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www.ildialogo.org "Mancuso o Maggi?",di Mario Mariotti

"Mancuso o Maggi?"

di Mario Mariotti

Dopo aver letto (ADISTA 90) la relazione-sintesi di Claudia Fanti sulla presentazione fatta dai loro autori, Mancuso e Maggi, delle loro due ultime opere “Io e Dio” e “Versetti pericolosi”, voglio comunicare quello che io condivido, ed é quasi tutto, e quello da cui mi distinguo da loro.

Piena sintonia con Mancuso quando dice che l'assoluto della vita non sta nella fede, ma nella vita stessa, e dunque la prima va interpretata in funzione della seconda, (il sabato é per l'Uomo). "Un responsabile pensiero di Dio, e un retto pensiero del mondo, significano pensare insieme Dio e il mondo, Dio e Io, unico e sommo mistero della generazione della vita, dell'intelligenza, della libertà, del bene, dell'amore". Ci siamo, ed io porto alla conclusione questo discorso, cioè alla mia convinzione che, ad essere "corpus Domini", non é l'eucarestia, ma siamo noi stessi in quanto luogo e tempo della possibile interconnessione fra Dio e il mondo, fra lo Spirito e la materia, fra il Risorto e coloro che Lo rendono tale, e quindi vivo ed operativo, nella concretezza storica della loro esperienza esistenziale.

Sul cos’è l’essere umano rispetto ai suoi simili, se lupo o fratello, mi sentirei di dire quanto segue: siccome l'uomo é ciò che sceglie o è costretto a scegliere, e quindi ciò che fa o deve fare, direi che storicamente l'uomo é stato molto più lupo che fratello all’uomo, (l'Auschwitz di ieri, e l'olocausto dei piccini della favela del Sud di oggi, sono dei macigni che non possono essere rimossi; forse, Mancuso, ha dimenticato questi macigni). E questo succede perché, sebbene noi crediamo di credere in Dio, di fatto poi scegliamo e serviamo mammona, e questo implica che, negli altri, noi non vediamo un fine col quale rapportarci e cooperare, ma un mezzo per arricchire e gratificare noi stessi.

Il pensiero di entrambi gli autori, che "l'umano é il vertice del divino" lo riformalizzerei in questo modo: dato che il Signore ci ha detto che Dio ci é padre, e dato che padri e figli sono della stessa natura, la distinzione umano-divino cade, non sussiste, e noi siamo divini come il Padre quando incarniamo lo Spirito amando e condividendo, e il Padre é laico come noi quando, attraverso di noi, porta il necessario e la gioia alle proprie creature. Quando poi legge che “la verità é qualcosa che si fa", dato che la Verità é l'altro nome di Dio, la sintonia fra loro e me é perfetta, perché io sono anni che cerco di far capire che Dio, piuttosto che ricercato e creduto, va costruito, e che noi siamo le mani del Suo amore per noi che devono portare a compimento la creazione nel Regno, il nostro mondo con 1'Amore tutto compiuto in tutti.

Per quante riguarda la concezione della religione, che vede i due autori differenziarsi fra loro, la mia posizione é affine a quella di Maggi, che distingue fra religione e fede, e dice che esse alludono a due diverse concezioni della divinità, e afferma che quella religiosa é sempre tendenzialmente negativa. Secondo il mio pensiero, la religione é di per sé negativa, e va tolto il tendenzialmente, perché lo é di fatto. Essa, infatti, separa l'uomo da Dio; vi incunea la casta sacerdotale che si pone quale mediatrice fra i due soggetti; pone l'uomo a servizio del Sabato; distingue, e quindi separa, il divino dall'umano; ci trasforma da figli a sudditi; focalizza il peccato contro Dio e relativizza il male dell’uomo contro l'uomo; sacralizza il potere e l'esistente, dato che il nostro destino si compirebbe oltre la morte, per cui l'incarnazione dell’amore, di cui il Signore é paradigma, diventa un optional, un accessorio, ed infine rovescia la fondamentale verità che non siamo noi ad avere bisogno di Dio, ma Lui di noi, per incarnarsi, per prendere vita, esistenza, corpo (il nostro), e operare nella concretezza storica per donare a tutti i viventi i frutti de1l'amore incarnato.

Dice Maggi che Dio non é 1ontano, non é esterno a noi stessi, ma "vive ne1l'intimo più profondo di ogni persona" '(io forma1izzo: é una Trascendenza immanente a noi stessi). "Così nel1a re1igione, si vive per Dio, nella fede si vive di Dio" (io direi in Dio); nella religione l’essere umano é alla ricerca di Dio, nella fede non 1o deve più cercare perché Lui é in noi". Tutto questo per me, é perfetto. Poi segue un enunciato "l'uomo deve accog1ierlo, (Dio), attraverso azioni che 1o aprano alla vita” che pare alludere ad una condizione di separazione che deve essere superata.

Come ho gia detto in precedenza, io penso che l'uomo, lo sappia o non 1o sappia, sia in Dio, si trovi nella condizione strutturale di corpo di Dio, cioè di 1uogo e tempo della possibile interconnessione fra 1o Spirito e la materia, fra Dio e i1 mondo, e che si debba impegnare a costruire il mondo secondo Dio, cioè Dio stesso compiuto nella creazione.

In qualsiasi 1uogo, in qualsiasi tempo, al1'interno di qualsiasi cu1tura, tutte le volte che 1'uomo pone in essere un rapporto positivo con gli altri viventi del creato (i minimi, le piccole vite incluse), lì costruisce Dio, 1ì serve la Vita, e 1ì é 1o Spirito che si affanna e si impegna per togliere sofferenza e portare i1 necessario e la gioia ad ogni vivente. La vera Chiesa é quindi i1 popo1o laico di co1oro che hanno 1o sguardo rivolto verso l'uomo, che amano e condividono spinti dalla compassione, che vivono l'imperativo etico del fare agli altri ciò che essi vorrebbero ricevere da 1oro.

Conc1udo ringraziando i due autori per i risultati della 1oro ricerca, che sicuramente sta continuando. Io, che vengo sistematicamente censurato e rifiutato sia per que11o che dico che per quello che faccio, trovo in essi la conferma che non sto dando i numeri, che 1a mia ricerca é nella loro scia e la loro nella mia. Questo, per me, é ossigeno prezioso, per continuare a ricercare e a costruire.

Mario Mariotti



Domenica 12 Febbraio,2012 Ore: 11:00
 
 
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