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www.ildialogo.org Gli occhi al cielo e le tasche piene,di Mario Mariotti

Gli occhi al cielo e le tasche piene

di Mario Mariotti

Se io ricordo bene quello che lessi tempo fa, il Tempio di Gerusalemme, al tempo di Gesù, funzionava in questo modo: i sacerdoti avevano fatto una specie di graduatoria della gravità dei peccati, che venivano perdonati se il peccatore, a seconda della gravità del peccato stesso, portava loro per essere sacrificatolo un vitello, o un agnello, o una colomba e così via. I sacerdoti, a volte erano anche proprietari e a volte commerciavano le bestioline; le vendevano ai peccatori, le macellavano formalizzando l'operazione col termine di sacrificio: le sacrificavano per placare l'Altissimo; tenevano le parti migliori delle vittime per nutrire sé stessi; davano il resto al peccatore assieme all'assoluzione del peccato. Questo tipo di operazioni aveva arricchito il tesoro del Tempio in modo indegno, e l'aveva transustanziato in una specie di banca con tanto di cambiavalute, che amministrava le ricchezze accumulate snaturando completamente il fine della propria esistenza e sussistenza: aiutare il povero, la vedova e lo straniero, i non garantiti di quella società. Non per niente questa situazione aveva fatto tanto indignare il mite Gesù da farlo dare in escandescenze!
Quando il Vangelo mette in bocca al Signore l'elogio della vedova, che sacrifica, lei poverissima, quel poco che le rimane offrendolo al tesoro del Tempio, tesoro ricchissimo, la cui ragione di esistere era quella di aiutare proprio la vedova, cioè lei stessa, io ho capito che anche li, nel Vangelo, c'era qualcosa che non funzionava e non funziona. Al Signore esso aveva fatto dire quello che Lui mai avrebbe detto, dato che il Suo pensiero sul Tempio e sul suo tesoro era estremamente negativo: "spelonca di ladri, della quale non resterà pietra su pietra".
Il Vangelo, se voleva essere evangelico, cioè nella Verità, avrebbe dovuto raccontare lo scandalo del Signore per lo spettacolo blasfemo del povero che si priva del necessario per nutrire il ricco, e non doveva fargli elogiare il povero, plagiato e sfruttato dai sacerdoti del Tempio. In questo Vangelo non è il Signore a parlare, ma è la prima comunità cristiana, che probabilmente fa dire a Lui quello che le serve per battere cassa, per stimolare la generosità dei fedeli della propria comunità. Questo episodio, per me, ha fatto traboccare il vaso, e mi ha fatto finalmente aprire gli occhi. Prima ero portato ad assolutizzare la Parola, e ad adattare quella che io pensavo essere la Verità a lei, facendo delle acrobazie complesse che arrivavano a contraddire persino il principio di identità della logica. Dopo ho capito che Essa non andava assolutizzata, perché era frutto delle riflessioni teologiche delle prime comunità, che leggevano il Signore essendo condizionate dalla cultura religiosa del loro tempo, e dalle esigenze contingenti delle comunità stesse.
Lo sbocco di questa mia evoluzione è stata la comprensione dell'assurdità del racconto evangelico nel quale il Signore consegna a Pietro le chiavi del Cielo. Se esso corrispondesse a Verità, noi avremmo un Dio che rinuncia al proprio specifico, delega alla Chiesa la propria Sostanza,
si ritira in qualche angolo della galassia ad allevare bachi da seta mentre il proprio consigliere delegato, S.R.Chiesa, si qualifica vicario di Lui nella terra dei viventi. Avremmo un Dio che ci dice che Dio non è Lui ma la Chiesa; che la Chiesa è Dio, e che Lui stesso può andare in ferie perché ha affidato il nostro destino eterno in buone mani. Mani ottime, certificate da papa Borgia, da Bonifacio VIII, collocato da Dante all'inferno ancora prima che morisse, venendo sù sù fino ad arrivare ai Pio XII filonazista e a Giovanni Paolo II filo capitalista, fedele servitore di sua maestà mammona, cui ha consegnato gli opachi eredi dell'utopia della fratellanza, i fruitori alienati del socialismo reale. Questo episodio per me è letteralmente assurdo, e denuncia in modo chiaro la radice di tutto il negativo che ha accompagnato la traduzione religiosa del messaggio laico di Gesù durante i secoli del cristianesimo reale: la prostituzione da parte della Chiesa del Servizio in potere.
Così già le prime comunità gettano le basi del potere temporale; poi la Chiesa assolutizza la Parola, si proclama custode della Rivelazione; in nome di Dio e secondo 1a Sua presunta volontà esercita il proprio dominio sulle coscienze agitando lo spauracchio dell'inferno, e porta. a termine tutte le porcate che, durante i secoli, hanno insozzato la storia umana, partendo dalle Crociate ed arrivando alla collaudatissima alleanza fra religione e capitalismo.
Siamo partiti dal Tempio di Gerusalemme, che si ingrassava succhiando la vita ai poveri invece di servirli, e possiamo arrivare allo IOR alla Banca Vaticana, all'enorme patrimonio immobiliare di S. R.Chiesa, a tutti i privilegi ed esenzioni di cui essa gode, e che la pongono alla sequela di quel Tempio il cui tesoro avrebbe dovuto estinguersi a favore della vedova, e che invece ne sfruttava la generosità a favore di sé stesso.
A questo punto della riflessione si apre lo spazio per il messaggio finale, che posso formalizzare in questo modo: sino ad oggi dalla sequela-imitazione del Signore da parte dei credenti è sempre rimasta esclusa la condanna dei due soggetti che si sono rivelati refrattari al Suo amore: i ricchi ed i sacerdoti, i primi perché ciechi sulla sofferenza dei poveri, e i secondi perché usano la Verità invece di servirla servendo l'uomo. Ora, alla luce della precedente interpretazione dei due episodi evangelici che, secondo me di evangelico non hanno proprio niente, non appare forse chiaro che coloro che vogliono seguire il Signore, e mi riferisco sia ai sacerdoti che ai laici, oltre a seguirlo nell’esercizio dell'amore, della accoglienza, del perdono, della mitezza, della non-violenza. Lo devono seguire, ed è arrivata l'ora di seguirlo anche nella denuncia della ricchezza ed il sacerdozio, le due condizioni maligne che, a livello strutturale, non soggettivo, soffocano l'amore e la condivisione e trasformano il Dio di Gesù, che è nostro Padre, nell'Altissimo del quale noi non siamo figli ma servi e sudditi?
È vero che sia fra i ricchi che fra i sacerdoti ci sono le brave persone che si spendono per gli altri, operando a loro favore, ma la ricchezza in quanto accumulo è una condizione che bestemmia Dio-Amore, e il sacerdozio deresponsabilizza l'uomo dal suo compito di incarnazione dello Spirito a favore dell'uomo nascondendogli che noi siamo le mani del Sue amore per noi.
Con gli occhi al cielo e con le tasche piene non si incontra Dio, ma l'immagine religiosa che ne bestemmia la Sostanza. Incarnando amore e condivisione in favore dell’uomo, si arriva a capire che noi siamo in Lui, che Lui ha bisogno di noi, che il suo amore per noi passa per le nostre mani.
Mario Mariotti



Mercoledì 27 Agosto,2014 Ore: 13:39
 
 
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