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www.ildialogo.org Una sensibilità atipica,di MArio Mariotti

Una sensibilità atipica

di MArio Mariotti

Ci sono tantissime cose che io non ho mai capito nel senso di “condiviso”, ed ora proverò a dirne qualcuna. Quelle che per tanti, per la maggioranza della gente, sono delle realtà positive, che a volte vengono non solo ammirate, ma anche invidiate, per me sono dei segnali negativi che esprimono la condizione di alienazione delle realtà stesse. Parto dalla serenità aggravata e continuata dei preti, che sono sempre tranquilli, sorridenti, e diventano scuri in volto solo quando si sentono minacciati dalla barbarie materialista atea comunista, (mai dal materialismo pratico capitalista). Questa serenità, secondo me, per prima cosa dimostra che il motore della religione é l'egoismo.

Uno pensa alla salvezza della propria anima, alla resurrezione di se stesso nell'ultimo giorno, e, siccome egli stesso fa parte della categoria dei “credenti”, ed é gia stato anticipatamente salvato dal sacrificio dell'Agnello sulla croce, non ci sono motivi per non essere sereni e tranquilli. Se costui, invece, avesse in qualche occasione incontrato e conosciuto Gesù-progetto di incarnazione dell'Amore, avrebbe subito capito che il motore dell'Incarnazione é la compassione e il farsi “carico” della sofferenza altrui, e quello che spinge il buon Samaritano a soccorrere la vittima dei briganti. Siccome le vittime dei briganti sono davanti ai nostri occhi ogni giorno, e sempre più numerose, addio serenità e tranquillità; e se esse sono invece presenti e recidive, ecco dimostrata l'alienazione di coloro che le vivono.

Per seconda cosa sempre la serenità dei preti dimostra che essi, compreso il Papa, sono rimasti nella logica dell'Antico Testamento. Chi fosse occhio di Dio sul mondo, e mano di Lui per trasformarlo in Regno, si accorgerebbe subito che il capitalismo, il mercato e la competizione lo bestemmiano in quanto Amore incondizionato per ogni creatura; si accorgerebbe subito che il Signore non é salvatore, ma Paradigma dei giudizi, delle scelte e dei comportamenti che salvano; prenderebbe coscienza del fatto di essere, lui stesso, corpus Domini, strumento indispensabile allo Spirito per trasformare il mondo secondo Amore. Ecco, allora, che la serenità si dematerializza, e subentra l'indignazione per il Regno che subisce violenza e la preoccupazione davanti alla complessità del Progetto.

Ora passo ad una seconda realtà apprezzata da tutti ed incomprensibile per il sottoscritto, che si è trovato, senza volerlo, ostaggio della teologia dell'Incarnazione. Tale realtà è il monachesimo, che accompagna il cristianesimo reale quasi fino dalle sue origini. Anche qui li ho tutti contro, e riesco a far incavolare anche coloro che condividono la serenità dei preti. Eppure io sono sicuro che non ha senso pensare che Dio abbia creato due mondi, il nostro e quello dei Cieli, e che Lui ci aspetti lassù a condizione che siamo stati umili, rassegnati davanti a tutte le disgrazie che sarebbero espressione della Sua volontà, ubbidienti a quella S.R.Chiesa che Egli avrebbe costituito quale detentrice delle chiavi del Regno.

Il monachesimo é caratterizzato principalmente da due componenti: la meditazione-contemplazione, e la preghiera. Per me il lavoro non deve funzionare cosi. Dio, infatti, non é conoscibile da noi; Egli è sempre di più; ed allora e inutile concentrarsi nella ricerca di una conoscenza esaustiva. Se noi arrivassimo a conoscere Dio, come dice S.Agostino, lui non sarebbe Dio. Quello che ci é possibile di conoscere di Dio ci viene da Gesù, che é una cosa sola col Padre, il Quale si fa conoscere in Lui e lo costituisce quale Paradigma di quello che deve essere fatto per trasformare questo nostro crudele e assurdo mondo secondo Amore.

E quello che deve essere fatto, deve essere fatto da noi, ed ha come termine l'uomo e tutti gli altri viventi del creato, seguendo il Paradigma che si è incarnato né per andare in convento, né per essere servito, ma per andare fra la gente e per servire, e per servire non Dio, ma l'uomo. Niente meditazione quindi, o ascesi, o estasi, e niente preghiera, perché il Padre quello che può fare per i figli lo fa senza bisogno di essere pregato, e perché noi, essendo corpus Domini, essendo la potenziale interconnessione fra lo Spirito-Dio e la materia-mondo, siamo i tralci della Vite, le mani dell’amore di Dio per noi che ha bisogno di noi per arrivare a noi. Se c'e qualcuno da pregare siamo noi stessi in quanto “risposte” alle preghiere di coloro che pregano. Per me la preghiera al Padre é inutile e deresponsabilizzante: chiede l'intervento di Dio per quello che é compito nostro da portare a compimento; ci vede con gli occhi rivolti al cielo, a Dio, mentre Lui ha bisogno di occhi rivolti all'uomo, di mani, di corpi, di persone che Lo incarnino in quanto Amore, per poter portare il necessario e la gioia a tutte le sue creature.

Se uno volesse, non trovandolo, dare un senso al monachesimo, dovrebbe costituire questa realtà come paradigma, come modello del sistema economico secondo il quale organizzare tutta quanta la famiglia umana. Li non c'é proprietà privata, tutto é di tutti, ognuno contribuisce coi propri talenti al bene comune, e riceve secondo i suoi bisogni. L'ora et labora, il prega e lavora, dovrebbe diventare “lavora e condividi” l'ubbidienza e la castità dovrebbero essere mandate in orbita, tutta la famiglia umana si dovrebbe unificare attorno al comandamento laico, all'imperativo etico del fare agli altri ciò che si vorrebbe ricevere da loro.

Siccome, però, questo tipo di economia di comunione sarebbe affine a quello che voleva realizzare il socialcomunismo, bisogna stare attenti a che questo monachesimo riformato non si diffonda. Rimaniamo noi a fruire del socialismo reale, e lasciamo il prossimo alla mercé del capitalismo. Il nostro compito sarà quello di meditare per noi e di pregare per lui. Ultima realtà sulla quale riflettere, che io trovo assurda, ma che milioni di cattolici considerano normale, fisiologica, concepibile e difendibile, é quella di considerare il papa come il vicario di Dio in terra. Io mi chiedo come faccia un essere che dovrebbe essere anche razionale, cioè l'uomo, a bere la verità di fede che di fede non é, che il papa rappresenterebbe l'Altissimo nel nostro mondo, nella terra dei viventi.

A parte che lui si spaccia come tale solo da un millennio, perché prima veniva considerato vicario di Pietro, cioè di un uomo e non di Dio, possibile che i cattolici, di fronte alla sequenza delle “benemerenze” del papato storico, partendo da quando esso era espressione delle lobby, delle potenti famiglie romane che imponevano i loro rampolli su quel trono per puro interesse materiale; passando per Alessandro VI Borgia, esempio di etica e castità; arrivando a Pio XII, zitto sull'Olocausto e sul genocidio serbo da parte dei cattolici croati; a Giovanni Paolo II, che é riuscito

ad esportare capitalismo, mercato e competizione, nonché la mafia, in quei Paesi che vivevano la povertà dignitosa del socialismo reale; al nostro papa Benedetto, che prega Dio che benedica gli USA, ipostatizzazione di mammona in questo frangente storico, mentre lui benedice i poveri bardato in un modo che manderebbe in crisi il faraone Ramsete; possibile, dicevo, che i cattolici non si rendano conto che questo concetto di vicariato é una bestemmia della quale, di fronte a Dio cosi malamente rappresentato, dovranno rendere conto?

Come si fa a sospendere le razionalità ed il giudizio storico, e a credere di essere a posto se si continua a credere in questo assurdo, per me é un mistero. In milioni però ci credono, e continuano a crederci, e le religioni continuano a sussistere e a prosperare; mentre il Pianeta, dominato dal vero dio del nostro mondo, sua santità mammona, é sempre più un inferno per sterminate moltitudini di poveri, di fuori-mercato, di esclusi, ed è sull'orlo del collasso ecologico per inquinamento irreversibile.

Chissà sotto quale pontificato, nonostante le relative e ripetute benedizioni "urbi et orbi", schiatterà il Pianeta, costringendo il Creatore a ripartire de capo, questa volta però senza vicari, senza monasteri, senza preti alienati ed alienanti, e con dei “bipedi etici” che sapranno rispettare il creato e condividere quei doni del Padre che anche oggi sarebbero abbondanti per tutti, ma che pochi cancri accumulano per se, recando sempre e solo dolore .....

Mario Mariotti




Sabato 02 Marzo,2013 Ore: 19:20
 
 
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