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www.ildialogo.org Non per essere servito, ma per servire,di Mario Mariotti

Non per essere servito, ma per servire

di Mario Mariotti

Alberto Maggi dice che, prima della venuta di Gesu, l'uomo era chiamato a servire Dio; col Signore, l’uomo è chiamato a servire l'uomo. Maggi non dice ancora il perché l'uomo é chiamato a servire l'uomo, ma io lo dico per lui, lo dico da tanto tempo, e alla fine lo dirà anche lui, perché la premessa ha le conseguenze strutturali.

L'uomo, se e quando ama e condivide, è corpus Domini, è mano di Dio, é tralcio della Vite, e Dio ha bisogno dell'uomo. Questa e la verità, ed essa, dopo Auschwitz, dovrebbe essere chiara a tutti, e mettere in crisi tutte le religioni. Mentre i cristiani tedeschi pregavano Dio e tenevano gli occhi rivolti al cielo, con il loro voto delegavano ad un mostro, che aveva offerto loro di conoscere i propri programmi nel “Mein Kampf” il potere assoluto su di loro. Ecco la Seconda Guerra Mondiale, ecco lo sterminio degli Ebrei, ecco una tragedia che costò al mondo 50 milioni di morti. Forse che la volontà di Dio era passata per il voto dei fedeli tedeschi credenti in Lui? Non appare chiaro che questa è un’enorme bestemmia, che è una bestemmia che a sua volta bestemmia?

E se l’intervento di Dio nella storia dell’uomo fosse diretto, come avrebbe fatto, Lui, a non intervenire vedendo un milione e mezzo di bambini venire gasati con le loro mamme, passare in cenere dai camini dei forni crematori di Auschwitz, e depositarsi nei prati attorno al campo di sterminio? Come avrebbe fatto a non intervenire quando Mengele, il Dottor Morte, faceva i suoi allucinanti esperimenti sui piccini, sulle coppie di gemelli ebrei, trattati come cavie da laboratorio?

Come avrebbe fatto a giustificare il proprio non-intervento, a spiegarne il perché a quei piccini, terrorizzati, che si trovarono all’inferno senza nessuna colpa, inferno collocato all’interno di un’Europa dalle radici cristiane? No, purtroppo l’intervento non è diretto, e Dio ha bisogno che l’uomo Lo incarni, che l’uomo dia corpo all’amore nel mondo, altrimenti c’è il terribile silenzio di Dio ad Auschwitz e l’inferno incarnato in noi.

Questa è la verità; ma è, purtroppo, una dura verità: essa porta al superamento della religione e carica l’uomo di enormi responsabilità. Forse è anche per questo che chi suona questa musica non viene ascoltato, viene rifiutato, viene evitato: il passaggio dal virtuale, dal potenziale, alla concretezza della propria esperienza esistenziale nell’incarnare Dio nel mondo, è un compito che fa paura, tanto è il bisogno, tanta la sofferenza da togliere, tanta l’ingiustizia da sanare, tanta la sete d’amore che tutto il creato esprime avanti ai nostri occhi. Tuttavia la costruzione del Regno passa di qui, passa per le nostre mani, e il corpo potenziale diventa Dio operativo nel momento in cui, e solo se, amiamo, serviamo l’uomo e condividiamo con Lui i doni del Padre.

Io non so se Alberto non arrivi a dire questo perché teme di essere messo fuori dall’Istituzione. È arrivato alla verità nonostante l’hadicap di essere un chierico e non un laico, e questo è un grande merito, e lui fa bene a mediare il linguaggio e a sfumare i messaggi per rimanere nell’Istituzione, perché i laici, in genere, o non ci sono, o sono rincoglioniti, e ascoltano i sacerdoti e non i laici.

Io poi non so se abbia senso dire queste verità nel momento attuale, in questo nostro frangente storico, in cui l’uomo è stato trasformato nel “bipede consumatore”, che ha tutte le libertà ma manca del tempo per usarle, e che non trova più occasione per mettersi in silenzio a riflettere. Questo di fatto cancella il sacro e sacralizza la laicità. L’unico, il più grande, il più prodigioso miracolo è quello della vita, è quello della materia intelligente che si organizza in Vita, ed è la vita stessa l’unica cosa che deve essere considerata sacra, e sacra in tutti i viventi, anche nei minimi, nelle piccole vite.

Dio diventa Progetto: incarnando i Valori nella concretezza storica, servendo l’uomo e gli altri viventi, si da resurrezione al Signore e si porta a compimento la creazione del Regno, con l’amore tutto compiuto in tutti, col necessario e la gioia a saziare ogni vivente.

La natura, il creato, quello che la religione chiama “disegno intelligente”, è qualcosa di terribile e presenta dei connotati “nazisti”: la vita è tutta una lotta, i più forti dominano, i più deboli soccombono, gli ausmerzen vengono lasciati morire, il piccino difettoso viene buttato dal nido, i viventi recano dolore ad altri viventi nella più perfetta indifferenza, le vittime si trasformano in carnefici di quelli più deboli di loro, ci sono delle malattie tremende e delle agonie atroci, ci sono delle differenze e delle ingiustizie abissali fra loro che dovrebbero essere considerati tutti cittadini dell’unico pianeta Terra.

Dio, tutto questo casino, non può volerlo, e se lo volesse, per me non sarebbe più Dio, o perlomeno il mio Dio. La sofferenza universale, più che i limiti dovuti alla materia che, come nasce, così strutturalmente muore, è causata dalla alienazione e cattiveria dell’uomo, ma rimane il fatto che la vita, per sussistere, deve distruggere altra vita, anche per coloro che cercano di incarnare amore e condivisione.

L’uomo, poi, tratta gli animali come i nazisti trattavano gli Ebrei nei campi di sterminio; e gli animali stessi si divorano fra loro, e abbandonano i più deboli al loro destino. L’unico vivente tranquillo sembra essere l’albero, che usa i rifiuti, ossigena l’aria, offre riparo alle piccole vite. Dovremo come uomini prendere esempio da lui? Forse, dato che adesso noi uomini non facciamo altro che usare violenza, produrre rifiuti, impestare l’aria e le acque, distruggere gli altri viventi per trasformarli in profitto. Tutto questo, per me, non è volontà, ma è bestemmia di Dio e non può essere accettato come inevitabile ed irreversibile.

Anche se poi Dio non ci fosse, dovremmo costruirlo noi, amando e condividendo. Il fare agli altri ciò che si vorrebbe ricevere da loro è la regola universale, accessibile a tutti, per la trasformazione positiva dell’esistente. Facendo questo, si rende presente ed operativo lo Spirito, si da resurrezione e vita al Signore, si materializzano i Valori, si porta la gioia e il necessario ad ogni vivente.

Il problema è fondamentale pedagogico: dobbiamo costruire un uomo che sappia aprirsi alla compassione, mettersi nei panni dell’altro, fare a lui quello che si vorrebbe ricevere da lui. Facendo questo, servendo l’uomo, saremo le mani di Dio, del Dio che è venuto non per essere servito, ma per servire.

Mario Mariotti




Sabato 15 Giugno,2013 Ore: 17:15
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
franco garavini forli 16/6/2013 10.27
Titolo:a... Mario Mariotti
Ti seguo da decenni, prima attraverso Amici dei lebbrosi, ore col sito il dialogo..
E' possibile avere contatti diretti...cioè la tua mail , per scambiarci 'critiche positive'...??!

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