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www.ildialogo.org   "Semplicemente un uomo come noi".  ,di   Mario Mariotti

  "Semplicemente un uomo come noi".  

di   Mario Mariotti

Man mano che la mia ricerca della Verità sul senso di questo nostro casino-mondo avanza, si arricchisce, si approfondisce, costruisce sensibilità e coerenza, le conclusioni sempre provvisorie ma anche sempre più fondate cui arrivo sono tali, per cui mi ritrovo sempre più solo.

Quando dico che le religioni sono un negativo che porta alienazione e dolore, mi ritrovo miliardi di persone che la pensano esattamente all'opposto. Non é una bella sensazione sentire di avere tutti contro! Anche coloro che, con la loro ricerca teologica, mi si avvicinano di più, a me sembra che si diano da fare per la purificazione e non per il superamento delle religioni. Eppure anche queste ultime si frappongono fra uomo e uomo, per cui io nel mio prossimo, prima di vedere un uomo come me che ha i miei stessi bisogni ed i miei stessi desideri, sono portato a distinguere se é un credente come me, o l'appartenente ad un'altra religione e quindi uno diverso da me.

Gli uomini, oltre a dividersi per reddito, per nazionalità, per collocazione geografica, per cultura e per tante altre cose, si dividono anche a causa delle varie religioni, ognuna delle quali parla di amore e di unità, mentre tutte quante presumono che la loro verità sia quella che debba prevalere e dematerializzare le altre verità. A questo punto dell’evoluzione delle spirito umano, i cristiani non sono ancora riusciti ad unificarsi fra loro.

Poi esiste il movimento ecumenico, che balbetta la necessità di una unificazione fra tutti i credenti delle varie religioni, e che però lascierà intatta la divisione fra i credenti e gli agnostici e gli atei, e quindi continuerà a dividere. Poi finalmente arriveremo a capire la necessita di saper vedere nel nostro interlocutore un uomo, semplicemente un uomo come noi, con i nostri stessi desideri e bisogni, un cittadino di questo nostro pianeta Terra.

Ecco, allora e finalmente, la laicità etica, cui allude il Vangelo quando a capire che tutti quanti sono nostro prossimo, e che noi saremo giudicati sul nostro rapporto, positivo o negativo, con gli ultimi inclusi in lui, cioè l'affamato e l'assetato, il ferito dai briganti. Questa conquista dello spirito umano, che sembra oggi un traguardo da fantascienza, sarebbe di estrema semplicità ed accessibilità: basterebbe che ci rendessimo conto che il nostro interlocutore é un uomo come noi, e che facessimo a lui quello che noi vorremmo ricevere da lui se fossimo nelle sue condizioni. Ma questa semplicità ed accessibilità noi la rifiutiamo, e poi, più siamo ricchi, più la contrastiamo e la combattiamo, e chiudiamo il cuore alla compassione, e frapponiamo fra noi e gli altri ogni sorta di differenze e divisioni, e il tutto sempre e comunque per non condividere, per non farci carico del nostro prossimo aggredito e ferito dai briganti.

Il Buon Samaritano è un esemplare atipico, e non contagioso.... La ricchezza, infatti, é il primo divisore, e questo stesso divisore é quello che per rafforzarsi si impadronisce anche della religione e la usa contro l'uomo. Nonostante questa verità sia evidente, si vede che essa é tale ancora per pochi; e miliardi di persone continuano ad alzare gli occhi al cielo abbandonando il prossimo al proprio destino sulla terra, ed evadendo dal proprio compito per una trasformazione storica che sappia educare l'uomo all'umanità, alla laicità etica e sappia costruire un mondo in cui ogni vivente abbia il necessario e la gioia.

Un'altra mia convinzione di grande semplicità ed accessibilità, che però viene accettata solo teoricamente, ma rifiutata nei fatti é quella che il concetto de1l'amare includa strutturalmente quello del condividere. Tutti dicono che lo Spirito é Amore, che Dio é Amore; anche Follereau lo dice, anche il Papa lo dice; ma, al momento di passare dall'enunciato alla traduzione strutturale dell'amare, cioè al condividere, al non-accumulare, ma al trasformare i frutti dei propri talenti e della fortuna in solidarietà col nostro prossimo, con tutta quella parte di umanità che e stata depredata e ferita dai briganti, ecco che i seguaci-credenti si dematerializzano, ecco che Piazza S.Pietro si trasforma nel deserto del Gobi; e se questa desertificazione non avviene, é perché tutti quelli che stanno a becco in su ad ascoltare l'appello all'amare fanno come coloro che lo stanno proclamando: si fermano all'amare, e ben si guardano dal condividere! L'amare Dio, infatti, e una cosa bellissima e poco costosa: ci vuole solo un po’ di pazienza per le liturgie, e un po’ di buona volontà per i sacramenti.

Poi bisognerebbe passare al condividere, ma tutti sono nostro prossimo meno che i poveri, i meridionali, i marocchini, gli zingari, i rumeni, gli albanesi e via di seguito; ed allora il prossimo è sparito, e non c'é più colui col quale condividere, perché tutti sono brutti, sporchi e cattivi, e non si meritano il nostro condividere! Ecco quindi che è molto meglio rivolgere gli occhi al cielo, e sperare nella salvezza dell'animaccia propria, piuttosto che rammentare quella Parola che ci dice che il sabato é per l'Uomo, che noi ci dobbiamo amare fra noi come Dio ci ama; che Lui si e incarnato non per essere servito ma per servire proprio l'Uomo.

Se poi uno ha il coraggio di bestemmiare che il capitalismo, il mercato e la competizione rendono impossibile l'amare, perché perseguono l'accumulo, e sono loro a bestemmiare il progetto di Dio per noi contenuto nel Discorso della Montagna, nel "beati coloro che scelgono il necessario e condividono quanto eccede con chi ne é ancora privo, del necessario”, ecco che costui si ritrova ad essere quasi solo, come quando bestemmia che le religioni sono un negativo che divide, aliena e produce dolore.

Varrà la pena di continuare a gracidare, quando si sa già in partenza, che le proprie verità non troveranno quasi nessuno che le farà proprie e che darà loro le proprie mani per costruirle nella concretezza della propria esperienza esistenziale, per trasformare la realtà nella direzione del Regno? Varrà la pena continuare a gracidare che se il cristianesimo non porta ad un'economia di comunione e ad una società modellata sulla famiglia, nella quale tutto é di tutti e ciascuno ha secondo il bisogno, e gli ultimi sono i primi del sistema, allora non é altro che oppio per rincoglionire e psicoterapia consolatoria che ci alleggerisce dalla paura della morte e ci racconta la favola bella della nostra resurrezione, in modo che il nostro "io" possa continuare ad esistere e a rompere per l'eternità?

Non so rispondere a questa domanda, anche se la mia insistenza nel gracidare é in un certo senso una risposta. Anche se non vale la pena, io cerco di continuare. Forse, in futuro, qualcuno si potrebbe accorgere che quello che dico è un contributo nella direzione della Verità.

Il gracidio l'ho accompagnato con la pratica continua della solidarietà, ed esso mi ha portato quasi esclusivamente delle tensioni, dei rifiuti e delle rotture. Sono tre buoni segnali.....

Mario Mariotti




Venerdì 01 Febbraio,2013 Ore: 19:53
 
 
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