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www.ildialogo.org Forse non siamo liberi nella Verità,di padre Aldo Bergamaschi

20 maggio 2018
Forse non siamo liberi nella Verità

di padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 22 maggio 1988

Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15

Oggi mi sforzerò di mostrarvi come lo Spirito Santo deve o dovrebbe operare in noi quando sorgono incomprensioni e divisioni. I rombi dal cielo, il vento, le lingue di fuoco venute dall'alto, hanno creato, secondo s. Luca, la Chiesa. Ma forse s. Giovanni esprime meglio questo concetto di Chiesa quando parla di un Consolatore mandato dal Padre e di uno Spirito di verità che renderà testimonianza a Cristo.

Domenica passata vi dissi della disavventura in cui era incorsa la mia intervista a un settimanale locale, soprattutto in forza di una titolazione ambigua; ma poi, diciamolo con chiarezza, anche per i contenuti inconsueti che hanno allarmato le autorità ecclesiastiche, al punto che i miei superiori hanno ritenuto doveroso convocarmi per un chiarimento prima, e poi per prendere un provvedimento disciplinare che ritengo abbiate il diritto e il dovere di conoscere. Questa sarà l'ultima predica fino a permesso contrario. Ed ecco il documento con cui i miei superiori diretti mi tolgono la parola durante la messa delle ore 11:


 
Parma, 18 maggio 1988

Carissimo p. Aldo

nella riunione odierna del Definitorio Provinciale, dopo aver anche sentito le tue spiegazioni e precisazioni abbiamo preso in attenta considerazione il problema dell'articolo-intervista apparso alle pp. 12-14 del periodico “Nuova Reggio” (20 maggio 1988).

Tu sai come detto articolo ha provocato reazioni, proteste, denunce e interventi anche da parte dell’Odinario della Diocesi di Reggio Emilia. Insieme a questo tu conosci (perché in varie occasioni ti è stato fatto presente) come le tue omelie abbiano in più di una occasione creato malumori per certe tue prese di posizione provocatorie e polemiche.

Dopo questa ultima uscita dell'articolo perciò, il sottoscritto, sentito il parere del Definitorio Provinciale, ritiene opportuno intervenire per i motivi già a voce espressi al fine di impedire ulteriore confusione e scandalo nei fedeli.

Pertanto, ti comunico che fino a nuovo ordine ho imposto che il tuo Superiore locale non ti conceda più di celebrare la S. Messa d’orario nei giorni festivi, affinché tu non abbia l'occasione di parlare ai fedeli nella nostra chiesa di Reggio Emilia.

Ti invito anche ad astenerti da prese di posizione pubbliche su problemi teologici e di fede e, in ogni caso, se qualche eccezione dovrà esserne fatta, a discuterne prima il testo con il p. Paolo Grasselli al fine di evitare altri spiacevoli malintesi.

Sono spiacente di aver dovuto procedere a questo amaro provvedimento che mi auguro temporaneo, ma mi é sembrato doveroso per ridare tranquillità e serenità all' ambiente ecclesiale e conventuale di Reggio Emilia.

So di procurarti un dispiacere, ma conosco la tua capacità di portarne il peso nella fede e nell'obbedienza che s. Francesco ci ha insegnato.

Fraternamente ti saluto.


Padre Oriano Granella, Ministro Provinciale


Prima di dirvi con quale animo accetto il provvedimento faccio una riflessione di ordine filosofico generale.

Forse, fratelli, siamo un mondo in cui ognuno di noi gioca una parte in commedia, e qui la parola la intendo in senso dantesco. Ora il dramma piega verso il comico, e ora verso il tragico. Forse tutti siamo travestiti, forse tutti impersoniamo delle maschere e sulla scena, si sa, ci sono i buoni e ci sono i cattivi. Alcuni parlano, alcuni fanno tacere, alcuni analizzano per conoscere, altri sintetizzano perché sono incerti nelle loro certezze, così insomma deve essere perché é scritto nel copione e chi non sta al copione deve uscire dal gioco.

Il vero dubbio fratelli é questo: forse non siamo liberi nella Verità e non essendo liberi in essa, dobbiamo imporre la nostra a qualcuno; questo vale per me e per chiunque crede di avere delle responsabilità. Per stare sul sicuro, mi metto dalla parte di chi perde; dalla parte di chi perde, perché lascio a chi vince la responsabilità del prezzo della vittoria. Bene, nell'ipotesi che si debba fare una parte in commedia, preferisco essere tra coloro che subiscono anziché tra coloro che si trovano nella necessità di imporre. Per questo ringrazio voi, ringrazio soprattutto i miei superiori: ringrazio voi di ascoltare quello che vi dico, ringrazio i miei Superiori di avermi concesso l'onore delle armi, dandomi il permesso di annunciarvi quello che sto per annunciarvi.

Al di sotto di queste riflessioni, mi consola il fatto che non sono messo a tacere per aver detto delle eresie, ma per avere espresso delle opinioni e le opinioni, si sa, possono dare fastidio e creare scandalo. A coloro che hanno subito scandalo per causa mia - anche se suppongo che essi siano assenti, - chiedo cordialmente perdono assicurandoli che é fuori dalla mia volontà e dalle mie intenzioni il mestiere, purtroppo diffuso in campo morale, il mestiere del seminatore di scandali.

Ringrazio voi qui presenti di avermi seguito in questi anni, non come il leader di una fazione, ma come un disperato boscaiolo che a colpi di Vangelo - queste sono e erano le intenzioni - ha cercato la strada nel buio della foresta. Soffro con voi soprattutto per l'opinione di cui siete oggetto. Coloro che hanno sete e fame di giustizia non possono essere - lo dico con estrema tranquillità - paragonati a dei tossicodipendenti. Il paragone é, diciamolo con tutta franchezza, un peccato contro lo Spirito Santo.

Al provvedimento disciplinare, dunque, reagisco e con la ragione e con la fede in questo modo. Con la ragione dico o al bastone, o alla mano, o alla mente che mi colpisce, ciò che scrisse don Primo Mazzolari, mio maestro, al suo vescovo, quando un cardinale gli tolse la libertà di scrivere: Eccellenza, credo però che oggi sia più tremendo imporre il silenzio che accettarlo.

Con la fede reagisco in tre modi, primo: attenendomi al testamento del mio serafico padre s. Francesco di Assisi, il quale dice testualmente: Comando fermamente per obbedienza a tutti i frati che, dovunque sono, non osino chiedere lettera alcuna nella Curia romana direttamente o per mezzo di interposta persona, né per le chiese, né per altri luoghi, né per motivo della predicazione, ma dove non saranno ricevuti fuggano in altra terra a fare penitenza con la benedizione di Dio. Io non posso scappare perché tra l'altro sono anche malato, ma credo che sia una lunga fuga il fatto di non apparire più qui e di ritirarmi nella mia stanza che é a cinquanta metri di distanza.

Secondo: attenendomi all'insegnamento di Gesù: nell'ipotesi che qualcuno vi perseguiti o vi calunni, pregate per loro. Questo é il mio atteggiamento interiore e questo é il motivo per cui io non prego per voi e non voglio che voi preghiate per me.

Ultimo: pregando con voi fratelli, perché il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio Padre onnipotente.


Omelia pronunciata il 15 maggio 1988

___

Lettera del suo superiore padre Paolo Poli del 2 novembre 1999, dove lo riabilita a tutti gli effetti e lo nomina guardiano del convento di Reggio Emilia:

 
Proprio ora che siamo all’inizio dell’anno giubilare, l’anno in cui tutti i debiti vengono azzerati, non potevamo dimenticare il grosso debito che abbiamo accumulato in questi undici anni nei tuoi confronti: non permettere a un sacerdote di annunciare la parola di Dio è veramente un provvedimento di grave responsabilità.

Volevo ringraziarti per quello che hai predicato in questi undici anni di silenzio con la tua sottomissione e il tuo esempio di vita fraterna nel convento di Reggio Emilia: è stato un’ulteriore motivo di conferma della stima che da sempre nutro nei tuoi confronti
.



Venerdì 25 Maggio,2018 Ore: 19:41
 
 
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