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www.ildialogo.org La volontà efficace non si può donare,di padre Aldo Bergamaschi

12 novembre 2017
La volontà efficace non si può donare

di padre Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 10 novembre 2002
Matteo (25,1-13)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.
É una parabola agghiacciante perché mette un termine alla possibilità della salvezza e rende comprensibile il perché ci siano molti che si affezionano alle religioni orientali dove c’è la metempsicosi, che darebbe la possibilità a tutti di salvarsi. Questo taglio netto, soprattutto in fondo al passo dove alla domanda: “Signore, aprici”, egli risponde: “Non vi conosco”, la porta è chiusa. Nella teoria della metempsicosi non è possibile immaginare una pace mondiale, mentre, invece, Gesù sarebbe proprio venuto per portare agli uomini la salvezza qui in terra, trasformando così questo inferno in un paradiso. Chi non accetta i suoi insegnamenti corre dei grossi rischi.
Dieci vergini; attenzione la qualifica, porta con sé una responsabilità: cinque sono stolte; cinque sono sagge. Si valuta, non si descrive, se avesse detto: cinque erano bionde e cinque erano brune, sarebbe stato questo un rilievo di fatto, ma il dire che cinque erano stolte e cinque erano sagge, si fa metà e metà. Applicatelo ai cristiani: siamo un miliardo o poco più, ma metà stolti e metà saggi, tenendo queste proporzioni. Conclusione: nessuna condizione oggettivamente buona o migliore dispensa dall’impegno personale e dall’obbligo di starci “dentro” in modo dinamico.
Voglio radicalizzare, come se Gesù avesse detto: dieci cristiani – ho già fatto il paragone del miliardo – cinque stolti e cinque saggi. Specifico ancora meglio: tutti credenti, ma cinque lo sono per battesimo e cinque lo sono per conversione. Vedo che sui giornali e nei dibattiti, comincia a correre il pensiero, cioè a dire, che siamo caduti al rango di religione e quindi non c’è nessuna distinzione fra il cristianesimo e le altre religioni, con dei riti, delle regole, dei buoni e dei cattivi ecc.
Dante Alighieri, sapete che non era un cristiano molto accomodante, ed era in polemica non solo con tutto il complesso dei cristiani, ma anche con le autorità ecclesiastiche. La cosa più rilevante di Dante è che mette all’inferno dei papi. Vi cito un pensiero dal Convivio dove chiarisce come le attuazioni storiche del Messaggio Evangelico, operate dai fondatori degli ordini (S. Benedetto, S. Francesco e così via) non siano la prova della vera “religione”. La frase è un po’ sibillina, chiariamo e cito: “Scegliere infatti abito e vita simile a qualche Santo, non è la stessa cosa che tornare a vera e buona religione, cioè convertirsi. E convertirsi, non significa – dice Dante – scegliere il convento a preferenza del matrimonio, ma cambiare il cuore”. Cita poi il famoso caso di Guido da Montefeltro, prima legato in matrimonio, poi fattosi religioso, ma sempre refrattario alla vera e Santa religione.
L’episodio di Guido da Montefeltro ve l’ho raccontato ancora e lo conoscete. Guido da Montefeltro insegnò al papa – siccome lui è stato un capitano di ventura, poi era diventato frate – in nome dell’obbedienza, (ed è qui dove Dante si scaglia contro l’abuso del potere) come si fa a conquistare la fortezza dei nemici (Palestrina). Guido rivelò la famosa frase: “promettere lungo e agire corto”. La tattica è copiata da Cesare, il quale ha conquistato le Gallie dicendo alle tribù ribelli: “se non vi arrendete, fra una settimana vi conquisto”. La sera stessa li raggiungeva e colpiva. Rivelando questa tattica, il povero Guido da Montefeltro ha disobbedito a S. Francesco che invitava a ubbidire prima a Dio che agli uomini. Dante dice che S. Francesco tentò di strapparlo al demonio, ma non ci riuscì perché l’aveva fatta troppo grossa e specifica che lo stato di vita scelto per sé non ha nessuna influenza circa la perfezione.
Essere vergini, essere religioso come sono io non vuol dire nulla. Si dice che la verginità è superiore al matrimonio, affronto il discorso indirettamente. Tra i miei amici conosco delle persone che vivono il loro matrimonio in maniera esemplare. Una volta a quattr’occhi a uno di questi miei amici ho detto: io credo che la tua condizione di sposato non sia molto diversa dalla mia, che sposato non sono e ho scelto la castità. Non per questo mi sento superiore a te, ho seguito una vocazione come credo che tu abbia seguito una vocazione a parità di condizione. A 18 anni ho avuto la folgorazione e ho scelto la mia strada leggendo nel Vangelo, questa frase di Gesù: “Chiunque guarda una donna (per noi uomini) con intenzione di possederla è in adulterio”. Da allora, l’occhio con cui guardo le donne è questo: se vedo una donna un po’ anziana; vedo mia madre; se vedo una fanciulla, vedo la Madonna. Chiedo al mio amico: la tua castità matrimoniale è forse diversa dalla mia? Mi ha confessato che anche per lui è la stessa cosa, lui se è cristiano, non può più permettersi di guardare altre donne al di fuori di sua moglie con l’occhio di cui parla Gesù.
La situazione dell’uomo naturale è quella denunciata da Freud: l’uomo è un poligamo per natura. Ecco perché quella frase di Gesù mi ha folgorato e mi ha tenuto il cervello a piombo. Voi donne, rischiate la stessa condizione degli uomini, se non ascoltate anche voi le parole di Gesù dette alla Samaritana e alle altre donne.
L’arrivo dello sposo nella parabola, presenta una scena drammatica, perché non ammettendo rimandi, sembra violare il precetto della carità. Le stolte chiedono un atto di carità apparente: “dateci del vostro olio”. No, rispondono le sagge e precisano: “affinché non abbia a mancare per noi e per voi”. Questa è una apparente durezza che contiene il vertice della carità. Mentre ci sono delle carità che sono distruttive della giustizia e delle persone. Se un tossicodipendente o un alcolizzato chiedessero droga o alcol, voi glielo dareste? Io non dò neanche una lira, la mia non sarebbe carità, sarebbe la distruzione, non solo della giustizia, ma anche la distruzione della persona.
Vediamo il rischio delle due scelte. Nel primo caso, dare l’olio alle stolte, voleva dire rischiare di arrivare tutte davanti allo sposo con le lampade spente. Vorrebbe dire di annullare il senso della propria vocazione; quello di non essere presenti all’arrivo dello sposo. Anche il mio maestro don Primo Mazzolari si domanda in una nota, se non era carità dar loro l’olio. Da questo punto fermo si può tentare la salvezza delle stolte: andate dai venditori, non è da intendersi come un sarcasmo, ma come un consiglio di salvezza. Questo secondo rischio non è paragonabile al primo, perché punisce solo dei colpevoli.
Nel gesto delle sagge è adombrato un principio cristiano di fondo: vi sono impegni che non sopportano intermediari come: nutrirsi, apprendere, perfezionarsi e dunque superare l’io e attendere lo sposo, questo non si può delegare a nessuno. Il principio della pedagogia moderna: “sii te stesso” è falso, il principio di Gesù è vero; “rinuncia a te stesso”. E questo è dell’individuo, solo dell’individuo: mamma non può mangiare per te; mamma non può andare a scuola per te, mi rivolgo soprattutto ai giovani. Di questo ne dobbiamo rispondere tutti personalmente.
Primo Mazzolari, persona molto caritatevole, dal cuore molto largo, in un inedito si chiede il perché le sagge abbiano chiuso il loro cuore. Sentite come pone il problema: “Il Signore le avrebbe di certo lodate di questa carità, ma l’olio come il lavoro, la volontà efficace del bene è cosa che non si può donare”. Mi sembra una analisi perfetta, perché è una scelta del tutto personale e donandola non porterebbe alcun vantaggio a chi lo riceve, perché Cristo è una conquista personale.
Per dimostrarvi che le analisi che vi ho fatto hanno un certo valore, dovrei illustrarvi un volumetto scritto da D’Annunzio dal titolo “Le Parabole”, che sono tre, una è quella delle Vergini; l’altra è quella del ricco Epulone e Lazzaro e l’altra è quella del Figliol Prodigo. Potete immaginare la sottigliezza con cui questo autore esamina la situazione. Solo un esempio sulla parabola di oggi, quando la porta si chiude (alle vergini stolte) invece di mettersi a gridare Signore, Signore, lui dice che fanno le spallucce e che quelle che sono andate dentro non sanno godere. Le escluse possono andare per le campagne a prendere il loro grano ecc. C’è la celebrazione di quell’umanesimo di cui vi ho dichiarato i limiti. L’anno prossimo se camperemo faremo questa analisi.



Sabato 11 Novembre,2017 Ore: 14:15
 
 
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