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www.ildialogo.org "I termini compromessi".,di Mario Mariotti

"I termini compromessi".

di Mario Mariotti

Come i miei lettori, sempre che ce ne siano, sanno bene, io sono di formazione cattolica, sono oltre quarant'anni che scrivo, quello che scrivo é anche la fenomenologia di una conversione, di una liberazione del mio spirito dall'accezione religiosa di Dio per approdare a quella laicità etica che, secondo il mio pensiero, é l'unica dimensione che può rendere possibile la trasformazione della nostra realtà concreta secondo Dio, perché sfoci nel Regno del Dio dei viventi e quindi nel Regno della Vita.

L'annuncio di Gesù che Dio ci é padre mi ha fatto capire che il castello religioso é pura alienazione; che la distinzione sacro-profano non ha ragione d'essere; che o tutto é laico o tutto e sacro; che la laicità etica, di cui il Signore, anche se non solo Lui, é paradigma, deve portare tutto il genere umano ad organizzarsi nella logica della famiglia, dove tutto é di tutti, ognuno contribuisce secondo le sue possibilità (i suoi talenti), riceve quello che gli e necessario, ha come riferimento gli ultimi, i viventi in difficoltà, le piccole vite, cui devono risultare accessibili il necessario e la gioia.

Siccome, per definire questo progetto, io uso i termini di socialismo, di comunismo, di condivisionismo, di economia di comunione, siccome dico che Gesù e laico e la laicità cristiana comunismo con amore, da quando scrivo ho sempre sperimentato le resistenze dei miei lettori di cultura e religione cattolica, che mi hanno consigliato i più benevoli di fare uso di termini diversi, e i più integralisti di tenere il becco chiuso o di emigrare ieri nell'ex URSS e oggi o a Cuba, o a Piohg-Jang. Io lo so che i cristiani, ed in particolare i cattolici, hanno sedimentato nel loro DNA l'anticomunismo, grazie ad una pastorale che veniva e viene da coloro che riescono benissimo a far andare d'accordo Dio e mammona, cioè la gerarchia cattolica docente. Per loro il materialismo ateo comunista é l'ipostatizzazione del Maligno, ed essi, la condanna la trovano fondata sulla Parola.

Per me, che vedo affinità fra incarnazione e materialismo, che voglio portare l'al di là, il progetto di Dio, nell'al di qua; che vedo nella condivisione la porta per la materializzazione dell'egualitarismo delle condizioni economiche fra i figli dell'unico Dio, l'anticomunismo non è per niente fondato sulla Parola, ma ha origine dalla collusione della gerarchia con il potere, collusione che é partita dal tempo di Costantino, é passata attraverso i Concordati con gli esseri più schifosi e maligni del Pianeta, é arrivata all'oggi, tempo in cui la personificazione di mammona, il bipede di Arcore, ed il sacerdote del dio-Po vengono considerati i difensori dei valori cristiani non disponibili, la vita, la famiglia e cosi via.

Adesso provo a spiegare il perché non penso di rinunciare all'uso di quei termini, comunismo, socialismo, ai quali le persone di cultura cattolica associano tutto il negativo possibile ed anche di più. Io hai due termini, do un senso positivo che deriva dalla mia esperienza esistenziale, dalla mia vita concreta. Il sottoscritto é gia nel Socialismo reale, e ne é fruitore: ho lavorato nella scuola, nel pubblico, nello statale; ho avuto il posto di lavoro fisso, stabile, sicuro; oggi ho una buona pensione: per me il socialismo é questo, e vorrei che il mio privilegio si estendesse a tutti, soprattutto ai giovani, che oggi, con la Sinistra in stato comatoso e con i sindacati in perpetuo letargo, sono esposti alla violenza del mercato (mercancro), precari e sfruttatissimi.

In quanto al "comunismo con amore", poi, per me, non é fantascienza: lo sto praticando da oltre trent'anni, cercando di vivere del necessario e mettendo in comune, destinando ciò che eccede, a coloro che mancano ancora del necessario stesso. Questa é una prassi che sarebbe accessibile a molti, a tutto il ceto medio, ed è l'unica che potrebbe essere significativa in rapporto al successo del comunismo stesso: prima di chiederlo, il comunismo, l'egualitarismo fra i cittadini, bisogna sceglierlo e praticarlo. Non avendo, il sottoscritto, mai letto né la Bibbia, né Carlo Marx, io do queste accezioni positive ai precedenti termini perché li ho sperimentati; e poi perché penso che, se uno si mette ad incarnare lo Spirito, strutturalmente sul piano economico, si estingue il capitalismo e fiorisce il socialismo. Quando poi valuto il negativo incluso nelle traduzioni storiche delle precedenti utopie, (ed é enorme), lo metto sempre in relazione col negativo prodotto dal capitalismo, dal mercato e dalla competizione; e le miglia di piccini che ogni giorno continuiamo a lasciar morire di fame, sacrificandoli alla trinità maligna, stanno a dimostrare che, fra socialismo e capitalismo, il più schifoso e violento non é certo stato il primo.

Quando, ancora, valuto sempre il negativo che ha accompagnato le esperienze del socialismo reale, lo metto sempre in relazione anche con il negativo prodotto dalla religione, che è sempre stata collusa coi ricchi e coi potenti, li ha sempre benedetti e sacralizzati, ha servito e sta tuttora servendo mammona ricoprendo la sostanza maligna con l'immagine e col nome di Dio.

A questo punto, siccome i compagni hanno tradito il socialismo per circa 70 anni ed i cristiani lo stanno tradendo, il cristianesimo, da circa I7 secoli, c'é qualcuno che mi spiega perché il termine comunismo sarebbe compromesso, mentre quello di cristianesimo dovrebbe continuare a godere di credibilità e fiducia? Fra l'utopia della fratellanza, il mondo senza servi e senza padroni, ed il Socia1ismo reale, non c'e forse la stessa distanza che esiste fra il Vangelo di Gesù e le manifestazioni storiche del cristianesimo reale? Se facciamo andar fallito l'uno, non dovrà fallire anche l'altro?

Provo a concludere in questo modo. Proviamo a metterci nella testa il fatto che noi siamo le mani dell'amore di Dio per noi, e proviamo ad accogliere e a praticare il comandamento nuovo del Signore, amandoci fra noi come Dio ci ama.

Allora capitalismo, mercato e competizione si estingueranno nel gran mare della solidarietà e della condivisione universale, e si concretizzerà quell'utopia della fratellanza nella quale credevano i primi cristiani, (che, al loro tempo, erano gli atei rispetto agli Dei dell'Impero, ed i comunisti rispetto alla proprietà dei beni, che essi si dividevano fra loro) e che il marxismo ha riproposto a causa del tradimento della stessa da parte di secoli e secoli di cristianesimo reale.

Questa utopia ha forse bisogno di un nome nuovo? Io credo di no, anche perché esso sarebbe necessario sia per i cristiani che per i compagni. Il problema non sta qui. Il problema terribile sta nel fatto che, ormai, la nostra omologazione alla cultura USA del “beati gli indefinitamente ricchi” ha dematerializzato sia i primi che i secondi. Oggi ci troviamo posti nel Maligno, assatanate termiti che vogliono servire contemporaneamente Dio e mammona, e che mettono in atto il progetto opposto a quello del Signore, il “Beati i poveri per scelta”. Siamo gia all'inferno, e lavoriamo al suo ampliamento...

Potrà finir bene?

Mario Mariotti



Giovedì 08 Settembre,2011 Ore: 21:43
 
 
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