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www.ildialogo.org LO STRANIERO SIAMO NOI. UN LIBRO DI DON SCACCAGLIA SULLA TEOLOGIA BIBLICA DEI MIGRANTI  ,da Adista Notizie n. 4 del 02/02/2013

LO STRANIERO SIAMO NOI. UN LIBRO DI DON SCACCAGLIA SULLA TEOLOGIA BIBLICA DEI MIGRANTI  

da Adista Notizie n. 4 del 02/02/2013

37028. PARMA-ADISTA. «Ogni volta che l’uomo si è incontrato con l’altro, ha avuto davanti a sé tre possibilità di scelta: fargli la guerra, isolarsi dietro un muro, stabilire un dialogo». A scriverlo, sottolineando come solo l’ultima sia la scelta che caratterizza l’umanesimo, in particolare quello cristiano, è don Andrea Gallo, storico animatore della Comunità di S. Benedetto al Porto di Genova, nella sua prefazione al libro del «fratello, amico, presbitero, biblista, padre di una assemblea che “cammina domandando”» don Luciano Scaccaglia, parroco a Parma di S. Cristina ed amministratore parrocchiale di S. Maria Maddalena e S. Antonio. Don Luciano da tempo propone ai suoi concittadini lezioni di teologia biblica. Una sorta di scuola popolare di teologia, cui il parroco ha spesso affiancato conferenze con esponenti dei movimenti, del mondo politico e sindacale e dell’informazione in confronto aperto con la comunità parrocchiale ed il territorio sui grandi temi che percorrono la nostra società. Sulla “cattedra” popolare di S. Cristina si sono succeduti così personalità come Fausto Bertinotti, Guglielmo Epifani, Michele Santoro. Oggi questa attività più immediatamente esposta sul versante dell’attualità politica ed ecclesiale, e poco gradita in Curia, si è ridotta. Prosegue invece l’impegno di Scaccaglia per una teologia “sulla strada”. Dai tanti incontri animati dal parroco parmense è nato il libro Con quella faccia... da straniero (Lo straniero nella Bibbia). Il titolo sembra riecheggiare una celebre canzone degli anni ’60, cantata dal greco-francese Moustaki (fu tradotta in italiano da Bruno Lauzi e divenne, nel 1969, un grande successo anche nel nostro Paese), “Lo straniero”: «Con questa faccia da straniero / sono soltanto un uomo vero / anche se a voi non sembrerà / con gli occhi chiari come il mare / capaci solo di sognare». Il libro (in distribuzione presso la comunità parrocchiale di S. Cristina a sostegno di una casa di accoglienza; informazioni ed ordinazioni: tel. 0521/238953) è un excursus biblico-teologico sul tema dello straniero nelle Scritture. Oggi, del resto, l’immigrazione è un tema centrale nel dibattito pubblico, dove spesso a prevalere è un senso comune fatto di ostilità per chi è “diverso”, la paura nei confronti di chi non appartiene alle nostre chiuse ed autoreferenziali comunità, il timore che chi viene da lontano mini irrimediabilmente le nostre “certezze” culturali e religiose, o addirittura ci “rubi” il lavoro e i beni faticosamente accantonati. L’immigrazione interpella ed interroga ancora di più la coscienza cristiana (e talora divide i cristiani stessi) perché al dibattito, spesso serrato, che ha accompagnato nel mondo ecclesiale l’approvazione delle dure normative (la Bossi-Fini, i respingimenti, il “Pacchetto Sicurezza”) emanate negli ultimi anni per regolare (leggi: reprimere) l’immigrazione, si accompagna una vocazione evangelica all’accoglienza, all’integrazione, al dialogo ed alla comprensione dello straniero che però appare sempre più lontana dalla sensibilità e dall’orizzonte spirituale di chi pure si dice credente e spesso anche praticante.
Prezioso è allora il puntuale lavoro di analisi dei testi biblici condotto da don Luciano in maniera rigorosa, ma lontana da ogni astrazione accademica. A partire dalla storia di Abramo, “straniero” per eccellenza, e per ordine divino, costretto ad andarsene dalla sua terra, dalla casa di suo padre verso destinazione ignota; per proseguire con la deportazione degli ebrei stranieri in Babilonia e in Egitto; e arrivare alla concezione dello straniero nella letteratura sapienziale, nei vangeli e negli atti degli apostoli, nella I Lettera di Pietro, nella Chiesa dei primi secoli attraverso i suoi documenti.
Ad ogni capitolo, l’autore fa seguire all’esegesi ed al commento biblico uno spazio di riflessione-storicizzazione-attualizzazione del testo vetero e neo-testamentario, di come esso sia stato recepito ed interpretato dall’istituzione ecclesiastica, di come dovrebbe risuonare nelle coscienze di chi ha oggi il compito di viverlo e testimoniarlo nella sua integrità.
Alcuni passaggi evidenziano l’incredibile diversità con cui la gerarchia ecclesiastica ha interpretato e tramandato il messaggio biblico attraverso i secoli. Come quando, dopo una riflessione sulla concezione dello straniero in Paolo di Tarso, Scaccaglia giustappone un testo del Concilio di Firenze, il Decreto per i Giacobiti, ad un passo della Lumen Gentium. Nel primo brano si afferma che «la Chiesa crede fermamente, confessa e annuncia che nessuno di quelli che sono fuori dalla Chiesa cattolica, non solo i pagani, ma anche i giudei o gli eretici e gli scismatici, potranno raggiungere la vita eterna, ma andranno nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, se prima della morte non saranno stati ad essa riuniti». Nel secondo, i padri conciliari dichiarano invece che «il disegno della salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in primo luogo i musulmani, i quali, professando di tenere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale». (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedì 05 Febbraio,2013 Ore: 16:27
 
 
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