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www.ildialogo.org O ci si converte alla Verità, o si fa gruppo religioso,di padre Aldo Bergamaschi

21 gennaio 2018
O ci si converte alla Verità, o si fa gruppo religioso

di padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 24 gennaio 1982
Marco 1, 14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: Il tempo è compiuto ed il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete nel Vangelo.
Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone ed Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini. E subito, lasciate le reti lo seguirono. Andando un poco oltre, vide anche sulla barca Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

 
Dobbiamo affrontare ancora una volta questo concetto di conversione; Convertitevi e credete nel Vangelo. Prima di tutto dobbiamo essere convinti di essere fuori strada, e questo certamente crea un’angoscia, crea quella ribellione, quella tristezza, quell’odio verso il portatore di luce e di verità. Poi credete al vangelo, ecco la parte positiva. Non si fa dietro front per guardare il primo albero, bisogna credere in qualche cosa di positivo, credere al Vangelo. Faccio ora un esempio. Un bambino è ossessionato dal famoso pollice, ci sono bambini che succhiano il pollice e le bottiglie. La madre, il padre si disperano; un certo metodo consisterebbe per esempio nel legargli il dito, oppure dargli dei dolciumi se riesce ad astenersi, oppure non darglieli se continua a compiere questo gesto.

L’esperienza ha dimostrato il caso di bambini che a sei anni erano, diciamo così, uno spettacolo pubblico, sempre con quel pollice in bocca, ma un giorno – racconta un diario di uno psicologo – il bambino X smise di succhiarsi il pollice. Alla domanda su come mai un vizio così radicato fosse sparito di un tratto, il ragazzo in causa rispose semplicemente: i grandi non si succhiano il pollice. Che cosa aveva scoperto quel ragazzo? Aveva scoperto che non era più un bambino, ma era grande, ed a quel livello allora il problema non esiste più. Se egli si mette in testa di essere grande ed annette a questo concetto l’orrore di succhiarsi il dito, egli diventando grande, almeno nella sua mente, e abbandona anche quella strada. Ecco che cosa è la conversione di cui parla il testo evangelico.

Ormai anche la psicologia si è accorta che la cura meccanica del vizio non riabilita, così come non riabilita la conversione intesa come piscina da cui si esce con la pelle pulita; con la pelle, notate, come se si trattasse di pulizia della pelle. Ora chissà come questa idea generale gli era piovuta dentro. Il ragazzo era guarito - questa è la risposta che dà la psicologia - perché aveva raggiunto una ridefinizione diversa di sé stesso. Ecco in che cosa consisterebbe la conversione: raggiungere di se una definizione diversa. Ora le scienze sociali e psicologiche del secolo diciannovesimo si sono trovate incapaci di trattare problemi di questo genere. Il vasto problema della meccanica o il complesso problema della vita mentale e sociale. Più definite l’uomo come una cosa, e meno voi riuscirete ad ottenere delle novità. Nella misura che io cambio di me la opinione o la opinione su me, io posso diventare una creatura nuova.

E adesso portiamo a termine il discorso lasciato sospeso domenica scorsa. Di fronte al peccato impuro duplice atteggiamento: ansia religiosa, paura, paura dell’inferno, diciamo un termine banalissimo. Oppure tristezza dell’atleta che non è riuscito a raggiungere il valore sognato. Bene, il cristiano deve essere avvilito perché non è riuscito ad essere quello che deve essere: a dare gloria a Dio finalizzando a Lui, a Dio, tutti i doni ricevuti e non deve essere afflitto perché ha paura di un castigo estrinseco di Dio, cui si può rimediare con un rito, la confessione, per cominciare poi da capo due giorni dopo a peccare.

Altro è correggere i fastidi psicologici della persona ed altro è correggere la persona. Coloro che peccano, si confessano, e peccano e si confessano. Entrano in questo circolo vizioso, vogliono correggere i fastidi psicologici del peccato, ma non vogliono mai rinnovare la persona, né mai ci riusciranno. Sono come i drogati, non avendo più un ideale esistenziale che li impegni in positivo, vorrebbero trovare un farmaco, in questo caso la confessione, che li liberi subito il sabato sera dai loro affanni, ma per potere poi, il lunedì successivo, ricorrere ancora alla droga per liberarsi dalla responsabilità dell’esistenza.

Ecco l’incastro del giovane. Se mi astengo dal commettere il peccato impuro perché temo l’inferno, ed ho quindi l’angoscia del peccato come portatore di castigo, e non perché non sono impegnato ad attuare un ideale umano, sublime, che resta al di fuori della mia persona, io rischio la nevrosi. Se il sesso, seguendo gli impulsi immediati ha, per così dire, il corso della sua logica, allora io, in questo caso dovrei parlare a coloro che cristiani non sono, perché quelli si sono liberati dal tabù dell’inferno, ma non dal narcisismo: rischiano il narcisismo, la corruzione, la consunzione psichica e quindi introducono una necessità che è simile a quella della droga. Non v’è dunque alternativa: o io scopro la finalizzazione del sesso alla persona e della persona al regno di Dio, oppure sono una creatura non libera, sono una creatura alla deriva. Sia che io sia “religioso”, sia che io sia un ateo. In tutti e due i casi io faccio dei nuovi riti, ma non sarò mai una creatura nuova.

Ci sono poi anche dei giovani che sono un po’ il cruccio di alcune famiglie, i quali si convertono, e convertirsi vuol dire andare a messa, leggere il vangelo a casa, la bibbia ecc. Sicché, dopo questa conversione, eccoli pieni di zelo nel fare ciò che l’istituzione dice loro. Il convertito è quasi sempre docile all’istituzione e così l’istituzione non si riforma mai. Con questo non voglio incitarvi alla ribellione, voglio dirvi di prendere almeno l’esempio da San Francesco, il quale non si adegua, certo, è l’Altissimo che lo guida. Non sono le istituzioni ecclesiastiche a dirgli ciò che egli deve fare, è il Dio Altissimo, ed allora si può sperare, con questo genere di cristiani, di potere convertire anche l’istituzione, senza fare delle ribellioni. O ci si converte alla Verità e si è cristiani, o diversamente si fa gruppo religioso, ci si converte cioè al costume di un gruppo. É più facile essere servi che artefici, diciamolo subito e chiaro, e per un giovane dovrebbe essere umiliante tutto questo.

Vedo qui che gli apostoli lasciano il padre con i garzoni, c’era anche lì una piccola piramide: il padre con i garzoni sulla barca. Gesù dice a Simone ed al fratello Andrea: Vi farò diventare pescatori di uomini, non dice: vi farò pescatori di uomini insegnandovi un’arte trasmessa per gesti meccanici; dice vi farò diventare pescatori, cioè vi renderò capaci di fare voi stessi, in autonomia, perché finalmente vi ho dato la chiave per potere attuare queste novità.

L’uomo resta il punto di riferimento per l’attuazione di ogni novità, ma mentre tutte le scienze umane fanno dell’uomo il traguardo ultimo di ogni valore, il cristianesimo fa di esso, uomo, un punto di partenza; ecco allora lo schema. Che cosa è una locomotiva? Lo appresi con mia sorpresa a 14 anni: una macchina che converte il calore in energia meccanica. Calore, macchina, energia, trazione. Applichiamo: Vangelo, Uomo, novità. Vangelo che entra in questo meccanismo sublime che meccanismo non è, che si chiama uomo, e mi dà la possibilità di compiere questa novità. La novità di poter camminare ai cento, ai duemila all’ora. Questo dovrebbe essere il cristiano rispetto all’uomo che non si è lasciato fermentare dalla conversione di cui parla il testo evangelico.



Venerdì 19 Gennaio,2018 Ore: 16:16
 
 
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