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www.ildialogo.org "Pregare per la pace?",di Mario Mariotti

"Pregare per la pace?"

di Mario Mariotti

In questi maledetti giorni in cui continua beatamente il massacro dei Palestinesi, tutto il Medioriente è un focolaio di guerra e di terrorismo, l'Ucraina deve digerirsi la guerra civile, i conflitti africani continuano a mietere migliaia di vittime nel più assoluto ed indifferente silenzio della nostra informazione, papa Francesco si affaccia alla finestra dei palazzi apostolici, pronuncia le solite frasi che tutti condividono mentre
fanno esattamente l'opposto, nutre col proprio saluto i pellegrini che sanno già quello che dovrebbero fare, ma vanno-in Piazza San Pietro per sentirselo ripetere e per continuare a non farlo, pensando di aver ben meritate perché sono andati in quel luogo benedetto, alla fine lui lancia il solito messaggio che è fondamentale per la religione: Carissimi fratelli, non vi stancate mai di pregare, e in questi momenti tragici pregate Dio che ci conceda la pace”.
Per me, questo invito costituisce il punto massimo dell'alienazione che la visione religiosa di Dio può generare in noi. Proviamo un pochino a metterci tranquilli, (parlo di me stesso che mi vedo Dio passeggiare nervoso e cercare di distrarsi, per vincere la tentazione di bestemmiare, trovandosi esposto al precedente tipo di sollecitazione, e non sapendo chi bestemmiare,) e proviamo a pensare se non costituisca per Lui una provocazione il pregarlo perché ci conceda la pace. Ma se Lui, come ci ha rivelato Gesù, ci è Padre, se è Padre di tutti noi, e ci ama tutti di un amore incondizionato, com'è stato esemplificato dal Signore nella parabola del figliuol prodigo, possibile che, se dipendesse da Lui la pace, la concedesse a coloro che Lo pregano solo se, e solo quando Lo pregano? Ma non è forse più che evidente che, se essa pace dipendesse da Lui, non avremmo avuto neppure il primo omicidio di Abele da parte di Caino? Potrà mai dipendere da Lui la pace fra i suoi figli?
Dio non può non volere la pace, e il fatto che essa venga rifiutata dagli uomini è una prova incontrovertibile sia della Sua non-onnipotenza, e sia è soprattutto che essa-dipende non da Lui, ma dalle scelte e dai comportamenti di coloro che la rifiutano, cioè dagli uomini stessi. Pregare Dio per la pace è un invito semplicemente assurdo. Ed anche gli slogan del tipo: la violenza e la guerra, lungi dal risolvere i problemi, li creano e li ingigantiscono, risultano inutili. Tutti sono d'accordo, ma il caos sussiste e persiste!
Tu, papa Francesco, se vuoi veramente incidere sulla pace, ti devi schierare, e nel caso del conflitto di Israele coi Palestinesi, ti devi schierare con questi ultimi, perché furono scacciati dalla loro terra quando ad essere terroristi erano gli Israeliani, ed oggi continuano, loro sì e non certo Israele, a vedersi negato il diritto all'esistenza e ad un futuro che preveda uno stato anche per loro. Due popoli e due stati è l'unica soluzione giusta, e deve essere possibile.
Fatto questo, avrai appena cominciato e finché non ti schiererai a condannare il capitalismo, il mercato e la competizione, cioè i tre cancri che vedono le poche cellule ingigantire sempre di più i ricchi, e tutte le altre cellule venire schiacciate e soffocate, la sterminata moltitudine dei fuori-mercato, degli scarti, degli ausmerzen; e non ti deciderai a ribadire il progetto di Dio per noi, il Beati i poveri per scelta, che si determina in cultura del necessario ed economia di comunione, il tuo contributo alla pace resterà puro suono che si disperde nel vento. Se non andrai alla radice, sarà tutto inutile.
La pace è generata dalla giustizia, questa ultima da un tipo di organizzazione economica della società che equalizzi le condizioni di vita dei cittadini, che non escluda nessuno, che renda il necessario e la gioia fruibili da tutti. Finché avremo una cultura che accetta il dogma della competizione all'interno della logica di mercato, strutturalmente avremo i perdenti e gli esclusi, e si produrranno le differenze blasfeme fra i primi e gli ultimi.
E poi, invece di fare sempre appello alla speranza, accogli dentro di te gli ultimi stessi, e mettiti nei panni di quei disgraziati che soffocano nelle stive dei barconi nei viaggi proprio della speranza. Non dirai più né che Dio salva tutti quanti e non abbandona nessuno, né che è infinitamente paziente e pronto al perdono. Ti porrai alla sequela del Signore indignato e scandalizzato contro il Tempio trasformato da mammona in una spelonca d ladri, e forse la tua indignazione, riversata sulla piazza festante, potrà trovare qualcuno che l'accolga e la faccia sua. Anche 1asperanza, infatti, non può nascere che da lì.
E prova a rinascere anche se vecchio: bontà ed onnipotenza di Dio non possono convivere, perché la seconda, in presenza della prima, rimuoverebbe la sofferenza tutto il dolore del mondo e le ingiustizie che lo generano. Ecco allora, e finalmente, l'annuncio fondamentale, il vero motore generatore della giustizia e quindi della pace: Dio non è l'Altissimo, lassù, separato dall'uomo, ma è nel profondo dell'uomo stesso, "ed ha bisogno di lui” per potersi incarnare, per poter risorgere e portare a compimento una creazione ancora satura di violenza, di ingiustizia, di dolore, trasformandola nel luogo e nel tempo dell'Amore tutto compiuto in tutti, nel Regno del necessario e della gioia.
Quando, caro Francesco, avrai preso gli ultimi stabilmente ospiti dentro di te, ed avrai capito tu stesso che noi siamo le mani dell'amore di Dio per noi, allora la musica dalla finestra dei palazzi apostolici cambierà: l'indignazione sostituirà la speranza per arrivare a fondarla; è Dio ad avere bisogno dell'uomo; la Sua presenza nel mondo dipende dal nostro amare e condividere. Se noi faremo questo, amare e condividere, faremo miracoli più grandi dei Suoi, parola del Signore!
Mario Mariotti



Mercoledì 10 Settembre,2014 Ore: 18:59
 
 
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