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www.ildialogo.org Il verbo "maledetto",di Mario Mariotti

Il verbo "maledetto"

di Mario Mariotti

Quando negli Atti degli Apostoli a Pietro, che parla di Gesù risorto fanno dire:"Chiunque crede in- Lui riceve i1 perdono dei peccati per mezzo del Suo nome", e quando nella Lettera ai Colossesi a Paolo fanno dire :"Rivolgete il pensiero alle cose di lassù e non a quelle della terra", ecco che vediamo compiersi il travisamento radicale dell'esperienza e del messaggio del Signore, venuto fra noi non perché crediamo, ma perché amiamo e condividiamo, e perché guardiamo alle cose non di lassù, ma di quaggiù, in modo da trasformare: il quaggiù secondo Amore, secondo Lui, -secondo Dio.
Ecco, allora, che il”credere” si rivela un verbo ambiguo, alienante, direi quasi maledetto, perché esso sta alla base della traduzione religiosa di Dio; perché sta alla base di una visione religiosa del cristianesimo, il quale non e affatto una religione, ma il modo positivo di rapportarsi con l'affamato e l'assetato, il modo di vivere la solidarietà, la giustizia, l'amore e la condivisione che realizza il comandamento del Signore: "l'amatevi fra voi come Dio vi ama". Il credere fonda le religioni, ognuna delle quali crede che la propria verità sia la Verità, per cui esse in apparenza sono motori positivi per la trasformazione storica dell'esistente, ma: di fatto dividono l'umanità invece di unificarla nella consapevolezza che tutti sono nostro prossimo, e nel comandamento universale del fare agli altri ciò che si vorrebbe ricevere da loro.
Esse ci sono da sempre; quando va bene si sopportano l'un l'altra; quando va male si combattono; alla fine dimostrano di riuscire a convivere col negativo della storia umana, e ad essere irrilevanti in rapporto alla trasformazione positiva dello stesso mondo. Il credere permette ai ricchi di ritenersi discepoli di Nostro Signore, include il "non credere" alla scomoda collocazione che la Parola prevede per loro perché ciechi sulla sofferenza dei poveri Lazzari; permette a tutti coloro che ritengono sé stessi dei credenti, di credere che il credere basti per ciò che riguarda la salvezza eterna della propria anima. Questo verbo, basandosi appunto anche su quello che hanno fatto dire a Pietro negli Atti, avrebbe il potere straordinario di collocarci in amicizia ed in alleanza con Dio stesso, il quale sarebbe disposto, se uno crede in Lui, a farne un Suo eletto, a farne un fruitore degli infiniti meriti dell'Agnello che toglie i peccati del mondo, ad accoglierlo in Paradiso purché in regola con le procedure che S.R.Chiesa prevede per rientrare nella Sua grazia. A tale, convinzione sottende un ben meschino concetto di Dio, o che anteporrebbe il “credere” in Lui stesso alla giustizia ed all'amore che dovrebbero connotare la sua Sostanza.
E perché poi io dico che a Pietro hanno fatto dire, e non che Pietro ha detto? Perché io penso che Pietro di cavolate simili non può essere responsabile, e se ne fosse responsabile, vuol dire che di Nostro Signore lui aveva capito ancora ben poco. Sono infatti l'amare e il condividere le manifestazioni dello Spirito qualora venga incarnato da noi; sono i nostri amare e condividere gli strumenti che permettono al Signore di operare attraverso di noi per costruire il Regno, per fare un mondo nel quale ogni vivente possa sperimentare il necessario e la gioia. Il credere, se non è accompagnato dall'amare e condividere, è alienazione, che permette al negativo di sussistere e prosperare, ed è del tutto accessorio rispetto ai due precedenti verbi, strutturali all'incarnazione dello Spirito.
Il credere è compatibile col ricco, col potente, col corruttore, con l'evasore fiscale, col puttaniere, perfino col mafioso. Quando scovano uno di questi ultimi lui spesso si dichiara credente, devoto di qualche Santo, dice che chiedeva l'aiuto della Madonna quando doveva spedire qualcuno al Creatore; si dice desideroso di ricevere i sacramenti.
La religione, infatti è un castello perfetto che può includere tutti: le indicazioni sono buone; l'uomo è peccatore, può bestemmiare lo Spirito dall'alba al tramonto opprimendo l'orfano, la vedova, e lo straniero, ma in principio c'è Stata l'entrata nel popolo dei "salvati", attraverso il battesimo, e alla fine c'è la globalizzazione del perdono attraverso il sacramento della Penitenza. Il cerchio è perfetto. Poi si aggiunge anche S.Paolo a dirci di guardare le cose di lassù, ed abbiamo messo la glassa sulla torta! Chissà poi perché il Signore è venuto ad incarnarsi quaggiù e a dirci di amarci fra noi nella dimensione laica del quaggiù! Se uno riesce a vedere nella Sua morte un suicidio, per caricarsi di tutti i nostri peccati, e non un assassinio perché voleva liberarci dalla religione, dal "credere", e di insegnarci che sono l'amore e la condivisione a cambiare il quaggiù nella direzione del Regno, ecco che riesce a digerire anche il credere ed il guardare le cose di lassù.
In genere, però, succede un fenomeno strano: S.R.Chiesa, che invita con Paolo a guardare le cose di lassù, per quanto riguarda il quaggiù ha tenuto i fanali ben aperti. Stato del Vaticano, patrimonio immobiliare, 8x1000, tesori nei santuari, IOR, raccolta perpetua di offerte per i propri servizi: non si direbbe proprio che il quaggiù lei l'abbia posposto al guardare le cose di lassù. O meglio: mentre i fedeli le ubbidivano rivolgendo gli occhi al cielo, lei li alleggeriva nel quaggiù dello sterco del demonio, di quei sesterzi che li avrebbero messi a rischio di fare la fine del ricco epulone. Nessuno però ha mai capito come la Madre dei credenti continui a non credere in quello che dice agli altri di credere. Qui c’è sicuramente lo zampino di mammona....
Ma torniamo al verbo "maledetto", ed alla direzione dello sguardo. Se io rubo e lascio che un altro vada in galera per me, faccio bene? Se io faccio del male a qualcuno, è giusto che un altro paghi al posto mio, e che io me la cavi ringraziandolo per il disturbo? Non è forse più giusto che chi rompe paghi, che uno risponda in prima persona di quello che ha fatto? Perché allora dovrebbe essere giusta la logica dell'Uno che paga per tutti, dell'Agnello sacrificale che viene caricato dei peccati degli altri, e sgozzato e crocifisso perché blocchi la giustizia di Dio e ci riconcigli con Lui dopo il male che noi abbiamo fatto agli altri? Possibile che non ci rendiamo conto dell'assurdità di questo meccanismo, che trasforma il male che noi facciamo agli altri in peccato contro Dio, e partorisce un Dio che si placa perché noi gli abbiamo messo in croce il Figlio, e non perché siamo andati rimediare il male che noi abbiamo fatto alle altre creature?
Proviamo finalmente a deviare lo sguardo da lassù, e a rivolgerlo su questa assurdità, per arrivare a capire che essa é tale, cioè un'assurdità, e a piantarla finalmente di applicare il verbo credere, il verbo maledetto a tale assurdità? Quando capiremo che l'amore di Dio per noi, per arrivare a noi, non ha bisogno del nostro credere e dei nostri occhi rivolti al cielo, ma del condividere, del nostro amare tutte le creature di quaggiù, anche le minime, anche le piccole vite, in questa che è la terra del Dio dei viventi?
Mario Mariotti



Domenica 18 Gennaio,2015 Ore: 14:47
 
 
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