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www.ildialogo.org Una conversione impossibile?,di Mario Mariotti

Una conversione impossibile?

di Mario Mariotti

Da quando sono al mondo, in chiesa, la domenica, i pastori avevano sempre raccontato alle loro pecore cattoliche la parabola del Buon samaritano come un'esortazione, da parte del Signore, a porre in atto gesti di carità verso chi soffre. Il sacerdote ed il levita si erano semplicemente “comportati male” omettendo quel soccorso che invece uno squallido "samaritano", mosso a compassione, aveva prestato alla vittima dei briganti.

Il lavoro, pero, non è cosi semplice: è molto più complesso. Essi, il sacerdote ed il levita, vivono il rapporto con Dio in accezione religiosa, attraverso la sacralità del rito. Toccare un cadavere, o sporcarsi fisicamente le mani di sangue, comporta l'impurità rituale, per cui loro hanno ubbidito alla Legge, hanno agito correttamente rifiutando di toccare l'uomo ferito; hanno rispettato le esigenze della religione del Tempio. (questo lo imparo da Vittorio Mencucci nel Fuori-tempio di Adista n.50).

Ecco allora che la Parabola assume un significato dirompente: viene messa in discussione l'essenza stessa della religione come rapporto uomo-Dio realizzato nella e dalla sacralità del rito. Siccome in questa chiarificazione io vedo confermata la mia tesi che la religione è un negativo maligno; che il Signore è venuto per liberarci da lei; che la laicità fraterna e solidale è l'unica e vera dimensione evangelica; ecco che a leggere queste righe mi sono trovato a respirare un po’ d’ossigeno per continuare una battaglia che è condotta ancora da pochi, ma che ha un grande futuro.

La rilettura di questa parabola da parte di Vittorio, se uno si mette a riflettere, può dare origine a delle conseguenze di importanza determinante. La prima può essere questa: per capire i messaggi del Signore, per coglierne i significati profondi, diventa fondamentale conoscere la cultura religiosa della Palestina ai tempi di Gesù, e diventa fondamentale conoscere quella Legge di Mosè, quella religione del tempio, che Lui contrasta sistematicamente cercando di far capire a noi che il Dio del Tempio è stato costruito da noi perché funzionale a noi stessi, che troviamo meno impegnativo e costoso il rapporto con Dio di quello coi nostri fratelli, fra i quali c'è un'eccessiva presenza di affamati ed assetati, e perché funzionale alla casta sacerdotale, che ne ricava prestigio, ricchezza e potere, cantando al prossimo la musica che vuole sentire.

Un'altra considerazione può essere questa: nella religione il sacro è Dio, si entra in rapporto con Lui attraverso la sacralità del rito, per accedere al rito bisogna essere purificati, c'è separazione fra la casta ed i fedeli, fra i chierici ed i laici, e il velo del Tempio, che separa gli uni dagli altri, rimane intatto. Sotteso al concetto di purificazione c'è poi il desiderio di un rapporto individuale con Dio, e soprattutto quello della propria individuale, personale salvezza.

Gesù ci indica un percorso radicalmente diverso: il sacro per l'uomo deve essere l’uomo, che è il vero tempio di Dio; si entra in rapporto con Dio, che dimora nel profondo di noi stessi, quando si ama e si condivide. Se si realizza questo, di amare e condividere di servire e lavorare per gli altri, si è Sue mani; Suoi Figli, Suo corpo. Non c'è divisione fra chierici e laici siamo tutti tralci di un'unica Vite, e uguali fra noi. Del tempio non dovrà rimanere pietra su pietra, (ricordando che anche questa Parola dovrà essere concretizzata da noi). Lo scopo della nostra vita è quello di costruire il Regno, di pensare alla salvezza ed al bene degli altri, di portare il necessario e la gioia a tutti i viventi, di essere le mani dell'amore di Dio per loro, come loro sono le mani dell'amore di Dio per ciascuno di noi.

Altra considerazione: siccome, per capire quello che Gesù ci vuol dire, bisogna conoscere il contesto religioso nel quale Lui inserisce i suoi messaggi, una impostazione pedagogicamente corretta della formazione dei preti sarebbe quella di farla studiare, la Legge di Mosè, ai seminaristi. Emergerebbero le radicali differenze fra quello che comanda la Legge, fra la religione del Tempio, e quello che ci dice Gesù, che passa la sua vita perseguitato dai custodi della Legge, perché dice che

Dio ci è padre e che il sabato è per l'uomo e non viceversa. Emergerebbe la radicale differenza fra Antico e Nuovo Testamento, per cui non verrebbe più spacciata come Parola di Dio quello che dicono l'uno e l'altro. Ma anche questa tesi, se ci pensiamo bene, è del tutto improponibile. I sacerdoti sono i gestori del "sacro", della sacralità del rito, i mediatori del rapporto uomo-Dio, le colonne portanti della visione religiosa di tale rapporto, gli amministratori dei sacramenti, gli operatori della transustanziazione, i detentori delle chiavi di un Regno che il Signore vuole costruito qui, ma che loro spediscono nell'al di la, dove il socialismo non troverà più resistenza da parte loro. Ma come faranno mai, i sacerdoti di un Dio che è stato assassinato da loro perché voleva liberarci da loro, a capire una verità che li nega in quanto tali, in quanto sacerdoti, e che propone loro di convertirsi alla laicità fraterna e solidale di cui il Signore è Paradigma?

Eppure il comportamento del miscredente samaritano è emblematico: lui non ha pregiudizi sacrali, non pensa alla propria purificazione, ma ha la spontanea coscienza dell'uomo retto che si lascia condizionare dalla compassione, facendo al ferito quello che avrebbe voluto ricevere da lui se fosse stato, egli stesso, ferito. Eppure il giudizio definitivo sull’operato umano da parte di Dio sarà basato, come ci dice il Signore, non sui riti, sul sacro, sulle preghiere, sulla partecipazione alle liturgie, sull'assiduità nella fruizione dei sacramenti, ma sul nostro rapporto positivo o negativo con 1'affamato e l'assetato; sulla nostra responsabilità etica, laica, del fare agli altri ciò che vorremmo ricevere da loro se fossimo nelle loro condizioni.

Ma è qui che i sacerdoti, pur riconoscendo la verità di questi due ultimi enunciati, operano la scelta di continuare a vivere il cristianesimo in termini religiosi. Facendo questo: vita tranquilla, tutte le garanzie del socialismo-reale nel contesto capitalista benedetto da loro, cantastorie di una favola che tutti vogliono ascoltare, perché hanno paura della morte, bisogno del miracolo, desiderio di un futuro di serenità e di gioia.

Facendo la scelta opposta, quella evangelica-laica, c'è solo da tribolare, e si rischia di fare la fine di Nostro Signore, che, nè è morto dal freddo, nè si è suicidato.

Lasciamo stare, e affidiamoci alla misericordia di Dio, (ed alla buona sorte), evitando la fatica del parto dell’uomo nuovo, del “giusto che ama e condivide”. E speriamo bene .....

Mario Mariotti



Marted́ 21 Settembre,2010 Ore: 14:33
 
 
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