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www.ildialogo.org CHI È IL TUO DIO?,a cura di Luciano Jolly e Mario Arnoldi

INTERVISTA
CHI È IL TUO DIO?

a cura di Luciano Jolly e Mario Arnoldi

Ringraziamo la redazione di Tempidi Fraternità (www.tempidifraternita.it ) per averci messo a disposizione questo articolo pubblicato sul numero di gennaio 2011.

Il mensile Tempi di Fraternità ha voluto lanciare una inchiesta su Dio. A tale scopo è stato diffuso un breve questionario dal titolo “CHI È IL TUO DIO”. Alcune domande avevano lo scopo di fare da traccia per agevolare le risposte e per capire quale sia il sentimento del Divino che oggi si vive.
I testi che seguono sono le risposte di alcuni giovani studenti. Dalle pagine che seguono sarà il lettore stesso a trovare ampi motivi di riflessione sul fenomeno religioso nella società secolarizzata.
Sui prossimi numeri della rivista seguiranno ancora risposte di altre persone.
La redazione
 
L’idea dell’indagine sociale è stata davvero fertile. Contrariamente al suo significato etimologico, nell’accezione moderna inda-gare significa mettersi all’ascolto, imparare: in que-sto caso imparare dai giovanissimi quale sia l’inti-ma idea che hanno del Divino. Tempi di Fraterni-tà ha rivolto un questionario in cinque domande: Chi è il tuo Dio?, ai ragazzi delle scuole medie di Cuneo e dintorni. Ci sono giunte 132 risposte. Esse segnano una rottura con le risposte date dagli studenti delle classi superiori. Questi ulti-mi hanno avuto a disposizione più tempo, e han-no elaborato più cultura, per formulare un’idea di Dio maggiormente complessa e personale. I più piccoli risentono delle semplificazioni del catechismo: le loro risposte sono in gran parte standardizzate e tuttavia consentono di farci un’idea, anche se approssimata, del modo in cui i giovanissimi intendono la Trascendenza.
Le risposte degli studenti al questionario “Chi è il tuo Dio” esprimono diversi aspetti, alcuni più semplici altri più elaborati, di una sensibilità re-ligiosa comunque sorprendente. Spesso questi aspetti diversi sono presenti nella stessa rispo-sta, modo di procedere tipico dei giovani.
Quelle più semplici affermano che Dio esiste, soccorre le persone, è di conforto nei momenti difficili. Quest’aspetto “utilitaristico” dell’imma-gine di Dio esprime una relazione di confidenza,
quasi di ingenua intimità, e rispecchia la pietà popolare che non è da disprezzare, tuttavia rap-presenta un primo livello di rapporto col divino.
Un secondo aspetto più elaborato e cosciente, diremmo teologico, è espresso da coloro che ri-flettono maggiormente sull’esistenza di Dio come essere superiore, sui dubbi che necessariamente nascono di fronte ad una realtà soprannaturale che non può essere verificata con le capacità della ragione, sul silenzio di Dio di fronte al male del mondo e delle persone, come le calamità, le guerre, i conflitti, la violenza.
Infine crediamo riveli grande profondità l’in-tuizione di quelli che affermano che Dio è nelle strade del mondo, Dio è intorno a noi, lo pos-siamo vedere in ogni cosa, nella bellezza delle montagne, nella generosità dei nostri amici, che il Dio di ogni religione sia una faccia della stes-sa entità che guida il mondo, che Dio è raffigu-rato dal Tutto, Tutto raffigura Dio, che Dio è l’essenza che aleggia nell’universo, è energia. È una posizione che annuncia la concezione di Dio di questa nostra epoca, sempre più multi-culturale e multireligiosa, una concezione di Dio che non crea competizione e conflitti tra le culture e le religioni stesse, anzi ne sollecita l’unità nella diversità.
Come raffiguro il mio Dio?
A questa domanda la stragrande maggioranza ha dato una risposta antropomorfica.
Se l’uomo è stato creato a somiglianza di Dio, è logico pensare che Dio assomigli all’uomo. 26 ragazzi lo vedo-no come un uomo anziano (molti precisano: con i capelli candidi). Per 31 di essi ha la barba lunga, e per molti Egli veste un tunica bianca. Una ragazza non ha dubbi: “Dio è un uomo come noi, solo più potente e forte, lui ci ha cre-ato seguendo il suo aspetto”. Un’altra tredicenne è d’ac-cordo con lei: “Dio è come noi, si potrebbe trovare da qualsiasi parte, potrebbe essere chiunque,un bambino, un ragazzo, un uomo, un anziano”. Alcuni precisano che Dio ha gli occhi azzurri, marroni, blu scuro o neri. Altri pen-sano che abbia i capelli castani e la faccia ovale. Una ra-gazza di 12 anni gli attribuisce uno sguardo penetrante. Per una sua coetanea Dio passa per la strada come una persona qualunque, solo che è più alto e sa amare più di tutti. Per Alex Pavi, invece, è “un uomo difficile da trova-re”. A parere di Debora è alto 1 metro e settanta e pesa 70 chili e, invece, per Denise ha l’aspetto “di un nonno con miliardi e miliardi di figli”. Secondo qualcuno porta i san-dali mentre per altri cammina a piedi nudi. Ma può avere, come per Marco, una “tunica lunga fino ai piedi e una bibbia in mano, le ali e un’aureola in testa”. “Un po’ gras-soccio”, dice una ragazza. Grace Ngoma lo vede invece, pur essendo pieno di vita, seduto in poltrona. Per Alexandra è un giovane uomo “sempre sorridente, pieno di vita. Dio emana calore, gioia, vita. Dio me lo raffiguro come un uomo con le braccia sempre aperte, pronte ad avvol-gerti o aiutarti in caso di bisogno. La figura di Dio mi trasmette anche un innaturale senso di paternità”. Una tre-dicenne gli attribuisce l’età di 30 anni. La sua dolcezza di carattere è messa in rilievo da Martina: “Ha una voce dolce e anche i modi di fare dolci e una veste bianca”. C’è chi ne ha una visione pittorica: Luca pensa “che sia come lo ha raffigurato Michelangelo nella Cappella Sistina”. Arian-na Rosso lo vede “come un uomo, con un lenzuolo addos-so più luminoso della luce. Una specie di fantasma”. Per un ragazzo non c’è dubbio che si tratti di un maschio: “ha ciglia folte, un grosso naso e delle labbra molto propor-zionate, ed è un maschio ed è molto giovane”. Anche per un ragazzo è un uomo “infinito”, che non può incarnarsi perché morirebbe. Per nessuno dei 132 intervistati Dio è femmina o possiede caratteri femminili.
In certi casi la visione antropomorfica si attenua: per un anonimo di 14 anni Dio è semplicemente un’autorità che interviene “sul giusto e sullo sbagliato”. Nicolò, in alter-nativa alla figura umana, gli presta l’aspetto di “una grande nuvola di vapore con una forza infinita”. Ma per un altro ragazzo di 12 anni il viso di Dio non si può vedere perché Egli “è tutti quanti” e non può assomigliare a nessuno in particolare.
Vi è poi il gruppo di coloro (7 studenti in tutto) che non se lo raffigurano affatto, e motivano ciò dicendo: “io Dio non l’ho mai visto, non ne ho nessuna esperienza”. Anche un tredicenne è dell’opinione che Egli “non abbia una forma, per me è solo una voce che io posso ascoltare, ma non vedere”.
Vi è poi il tema della luce. Elisa lo immagina “avvolto dalla luce che tutti noi, con le nostre preghiere, gli donia-mo”. Anche Alessia Actis, se dovesse rappresentarlo, pren-derebbe un foglio nero, “lasciando uno spazio bianco che è Luce, Dio”. Similmente per un’altra ragazza Egli “è un angelo senza ali circondato dalla luce e guarda sempre l’orizzonte”. Marta Brezzo lascia capire che di Dio non è possibile avere un’immagine vera e propria: “Mi sembra una luce molto potente ma piena di luminosità tra cui rie-sco a scorgere un viso di una persona, appena accennato”. Anche per Francesca “è una luce molto forte ed abbaglian-te, che non riesci a fissare”. Valentina lo vede come una fiamma che non si spegne mai e anche per Marco è “una luce forte e potente come il suo amore costante”. Altri precisano che la sua luce “è l’insieme del bene senza male che vive sopra di noi e ci controlla” o lo vedono come “una fiamma viola sospesa in aria” o anche come “una galassia tutta colorata con milioni di stelle intorno”. Fran-cesca lo immagina come “una grande luce luminosissima che sta al centro di noi, del nostro cuore”.
Elena ha scoperto invece il panteismo: “Io lo raffiguro come il mare, perché il suo amore è profondo come il mare... Dio è come una farfalla, se lo si ama non chiudia-mo le mani e lo uccidiamo, ma lo lasciamo volare libero. Dio è come il sole, il suo amore scalda tutti i cuori e la notte è nella luna che da sempre ispira gli innamorati. Dio è in tutto e lo si può raffigurare in qualsiasi cosa perché lui è tutto”.
Non mancano le notazioni di carattere psicologico: Martina (13 anni) pensa che Gesù sia povero e molto triste (proiezione di un sentimento umano sulla divinità). Un suo coetaneo pensa (al passato) che fosse una “persona per bene e quando era presente ha fatto il suo dovere: una persona perfetta”. Un ragazzo dice di Dio che è “una figu-ra saggia e una persona della quale ti ci puoi fidare”. Una compagna di classe dice che Dio “non sbaglia mai e non mente mai”. La stessa caratteristica gli è attribuita da un ragazzo anonimo: “Per me Dio è un brav’uomo ed è sin-cerissimo”. Oppure: “è una persona che fa del bene, ama la gente, aiuta le persone”. Per Giulia Dutto ha “un carat-tere autoritario ma anche dolce e socievole”. E ancora: “È un uomo molto importante”. “Aiuta tutti e non guarda le differenze di nessuno”. “È circondato da bambini, anzia-ni, ragazzi, donne, uomini, animali e piante”. “Possente, gentile e comprensivo nei nostri confronti”. “Non gli im-porta se una persona è diversa” (Giorgia).
Dio interviene nella tua vita quotidiana?
30 dei ragazzi interpellati rispondono negativamente a questa domanda. Lo fanno in modo netto, come Arianna che spiega i motivi della propria convinzione: “Nella mia vita quotidiana non lo sento mai vicino, tutto ciò che fac-cio è perché lo decido io e non perché cerco di ascoltare Dio. Non sento il suo aiuto, il suo appoggio. Quando sono in difficoltà non mi aiuta, quando un amico sta male non lo aiuta. Penso che Dio non intervenga per niente nella mia vita”. Un ragazzo dice: “Per me Dio non interviene nella vita quotidiana, perché credo che siamo noi i padroni del nostro destino”. Un suo coetaneo si lamenta: “Non mi sembra, perché quando cado o mi faccio male non capita niente”. Luca è ancora più drastico: “Non credo, se interviene allora mi mette il bastone tra le ruote”.
In questo gruppo di risposte non appare l’idea che l’uo-mo debba fare qualcosa per meritare, o almeno attirare l’appoggio divino. C’è un muto rimprovero: Dio è assen-te. Egli permette l’esistenza del Male e nel migliore dei casi è un dio inutile. La fragilità umana è messa in eviden-za da Marco: “Finora non ho avuto bisogno del Suo inter-vento perché ce l’ho fatta sempre da solo; ma sono sicuro che [in caso di bisogno] succederà”.
Dio come dispensatore di vantaggi, o erogatore di ser-vizi a favore dell’umanità, è presente nella maggioranza delle risposte. Circa un centinaio di ragazzi dichiarano, spesso con toni fervidi e convinti, la loro fede nell’esi-stenza del Divino. Ne avvertono la presenza e sentono che da Lui giunge un aiuto in caso di bisogno. “Lui aiuta tutti ed è amico di tutti” dice una ragazza. Valentina entra nei particolari: “Penso che la mia bisnonna, che ha più di 90 anni, è ancora in vita grazie a Lui. Penso anche che grazie a lui ho una famiglia fantastica e degli amici stu-pendi che ti stanno vicini nel momento del bisogno e quan-do sei felice. Poi Dio mi aiuta ad andare sulla strada giu-sta”. Marina dichiara: “Ci sono dei momenti in cui penso che Dio mi aiuti, soprattutto quando i miei parenti sono all’ospedale. Invece, a volte, sembra che non voglia aiu-tarmi perché vuole che me la cavi da sola”. “Sì - dice Fran-cesca - Dio è nei miei pensieri ma non sempre. Solo quan-do ho paura, sono insicura, nei momenti bui. Dio è sem-pre lì che mi conforta anche se non lo vedo o non lo sen-to”. Marta, di 12 anni, è certa della Provvidenza divina: “Ringrazio di tutto ciò che ho. Ma mi accorgo che, se per qualche motivo qualcosa va storto, si rimette tutto a po-sto, magari con del tempo, ma ottengo risultati positivi”. Dio aiuta nei momenti difficili e dà la forza di studiare. “Quando interviene - dice un’altra Francesca - non sem-pre me ne rendo conto. E per questo ci rimango male …”.
Una ragazza è piuttosto pragmatica: “Interviene in al-cune verifiche, interrogazioni e nelle partite di pallavo-lo”. Su questa linea si trova anche Beatrice: “Negli ultimi giorni pregavo che mio fratello entrasse nell’università di odontoiatria. Lui aveva fatto i test ma purtroppo, per po-che persone, non era entrato. Allora ho pregato per lui, insieme a mia mamma e mia nonna. Ieri siamo andati a vedere i ripescaggi … Era entrato!!! Lui era felicissimo e anche noi! Grazie Dio!”. “Interviene quando gioco a cal-cio”, dice un ragazzo che preferisce l’anonimato. Pure Patrick è convinto: “Interviene perché qualche giorno fa mi sono tagliato il dito e dopo alcuni minuti il dolore si è alleviato”. Una conferma arriva da Lorenzo: “Quando mia sorella ha avuto l’incidente, il Signore l’ha aiutata”. Dello stesso parere è Danilo: “Dio mi ha già aiutato so-prattutto quando sono andato all’ospedale”. Episodi del genere sono frequenti, come conferma Elena: “Quando mio fratello era caduto dalla moto, se la macchina nell’al-tra corsia non avesse rallentato, ora non sarebbe con me tutti i giorni a ridere e scherzare”. Un’altra ragazza espri-me invece una formula dubitativa: è grata per lo scampato pericolo della nonna, “però questo non so se sia stato solo un colpo di fortuna o perché lei è forte”.
In qualche caso l’intervento divino assume un aspetto miracoloso: “Stavo scendendo per le scale, ma per colpa di una pantofola caddi; in quel momento mi sentii strano, non so come spiegarlo, come se qualcuno mi tenesse per i fianchi; io misi le mani davanti e iniziai a rotolare per le scale, andai solo a sbattere contro il muro, ma non mi feci male” (tredici anni).
Invece, per Justanny, l’aiuto divino non è sporadico, ma costante: “Dio interviene ogni giorno”. In molti casi la presenza divina è associata al momento della preghie-ra, che si svolge al mattino e alla sera, oppure al culto domenicale. Andrea si rende conto della complessità del “lavoro” divino: “Sì, a volte ascolta le mie richieste; e anche se ha più miliardi di abitanti trova sempre il tempo per ognuno di noi”. Per Fabio interviene nei momenti dif-ficili ma anche in quelli belli. Fabiana: “È sempre Lui che mi dà il coraggio”. “Quando prego mi sembra di parlare con Lui e che Lui mi risponda”, dice un altro studente. Una ragazza precisa: “Sì, interviene molto spesso, di solito dopo che Gli ho parlato”, idea che è condivisa da una sua coeta-nea: “Dio interviene nella mia vita ma solo se gli chiedo le cose con il cuore”. Marco precisa inoltre che bisogna esse-re ragionevoli: ha una risposta alle sue preghiere “solo quan-do chiede delle cose non molto impossibili”.
Un ultimo gruppetto di risposte riguarda la bestemmia. Alexandra se ne astiene: “A differenza di altri miei amici non bestemmio, cerco di non offenderlo, non per timore ma per rispetto e per l’aiuto morale che mi ha offerto”. Un ragazzo ha un comportamento ambivalente: “A volte lo prego, ma a volte per sbaglio lo insulto con una bestem-mia, se c’è qualcosa che non va per niente bene, o qualcu-no mi fa arrabbiare”. Un’altra ragazza: “Se alcune volte non mi aiuta io mi arrabbio, dato che mi hanno sempre insegnato che Dio ci aiuta e ci ama”. Marco registra la nascita del senso di colpa: “Quando mi scappa di impre-care lo sento lontano. Allora inizio a pregare, a chiedergli scusa su ciò che ho fatto, lo prego di aiutarmi in caso di difficoltà; perché quando impreco ho paura che Dio non mi perdoni, non mi aiuti, quasi come lo avessi offeso”.
Le risposte al questionario colpiscono per la varietà delle posizioni assunte dai giovani. Conformismo e indipenden-za di giudizio sono egualmente rappresentati. Molte ri-sposte sono ispirate a modelli stereotipati, altre hanno in-vece accenti di sincerità e di partecipazione più persona-le. Sia nei ragazzi soddisfatti che in quelli delusi, si av-verte il bisogno di un aiuto celeste. Il questionario riaffer-ma il problema della fragilità della condizione umana, e lascia la porta aperta ad un’altra domanda: in quale modo l’uomo può aiutare la Trascendenza ad aiutare l’uomo?


Lunedì 03 Gennaio,2011 Ore: 22:02
 
 
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