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www.ildialogo.org La nuova strada,di Mario Mariotti

La nuova strada

di Mario Mariotti

C'é una Parola che dice che "pregare" significa "fare" concretamente la volontà del Padre. C'é una seconda Parola nella quale il Signore ci dice che chi materializza lo Spirito-volonta del Padre amando e condividendo, dà resurrezione a Lui essendogli padre, madre, fratello e sorella. C'é una terza Parola in cui il Signore ci caratterizza quali tralci della Vite, e i tralci sono necessari a Lei per portare frutto, il necessario e la gioia, a tutti i viventi, anche ai minimi.

Bastano queste tre Letture per fondare sulla Parola la teologia dell'Incarnazione: noi siamo il potenziale "corpus Domini", le potenziali mani dell'amore di Dio per noi, e Dio ha bisogno di noi per fare arrivare a noi il Suo amore per noi. Gesù si è incarnato in questo mondo per trasformarlo secondo amore, secondo se stesso, e noi siamo coloro che possono dargli resurrezione, che possono farlo continuare a vivere e ad operare fra noi, per portare a compimento una creazione che é ancora in atto e che dovrà costruire un mondo con l'Amore tutto compiuto in tutti.

Io a questa teologia non sono arrivato studiando la Parola, ma vivendo la comunione con gli ultimi, interrogandomi sul perché della sofferenza, del dolore innocente, prendendo come ospite del mio spirito un atomo della sofferenza universale, soffrendo insieme alle vittime, caricandomi della loro sofferenza, rifiutandomi di considerare il dolore del mondo come qualcosa di inevitabile ed irreversibile.

Nella Parola, in un secondo momento, ho trovato la conferma di tale Teologia, che non ha avuto come base il credere, ma la prassi, il fare, la compassione, l'impegno nel cercare di rimuovere la sofferenza e di portare il necessario e la gioia a quanti più viventi possibile, inclusi quei minimi, quelle bestioline,che sono esposte, come noi, alla sofferenza, e assetate come noi di rispetto e di affetto. Mi sono trovato senza accorgermene ad avere un concetto di Dio, il Dio dell'incarnazione, del tutto nuovo e radicalmente diverso dal Dio concepito in termini religiosi.

Questo nuovo e diverso mio pensiero su Dio mi ha pian piano portato a rileggere tutto quanto in modo diverso. Prima ero la creatura separata dal Creatore; fra me e Lui c'era la casta sacerdotale; Lui era l'oggetto delle mie preghiere; il mondo era un passaggio per arrivare a Lui. Dopo sono arrivato a considerare me stesso incluso in Dio, e suo strumento per servire l'uomo, le Sue creature, e ho visto, nel mondo, l'oggetto del mio impegno per trasformarlo, attraverso l'amore e la condivisione, in quel Regno che riuscirà a saziare ogni vivente di necessario e di gioia.

Con gli occhi nuovi che mi sono ritrovato, e che continuano a modificarsi cercando sensibilità e coerenza sempre più profonde, Quando ho provato a rileggere le manifestazioni storiche del cristianesimo religioso e quelle che ancora si determinano oggi intorno a me, mi sono ritrovato e mi ritrovo a tutt'oggi in grosse difficoltà. Se la preghiera deve tradursi nell'amare e condividere della creatura avendo come termine non Dio, ma le altre creature; se la preghiera deve tradursi in servizio laico delle creature fra loro, non solo salta tutto il monachesimo, le cui regole relative a certi ordini monastici mi sembrano assurde ed allucinanti, ma salta tutto l'apparato liturgico-sacramentale di S.R.Chiesa, in quanto esso ha sempre come termine Dio stesso. L'"ora et labora" poi andrebbe messo in discussione, ed il termine di esso dovrebbe essere il "lavora e condividi".

Se il credere va messo in cassa integrazione e sostituito dall'amare e condividere, cioè dal materializzare la volontà di Dio, dal dare corpo ed operatività allo Spirito, salta l'accezione ideologica della fede, e quindi saltano anche i martiri della fede. Qui le conclusioni sono che della religione, del rapporto uomo-Dio in termini religiosi non si salva niente! Lo Spirito é presente ed operativo in tutti coloro che amano e condividono a livello planetario, indipendentemente dalle varie religioni, culture, localizzazioni geografiche e temporali; la vera Chiesa è il popolo trasversale ad ogni religione e cultura di coloro che amano, condividono, lavorano onestamente e professionalmente per gli altri, per il "bene comune", a servizio della Vita.

Coloro che, dal tempo di Costantino, concepiscono in termini religiosi il loro rapporto con Dio, affermano, garantiscono, giurano di fondarsi sulla Parola, sulla Bibbia, sul Vangelo, e noi abbiamo sotto gli occhi i frutti del cristianesimo reale attraverso i secoli. Anch'io, come conferma, posso fare appello alla Parola per accreditare la teologia dell'Incarnazione. Oltre alle prime tre Letture, anche la parabola del Buon Samaritano, nella quale il Signore lo pone, anche se ateo, quale paradigma del comportamento che noi dobbiamo fare nostro, avendo compassione e prendendoci cura delle vittime dei briganti; ed anche la parabola del giudizio finale, che pone gli ultimi quali giudici, e il nostro rapporto con loro quale discriminante per la nostra salvezza futura, sono Letture che non fondano il rapporto uomo-Dio, ma il rapporto uomo-uomo, nel quale il primo incarna l’amore di Dio per il secondo.

Possibile che, per secoli e secoli, tutti abbiano sbagliato, e che qualcuno oggi, assieme a pochi altri, abbia avuto il privilegio di trovarsi ospite della Verità? Perché io fra loro? E come fare, per chi vuole rispettare il soggettivo, la buona fede delle persone, a dire ai monaci ed ai martiri della fede che non erano e non sono nella Verità, che Dio non voleva e non vuole questo, e che essi sono stati ingannati dalla traduzione religiosa del messaggio di Gesù, che era ed é venuto per liberarci dalla religione e per proporci l'etica laica del fare agli altri ciò che si vorrebbe ricevere da loro? Queste domande, per me, sono altrettanti macigni che non riesco a rimuovere, perché la buona fede va considerata un assoluto che giustifica tutto il resto, soprattutto se pagata con la vita.

Però, alla fine, per me due cose sono sicure: la prima é che Dio, venuto per servire e non per essere servito, non avrebbe mai chiesto e preteso che la creatura torturasse se stessa per purificarsi ed arrivasse a sacrificare la vita a causa di Lui stesso. Impegno e sacrificio dell'uomo, per Lui, devono avere come termine gli uomini, le altre creature e non il Creatore.

La seconda e che ci vuole il più grande microscopio elettronico del Pianeta per trovare un atomo di buona fede in coloro che, rifacendosi alla Parola, hanno trovato il modo di ingrassare sé stessi di privilegi e di potere. La religione ha permesso e permette alla casta di ingrassare; mantiene i credenti alienati, lascia che il mondo sia il bordello che é: tanto è un casino provvisorio; il vero mondo é l'al di là.

Dall'Incarnazione invece, non si ricava niente; il mondo é uno, Dio è progetto da costruire, ci si fa pane per gli altri, si paga di persona, si condivide, ci si consuma nel portare il necessario e la gioia agli altri viventi. Il Regno però, il termine della creazione, il progetto del Creatore per le sue creature, passa solo per questa strada. Vediamo i frutti di venti secoli di religione. Proviamo, allora, a metterci nella nuova strada, quella dell'Incarnazione?

Mario Mariotti




Sabato 13 Aprile,2013 Ore: 16:37
 
 
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