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www.ildialogo.org Sperare o disperare,di Mario Mariotti

Sperare o disperare

di Mario Mariotti

Se uno si ferma a riflettere, se si decontamina gli occhi e le orecchie dal liquame sparso dalla TV, e prova a fare un po’ il punto della situazione che stiamo vivendo, si accorge, purtroppo, che i motivi per disperare prevalgono in modo drammatico su quelli che possono lasciare spazio alla speranza. Abbiamo un concetto di libertà che soffoca le precondizioni che rendono possibile lei stessa. La libertà dal bisogno, cibo, lavoro, salute e istruzione accessibili a tutti, è pregiudiziale all’esistenza ed all’uso delle libertà democratiche di pensiero, parola e stampa. Per noi solo queste ultime sono fondamentali, e vanno perseguite anche a costo di mettere in atto guerre d’aggressione a chi ne è privo.

Nel nostro bel sistema “democratico”, affetto dal cancro del capitalismo, succede allora che tutti sono liberi, ma chi non ha soldi, lavoro, risorse, si ritrova virtualmente libero, ma escluso da tutto il necessario per vivere compreso.

Poi noi continuiamo a considerare “democratico” un modello, gli USA, e un tipo di cultura, il sogno di diventare ricchi che irridono, se non bestemmiano, la sostanza della democrazia, il cui significato sarebbe che il potere appartiene al popolo, mentre negli Stati Uniti tutti possono diventare presidenti, omettendo però il particolare che può essere così formalizzato: purché abbiano i milioni di dollari necessari perché la propria campagna elettorale abbia successo! Quindi buona fortuna, signori poveri: ne avete proprio bisogno…

E poi? E poi tutto questo che segue, e che può essere difficilmente contraddetto: Assenza aggravata e continuata di etica: i cancri della corruzione e dell’evasione fiscale sottraggono enormi quantità di risorse che potrebbero essere utilizzate per migliorare la sanità, la scuola, la sicurezza, l’ambiente, e soprattutto per creare o mantenere posti di lavoro.

Poi, assenza di memoria storica: la Resistenza che ci ha fatto l’enorme dono della nostra preziosissima Costituzione, è ormai diventata la parte interna del ferro da stiro che serve per produrre calore… Il nostro rapporto con gli immigrati, poi, è analogo a quello che dovettero subire i nostri emigrati che, a milioni, lasciarono l’Italia in cerca di lavoro, cui vennero attribuiti tutti i vizi e i difetti che oggi i nostri benpensanti leghisti, di fatto o in pectore, attribuiscono a loro.

Ancora: assenza tragica di una cultura di Sinistra, i cui fondamentali dovrebbero essere l’anticapitalismo, il contrasto al mercato e alla competizione, e la critica alla religione, che dal tempo di Costantino si è adattata ed ha sostenuto la suddetta trinità maligna per ricavarne prestigio, benessere e potere. Assenza quindi di progetti che abbiano come scopo la giustizia sociale, la rimozione delle differenze abissali che dividono i ricchi dai poveri, il rispetto dei diritti umani fondamentali al cibo, al lavoro, alla salute ed all’istruzione garantito a tutti.

E ancora: I mezzi d’informazione, e la relativa cultura da essi indotta, sono quasi tutti in mano a mammona; danno una lettura della realtà dal punto di vista dei ricchi, dei potenti, dei garantiti, di coloro che hanno già mangiato e bevuto. Il loro motto è il “proletari di tutto il mondo dividetevi”, perché, se questi ultimi si rendessero conto della forza che potrebbero esprimere qualora si unissero, collaborassero e cooperassero fra loro, anche mammona andrebbe fallito!

E ancora: L’informazione stessa, in mezzo secolo di pontificato televisivo, è riuscita nell’intento di trasformare i cittadini da lavoratori a consumatori. Questi ultimi sono un incrocio fra il signor padrone, che cerca sempre il prodotto più bello al prezzo più basso, e il povero operaio, che deve essere sempre più svelto e sfruttato per essere competitivo. Il risultato è che, se non riesce ad esserlo, competitivo, si ritrova disoccupato, senza niente in mano, eccetto le libertà democratiche, da usare per il bancomat.

E ancora: Nessuna resistenza, o quasi, al fascino della favola bella, della religione, che lavora nella direzione opposta a quella dell’Incarnazione, di cui il Signore è paradigma, e che riesce a far vedere quello che non c’è, la solidarietà coi poveri, e a nascondere quello che c’è, i frutti di una pastorale che riesce a far convivere Dio con mammona. In questo modo la Fede si trasforma in psicoterapia consolatoria, il Regno della giustizia e della pace viene traslocato nell’al di là, e finalmente verrà realizzata quella Parola che è stata attribuita al Signore, che contraddice tutto il suo Progetto, e che recita che i poveri li avremo sempre con noi.

E, per finire, dove mettere la fede generalizzata nel “mercancro”, nel liberismo, nel privato che funziona e nel pubblico che delinque, e l’idolatria per la ricchezza, e l’odio per le tasse, e l’assenza di fiducia nel prossimo, e la mancanza di coerenza in coloro che si pongono come nostre guide e spesso sono, essi stessi, la bestemmia vivente delle verità che stanno annunciando?

E che dire di un concetto di equità, che ha sostituito quello di giustizia sociale, e che mette in pratica la bestemmia pedagogica ed economica del fare le parti uguali fra coloro che sono diseguali in modo blasfemo? E che dire del persistere e del riproporre, da parte dei politici e dei sindacalisti, di quei concetti di crescita e di sviluppo che alludono ad un modello di vita, quello dei ricchi, e ad un livello di consumi, tipo USA, che non è sostenibile dall’ecosistema del Pianeta?

E che dire, sempre per concludere, dell’assenza o del rifiuto degli unici ospiti giusti per il nostro spirito, viventi in difficoltà e terzo mondo, in grado di farci capire la nostra condizione di peccato, e di indicarci la direzione per costruire il Regno, un mondo con l’Amore tutto compiuto in tutti?

Anche se, del negativo non ho ancora detto tutto, termino qui, e mi metto alla ricerca dei motivi della speranza, dei motivi per sperare, e inizio col dire che essi pure ci sono. Intanto va ricordato che non sono tanto le parole quanto gli esempi ad essere educativi: Ci sono tanti che non hanno visibilità perché contraddittori rispetto agli idoli della ricchezza e del successo, che fanno quello che devono fare, che vivono la condizione eucaristica del lavoro con amore e professionalità, a vantaggio del bene comune. Sono loro a mandare avanti il mondo, e se io posso scrivere e qualcuno leggere, è perché ci sono loro, è perché questa realtà è presente ed efficace.

Altra cosa: nonostante il rincoglionimento indotto dai mass-media appaia generalizzato, rimane una parte non contaminata; e quest’ultima, rispetto alle generazioni precedenti, è cresciuta in sensibilità e coerenza. Medici Senza Frontiere ed Emergency sono esempi di laicità etica e solidale che ci rammentano che la guerra è una bestemmia e che anche lasciare la salute in ostaggio al mercato è una bestemmia parimenti micidiale. Poi c’è Amnesty, che ha capito che anche l’ingiustizia sociale è una violenza che genera violenza; che si è unita a coloro che lottano contro la povertà. Poi ci sono gli altri organismi analoghi, anche loro laici, che si rifanno all’imperativo etico del fare agli altri ciò che si vorrebbe ricevere da loro.

Per me anche la laicità etica è una conquista importante, (penso sia la sola ad essere evangelica), perché è l’unica dimensione che può rendere possibile l’unificazione di tutto il genere umano.

Voglio concludere con quest’ultima considerazione: anche se i motivi per disperare sembrano prevalenti, nonostante questo il nostro impegno per un modo più giusto e solidale non solo non deve interrompersi, ma deve continuare ad amplificarsi.

La speranza non va psicologicamente nutrita, ma materialmente costruita; essa non va ossigenata spostandola nell’al di là, ma concretizzata nell’al di qua con opere di giustizia, di amore, di condivisione. E questo va fatto nonostante tutto, nonostante persino l’assenza della speranza stessa…

Mario Mariotti



Sabato 21 Luglio,2012 Ore: 20:07
 
 
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