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www.ildialogo.org La chiesa prigioniera e saccente,di don Aldo Antonelli

La chiesa prigioniera e saccente

di don Aldo Antonelli

E’ da giorni che mi porto dentro due affermazioni del vangelo che domani, festa della SS.ma Trinità, si leggerà in tutte le chiese cattoliche.
Me le porto dentro e mi interrogano, mi scavano, mi tentano e mi intrigano. Mentre cammino o guido, tra una lettura di giornale e uno sfoglio di rivista, perfino quando colloquio con amici e/o discuto con chicchessia.
“Ho ancora molte cose da dirvi”!
E’ straordinario! Nel senso che stiamo fuori dell’ordinarietà. Gesù queste parole le dice alla fine della sua vita, poche ore prima di morire.
Ma come? (primo interrogativo) Sono tre anni che con i suoi discepoli gira per la Palestina, fa, agisce, predica, impreca, stupisce, compie miracoli, accarezza i piccoli e polemizza con i grandi, spiega, parla in parabole e per similitudini; ed ora, a qualche ora dalla morte dice che “ha ancora molte cose da dire”!
Dopo questo discorso Gesù verrà arrestato e sarà ucciso e dopo la Risurrezione dai vangeli non leggiamo che abbia fatto grandi a lunghi discorsi.
Quali sono, allora, queste cose da dire (altro interrogativo…) e perché non le ha dette?
Se non vogliamo prenderla come una presa in giro, deve pur significare qualcosa questa confessione: “ho ancora molte cose da dirvi”!
Ed allora mi ritornano a galla nella coscienza, prepotenti e intriganti, pensieri eretici e antidogmatici come per dire che per noi cristiani la rivelazione non è affatto chiusa dentro le pagine della Bibbia e non è prigioniera della Sacre Scritture. La Verità non è tutta data e non sta tutta e solo nelle Sacre Scritture. Dio continua a parlare “in mille modi” e “in tutti i tempi”, attraverso la chiesa ma anche attraverso la storia, attraverso la gerarchia (non tanto) ma anche attraverso i comuni mortali (molto!), siano essi credenti e siano pure atei.
Noi  cristiani, allora, dobbiamo sì continuare a meditare sulla Bibbia, ma dobbiamo anche saper meditare sui giornali e sui libri. Dobbiamo saper ascoltare Dio che continua a dirci le sue “molte cose”  anche oggi tramite la scienza e la filosofia, attraverso le invocazioni degli aggraziati (poco) e le imprecazioni dei disgraziati (molto)!
Per dirla con ciò che scrive Vito Mancuso su Repubblica di oggi: “La fede non è un assoluto, è relativa, relativa alla ricerca della verità. Quando la fede non si comprende più come via verso qualcosa di più grande ma si assolutizza, essa si fossilizza in dogmatismo e tradisce la verità".
 
L’altra affermazione di Gesù che mi tiene in caldo una rivoluzione di pensieri sono le parole che seguono a quelle già dette:
“Non siete capaci di portarne il peso”!
Dunque Gesù aveva delle cose da dire ma non le ha dette in rispetto alla debolezza e alla incapacità recettiva dei suoi ascoltatori. Il principio della pedagogia moderna secondo il quale per insegnare una materia è necessario conoscere l’alunno oltre che la materia (“Per insegnare la matematica a Pierino bisogna conoscere Pierino”) Gesù lo ha fatto suo già duemila anni fa. La conoscenza e l’attenzione all’ascoltatore nonché la pazienza attiva per la sua crescita dovrebbero essere condizioni prime perché una chiesa si dica discepola di questo Cristo che tace. E mi chiedo allora come sia possibile ritrovarsi in questo inizio terzo millennio, con una chiesa saccente e miope, che pur di difendere la “sua verità” non si fa scrupolo di calpestare le persone e, come un litotritore, frantumarne le coscienze, sprezzante delle loro sofferenze, incurante delle loro difficoltà e soffocando ogni piccolo germe di pur umana speranza. I casi di Welby e di Eluana Englaro gridano vendetta. A meno che, di converso, non taccia, poi, di fronte alle pubbliche e plateali trasgressioni di personaggi altolocati e potenti le cui elargizioni le ottundono la coscienza e le tappano la bocca.

Per amor di danaro!

 


Sabato 29 Maggio,2010 Ore: 18:46
 
 
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