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www.ildialogo.org Gesù: nome compromesso, sostanza rifiutata,di Mario Mariotti

Gesù: nome compromesso, sostanza rifiutata

di Mario Mariotti

Se io accetto la divisione fra credenti in Dio e agnostici o atei, i primi pensano dei secondi che sono delle povere anime perse, che non hanno avuto il dono della fede e che sono destinati al residence della Geenna; e i secondi pensano dei primi che sono degli illusi alienati, che quando creperanno, non avranno neppure il disturbo della disillusione, dato che, con la morte, anche quest'ultima non é e non sarà. La separazione fra i primi e i secondi é un dato di fatto; a volte gli uni cercano di convertire gli altri; poi i due mondi sussistono entrambi, anche se quello di coloro che credono di credere é sterminatamente più vasto di quello di coloro che credono di non credere; anche se poi, a guardarci bene, anche questi ultimi credono in qualcosa, che in genere ha qualche attinenza col mondo dei sesterzi, perché il virus del Beati i ricchi colpisce indiscriminatamente credenti, agnostici ed atei, senza fare preferenze.
Nella cultura comune i credenti sono delle brave persone, dato che sono timorate di Dio mentre gli atei sono bipedi o malvagi, o per lo meno soggetti di cui diffidare, dato che, non credendo in Dio, non avrebbero remore a compiere il male, non temendo il castigo relativo ad esso nella realtà, le cose sono radicalmente rovesciate. Tutte le peggiori porcate che insozzano la storia dell'umanità sono state poste in essere da dei credenti, e il più delle volte anche in nome di Dio, partendo dalle Crociate e arrivando alle guerre d'aggressione degli USA, che non perdono occasione di mostrarsi mentre giurano sulla Bibbia.
A questo punto ecco la domanda che potrebbe destabilizzare la situazione, la cultura comune: cosa potrebbe succedere se uno desse del Signore, una lettura non religiosa, ma laica, e fondasse sulla Parola, sui Vangeli, l'indifferenza del Signore in rapporto fede, agnosticismo, ateismo, dato che Lui ci dice che Dio é presente ed operativo in noi se e quando amiamo, anche se non sappiamo; che ci dobbiamo liberare dalla religione che è la contraddizione dell'Incarnazione; che la sequela a Lui si realizza nel servizio a Lui stesso, ma al nostro prossimo e a tutte le creature della terra dei viventi? Questa domanda destabilizzerebbe sia i credenti che gli atei. I primi la dovrebbero piantare di alzare gli occhi al cielo e di pregare Dio che faccia Lui quello che sarebbe compito nostro fare; i secondi si potrebbero porre il problema se anche la loro prassi é ispirata all'amare, al servire è al condividere e se é giusto prendere le distanze dall'alienazione religiosa senza però combatterla.
Non essendoci Gesù, le distinzioni sacro-profano, credente-ateo, trascendenza-immanenza, ed essendo noi corpo di Lui nel momento in cui amiamo e condividiamo, essendo noi in Dio sapendolo o ignorandolo, possiamo anche pensare di noi stessi di essere atei, o dl essere agnostici: la cosa é semplicemente irrilevante. Rilevante é aprirci alla compassione, prenderci cura del nostro prossimo, farci mani dell’amore di Dio per lui. Questa verifica dovrebbe riguardare sia i credenti che i non credenti, dato che il cristianesimo dovrebbe essere una prassi e invece viene prostituito in religione, e dato che l'ateismo non esime dal dovere di avere un rapporto positivo con coloro che accostiamo.
Bisognerà pure che noi ci rendiamo conto della sterminato dolore che accompagna la storia dell'uomo, e delle enormi responsabilità delle religioni in rapporto ad esso, o per diretta complicità o per omissione di resistenza e contrasto alle cause dello stesso dolore. La lettura laica
del Vangelo, il contrasto alla religione, l'accompagnamento oppure anche la sostituzione del termine "Gesù" con quello di “Amore incarnato” sarebbero estremamente necessari per liberarci dall'alienazione religiosa, e per entrare nella logica dell'Incarnazione. Secondo me é il Signore stesso a volere questo, perché si trova davanti ad un uso strumentale del suo nome, uso che vanifica il Suo messaggio laico e blocca la forza dirompente della verità che Dio é in ogni uomo, che lo Spirito é Verbo, che il verbo é Amare, che quando l'uomo ama e condivide é: padre, madre, fratello e sorella del Signore, che a sua volta é una cosa sola col Padre.
Non bisogna dimenticare, per- chi crede di credere - che il Signore é stato assassinato dalla religione, e per chi crede di non credere, che la religione é un negativo dal quale é necessario liberare, oltre sé stessi, anche il prossimo, dati i frutti che nei secoli l'alienazione religiosa ha prodotto e continua a produrre.
Gesù é la forma, l'immagine; l'Amore incarnato é la sua sostanza, Lui é paradigma-progetto della sostanza; il nome invece é stato usato ed é usato solo come forma in una nuova religione, il cristianesimo, e quasi mai come Sostanza, venendo tradotto in Salvatore, in Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, invece che in Paradigma di salvezza seguendo il Quale uno non toglie i peccati, ma rifiuta e ripara il male compiuto da noi ai danni del prossimo, e porta il necessario e la gioia agli altri viventi.
Questa riflessione, come quella di fondare l'irrilevanza dell'ateismo sul Vangelo, può sembrare assurda, perché allude all'opportunità di non usare più il nome del Signore, compromesso ed associato ad una religione che non è tale, cioè religione; e di sostituirlo con "Amore incarnato", che ne è la sostanza, dato che a salvare é la Sostanza incarnata, e non il Nome.
Ma, non é forse ancora più assurda là realtà dell'uso distorto del Suo nome, presentato come Salvatore o Agnello di Dio, mentre serve da copertura a mammona, mentre lei continua la sua opera nefasta e l'Amore, invece di venire incarnato viene semplicemente creduto?
Ecco allora per concludere. Bisognerebbe per lo meno cominciare ad associare sistematicamente al nome Gesù l'aggettivo "laico" ed i termini di "Amore incarnato"; poi, spiegare bene che non é il nome a salvare, ma l'Amore incarnato che ne é la Sostanza; poi che adesso ad incarnare amore, a dargli vita, resurrezione qui ed ora nella nostra esperienza quotidiana tocca a noi; e ancora che la
distinzione credenti-atei è irrilevante e va sostituita da quella fra i “credenti” ed i "praticanti amore"; e infine che tutti quanti ci dobbiamo convertire alla prassi del fare agli altri ciò che vorremmo ricevere da loro.
Siccome ognuno di noi vorrebbe ricevere amore, ecco che ognuno di noi incarnerà amore e condivisione nella dimensione laica del proprio rapporto con tutti gli altri viventi, tutti creature dell'unico Padre. Ognuno darà amore e lo riceverà da loro.
Allora, finalmente, ecco i mattoni a costruire il Regno.
Mario Mariotti



Domenica 22 Dicembre,2013 Ore: 06:03
 
 
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