suo amore, cioè alle creature della terra dei viventi; niente ringraziamenti a Lui, ma a coloro che sono stati strumento del Suo amore per noi; niente, soprattutto, preghiera, perché noi siamo la Sua risposta, quando amiamo e condividiamo, a quello per il qua le Lo stiamo pregando.
Quello che all'inizio della riflessione io ho detto che facevo fatica a capire, i sacerdoti, scribi e farisei del tempo di Gesù e di tutti i tempi lo capirono e lo capiscono subito e benissimo. La logica aristotelica si vede che fa parte del loro DNA.
Ed ecco, infine la loro astuzia luciferina: non solo fecero assassinare per procura Colui che metteva a rischio il loro futuro come casta sacerdotale, ma Lo trasformarono, dopo averlo fatto morire, in religione, nell'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, nell'Uno che paga per tutti, soffocando in questo modo il "nuovo di Dio", tornando alla logica veterotestamentaria del sacrificio, trasformando loro stessi da assassini a benemeriti dell'umanità, in quanto strumenti provvidenziali necessari al sacrificio-suicidio di Colui che ci portava la verità rivoluzionaria della nostra collocazione in Dio e della nostra potenzialità ad essere, quando amiamo e condividiamo, mani di Lui.
La mistificazione continua; la verità rivoluzionaria dell'annuncio che Dio ci é Padre rimane nascosta ed inesplorata, oppure considerata una bestemmia ieri ed anche oggi; le religioni continuano a dividere i cittadini del pianeta; il sacro continua ad alienare il prossimo; la laicità fraterna e solidale, di cui il Signore è paradigma rimane un'utopia lontana. Eppure ormai sono xx secoli che è sotto i nostri occhi! Quando amiamo e condividiamo, facciamo onestamente e professionalmente il nostro lavoro, ci impegnamo per il bene comune, noi siamo il Risorto, noi -siamo in Dio in quanto mani di: Lui, e il Regno passa per il nostro impegno a costruirlo.
Ma questa é una pesante responsabilità. Meglio la favola della religione, la liturgia, la preghiera. Si fa meno fatica......
Mario Mariotti



Domenica 14 Giugno,2015 Ore: 12:19
 
 
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