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www.ildialogo.org La Croce,di don Aldo Antonelli

La Croce

di don Aldo Antonelli

"Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua".
Su questa affermazione di Gesù è stata costruita, nel tempo, tutta una "spiritualità della sofferenza" che nulla ha a che fare con l'etica evangelica e che sarebbe invece tutta da psicanalizzare: la sofferenza come mortificazione, come scelta di valore primario, come autoflagellazione, e via degradando. Chi non ricorda il cilicio come strumento di automortificazione nella vita di certi "malati" abusivamente chiamati santi?
Per noi cristiani la croce non è un valore a sè da vivere come scelta. E' l'inverso. Noi facciamo le nostre scelte e vi restiamo fedeli anche a costo della croce. Noi la croce non la amiamo, come non lìha amata Gesù, ma sappiamo abbracciarla, se necessario, per un amore più grande.
Ernesto Balducci, nella sua acuta analisi, in una delle sue ultime omelie, a proposito, diceva:
"Per Gesù prendere la croce non vuol dire fare le mortificazioni. La croce è un emblema di supplizio pubblico, non uno strumento di tortura privata. La croce era il destino dei condannati politici. Gesù prese la croce, cioè assunse su di sè l'obbrobrio della condanna pubblica ed andò avanti fino alla sua morte. Prendere la croce vuol dire accettare questo destino, farsene carico. Non vuol dire fare penitenza, non mangiare carne il venerdì, fare fioretti: Vuol dire assumersi, quando fosse necessario, il peso di un'esclusione per amore dell'umanità liberata da tutte le divisioni" (Gli ultimi tempi vol.3 p.285).
Ed Enzo Bianchi, priore di Bose, non molto tempo fa gli faceva eco scrivendo su La Repubblica del 2.12.2008 che "la croce è una necessitas per Gesù e, alla sua sequela, per il cristiano: necessitas umana, perché in un mondo ingiusto il giusto può solo essere osteggiato, perseguitato e, se possibile, ucciso".
Nulla ma che fare, naturalmente, con la prepotenza razzista di quanti ne vogliono fare strumento di potere e di supremazia: ""E' ambigua e turbante la croceche si associa a un potere pubblico, fra la rivalsa della potenza e la riminiscenza di una iniqua condanna" scrive Adriano Sofri.
Mentre da Cuba Cincio Vitier scrive testualmente: "Quanti simboli sacri equivoci! La spada venne con la croce e la croce molte volte divenne spada.Croce e spada trasformate in bilancia. E non a servizio della giustizia ma dell'ingiustizia e della crudeltà. Non la bilancia dell'angelo ma quella del mercante impuro che commercia con gli esseri umani".
 
Aldo Antonelli


Luned́ 21 Giugno,2010 Ore: 15:20
 
 
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