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www.ildialogo.org "Il fallimento pedagogico".,di Mario Mariotti

"Il fallimento pedagogico".

di Mario Mariotti

Io non ho mai capito, e continuo a non capire, il perché, della Domenica delle Palme, la Chiesa debba fare una festa. Non vedo proprio cosa ci sia da festeggiare, da celebrare. Per me essa è una giornata triste, tristissima. Può, infatti, essere festeggiata la prova del fallimento pedagogico di Gesù? Può essere festeggiata la prova del nostro fallimento nella comprensione del Suo messaggio?
Come facciamo a non capire che la folla osannante il Signore che entrava sul suo somarello a Gerusalemme era la stessa che pochi giorni dopo, sceglieva Barabba ed assisteva in differente, o partecipe, allo strazio della tortura e della crocifissione del Signore, dando la prova inequivocabile del suo fallimento pedagogico perché di Lui essa non aveva capito proprio niente? Come facciamo a non capire che noi, vivendo il nostro rapporto con Dio in termini religiosi, facciamo parte di quella stessa folla della Domenica delle Palme, e dello stesso fallimento? Fallimento dei contemporanei a Lui, che si aspettavano un leader politico che li liberasse dai Romani e facesse tornare grande il popolo eletto; fallimento degli stessi discepoli, che fino all’ultimo litigavano a chi fosse il primo fra loro; fallimento nostro, che non ci accorgiamo dello stesso fallimento, della realtà terribile che noi, del Signore, non abbiamo ancora campanato niente!
Parlo di fallimento nostro perché noi continuiamo a vivere il nostro rapporto con Dio in termini religiosi, nella logica religiosa, e aspettiamo i miracoli, e preghiamo perché Lui faccia, perché Lui intervenga, perché sia Lui a risolvere; e non abbiamo ancora capito, o meglio continuiamo a non voler capire, che il Signore che entra in città col suo somarello non è un Salvatore, ma è Paradigma di salvezza, cioè che Lui non ci salva, ma ci dice come ci si salva, e che dobbiamo essere noi a farlo. In Lui divino e umano si uniscono, sono una cosa sola; e lo stesso deve essere per noi, lo stesso dobbiamo fare noi, di unire il Divino all'umano, Lui Spirito e noi Suo corpo, sue mani , ed essere con Lui una cosa sola per costruire il Regno, che è questo nostro mondo trasformato secondo Dio attraverso le nostre mani, il nostro impegno ad incarnare amore e condivisione nei nostri rapporti col prossimo e con tutti i viventi del creato.
Noi tutto questo non lo facciamo, mettiamo noi da una parte e Dio dall'altra, lo preghiamo perché porti il suo Regno: siamo ancora alla Domenica delle Palme. Quando è ora di seguire il Paradigma, di dargli corpo amando e condividendo, ci defiliamo nella dimensione religiosa e ci culliamo nella favola bella che ci raccontano i sacerdoti, la quale favola bella si realizzerà solo dopo la morte, nell'al di là. Ecco la religione come alienazione dal progetto dell'Incarnazione! Ed ecco la gerarchia che presenta lo spettacolo osceno di chi si ritiene padrone di Dio, di chi pensa di poterlo ingabbiare in dogmi, di sezionarlo ed usarlo nei sacramenti, di poterlo conciliare con la ricchezza e con il potere, le due facce maligne di sua santità mammona.
Certo che, da parte di Benedetto, c'è sia la condanna del marxismo che quella del capitalismo selvaggio. Però la prima, quella del marxismo, è assoluta; mentre quella del capitalismo è relativa, e si riferisce solo a quello selvaggio. E come potrebbe fare la Chiesa a condannare il capitalismo, cioè mammona, con tutto l'accumulo, la ricchezza, l'oro che possiede, patrimonio immobiliare, 8xI000 privilegi ed esenzioni, oro e preziosi nella "santa sede" e nei santuari, quando lei stessa ben si guarda dal prendere le distanze da tutto questo, dal convertirsi dal voto dell'ubbidienza, (che soffoca la libertà di coscienza) a quello della povertà, condividendo ciò che eccede dal necessario con lo sterminato popolo dei fuori-mercato della Terra?
Molto meglio condannare solo il capitalismo selvaggio; si vede che il proprio non è tale, ma è moderato, è domestico, non dà nell'occhio, è a livello di ceto medio; e quindi trova l'assoluzione di tutti coloro che, ogni giorno, hanno cibo, benessere, sicurezza e un tetto sopra la testa.
E così noi ce ne rimaniamo beatamente ancora alla Domenica delle Palme, al Signore che riempie di doni il popolo eletto, cioè i credenti in Lui e gli ubbidienti alla gerarchia, e non abbiamo ancora capito né il Natale, che si verifica ogni qualvolta qualcuno inizia ad amare e condividere, né la Pasqua, dato che la risurrezione del Signore, se anche c'è stata come miracolo, adesso resta esclusivamente come compito nostro, dato che Lui, dopo, è asceso al cielo, e siamo noi a doverlo far tornare, risorgere ed operare sulla Terra, se vogliamo che sofferenza, ingiustizia, violenza e dolore si estinguano, e tutti i viventi possano godere dei frutti dell'Amore incarnato.
Come mi sarebbe piaciuto essere presente all'episodio del Vangelo in cui Gesù dava le chiavi del Cielo, del Paradiso, a Pietro! Essendo Lui il Signore, ne avrebbe conosciuto anche l'uso futuro messo in opera dai suoi futuri vicari .... Siamo sicuri che le chiavi gliele avrebbe date? Io penso che, piuttosto, le avrebbe buttate nel punto più profondo ed inaccessibile del Mar Morto, con dei pirana a vigilare, e avrebbe detto a Pietro che non ci si salva adorando e pregando il Padre e facendo mercimonio della Verità, ma facendo di sé stessi strumento dell'amore di Lui per tutte le creature.
Il racconto del Vangelo non è come io lo immagino; ma noi, cittadini onorari di Gerusalemme nella Domenica delle Palme, continuiamo ad aspettare il Salvatore che non salva, il leader che ci guidi nella terra promessa piena di salute e di sesterzi.
Non capendo che a dar vita al Risorto tocca a noi, ciechi sulla sofferenza del mondo degli esclusi della Terra, ce ne stiamo fermi al Venerdì santo aspettando una salvezza che passa solo dalle nostre mani. Cari fratelli, il sepolcro è vuoto, ma se non siamo noi ad amare e condividere, è come che vi sia ancora deposto il Signore...
Noi andiamo in piazza a prendere la benedizione dei Vicari; chissà che non ci porti fortuna; ma la salvezza, il Regno, non ha futuro!
Mario Mariotti



Venerdì 04 Aprile,2014 Ore: 17:34
 
 
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