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www.ildialogo.org La lotta continua,di Mario Mariotti

La lotta continua

di Mario Mariotti

É una bella lotta stare al mondo! Ed è una lotta ancora più bella avere una visione della realtà che è assurda per la quasi totalità del genere umano, nella cui naturalità c'è una visione religiosa di Dio. Per i credenti, il dire che il Signore era ed è venuto per liberarci dalla religione, dal modo religioso di intendere Dio, è una bestemmia. I laici e gli atei, o meglio coloro che si credono tali, non vedono nel Signore un laico che ci voleva educare a trasformare il mondo secondo amore e condivisione, e che ci voleva educare a contrastare l'alienazione religiosa, che, a sua volta, è complice del negativo che accompagna tutta la storia umana.
I credenti continuano a rifiutare la Verità che Dio ci è Padre, rifiutando in questo modo Gesù stesso; e i laici rifiutano la traduzione religiosa del laico Gesù operata dalla Chiesa, per cui essi pure Lo rifiutano. In questo quadro c 'è un'ulteriore complicazione. Per educare una persona educandosi con lei, ci vuole quasi una vita; le persone da educare sono una moltitudine sterminata; qualora uno fosse riuscito ad educare la folla sterminata essa, fa parte della categoria dei mortali, per cui la gente muore, quelli che vengono dopo, devono far propria la precedente evoluzione pedagogica dei mortali che non è ereditabile.
Ecco, allora, che ci si ritrova in un minuscolo drappello ad affrontare un immenso problema, con l'ulteriore complicazione che esso va risolto prima in rapporto a sé stessi, e poi in relazione agli altri. Dopo questa edificante premessa, che, secondo me, riesce a far andare in depressione lo stesso Signore, perché i nostri sono anche i Suoi problemi, ecco, che, la ricerca continua, perché questa è una ricerca comune. Prendiamo i Vangeli. Essi sono il frutto delle elaborazioni teologiche delle prime comunità cristiane. Chi formalizzava queste elaborazioni, le aveva costruite su delle testimonianze indirette, su delle persone che raccontavano cose sentite raccontare, passata qualche decina d'anni dal verificarsi degli eventi. A quei tempi, registratori e telecamere erano inesistenti; coloro che avevano visto, e coloro ai quali raccontavano quello che avevano visto,vivevano la cultura religiosa del luogo e del tempo in cui si erano verificati gli eventi, per cui davano la propria personale traduzione.
In aggiunta a tutto, c'era anche la povertà della lingua che veniva usata dai testimoni e da chi raccoglieva le testimonianze: poche centinaia di vocaboli per esprimere delle realtà profonde e complesse. Perché scrivo tutto questo? Perché anche i Vangeli sono stati scritti da uomini, e quindi sono Parola di Dio secondo gli estensori degli stessi, cioè secondo l'uomo. Questo implica che non vanno assolutizzati, e che bisogna prenderli in Spirito; e questo, a sua volta, significa mettere a punto un criterio di valutazione che sia in linea con la laicità del messaggio: (amatevi fra voi come Dio vi ama), e che non entri in collisione col principio logico di identità (se Dio ci è padre, noi siamo figli e non siamo servi).
Siccome gli estensori dei Vangeli venivano dalla cultura religiosa ebraica, e in essa trovava posto il Dio di Mosè, perché ad Esso loro erano stati educati, ecco che i Vangeli stessi oscillano fra la visione religiosa nella quale noi siamo sudditi e servi, e quella proposta da Gesù, nella quale noi siamo figli di Dio come Lui, quando noi, come Lui, amiamo e condividiamo, e quindi Gli diamo corpo e mani per costruire il Regno. Poi c'è un altro elemento da prendere in considerazione, se si è consapevoli della complessità della realtà; della impossibilità per noi di attingere a tutta la Verità, cioè a Dio; della necessità per noi di non interrompere mai la ricerca della stessa Verità.
Da quando il bipede umano si è collocato in posizione eretta abbandonando alberi e caverne, da quando la sua coscienza è diventata autocoscienza, il suo spirito ha manifestato una evoluzione che è tuttora in atto. Il passaggio dal magico e dalla superstizione alla razionalità ed al metodo scientifico gli hanno permesso quel progresso i cui frutti sono sotto i nostri occhi. Anche la sensibilità si è evoluta e raffinata, per cui, ad esempio, la divisione degli uomini in liberi e schiavi è stata ritenuta una bestemmia; gli arrosti alla Giordano Bruno, cioè il torturare e uccidere in nome di Dio, hanno visto il rifiuto di tutti; la Carta dei diritti dell'uomo, pur rimanendo spesso solo carta, come succede per la nostra Costituzione, tuttavia è una conquista, è uno strumento che permette di definire un Progetto che ha per fine un mondo giusto, fra temo e solidale, termini laici per definire il Regno.
Ora, secondo me, questa evoluzione di sensibilità e razionalità dello spirito umano dovrebbe coinvolgere anche i Vangeli, i quali andrebbero arricchiti del linguaggio che è indispensabile per renderli efficaci. La Parola di Dio, presa in assoluto, cristallizza Dio stesso, Lo rende muto e inefficace in rapporto alla Sua incarnazione. Faccio due esempi per farmi capire. Il testo dei Discorso della montagna dice "Beati ipoveri in spirito". Siccome la ricerca teologica ha appurato che nella cultura degli estensori del testo, lo spirito era la sede della volontà, e il cuore quella dei sentimenti, la formalizzazione giusta per permettere allo Spirito di rendersi comprensibile ed efficace, diventa la seguente "Beati i poveri per scelta" (beati coloro che scelgono la povertà, che non è tale, ma cultura del necessario, in modo che quello che eccede vada a chi non ha ancora il necessario).
Altro esempio ed esso riguarda il giudizio finale. Siccome la realtà include sia il soggettivo che lo strutturale, anche il giudizio finale dovrà riguardare entrambi gli aspetti. L'avevo fame e mi avete dato da mangiare, e l'avevo sete e mi avete dato da bere, devono includere anche il giudizio sulle strutture economiche e culturali che rendono possibile, o impossibile, il dar da mangiare e il dar da bere a tutti. Dato che é strutturale che capitalismo, mercato e competizione non possono riuscire a saziare tutti i viventi, perché la ricchezza è omissione di solidarietà, e mercato e competizione generano inevitabilmente i vincitori e i perdenti, nel momento del giudizio tutti coloro che hanno aiutato i poveri, ma hanno benedetto o non hanno preso le distanze dallo strutturale che li genera, si troveranno in grosse difficoltà.
Può darsi che essi saranno salvati dal sacramento dell'ignoranza, dalla buona fede, ma questo è piuttosto improbabile, perché, dopo la caduta del Muro e la globalizzazione non del socialismo ma del capitalismo, dovrebbe essere più che evidente a tutti che la differenza fra i ricchi e i poveri è diventata blasfema, e che non sono più i comunisti a lasciar morire le migliaia di piccini ogni giorno per mancanza di uno spicciolo, specialità nella quale mercato e competizione sono maestri.
Forse, al tempo di Gesù, soggettivo e strutturale erano concetti troppo complessi, ma la parola, condannando i ricchi, collocandoli nella Geenna perché ciechi sulla sofferenza dei poveri, comprende entrambi gli aspetti. La logica ci dice che, in una competizione, c'è chi vince e c'è chi perde; che il mercato è la legge del più forte ai danni dei più povero; che la ricchezza è risparmio investito per ingrassare mammona, e quindi omissione di solidarietà. Io penso che il commento ai Vangeli sul giudizio finale vada arricchito della precedente analisi, altrimenti anche l'incarnazione dell'Amore diventa impossibile, o per lo meno inefficace, e il Regno un'utopia che resterà sempre tale.
Cosa ne pensate, cari lettori, se ci siete, di queste riflessioni? Non è forse vero che stare al mondo è proprio una bella lotta?
Mario Mariotti



Venerdì 16 Maggio,2014 Ore: 08:10
 
 
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