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www.ildialogo.org I segnali sono buoni,di Mario Mariotti

I segnali sono buoni

di Mario Mariotti

La Verità, purtroppo, si storicizza, si materializza con una estrema lentezza. Si vede che i microprocessori del bipede umano funzionano in questo modo, e allora le forzature non servono; ma, in parallelo, Essa è bestemmiata, e il Regno subisce violenza, e nessuno mette in conto le vittime del non-cambiamento, della non-rivoluzione, della non-Verità. Il riformismo è positivo, ed è l’unica via che sembra praticabile; ma il suo ritmo lo decidono coloro che hanno già mangiato, che sono al coperto, che hanno un lavoro, e non lo sterminato popolo dei fuori-mercato della terra.

Data questa premessa, è evidente che, rapportando quello che fa questo Papa con la prassi di quelli precedenti, il giudizio su di lui non può essere che positivo. Sta demolendo l’immagine del papa-re in favore di quella di vescovo di Roma; è deciso a vederci chiaro nello IOR; si tiene lontano dagli avvoltoi politici che vorrebbero strumentalizzarlo, vedi Lampedusa; vive semplicemente come un qualsiasi lieder laico dei Paesi del nord-Europa; dice di sé stesso: “Chi sono io, per giudicare ed escludere i gay”, quando il Signore accoglieva tutti, e soprattutto gli emarginati della società del suo tempo, che erano tali anche per “merito” della religione.

Tuttavia io penso che sia più che necessario tenere gli occhi ben aperti. La Chiesa, nella sua lunga storia, in tutti i momenti critici di massima corruzione e minima credibilità, ha sempre trovato qualcuno che ne recuperasse l’immagine e la credibilità; qualche santo riformatore, che poi le ha permesso di continuare nella propria prassi di simbiosi col potere e di zelante servizio al suo vero dio, sire mammona. Da una parte San Benedetto, San Francesco, Santa Caterina da Siena e c., e dall’altra le Crociate, i roghi degli eretici, i Concordati col fascismo, col nazismo e via di seguito. C’è il rischio che lo Spirito Santo, oggi, sia stato sostituito da un team di analisti, pubblicitari, psicologi, opinionisti, e, visto che il punto critico della perdita di credibilità della Chiesa stava nella ricchezza, nei privilegi, nella mancanza di trasparenza, negli scandali di pedofilia e nella omissione di denuncia degli stessi, questo team abbia puntato sulla semplicità, povertà, umanità del Santo di Assisi come qualità da riproporre per purificare l’immagine compromessa.

Ed ecco, allora, papa Francesco, che si sta muovendo bene in questa direzione, ma che va tenuto sotto controllo, perché all’immagine, pian piano, si aggiunga anche la sostanza, cosa che deve ancora succedere, e che è fondamentale. Venendo alla sostanza, e per contribuire alla conversione della Chiesa dalla teologia religiosa a quella dell’Incarnazione, di cui il laico Gesù è paradigma, ecco alcune riflessioni che potrebbero rivelarsi utili per gli eventuali lettori, e per lo stesso Francesco, se arrivasse a leggerle. La prima: Dio non va cercato fuori di noi, noi nel povero, nell’emarginato, nella vittima della nostra indifferenza, alienazione, cattiveria; noi siamo già strutturalmente in Lui, sapendolo o ignorandolo; noi ci si deve fare Suoi strumenti; noi dobbiamo fare, di noi stessi, le mani del Suo amore per il povero, per l’emarginato, per lo sfruttato, per l’escluso, per tutte le creature della terra dei viventi.

Ancora: È la prassi che include la fede, e la può includere anche in modo non consapevole: Non saremo giudicati su quello che credevamo di credere, ma sul nostro rapporto positivo o negativo con l’affamato e l’assetato e il motore è la compassione, non la religione. Ancora: Il Papa ci farà vedere il Vangelo, cosa già scontata per i cattolici, la cui cultura alienata si può tradurre nell’enunciato che lui ha sempre ragione, anche quando non ha ancora detto e fatto niente, quando avrà scelto la povertà, la semplicità, l’umiltà non solo soggettive, ma anche strutturali. La parola del Signore, infatti, è stata spiritualizzata dalla religione, dalla teologia religiosa, e rivolta al solo soggettivo della persona, che doveva lottare tutta la vita per purificare sé stessa e mettersi in condizione di accedere alla gloria eterna dell’al di là.

Essa, invece, per essere completa e incidere sulla realtà in modo da trasformarla secondo Sé stessa, si rivolge anche allo strutturale; è una Parola politica, perché vuole incarnarsi nella “polis”, nella città, nella concretezza storica; e costruire in questo modo il Regno dell’amore tutto compiuto in tutti. Ad incarnarla dobbiamo essere noi, che siamo indispensabili a Lei perché possa prendere corpo, prendere vita, e operare la trasformazione che porti a compimento la creazione nel Regno di Dio. La Parola, liberata dalla gabbia religiosa nella quale è stata tenuta per secoli, persino criptata in una lingua morta, il latino, che solo la casta conosceva, richiede strutturalmente la dimensione politica per potersi incarnare.

Il capitalismo esclude e bestemmia la condivisione, (chi accumula, omette di condividere i frutti dei propri talenti personali); il mercato ignora la dimensione della fraternità, (io, se sono più ricco, faccio il prezzo, e tu ti devi adeguare); la competizione, ugualmente, bestemmia la fraternità, perché emargina strutturalmente i non-competitivi: queste sono le condizioni che rendono impraticabile l’incarnazione dell’Amore di Dio nel mondo.

Soggettivo e strutturale sono due facce di un’unica sostanza; e ognuna rende possibile ed efficace l’altra; e, da sola, è insufficiente, inefficace, inutile. Fino ad oggi il soggettivo positivo ha permesso allo strutturale maligno di prosperare: questo non va, e va superato! Ancora: dai poveri ci si va quando ci si è fatti poveri, quando si ha rinunciato al potere, quando si sono condannate le cause che hanno generato i poveri stessi, cioè quella trinità maligna che ho definito nelle righe precedenti. É vero, poi, che si è globalizzata l’indifferenza, (peccato aggravato e continuato della stessa Chiesa), ma va detto che prima ancora si era globalizzata la trinità maligna, che ha soffocato l’utopia della fratellanza, l’utopia di un mondo senza servi e senza padroni, senza ricchi e senza poveri, con la collaborazione della Chiesa stessa.

Va bene, ancora il pianto, ma subito dopo ci vuole l’indignazione. E siccome con la speranza non ci si nutre, è molto meglio e più liberante fare appello alla resistenza, alla resistenza soggettiva e strutturale al progetto maligno del “Beati i ricchi”, virus endemico anche nei sacri palazzi. Per concludere, i segnali sono buoni. A parte le giornate mondiali della gioventù, con la relativa indulgenza plenaria, che sono istigazioni al “turismo evangelico”, in modo che i giovani possano pascolare per il mondo per andare ad ascoltare quello che sanno già benissimo, ma che non vogliono fare, forme di cristianesimo religioso trionfalistico, tutto immagine e niente sostanza, ci sono vari elementi positivi che stanno venendo avanti: il passaggio da papa a vescovo, l’umanizzazione del sacro, la problematizzazione della verità, l’intenzione di prendere gli ultimi come riferimento obiettivo fondamentale. Il papa-re va scomparendo, e magari fosse seguito dal Vaticano!

L’avventura è solo all’inizio, e c’è uno sterminato lavoro da fare. In esso c’è anche la necessità della richiesta di perdono per quei peccati storici dai quali non si sono ancora prese le distanze. Per arrivare al superamento della religione, ed alla consapevolezza che il Signore è laico, e la laicità cristiana comunismo con amore, economia di comunione scelta in libertà e praticata con amore, ci vorranno secoli, ma la via intrapresa è quella buona: seguire i giudizi, le scelte, i comportamenti di Colui che è venuto non per essere servito, ma per servire, e ci ha detto che il sabato è per l’uomo. Facendo questo, usciranno i preziosissimi frutti dell’Amore incarnato.

Mario Mariotti




Domenica 01 Settembre,2013 Ore: 08:39
 
 
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