- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (409) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org L'omelia del 19 gennaio 2014,di p. Aldo Bergamsachi

L'omelia del 19 gennaio 2014

Pronunciata il 18 Gennaio 1981


di p. Aldo Bergamsachi

Giovanni 1,29-34
In quel tempo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele”. Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.
Affrontiamo questo passo evangelico: “Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”.
Questo è il figlio di Dio che toglie il peccato del mondo perché è figlio di Dio, oppure toglie il peccato del mondo dunque è figlio di Dio.
Accanto alla comunità cristiana vi sono delle comunità che si rifanno alla predicazione di Giovanni Battista. Queste comunità erano ancora vive all' epoca di san Giovanni, cioè all’epoca in cui san Giovanni scrive il suo vangelo. Indubbiamente erano un disturbo perché quelle comunità si rifacevano a Giovanni Battista, quel suo battesimo, quella sua profezia, al senso profetico della sua persona, per cui il Cristo non era del tutto accettato come il vero Salvatore. Allora, Giovanni l'evangelista, ha recuperato tutti quei passi che mettevano a posto la gerarchia fra quei due personaggi.
Quel Giovanni che voi stimate, la voce profetica più alta conosciuta, dice che Gesù è colui che toglie il peccato del mondo, il massimo che possa fare un liberatore e questo lo fa perché è figlio di Dio, oppure, egli attesta le due cose: che Gesù toglie il peccato del mondo e che è figlio di Dio. Ho riguardato l'originale. Non è che ci si guadagni molto a dire per esempio che toglie i peccati degli uomini. Preferisco questa traduzione. Dovremmo dire cosi: egli toglie tutto ciò che appartiene al peccato, tutto ciò che appartiene all'irreparabile, che l'uomo ha compiuto nei confronti di se stesso.
Gesù, dunque, viene presentato come colui che toglie il peccato del mondo, entra nel sistema umano per salvarlo da una caduta che non può essere sanata, se non dal peso della sua persona stessa, o diciamo dal suo vangelo. Per salvarlo da una caduta, (peccato) che fu una scelta volontaria e quindi tale da spezzare, da rompere l'essenza del sistema umano e in modo da non essere più capace di ripararlo, perché l'uomo ha un potere distruttivo superiore a quello costruttivo.
Da questo pulpito devo aver già dato un esempio di questa affermazione: un giorno un piccolo ragno inesperto, lasciato in libertà vigilata dalla madre, dopo aver ricevuto la raccomandazione di tenersi legato al filo della ragnatela, si era lasciato calare dal ramo di un albero, fino a sfiorare le acque di un ruscello. Guardando il filo che lo teneva appeso all'albero, pensò nel suo piccolo cervello, ma questo filo è un ostacolo alla mia libertà, allungò la zampina e lo tagliò e fu travolto dalle acque. Ma un pescatore li accanto ebbe pietà di lui, lo raccolse lo salvò e gli disse: attenzione alle raccomandazioni di tua madre, gli errori si possono correggere da soli, il peccato no senza l'aiuto di qualcuno, e lo rimise sull'albero.
L'uomo ha una capacità distruttiva superiore a quella costruttiva, il più sciocco degli uomini può distruggere la Pietà di Michelangelo, ma non sarà mai più in grado di ricostruirla. Il più sciocco degli uomini è in grado di togliersi la vita, ma non è in grado di ridarsi la vita dopo essersela tolta.
Questo gesto appartiene alla zona del peccato e non alla zona dell'errore. Metto avanti questa distinzione. Gli errori li potete correggere con una attenzione, ma il cervello che commette gli errori, qualora sia intaccato, non è più in grado di rimettersi in sesto da solo.
Oggi chiamerò in causa un autore che sta un po' alla base della civiltà contemporanea, sia per l'ordine sociale e anche per quello religioso. Quest'uomo si chiama Gian Giacomo Rousseau.
L'altra sera alla televisione, mi ha stupito un certo attore, il quale appunto, forse senza saperlo, sosteneva la tesi roussoniana della bontà della natura umana. Si era messo in testa di tenere lontani i bambini dalla corruzione della società, perché loro sarebbero buoni. Sono duemila anni che noi tentiamo, volesse il cielo che tu ci riuscissi, ma probabilmente non ci troviamo d’accordo
sul concetto di peccato.
Bisogna distinguere, dice Rousseau, fra errore e peccato, l'errore si, ma il peccato no. Intendiamoci, alla resa dei fatti, ci troviamo tutti con un pugno di mosche in mano. Adesso si tratta di vedere chi avrà le chance per poterne uscire e chi no. Dunque Rousseau non nega la possibilità di una teologia rivelata: Ecco l'Agnello che toglie... Figlio di Dio...., nega che la ragione umana abbia argomenti sufficienti per riconoscerla. Ecco perché l’evangelista Giovanni si premura di dire che il Battista aveva la certezza, qualcuno in fondo gli aveva rivelato che quegli era l'Agnello di Dio, era il figlio di Dio.
Stiamo entrando nell'ottavario della unità delle chiese. Certo o partiamo dal principio che siamo tutti fuori strada, ma certo la chiesa cattolica non accetta molto volentieri il discorso di essere fuori strada, perché allora dovrei chiamare in causa Manzoni, il quale, quando nel secolo scorso si discorreva delle superstizioni, Manzoni diceva alle gerarchie ecclesiastiche: bisogna che siate voi i primi a toglierle di mezzo, perché poi si arriva alla bufera della negazione, vedrete che salteranno per aria i rami secchi, e allora si cercherà di salvare soltanto la pianta e voi dovrete per primi correre a mettere un riparo.
I teologi rispondevano che Manzoni aveva ragione, bisogna che noi ci diamo da fare per togliere le superstizioni dal popolo cristiano. Voi sapete che Manzoni doveva fare una serie di poesie sui misteri cristiani, poi ne ha fatti soltanto tre o quattro, qualcuno domandò allo scrittore come mai si era fermato, risposta: ho paura di fomentare la superstizione. Ma quando Manzoni ebbe ottenuto l'affermazione del principio per cui la gerarchia ecclesiastica deve per prima togliere la superstizione e incominciò ad elencarle, i teologi dissero: questa no, questa no, questa no, come gli enti inutili.
Allora Manzoni si chiuse nel proprio silenzio dato che si fingeva di sostenere il principio, in pratica non sia ammetteva superstizione alcuna da togliere: è come la unità delle chiese. Se non abbiamo la convinzione di essere fuori strada tutti, almeno anche in un singolo punto, per cui si dica per esempio con i protestanti per esempio sulla questione della verginità di Maria, di cui vi parlavo tre domenica fa, noi probabilmente abbiamo esagerato su questo punto, vediamo di ritrovare la unità.
E allora non ci resta altro che pregare, per non volere affrontare i problemi. Io certamente a queste condizioni non prego più, perché c'è qualcosa d'altro da fare.
In questa posizione di stallo, equilibrio della ragione di fronte alla rivelazione, questo stallo si supera, da parte di Rousseau, con la scelta del sentimento del cuore e della coscienza. Rousseau dice: “la maestà delle scritture mi meraviglia, la santità del vangelo parla al mio cuore, quindi ne riconosco lo spirito divino (...) io non respingo la rivelazione però la metto sotto controllo della ragione o del sentimento. La religione naturale è sempre fondamento e norma di quella rivelata”.
Ecco perché Rousseau nega la incarnazione, nega la redenzione, il peccato del mondo pur dicendo cha la società è corrotta.
“Ora, Gesù si pone al di fuori di ogni storia come un interprete della religione - è ancora Rousseau che parla - e dell'uomo di natura e essendo egli stesso uomo perfetto secondo la natura, sarebbe il massimo della espressione della natura, non sarebbe il figlio di Dio”. Ecco il punto che ci divide, in ciò consiste a parere di Rousseau la divinità cristiana. Per Rousseau il problema è di espiare i nostri errori e la guarigione in via di diritto è possibile mediante ricorso a mezzi naturali.
Voi tutti conoscete il passo famoso del discorso sull’origine della disuguaglianza, in cui si afferma: “che un errore di giudizio e non una disobbedienza a una mente, che conosce tutto l'arco del bene e del male, porta a una fase di passaggio dallo stato sociale alla stato civile. Il primo uomo che disse dopo aver recintato un terreno, questo è mio! Quanti delitti, quante guerre, quanti omicidi non avrebbe risparmiato al genere umano, colui che strappando i chiodi avesse gridato non ascoltate questo impostore”. Una sola notazione, Rousseau non si è chiesto perché nessuno contrastò il primo che disse questo è mio. Perché, avrebbe scoperto che tutti avevano in cuore lo stesso proposito.
C'è dunque un peccato sulla strada dell'uomo e non un semplice errore. Gli errori si fanno con la mente, ma quando la mente stessa è turbata, allora ci vuole la clinica, il peccato è esattamente questo turbamento della mente e può essere tolto da Colui che ha fatto la mente stessa e non da nessun altro. Qualcuno potrebbe anche ammettere che il primo che piantò quel piolo diciamo per recingere un terreno non commise, alcun errore ma semplicemente fondò la proprietà privata. E ora chi di noi osa contestare la proprietà privata? Dunque vedete che si potrebbe considerare questo non un errore, ma il principio di quella società che è la nostra.
Se il drogato non ammette di avere peccato, non risorgerà mai più. Buoni amici laicisti di ogni genere, quando voi incontrate un drogato non dovete dirgli: noi vi diamo i mezzi per poter uscire dal tuo errore, perché voi continuerete a mantenerlo in questo errore. Voi non dovete dirgli che si tratta di una malattia che può essere curata, ma dovrete dirgli: tu sei in peccato perché tu vai attorno a delle cose che non hai fatto e demolisci la tua persona, vai attorno al tua cervello, quando hai demolito il cervello sei in peccato perché non puoi più reggere nessuno dei tuoi errori. Concludo immaginando di parlare a un drogato: non ci sarà vera salvezza, se non penserai per grazia che la droga è un idolo e che adorare un idolo è supremo peccato.



Venerdì 17 Gennaio,2014 Ore: 10:30
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info