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www.ildialogo.org "Il problema non è Dio, ma l'uomo".,di Mario Mariotti

"Il problema non è Dio, ma l'uomo".

di Mario Mariotti

Dio, se c'è, avrà sicuramente autocoscienza di sé stesso, saprà bene chi è Lui stesso, cosa sta facendo, cosa desidera, cosa vuole fare. Il problema, non è Lui, ma è l'uomo, che pensa di conoscerlo, di conoscerne la volontà, di sapere che tipo di rapporto deve instaurare con Lui per captarne la benevolenza. E allora abbiamo l'Altissimo che, agli inizi della storia umana, si placa col sangue innocente, persino con quello di bambini; poi si accontenta di quello degli agnellini; poi si mette il cuore in pace mandando il proprio Figlio a farsi ammazzare per offrire all'uomo la possibilità di riconciliarsi con Lui stesso. Poi abbiamo sempre l'Altissimo che sottende con la sua volontà a tutti gli eventi, positivi e negativi, che si verificano nel mondo.
Ha creato l'uomo, i batteri che lo torturano, i virus che lo fanno morire; l'opera delle sue mani, cioè il nostro pianeta, è bellissima, ma imperfetta, e a farle compagnia ci sono i terremoti, i maremoti, le alluvioni, le glaciazioni, le eruzioni, i bradisismi ed altre cosette. Mentre Lui si riposa il settimo giorno, e contempla l'opera uscita dalle sue mani, si accorge che essa è una giungla nella quale la vita degli uni implica la morte degli altri, ma si mette tranquillo perché tutto il positivo e tutto il negativo sono contingenti, sono provvisori, servono per mettere alla prova l'umiltà, l'ubbidienza, la rassegnazione delle proprie creature, in vista di un loro ritorno nella casa del Padre, presso di Lui.
La realtà, allora si presenta in questo modo: Dio in sé, sempre che ci sia, quello che è lo sa Lui stesso, ma il problema enorme sono gli uomini, che lo concepiscono nella loro testa nei modi sopradescritti, e in molti altri che caratterizzano le varie religioni; e dopo credono che Lui Sia come loro pensano che sia. il modo di concepirlo, all'inizio della storia umana, era allucinante; poi la sensibilità e la razionalità degli uomini sono aumentate e così si è modificato il loro concetto di Dio e si sono modificate le conseguenze derivanti dal loro modo di concepirlo.
Le Crociate ed i roghi degli eretici non passano più. Ecco quindi allora che il problema non è affatto Dio, la cui, conoscenza da parte degli uomini non può mai essere esaustiva perché Lui, se c'è, è sempre di più, e resta sempre inaccessibile a noi; ma il problema dei problemi è l'uomo, sono la sensibilità e la razionalità dell'uomo, perché la presenza e la operatività di Dio nella storia umana dipendono proprio dal modo in cui l'uomo stesso Lo concepisce , e dalle conseguenze che ne derivano. Tale problema io lo vivo moltissimo, perché il mio modo di pensare Dio si è radicalmente modificato nell'arco della mia vita, partendo dal Dio religioso e arrivando al laico Gesù, e questa evoluzione mi ha fatto vedere i limiti di quello che io pensavo fosse assoluto, fosse la Verità, e di quello che facevo, di come mi comportavo.
La mia evoluzione dal credere al fare, dal pregare Dio al cercare di essere Sua mano a soccorrere le sue creature in difficoltà, prede del bisogno e della sofferenza, ha modificato il mio modo di vivere e di scegliere, più cerco di crescere in sensibilità, razionalità, coerenza, più mi accorgo della mia alienazione passata, e della sofferenza e dolore che la mia opacità, presunzione, sicurezza e buona fede provocavano quando non avevo ancora capito quello che in seguito mi si sta rivelando chiaro. É vero che le cavolate, che il male che ho fatto, che la sofferenza che ho provocato, le ho fatte in buona fede, anzi pensando di essere coerente essendo nel giusto; ma questo: non toglie che le cavolate fossero, cavolate, e la sofferenza indotta fosse sofferenza. Questo però mi fa capire una cosa fondamentale: che Dio, se c'è, interviene nella storia umana solo attraverso la sensibilità, la razionalità e la coerenza dell'uomo. Lui-Spirito e l'uomo Suo corpo sono una cosa sola in
rapporto all'evoluzione di una realtà, il nostro mondo, che ha un estremo bisogno dell'incarnazione di Dio-Spirito, della presenza della compassione, della giustizia, dell'amore e della condivisione nella terra dei viventi.
Ero stato educato a credere che Dio fosse sotteso a tutto, e che tutto fosse Sua volontà, e questo mi deresponsabilizzava: Uno doveva pregare, poi affidarsi alla bontà del Padre. Questa, per me oggi è una bestemmia. Ieri Auschwitz, ed oggi l'olocausto dei piccini della grande favela dei Sud, non sono affatto volontà di Dio, come non ha senso dire che Lui è l'unico padrone della vita. Sarebbe come dire che l'omissione di solidarietà, l'egoismo, l'avidità, la violenza dell'uomo sull'uomo sono volute o permesse da Lui.
Tutto questo è esattamente l'opposto, cioè Sua non-volontà; ed è tale anche la morte, sempre una sconfitta per il Dio dei viventi. E così arriviamo al problema dei problemi la presenza del male nel mondo, male causato sia dalla cattiveria degli uomini, sia dai limiti di una creazione che include strutturalmente la morte, ma anche e soprattutto dalla alienazione colposa degli uomini stessi, la cui opacità, ignoranza, insensibilità, irrazionalità, incoerenza li portano ad accettare come normale e come volontà dì Dio: quello, che non lo è, ed arriva a bestemmiare Dio stesso.
Oggi ad esempio, il nostro concetto di Dio convive con la normalità del lasciare i diritti umani al lavoro, alla salute, all'istruzione ostaggi del mercato, garantiti ai ricchi e negati al poveri, ai non-competitivi. Questo non e affatto né normale, né giusto, ma è una vera bestemmia di Dio-Amore-Condivisione. Noi o non io capiamo per ignoranza, insensibilità, irrazionalità, o non lo vogliamo capire per egoismo. Il fatto è che, il cambiamento passa solo se a cambiare siamo noi.
Quale dunque il messaggio di questa riflessione? Fermarsi a riflettere; aprirsi alla compassione mettendosi nei panni dell'altro, riscoprire l'estrema semplicità della Verità l'uomo, è la mano dell'amore di Dio per l’uomo, e questo amore è ostaggio della sensibilità e coerenza dell’uomo stesso. C'è un poeta cinese che è riuscito, in poche righe a Scrivere un a”Divina Commedia” molto più significativa e meno alienante di quella di Dante, che ha consolidato una visione religiosa di Dio che tale non è, perché il divino non è lassù, ma dentro di noi, e non è la religione a salvare, bensì l'incarnazione dell'Amore da parte degli uomini. Per quel poeta la differenza fra l'inferno e il paradiso sta nel fatto che i dannati davanti ad una tavola imbandita pensano solo a nutrire sé stessi ai danni degli altri; e i beati pensano a nutrire gli altri ricevendo da loro il necessario per sé.
Questo messaggio nella sua estrema semplicità, è fondamentale. Se noi pensiamo solo a noi stessi, e usiamo gli altri, ed anche la religione, per nutrire noi stessi, abbiamo l'inferno di questo nostro mondo che abbiamo davanti agli occhi. Quando noi ci apriamo alla compassione, cerchiamo di fare agli altri ciò che vorremmo ricevere da loro, cerchiamo di togliere sofferenza e di portare il necessario e la gioia agli altri viventi, noi siamo le mani dell'amore di Dio per loro; quando gli altri toglieranno la nostra sofferenza e porteranno a noi il necessario e la gioia gli altri saranno le mani dell'amore di Dio per noi.
Allora la creazione finalmente potrà compiersi, Dio-Amore sarà incarnato perciò costruito, il mondo sarà il corpo compiuto di LUI. Per questo noi non dobbiamo mai fermare; dobbiamo prendere i riferimenti giusti, gli ultimi, nel profondo di noi stessi, dobbiamo sempre verificarci in rapporto alla nostra crescita in sensibilità, razionalità, coerenza, perché quel futuro di Dio se c'è, o di Dio da costruire se non c'è ancora, dipende da noi, passa per le nostre mani.
Mario Mariotti



Sabato 07 Marzo,2015 Ore: 16:17
 
 
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