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www.ildialogo.org "Se la Chiesa conoscesse il Signore".,di Mario Mariotti

"Se la Chiesa conoscesse il Signore".

di Mario Mariotti

Io penso che in principio la Chiesa fosse un movimento. Gesù aveva insegnato che sue Padre non era il Dio religioso, e che, se volevamo avere un'idea di Lui, dovevamo guardare ed ascoltare colui che era davanti a loro, cioè Lui stesso. Aveva anche insegnato che il sabato è per l’Uomo, che l'uomo doveva essere il Dio dell'uomo, che chi si poneva alla sua sequela doveva rinunciare alla ricchezza e praticare amore e condivisione verso gli altri viventi del creato, in modo gratuito, fuori dalla logica del dare-avere.

I primi discepoli cercavano di vivere questi insegnamenti, si aiutavano fra loro, annunciavano che nello spezzare il pane, cioè nel condividere il necessario e le gioia, lì c’era il Risorto, vivo ed operativo, a continuare la creazione per compierla nel Regno, il nostro mondo secondo Dio.

Probabilmente essi però non avevano questa accezione del Regno: l'incarnazione del Verbo poneva la trasformazione di questo nostro mondo come nostro compito, essendo, noi, coloro che potevano dare corpo, esistenza al Risorto fra noi.

Essi, invece, aspettavano il ritorno del Signore sulle nubi, pensando che fosse imminente; e che fosse il Signore stesso a rifare nuove tutte le cose, a mettere a posto tutto, a giudicare i buoni e i cattivi, a portare il Regno di Dio sulla terra, a fare, della terra il Regno di Dio.

Quando pian piano i non più primi cristiani si accorsero che la venuta tardava, che il condividere era faticoso, che il porsi contro la cultura dominante aveva dei costi che potevano portare anche al martirio, ecco che misero l’Incarnazione in cassa-integrazione e il movimento divenne religione, una nuova religione, con tanto di istituzione, di casta sacerdotale, di Rivelazione da custodire, di Verità da difendere e da imporre, di potere da esercitare in nome e per volontà di Dio.

I frutti di questa conversione, dal progetto dell’Incarnazione all’esercizio della religione, li abbiamo sotto gli occhi oggi, e se andiamo a vedere nel passato, entriamo subito nella tentazione di sbattezzarci, e di chiederci se ci fosse mai stato un modo di snaturare, di tradire e di bestemmiare il Messaggio del mite e non-violento Gesù più squallido di quello adottato nei secoli da S.R. Chiesa, partendo dalle Crociate, passando per le migliaia di roghi di povere donne accusate di stregoneria e arrivando alla benedizione di Bush.

A questo punto arriviamo al nocciolo del problema: il cristianesimo tradotto in chiave religiosa, è sempre un errore, perché rovescia la Verità inclusa nell’annuncio che il Signore che Dio ci è Padre, e che quindi la separazione uomo-Dio meditata dalla casta non ha ragione di sussistere, come non ha ragione di sussistere la casta stessa, oppure l’istituzione religiosa è necessaria per guidare una eventuale conversione della Chiesa stessa verso il futuro che la farà diventare corpo di Dio?

Ora scrivo come, secondo me, la Chiesa dovrebbe determinarsi se volesse realizzare la seconda ipotesi, quella di convertirsi al Vangelo e diventare corpo di Dio.

Se la Chiesa conoscesse il Signore, per prima cosa dovrebbe diventare una istituzione povera: niente patrimonio immobiliare, niente oro nei santuari, via il voto di ubbidienza e assunzione del voto di povertà, niente “concordati” con i potenti di questo mondo, che l’hanno sempre comprata a vantaggio di sé stessi e a danno di quegli ultimi che sono stati posti, da Dio, quali nostri giudici in rapporto al nostro destino eterno.

Poi dovrebbe cassare la discriminazione della donna, il celibato obbligatorio, la demonizzazione della Sinistra, del marxismo, il tacito consenso al capitalismo, al mercato e alla competizione.

I sacerdoti dovrebbero trasformarsi in presbiteri, cioè in laici anziani, scelti dalla comunità perché autorevoli in rapporto all’annuncio della Parola ed alla coerenza nella testimonianza, e dovrebbero svolgere un lavoro adatto a loro come tutti i comuni mortali.

Il loro compito primario, anche se non unico, dovrebbe essere la coscientizzazione sindacale e politica del prossimo, per dare vita ad una società basata su di un’economia di comunione, con la famiglia come modello. La stessa cosa dovrebbero fare i missionari, in modo che nel popolo di Dio, al quale appartengono tutti i cittadini del Pianeta, crescesse la resistenza al capitalismo, mercato, competizione; affinché la logica della famiglia: uguaglianza e solidarietà, con gli ultimi come criterio, potesse estendersi a tutta la famiglia umana.

La pastorale dovrebbe presentare il Signore non come un Salvatore, che poi di fatto, salverebbe qualcuno e lascerebbe qualcun altro alla guazza, ma come Paradigma di come dobbiamo giudicare, scegliere e comportarci per costruire la salvezza e non solo per noi, ma per tutti.

Il lavoro andrebbe presentato per quello che è, cioè condizione eucaristica di chi spende la propria vita per il bene comune; e l’impegno dei cristiani dovrebbe essere rivolto a costruire una società che il lavoro lo potesse garantire a tutti.

La ricchezza andrebbe presentata come una condizione maligna, che rende ciechi rispetto alla sofferenza degli ultimi, che è negazione strutturale della condivisione, che è omissione di solidarietà, per cui essa, di fatto, bestemmia la vita.

La famiglia e la vita andrebbero difese non contrastando le unioni di fatto e benedicendo i ricchi ed i potenti, che la vita la bestemmiano quotidianamente omettendo solidarietà, ma lavorando per l’equalizzazione fra ricchi e poveri, per il superamento del capitalismo, del mercato e della competizione, in vista di un mondo fraterno e solidale nel quale ciascuno dà il proprio contributo lavorando per il bene comune, e riceve il necessario e la gioia dai propri fratelli.

Vi sembra, cari lettori, di cogliere in S. R. Chiesa, i segni di questo tipo di evoluzione, che, se pur lentamente, potrebbe portare lei stessa a conoscere il Signore, a progredire sulla strada dell’Incarnazione, ad avviarsi a diventare corpo di Lui, che opera per la costruzione del Regno? Se voi riuscite a coglierli, questi segni, e non parlo della base, dove tante persone sono impegnate in questa direzione, ma del vertice, che dovrebbe, per essere autorevole, unire la testimonianza alla profezia, per me riuscite a vedere quello che non c’è. Per me è significativa ed emblematica l’immagine del Papa con l’ostensorio in mano che benedice la folla: l’uomo ha bisogno di Dio, la casta presume di possederlo, Lo tiene nelle proprie mani, Lo usa per promettere quello che non dipende da Lui, si pone fra Lui e gli uomini quale strumento di una salvezza individuale e virtuale, ricavandone ricchezza, prestigio e potere.

Per me tutto questo è alienazione, è oppio, è strumentalizzazione della Verità contro la Verità. E finché il cristianesimo continuerà a venire tradotto in chiave religiosa, nascondendo la Verità che Dio è laico, che è in ognuno di noi, che noi siamo in Lui, che è Lui ad avere bisogno di noi per prendere corpo, esistenza, vita nella concretezza storica, e che siamo noi ad essere le mani del Suo amore per noi, l’Incarnazione verrà soffocata dalla religione, gli occhi degli uomini saranno rivolti al cielo e l’infero continuerà ad essere qui sulla terra, fra noi, responsabili e vittime al tempo stesso della violenza e delle ingiustizie blasfeme che la religione non è mai riuscita a rimuovere.

Tutto questo, però, non implica, cari fratelli, che non ci sia la possibilità di un lavoro, di un impegno per noi.

Anche se non riusciremo a convertire la casta al Vangelo, a diventare corpo di Dio, (non l’ostia, ma lei stessa,) impegnamoci a convertire noi stessi, in modo sempre più profondo e coerente, all’etica laica del fare agli altri ciò che vorremmo ricevere da loro.

Facendo questo, staremo dando vita al Risorto, vita ed operatività allo Spirito, e allora il Regno, nonostante tutto, avrà chi lavora per Lui.

Mario Mariotti



Sabato 21 Aprile,2012 Ore: 15:50
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Giovanni Castelli Ravenna 23/4/2012 16.08
Titolo:Sono d'accordo
Ma la gerarchia è fatta dagli uomini della generazione passata e formata dalla generazione precedente; la cultura e la visione del mondo e della Chiesa è ancora quella di una volta, e cambiare non è facile. E' il pensiero cristiano nel mondo che piano piano farà cambiare il modo di ragionare della gerarchia, se a esprimere queste considerazioni non sono solo pochi cristiani ma una bella maggioranza allora le cose cambieranno.

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