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www.ildialogo.org Le due teologie,di Mario Mariotti

Le due teologie

di Mario Mariotti

Secondo la teologia cattolica canonica, che io chiamo dell'alienazione, la Chiesa é pellegrina sulla terra, e va verso la felicità eterna del Paradiso; secondo la teologia dell'Incarnazione, che io coltivo, il nostro compito é la trasformazione di questo nostro mondo in Regno. Ubbidienza, umiltà, rassegnazione, (la povertà é facoltativa), sono le virtù necessarie per andare in Paradiso; compassione, indignazione, resistenza sono quelle necessarie per cambiare il mondo.
Siccome la prima teologia é vincente da quasi 2000 anni, per forza c'é sintonia , collateralità e sostegno al potere costituito: le virtù necessarie per il Paradiso coincidono con gli interessi del potere, sono funzionali al suo mantenimento! Quando avverrà la conversione dalla prima alla seconda teologia, la collateralità e la complicità finiranno, e i cristiani saranno visti come dei ribelli indignati, rivoluzionari atipici: resistenza non violenta ai casini del potere, alle ingiustizie dei ricchi e dei potenti.
Quando questo avverrà, io da secoli se non da millenni sarò terra da pignatti, guardando l'erba dalla parte delle radici. É vero che i primi cristiani, agli occhi del potere, erano gli atei, (non sacrificavano agli Dei) ai comunisti, (condividevano i loro beni) del loro tempo, e per questo vennero perseguitati e martirizzati. Ma probabilmente questo avveniva perché loro prendevano sul serio i Vangeli quando parlavano del ritorno imminente del Signore sulle nubi, a pareggiare i casini esistenti sulla terra. Appena essi si accorsero che i tempi del ritorno erano lunghi, ecco il rientro nella logica di questo mondo, l'accordo con Costantino, con l'Impero, con il potere; ecco la rinuncia a cambiare quello che andava, ma loro vedevano come periodo di prova, da digerire e da sopportare per andare in Paradiso, il tutto secondo le indicazioni dei presbiteri, (laici anziani) diventati sacerdoti, diventati casta sacerdotale.
E per fondare questa visione alienata che ignora totalmente il progetto di Dio per noi, l'incarnazione da parte nostra dell'amore di cui il Signore é paradigma, ecco Agostino, che bestemmia che ogni autorità viene da Dio; ed ecco Paolo che trasforma il Signore da paradigma a salvatore, a colui che ha pagato per tutti, all'Agnello che toglie i peccati del mondo. Il castello religioso prende forma, i cristiani diventano strutturalmente conservatori. Dio é onnipotente é buono; tutto avviene per Sua volontà o col Suo permesso, e quindi bisogna rassegnarsi ai Beniti ed agli Adolfi di ogni tempo; si possono seguire gli idoli di questo mondo, in particolare mammona, tanto esistono i sacramenti che ci riconciliano col Padre.
Maria, paradigma della necessità del "sì" dell'uomo per l'Incarnazione, laureata ad honorem in pedagogia, assieme al marito Giuseppe, per aver educato così bene il figlio Gesù, trasformata in avvocatessa a perorare la causa dei peccatori pentiti, in modo da far cambiare idea a Dio e a renderlo disponibile al perdono delle pecorelle smarrite.
Per passare da questa visione teologica, più che collaudata ed includente la musica che il bipede religioso vuol sentire, perché gli permette il pio esercizio del proprio egoismo, sperando che esso possa continuare per l'eternità, alla presa di coscienza della nostra condizione esistenziale di mani dell'amore di Dio per noi, il passo sembra troppo lungo.
Se noi provassimo a metterci nei panni dell'altro, se noi prendessimo come ospiti del nostro spirito gli ultimi, ci accorgeremmo per prima cosa che non riusciamo più a concepire l'onnipotenza di Dio, e poi ci accorgeremmo dell'assurdità della Genesi, che vede un Dio riposarsi il settimo giorno come se la creazione fosse conclusa, e non vede tutta la violenza, la lotta, la sofferenza, il dolore recato e subito inclusi nell'opera creatrice dei sei giorni precedenti, compresi i limiti della materia che, quando ci si mette, (vedi malattie genetiche e certe forme di agonia) riesce a far tribolare lo spirito in modo crudelissimo. Il Paradiso terrestre, infatti, non é il racconto di una felicità perduta a causa di un peccato inventato da coloro che non se la sentivano di imputare a Dio il negativo di una creazione compiuta piena di sofferenza, di ingiustizia, di dolore; ma é un traguardo, é il termine di quel progetto di Dio che si realizzerà in questo mondo quando noi, seguendo il paradigma Gesù, incarneremo amore e condivisione e trasformeremo il mondo secondo Dio.
Sarà allora che vedremo e sperimenteremo il Paradiso terrestre, che il Signore definisce come Regno. La Chiesa pellegrina sulla terra é come acqua che scivola sul marmo e non lascia traccia; il Signore, Dio incarnato fra noi, ne é la contraddizione ontologica. L'apertura del nostro cuore alla compassione per l'affamato e l'assetato, l'indignazione per le ingiustizie che gli ultimi devono subire, ci devono portare a resistere ai poteri maligni di questo mondò, poteri che bestemmiano la fraternità e l'amore e condannano a morte i piccini della favela del Sud. Ci devono portare ad incarnare amore e condivisione, dando corpo a Dio in questo mondo, e permettendogli così di portare a compimento la creazione in quel Regno che la Genesi mette all'inizio, e che invece, sarà al termine del processo della creazione, e che potremo anche chiamare paradiso terrestre perché vedrà l'amore tutto compiuto in tutti, il necessario e la gioia sperimentati da ogni creatura.
In quel tempo probabilmente la morte continuerà ad essere strutturale alla vita, (chi nasce invecchia muore), ma, per vivere e praticare amore, non dovremo più dare la morte ad altri viventi per nutrirci; e quando si spegnerà la nostra vita all'interno dell'eternità della Vita, nuovi tralci troveranno vie nuove perché i frutti dell'amore incarnato possano saziare ogni vivente.
Se guardiamo il mondo, vediamo tante religioni, e Dio formalizzato in tanti modi; ma la Sua sostanza, l'Amore e la Condivisione, é la grande assente. Per millenni abbiamo tollerato che gli uomini fossero divisi in liberi e schiavi; per millenni tollereremo le porcate di oggi? Ci va bene la divisione blasfema fra i ricchi e che il lavoro la salute, e persino il cibo restino abbandonati alla logica del mercato e della competizione?
Se anche Dio in sé é onnipotente e buono, é Lui che ha deciso che la sua onnipotenza e bontà passino per le nostre mani; e se non siamo noi ad incarnare amore e condivisione, solidarietà è giustizia, c'é il Suo silenzio, e l'inferno fra noi. Proviamo, allora, a smettere di pregarlo perché faccia Lui quello che dovremmo fare noi e ci rifiutiamo dì fare; proviamo a rivolgere lo sguardo dal cielo alla terra; ad essere noi il Suo sguardo sul mondo e le Sue mani per trasformarlo secondo Amore.
Il Regno comincia da noi, é già fra noi, va scelto da noi, dipende da noi. Il paradiso terrestre sarà alla fine, e Dio lo creerà con le nostre mani.
Mario Mariotti



Domenica 09 Febbraio,2014 Ore: 10:40
 
 
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