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www.ildialogo.org Da Salvatore a Paradigma,di Mario Mariotti

Da Salvatore a Paradigma

di Mario Mariotti

Se uno si mette a riflettere sul cristianesimo storico, sul cristianesimo reale, su come è stato tradotto nella concretezza storica l'evento-messaggio Gesù, costui si ritrova esposto ad una tale vergogna e indignazione da incorrere nella tentazione di cambiare non solo religione, ma anche pianeta. Se uno guarda lontano nel tempo, quando in nome e per far piacere a Dio venivano arrostite delle Sue creature, etichettate come eretiche o come streghe, ci sarebbe da spararsi, o da nascondersi nelle fogne, previo accordo con i topi colà residenti, molto più degni di rispetto di noi stessi.
Ma se uno guarda anche vicino nel tempo, nel secolo scorso, la collateralità blasfema fra il cristianesimo e la Destra, sancita dai Concordati con Benito e Adolfo (nel 29 e nel 33) da parte della "Santa Sede", è stata certamente una delle cause principali dell’affermazione di quelle micidiali dittature, con tutti gli effetti collaterali relativi ad esse: 2a Guerra Mondiale, Olocausto, e via di seguito. L' aver favorito e contribuito ad un’avventura che è di morte da parte dei seguaci di Colui che, fra le altre cose, è il paradigma della non-violenza, deve aver prodotto in Lui una bella soddisfazione!
Ma arriviamo al punto: possibile, ed è possibile perché é stato storicamente così, che la sequela al Signore abbia prodotto tali “evangelici” frutti, che arrivano fin dentro alla nostra giornata, perché anche oggi i cristiani sono impegolati o a benedire a digerire quei meccanismi maligni che fanno in modo che i ricchi diventino sempre più ricchi, e i poveri sempre più numerosi e poveri?
Io direi a questo punto che non solo è possibile, ma è anche strutturale, è anche inevitabile, perché non c'è stata sequela, cioè imitazione dei giudizi, delle scelte e dei comportamenti del Signore, ma Lui é stato interpretato come Salvatore, come quell'Uno che paga per tutti, come l'Agnello che toglie i peccati del mondo attraverso i meriti del proprio sacrificio, ed è stata, la Sua incarnazione, prostituita in religione, e usata per seguire la logica di questo mondo, placare il Padre col sacrificio del Figlio, salvare l'animaccia propria coi sacramenti giusti al momento giusto.
Il problema, allora, si può formalizzare molto semplicemente: come uscire da questo casino, che vede 17 secoli di cristianesimo tradotto in religione con tutti i mirabili frutti precedentemente illustrati? Ecco la risposta: convertendoci dal Gesù salvatore al Gesù paradigma; risposta più che semplice ma estremamente complessa da mettere in pratica, perché nel primo caso è il Signore a soffrire, e nel secondo ognuno di noi deve prendere la propria croce; e l'opporsi, e il contrastare la ricchezza ed il potere è un compito duro, faticoso e rischioso.
Il passaggio, la conversione, se non vogliamo che il cristianesimo continui a non servire a niente, o a procurare solo dei danni, è necessario, è ineludibile, e secondo me la chiave del passaggio è il credere all'annuncio del Signore che Dio ci é Padre.
il cristianesimo religioso, al quale io stesso sono stato formato e dal quale ancora cerco di liberarmi, Dio é padre solo di Gesù; Lui è l'unico Suo figlio, e tutti noi siamo figli di Dio solo in quanto sue creature. Gesù è divino, è sacro, è l'unico Figlio. Se riusciamo a liberarci da questa lettura religiosa, e ci prendiamo il disturbo di credere a quello che ci ha detto Gesù, Dio allora diventa Padre suo e Padre nostro, e noi, se e quando amiamo e condividiamo, siamo il Signore risorto e operativo, siamo Dio che si interconnette col mondo per trasformarlo in Regno, siamo padri, madri, fratelli e sorelle di Gesù stesso, che in questo modo sacralizza l'umanità e laicizza la divinità. Quando amiamo, serviamo e condividiamo, siamo figli di Dio come il Figlio, come Gesù; il Padre è suo e nostro, noi siamo i corpi che danno vita, concretezza storica allo Spirito, siamo le mani dell'amore di Dio per tutti i viventi della Terra.
Questo che ho scritto è ciò che può fondare la nuova teologia, quella dell'Incarnazione, la quale, se appunto venisse incarnata, produrrebbe strutturalmente tutto il positivo che la teologia religiosa non è riuscita a generare. I frutti dell'amare e condividere troncherebbero per sempre le Crociate, i roghi, i Concordati con i ricchi e coi potenti, la convivenza blasfema con la ricchezza privata, il capitalismo, il mercato, la competizione, metastasi di un mondo il cui vero dio è sua santità, o meglio dannazione, sire mammona.
Quando noi amiamo, è Dio che opera, noi siamo Dio che opera, un Dio che ha bisogno di noi per prendere vita e fare arrivare a noi il Suo amore per noi.
A questo punto salta anche la preghiera, colonna portante di quel cristianesimo religioso che separa lo Spirito dal corpo, Dio dalle sue creature, da noi stessi, e dimentica volutamente quella Parola con cui il Signore ci dice che pregare significa fare la volontà del Padre, ed essendo questa volontà che noi ci amiamo fra noi come Lui ci ama, ecco che la preghiera si trasforma in amare, che noi amando siamo la risposta di Dio alle preghiere degli altri, e gli altri se amano sono la risposta di Dio alle nostre preghiere.
Proviamo allora a mettere in cassa-integrazione il peccato originale, tutti i peccati inventati dai preti in modo che essi possano assolverci guadagnando qualche sesterzio; mettiamoci a contrastare il male che noi imponiamo alle altre creature con la nostra avidità ed il nostro egoismo; e proviamo a vivere una soggettività strutturalmente solidale!
È possibile, è alla nostra portata il vivere del necessario, condividere ciò che eccede, lavorare per un mondo strutturato secondo un'economia di comunione, sul modello della famiglia, con gli ultimi al primo posto. Facendo questo, ci troveremo alla sequela del laico Gesù, mano di Dio per servire l'uomo, essendo noi stessi mani di Lui per togliere sofferenza e portare il necessario e la gioia a tutti i viventi, i minimi inclusi, tutti miracolose espressioni del miracolo Vita.
Mario Mariotti



Sabato 15 Marzo,2014 Ore: 12:19
 
 
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